Il momento del risveglio e dell’addormentarsi in relazione con il passato karmico e col karma in divenire.

O.O. 239 – Nessi karmici Vol. V – 14.06.1924


 

Sommario: Il momento del risveglio e dell’addormentarsi in relazione con il passato karmico e col karma in divenire. La formazione del karma durante il sonno. Conoscenze terapeutiche.

 

Dalle considerazioni connesse con la formazione del destino umano, con la formazione del karma,

si è già potuto osservare che in fondo la vita umana viene considerata in maniera incompleta,

se nell’auto-osservazione non si include anche la vita passata dormendo.

La vita passata dormendo resta però esclusa dalla coscienza.

 

Di solito, quando si riflette su se stessi nella coscienza propria dell’epoca odierna, si guarda indietro e si vedono solo i giorni, tralasciando le notti poiché scorrono al di fuori della coscienza. Nel caso di persone dal sonno normale, se non si è troppo dormiglioni, resta tagliato via un terzo della vita. Proprio questo terzo è però di un’incalcolabile importanza per l’osservazione del soprasensibile, per quanto partecipiamo al mondo spirituale.

 

Quando uno raggiunge una determinata età, e guarda indietro a un giorno di cui si ricorda, aggiunge alla notte che sta in mezzo il giorno precedente, poi ancora il terz’ultimo e così via sino a quando si ricorda. Restano frapposte in mezzo le notti, ma non le prende in considerazione. Non si rammenta che vi sono sempre periodi frapposti. In realtà dovrebbe farlo. Nella vita odierna l’uomo non perviene a una visione retrospettiva così precisa. Egli osserva troppo poco la vita per pervenirvi. Se però vi pervenisse, proprio attraverso quel che non vede in retrospettiva avrebbe quel che gli manca per la sua vita, un accenno, un’indicazione sul karma.

È proprio l’osservazione del sonno a dare indicazioni significative sul singolo karma individuale. Bisogna solo dedicarsi a osservare quanto differenti siano due momenti della vita umana: quello del destarsi e quello dell’addormentarsi.

 

Con l’abituale coscienza si può avere un sentore di questa differenza, ma solo la scienza iniziatica può illuminare ciò che si sente essere diverso. Particolarmente diversi si mostrano i momenti dello svegliarsi e dell’addormentarsi in persone un po’ malate o cagionevoli. Esse si rendono conto più facilmente delle persone sane che il momento dell’addormentarsi dà, perlomeno spesso, una lieve sensazione di piacere. Il momento del risveglio, quando ci si sente ritornare in sé, dà una lieve sensazione di disagio.

 

Il momento del risveglio è in fondo accompagnato da gioia solo quando l’uomo presta subito attenzione al mondo esterno e quando esso supera nella sua coscienza quel che sorge in lui. Il momento del risveglio, e anche il momento dell’addormentarsi, per molte persone hanno qualcosa di crepuscolare. Nel momento dell’addormentarsi si ha però la sensazione di trascinare un po’ con sé gli avvenimenti del giorno trascorso; essi divengono sempre più nebulosi e per così dire li si abbandona, diventano sempre più leggeri.

Il momento del risveglio dà una certa sensazione di pesantezza, la sensazione che ci si innalzi come da una certa profondità da cui si risale e da cui si porta con sé qualcosa che viene portato nel giorno, che si consuma durante il giorno, grazie a cui proprio il sentirsi ritornati in sé al risveglio può avere qualcosa di sgradevole. Avvertiamo un sapore sgradevole che può estendersi a una sgradevole sensazione di testa pesante.

 

Certo, di solito non si distinguono queste esperienze più sottili che si possono fare su se stessi, ma proprio questo tipo di esperienze nella complessiva vita umana indicano molte cose in maniera chiarissima. Che cosa succede all’uomo? Descriviamo il processo in modo giusto, in modo molto esatto e in una certa prospettiva: a letto restano il corpo fisico e quello eterico; quando ci si addormenta, l’io e il corpo astrale vanno nel mondo spirituale. Essi rientrano nei corpi fisico ed eterico la mattina al momento del risveglio. Come avviene il processo? Oggi vogliamo chiarirci come avvenga, come si compia ciò che, con un certo diritto, abbiamo descritto prima in maniera astratta, proprio per poter proseguire le nostre considerazioni karmiche.

