Il mistero del Natale

O.O. 157a – Formazione del destino e vita dopo la morte – 21.12.1915


 

Nel nostro tempo sarà particolarmente importante avere un’intima comprensione per gli importanti simboli cosmici (non sono solo simboli, ma realtà) che ci vengono incontro in tutto quanto ha a che fare ad esempio col mistero del Natale. Esso può infatti legarsi profondamente con la natura umana, trascurando le lettere dell’alfabeto, il semplice apprendimento.

 

Dobbiamo rendere vivente il mistero del Natale in ogni condizione di vita,

e in modo speciale nella nostra anima.

Risvegliando nella nostra anima il mistero del Natale,

esso ci ricorda la discesa del Cristo Gesù sulla terra,

la rinascita di quanto nell’uomo era andato perduto a seguito della tentazione luciferica.

 

La rinascita avviene su diversi piani.

• Uno è quello sul quale ci troviamo: deve rinascere quel che dovette essere perduto per il seguito dell’evoluzione, deve rinascere il sentimento di unione del cuore umano col mondo spirituale; per dirlo con altre parole deve nascere il Cristo in noi.

Proprio quel che noi vogliamo, a cui sempre tendiamo, è intimamente legato col mistero del Natale.

Non dobbiamo considerare il mistero del Natale solo come qualcosa che uno o due giorni all’anno ci fa preparare l’albero e ce lo fa guardare accompagnandolo con qualche pensiero edificante; dobbiamo invece vedere come esso veramente, attraverso la nostra esistenza, ci appaia in tutto quanto ci circonda.

 

Per concludere vorrei presentare come un simbolo quel che scrisse un poeta morto ormai da tempo sulla base di sensazioni natalizie.

• «La nostra Chiesa solennizza molte feste che toccano il cuore. È difficile pensare qualcosa di più piacevole della Pentecoste e di più serio e sacro della Pasqua. La triste e malinconica settimana santa e la successiva domenica pasquale ci accompagnano per tutta la vita. La Chiesa celebra una delle più belle feste, quella del Natale, a metà dell’inverno, quando le notti sono più lunghe e i giorni più brevi, quando il sole è più inclinato sui nostri campi, e la neve ricopre la campagna. Come in molti paesi il giorno precedente la nascita del Signore si chiama vigilia di Natale, da noi “sera santa”, il giorno successivo “giorno santo”, e Natale la notte fra i due. La Chiesa cattolica festeggia il giorno del Cristo per la nascita del Salvatore con la massima solennità, e quasi dappertutto la mezzanotte viene santificata come il momento della nascita del Signore con una luminosa festa notturna alla quale le campane invitano nella calma e oscura atmosfera della mezzanotte invernale; gli abitanti si affrettano allora verso la chiesa con luci, o anche al buio, lungo i ben noti sentieri dalle montagne innevate ai boschi coperti di brina e attraverso i gelati frutteti, si affrettano alla chiesa con le sue alte finestre illuminate, dalla quale provengono i suoni festosi, e che si erge in mezzo agli alberi gelati che circondano il villaggio».

 

L’autore passa poi a descrivere come sia la festa del Natale per i bambini, e racconta come in uno sperduto villaggio vivesse un ciabattino che si era sposato con una donna non del suo, ma di un villaggio vicino; come i loro bambini venissero a conoscere il Natale, come appunto i bambini lo conoscono: che cioè veniva loro detto che Gesù Bambino porta regali diversi. Avveniva poi che quando i bambini erano abbastanza stanchi per i regali ricevuti andavano a letto affaticati dalla giornata e non sentivano quindi le campane di mezzanotte; non avevano ancora mai sentito le campane di mezzanotte.

Quei bambini andavano spesso nel villaggio vicino, e quando furono abbastanza grandi andavano anche da soli a far visita alla nonna. Questa voleva molto bene ai nipoti, e come a volte avviene molto di più dei genitori stessi.

 

La nonna tratteneva volentieri i nipoti presso di sé da quando era troppo debole per uscire di casa. Una volta alla vigilia, che si annunciava molto bella, i bambini furono mandati dalla nonna; si mossero la mattina e dovevano tornare nel pomeriggio, come appunto succede in campagna di muoversi da villaggio a villaggio per poi trovare alla sera l’albero preparato. La giornata si svolse però in modo diverso dal previsto.

 

I bambini si imbatterono in una grande tormenta di neve e si persero nelle montagne,

smarrirono il sentiero e nella tormenta si ritrovarono in una zona impraticabile.