 

Il fuoriuscire dell’io e del corpo astrale dal corpo fisico e dell’eterico può venir presentato schematicamente (vedi disegno).

 

 

Supponiamo di avere a sinistra l’uomo col suo corpo fisico e con l’eterico; la sera, all’atto di addormentarsi, l’io e il corpo astrale escono movendo dalla testa. Disegniamo molto schematicamente come i due diventino sempre più grandi descrivendo però una sorta di cerchio. La mattina, al momento del risveglio, l’io e il corpo astrale rientrano nel corpo fisico veramente attraverso gli arti, attraverso le dita delle mani e dei piedi. La realtà è dunque che viene descritto un cerchio, e che sia descritto un cerchio va preso più alla lettera di quanto non si creda. In realtà, quando da persone normali ci svegliamo la mattina, di fronte alla coscienza chiaroveggente non abbiamo subito l’immagine che ora tutto il corpo astrale e tutto l’io siano nel corpo fisico e nell’eterico, ma essi rientrano lentamente dalla mattina sino verso il mezzogiorno e il pomeriggio. L’io e il corpo astrale rientrano lentamente nel corpo fisico.

Si dirà: ma allora il processo dovrebbe essere molto particolare, dovremmo cioè sentire a poco a poco che il nostro io e il nostro corpo astrale si muovono lentamente verso il capo movendo dalle dita delle mani e dei piedi.

 

A un attento sguardo chiaroveggente le cose si svolgono così, solo che l’intimo dell’uomo non lo percepisce così, perché il modo di agire delle parti costitutive superiori è appunto differente da quello di ogni cosa fisica. Se una locomotiva spinge un vagone, va sempre avanti da dove si trova. Se un binario è lungo trenta metri e la locomotiva spinge, in un primo tempo spinge il primo metro, poi il secondo e così via, ma al quindicesimo metro non si avverte ancora alcun effetto, se la locomotiva non vi è ancora arrivata. Così però non è per le cose spirituali: esse agiscono anche in luoghi differenti da quelli in cui sono.

Quindi in effetti il giorno desto, il giorno da svegli viene usato per reintrodurre lentamente il nostro io e il nostro corpo astrale nel nostro corpo fisico e nell’eterico entrando dalla punta delle dita delle mani e dei piedi. Essi però vi agiscono già dall’inizio, dal momento del risveglio, di modo che intimamente si ha la sensazione di esserne del tutto compenetrati.

 

Allo sguardo chiaroveggente si rivela però che durante il giorno vi è un’autentica circolazione. L’altra, la circolazione di compimento, avviene poi di notte. Una circolazione simile, non dipendente strettamente dal tempo, avviene anche quando si fa un pisolino: anche allora si ha un cerchio. In sostanza ci si dovrebbe allora immaginare che l’io e il corpo astrale escano e che tutto si organizzi a seconda delle nostre esigenze di sonno. Il sonno sa infatti già da sé quando il dormiente si sveglierà. Il sonno è un profeta e tutto si muove molto correttamente alla stessa velocità a cui esso opera. Noi non ne sappiamo niente, ma lo sa il sonno, e in ogni caso lo sa il corpo astrale. Lo sa anche nel caso in cui, a causa di qualche elemento perturbatore, si dorma meno di quel che si intendeva.

Il corpo astrale sa benissimo quanto si dormirà anche quando prima di addormentarsi ci si dice di voler dormire solo mezz’ora e poi invece si dorme tre ore. È un profeta infallibile perché le condizioni spirituali interiori sono appunto differenti dalle condizioni che si vivono esteriormente.

 

Già da questo ci si accorge che l’addormentarsi è diverso dal lo svegliarsi. Quando ci si sveglia si proviene infatti dal mondo spirituale in cui si era immersi, e quando ci si addormenta si proviene dal mondo fisico e si penetra in quello spirituale. In esso si riconosce la corrente che in certo qual modo si attraversa nel mondo spirituale tra l’addormentarsi e il risvegliarsi, e in cui si fanno anche esperienze. Solo che la coscienza abituale non è in grado di sapere quel che vi si sperimenta e che viene vissuto nell’inconscio. Anche là si fanno esperienze e si fanno addirittura in modo simile a come si fanno di giorno, solo in maniera molto più spiccata, in maniera molto più intensa. Là infatti avviene quanto segue.

Osservando di giorno la desta vita animica, anzitutto vi si fanno le esperienze del pensiero suscitate dalle svariate esperienze della vita. Esse sono presenti. Vi si mescolano sempre i ricordi della vita terrena già trascorsa.

 

Tentiamo di esaminare che cosa vi si mescoli in ogni condizione di vita provenendo dai ricordi del momento e del passato. Se ne può ricavare una bella immagine di come tutto si mescoli, in particolare se si presta attenzione a come, in diverse occasioni, la vita sia proprio un gran miscuglio costituito da ricordi e da impressioni del momento.

Sono due elementi ben diversi della vita interiore: i pensieri che salgono e i pensieri che in certo modo penetrano nei sensi. Queste due differenti correnti di vita interiore sono presenti anche durante il sonno. Durante il sonno continua infatti quel che è presente soprattutto quando ci si addormenta e a cui fluisce di continuo incontro ciò che viviamo al risveglio, di modo che al mattino ci sfugge completamente perché fluisce verso la testa (vedi disegno precedente).

 

Queste due correnti scorrono una incontro all’altra. L’una, la cui qualità si sperimenta soprattutto all’addormentarsi, è quella già citata che si vive consapevolmente e intensamente nei primi decenni successivi alla morte durante i quali si rivive la vita, ma in modo da sperimentare tutto al contrario. Come ho detto in modo drastico, rivivendo dopo la morte l’esperienza di aver dato uno schiaffo a qualcuno, non si sperimenta la rabbia provata coscientemente durante la vita terrena dandolo e il probabile conseguente senso di soddisfazione di poter vivere la rabbia, ma si vive quel che sperimentò l’altro allo schiaffo, il suo dolore fisico ed anche la sua sofferenza morale.

 

 

Ora, se si proseguisse coscientemente la vita di cui si ha barlume all’atto dell’addormentarsi, quando tutto diviene oscuro, lo si vivrebbe in immagine e non in realtà. Se ci si immergesse del tutto e chiaramente consapevoli, si vivrebbe quel che è contrapposto alla vita diurna, ma in immagine. Nei primi decenni successivi alla morte lo si vive in realtà.

L’ho descritto in modo che corrisponde circa alla vita che si ha di giorno da svegli se con i propri pensieri ci si abbandona solo alla vita esteriore.

Vi è però anche l’altra corrente che ha qualcosa di estremamente gigantesco. La si sperimenta al risveglio come ho spiegato prima. Solo che ha un che di gravoso che si porta nella giornata e che si supera solo a poco a poco; poi ci se ne libera. Se questo viene esaminato a fondo con la conoscenza iniziatica, in questa seconda corrente si intravede tutto il karma umano. Tutto il passato karmico ci scorre davanti ogni volta che dormiamo.

 

Mentre si ha un piccolo assaggio del karma in divenire che si forma per il futuro

prevalentemente in quello che si può vivere addormentandosi,

quando ci si sveglia con la sensazione che ho descritto, si ha una lieve,

una lievissima percezione del karma che si porta con sé.

 

Il momento del risveglio è tale che si deve dire: esso rappresenta un velato accenno a tutto quanto l’uomo porta in sé delle sue passate vite terrene. Ciò viene però colto attraverso tutto quanto irraggiano il corpo astrale e l’io quando si diffondono nell’uomo penetrando dalle dita delle mani e dei piedi.

Un karma molto pesante, un karma pesante da reggere, ha la peculiarità di irraggiare in certo modo verso la testa tutti gli elementi malsani residui, mentre un buon karma in realtà irraggia verso l’alto i buoni elementi residui. È là che si toccano l’elemento spirituale e quello naturale.

Di mattina, il bene nel karma irraggia verso la testa le sane condizioni dell’organismo, libera la testa, dal buon karma non evaporano verso la testa molti elementi morbosi. Il karma cattivo, i residui di tutto quanto abbiamo compiuto in senso cattivo, introducono nell’organismo umano ogni sorta di residui malsani sotto forma di annebbiamento della testa. Allora si sente la testa ottusa e confusa dal karma cattivo. Già dalle condizioni in cui ci si trova la mattina si percepisce sin nell’elemento fisico l’agire e l’intessere del karma. Il karma si forma appunto dall’effetto alternativo di sonno e veglia.