 

E molto ben descritto come sperimentano i bambini l’evento naturale di quella notte. Vorrei leggere questo passo, perché non lo si può raccontare altrettanto bene quanto è descritto, anche in ogni singola parola. I bambini si trovano su una superficie ghiacciata, su un ghiacciaio. Nella notte sentono i rumori del ghiacciaio, e ci si può immaginare l’impressione fatta su di loro. Il racconto quindi continua.

 

• «Anche gli occhi cominciarono a vedere qualcosa. Mentre i bambini erano seduti, fiorì in cielo davanti a loro una pallida luce fra le stelle e vi tese un arco leggero. Aveva un lucore verdastro che sì spingeva delicatamente verso il basso. L’arco diventava sempre più chiaro, fino a che le stelle si ritrassero e impallidirono. Anche in altre zone del cielo inviava i suoi riflessi che fluivano con un verde delicato e vivace fra le stelle. Vi erano fasci di luce diverse sul culmine dell’arco, come punte di una corona, e ardevano. L’arco scorreva lungo le zone vicine del cielo, sfavillava leggermente e si spostava con delicati guizzi nel vasto spazio. Era forse la tempesta del cielo causata dall’inaudita nevicata a farlo fluire in quelle silenti e magnifiche correnti di luce, oppure vi era un’altra causa dell’inesplicabile natura: a poco a poco l’arco divenne sempre più debole, si spensero prima i fasci di luce, fino a che impercettibilmente sbiadì, e in cielo non rimasero che le mille e mille semplici stelle».

 

I bambini trascorsero così la notte, non udirono suoni di campane dal basso. Attorno a loro fra le montagne vi erano soltanto neve e ghiaccio, e sopra di loro le stelle e l’apparizione notturna della quale non avevano mai sentito parlare. La notte passa, e si era in pensiero per i ragazzi. Tutto il villaggio andò alla loro ricerca. Furono trovati e riportati a casa. Tralascio tutto il resto, e voglio solo dire che i bambini erano quasi irrigiditi dal freddo, che furono messi a letto e che venne loro detto che avrebbero ricevuto i loro regali di Natale. La mamma andò da loro, e il racconto continua.

 

«I bambini erano storditi dal gran movimento. Si diede loro qualcosa da mangiare e furono messi a letto. Più tardi, verso sera, dopo che si erano un po’ ripresi, con qualche vicino e amico, riuniti nella stanza di soggiorno per parlare degli avvenimenti, la mamma salì dai ragazzi e seduta al letto di Sanna la accarezzò. La bimba disse: “Mamma, stanotte, quando eravamo nelle montagne, ho visto il Signore”».

 

E’ un bellissimo racconto. I ragazzi erano cresciuti senza alcun insegnamento sulla festa di Natale; dovettero passare la notte di Natale proprio in quella spaventosa condizione sulle montagne, nella neve e nel ghiaccio, solo con le stelle sopra di loro e con quel fenomeno di natura. Vennero ritrovati, portati a casa, e la bambina disse: “Mamma, ho visto il Signore”. Così ella dice: “L’ho visto!”

Vi è un profondo significato quando vien detto (come abbiamo spesso sottolineato anche nella scienza dello spirito) che è possibile trovare il Cristo non soltanto nell’evoluzione della terra, da quando comincia storicamente il nostro computo del tempo, dove il culto ce lo mostra, ma che possiamo trovarlo dappertutto, proprio quando siamo posti di fronte al mondo nei momenti più seri della nostra vita.

 

Possiamo trovare il Cristo! Possiamo trovarlo anche noi, scolari dello spirito, se solo siamo abbastanza convinti che tutte le nostre aspirazioni devono tendere perché rinasca nell’evoluzione dell’umanità l’elemento spirituale, perché esso, che deve nascere a seguito di una specifica attività dell’anima e del cuore, si manifesti sulla base di ciò che nell’evoluzione dell’umanità sulla terra è nato a seguito di quanto si svolse nel mistero del Golgota. E quello che vogliamo accogliere in questo tempo.

Se nei giorni di cui abbiamo parlato e che ora si avvicinano riusciremo a trovare un giusto interiore sentimento del divenire e del tessere dell’esistenza terrena, nella sua affinità con il sonno e la veglia, se riusciremo a sperimentare un più profondo sentire degli avvenimenti esteriori, scopriremo sempre più la verità dell’espressione: “Il Cristo è presente!” Come Egli stesso disse: «Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo».

 

Egli si trova sempre, se soltanto lo si cerca.

Questo deve essere il pensiero che ci rafforza, che ci rinvigorisce proprio nella festa del Natale, solennizzato nel nostro senso. Accogliamo quel pensiero e cerchiamo con esso di trovare ciò che dobbiamo considerare il vero contenuto, la vera profonda base delle nostre aspirazioni legate alla scienza dello spirito.