 

Come il karma in divenire, che si forma da quel che abbiamo compiuto ogni giorno sino al termine della vita,

come tutto questo karma elaborato sino al termine della vita di notte ha per noi lo stesso significato

che hanno di giorno i pensieri formati al momento,

così l’elemento gigantesco che ci fluisce incontro, che incontriamo quando siamo addormentati dalla sera alla mattina,

rappresenta i ricordi universali del nostro karma trascorso.

 

Come da desti abbiamo i nostri ricordi personali,

così, estendendo oltre la coscienza, dal momento in cui ci addormentiamo

a quello in cui ci risvegliamo abbiamo i nostri ricordi karmici.

 

Ci vengono incontro i ricordi delle diverse vite terrene che abbiamo vissuto. A chi sa coglierlo grazie alla sapienza iniziatica, grazie al modo di pensare iniziatico, poco dopo essersi addormentati può venire incontro l’ultima, la penultima vita terrena e così via sino alle vite terrene che divengono indistinte perché l’uomo stesso visse allora nel cosmo con una coscienza indistinta, sognante, vegetale.

Di modo che il sonno è proprio la finestra attraverso cui l’uomo guarda dentro il suo karma. Egli vive nel suo karma e continua a tesserlo con le sue azioni e i suoi pensieri che formano il contenuto della sua vita da sveglio; proprio durante il sonno continua a lavorare alla formazione del suo karma.

 

Il primo tessere al karma avviene durante il sonno.

Un secondo tessere l’abbiamo già considerato: avviene nei primi decenni dopo la morte.

 

Se abbiamo così presente il significato del sonno, se ci diciamo che ogni notte sprofondiamo nel sonno, perché dal momento in cui ci addormentiamo a quello in cui ci svegliamo lavoriamo alla strutturazione del nostro karma, e perché è così che il nostro karma da vite precedenti trova lo spunto per inserirsi nella nostra vita diurna, acquisiremo di nuovo una seria comprensione della vita.

 

Il karma opera a poco a poco nella vita umana diurna movendo dalla notte, e dalla notte portiamo con noi nel giorno qualcosa di ben preciso. Chi riesce a ricordarsi bene il modo in cui un giorno della sua vita visse un avvenimento molto significativo e chi ha un’auto-osservazione più profonda e acuta, si accorgerà facilmente di potersi rendere conto che se ad esempio visse quell’avvenimento significativo di pomeriggio, era stato inquieto sin dal mattino perché si stava movendo verso di esso. La maggior parte delle persone che sono in grado di sentire una cosa simile avrà la sensazione di essere corsa incontro sin dalla mattina a un simile importante avvenimento della vita. Un avvenimento simile, anche se è del tutto inatteso, davvero inatteso e di destino, dà una connotazione particolare a tutte le precedenti ore di quel giorno.

 

Nei giorni in cui viviamo qualcosa di significativo ci svegliamo in modo diverso dai giorni che scorrono secondo il solito ritmo. Solo che non ci si bada. Le persone semplici, che un tempo vivevano in campagna da contadini, ora questo è sempre più raro, sapevano queste cose e di conseguenza non volevano venir subito strappate dal sonno, perché se si viene strappati subito dal sonno e si entra nella desta vita diurna senza una transizione, si viene distolti da simili esperienze intime. Per questo motivo il contadino dice che al risveglio non si dovrebbe mai guardare subito verso la finestra, ma piuttosto da un’altra parte di modo da avere ancora l’oscurità e poter ancora osservare che cosa emerge dal sonno. Il contadino non vuol guardare subito la finestra e non gli piace neppure risvegliarsi in modo brusco. Gli piace risvegliarsi quasi al ritmo della natura, al suono delle campane che lo svegliano ogni giorno alla stessa ora in modo da potersi preparare al risveglio già durante il sonno. Così si risveglia, la campana lo richiama lentamente alla vita, e allora al mattino egli ha sentore del destino, degli avvenimenti per destino e non di quelli liberi. Gli piace così e, contrariamente all’uomo della città, odia venir destato dalla sveglia che scaccia a fondo e di sicuro fuori da ogni elemento spirituale, certo con molta più forza della finestra verso cui si possa guardare al momento del risveglio. Lo sviluppo della nostra civiltà moderna è però senz’altro legato al materialismo e continua a rimanervi. Nella vita moderna vi sono molti elementi che rendono senz’altro impossibile osservare davvero l’elemento spirituale che opera e vive nel mondo. Più si osserva l’elemento indistinto, vien da dire semi-mistico, che dal sonno può irraggiare nella vita, più si perviene a prestare attenzione al proprio karma.

 

Ora si capirà perché potei dire che è facile sognare subito una persona che si incontra durante la vita e per cui dall’intimo sorge subito simpatia o antipatia, del tutto indipendentemente dalle impressioni esteriori che suscita nei particolari. Che cosa avviene in quei casi? Si tratta di persone con cui si era già vissuti in vite precedenti.

 

Poniamo che il pomeriggio del 14 giugno 1924 si sia vissuta un’esperienza: si sia incontrata una persona che può esserci antipatica. Ora si porta nel sonno l’esperienza che ci ha suscitato dei sentimenti. Ora però si incontra il karma, si incontra quella persona qual era nella penultima e nell’ultima vita terrena, la si incontra sotto le parvenze della precedente vita terrena. Si incontra tutto quanto si era vissuto con quella persona ora riemersa e che di giorno aveva suscitato solo qualche ricordo. La s’incontra vivamente in spirito. Non vi è da stupirsi che poi la si sogni, con la coscienza abituale non si può fare altrimenti. Se però s’incontra una persona per la prima volta nella vita, sia che il naso, gli occhi siano belli o brutti e interessino anche molto, ci si addormenta e non la si incontra da nessuna parte perché nella vita precedente non si era stati assieme. Non vi è da stupirsi che non la si possa sognare! Quando si effettuano adeguate osservazioni spirituali di questo tipo questi fatti divengono trasparenti.

 

Quel che avviene tra sonno e veglia nella formazione del karma può svolgersi normalmente, proprio normalmente. Allora si sperimenta come si struttura il proprio karma in quanto adempimento di quel che ci siamo addossati in vite terrene precedenti. Oppure si sperimenterà quale valore karmico posteriore ha ciò che si fa o si pensa in questa vita terrena. Questo di solito si manifesta in quello che si pensa o si fa. Può però insorgere anche qualcos’altro.

 

In una vita terrena si può aver compiuto un’azione o avuto un pensiero che comporta gravi conseguenze. Supponiamo che un tale che vive oggi sulla Terra in una vita precedente abbia compiuto qualcosa che ha gravi conseguenze. La conseguenza karmica che ne deriva non vive nel corpo fisico che si riceve dai genitori e neppure nel corpo eterico che pure si riceve dai genitori, ma vive nel corpo astrale e nell’io. Vive nelle parti costitutive che di notte sono fuori dal corpo fisico e dall’eterico. Supponiamo però che l’elemento karmico che grava su quel tale sia così forte da non poter attendere sino all’età in cui al corpo astrale è concesso essere debole, perché in età avanzata muscoli e ossa sono già diventati fragili. Supponiamo che la normale durata della vita di un uomo sia di settant’anni, l’età dei patriarchi. In quei settant’anni che si possono trascorrere di norma sulla Terra, anche il corpo astrale e l’io si evolvono.

 

Nel bambino il corpo astrale è tale da poter agire fortemente, vigorosamente sull’intero organismo fisico ed eterico. In certo qual modo nel bambino può incidere su muscoli e ossa. Nella vecchiaia non può più farlo: anche il corpo astrale diviene relativamente debole. L’io diviene più forte, ma si ritira nel più debole corpo astrale e di conseguenza agisce anch’esso in maniera più debole. Ciò dipende soprattutto dal corpo astrale che in vecchiaia non è più adatto a incidere su muscoli e ossa. Ora dunque supponiamo che qualcuno viva adesso, diciamo nel secolo ventesimo, e che prima abbia vissuto nel secolo quattordicesimo oppure undicesimo.

 

Poiché però, durante la sua vita del secolo undicesimo, compì un’azione dalle conseguenze molto gravi, un’azione che fece una forte impressione sul corpo astrale, ora questo è insito come conseguenza nel corpo astrale. Quando ritorna nel secolo ventesimo, ciò vuol esprimersi, vuol dare l’impulso ad esprimersi tramite il corpo astrale. Quando quel che proviene dalla vita del secolo undicesimo è tanto grave da non potersi accontentare di un corpo astrale debole, invecchiato, che non può quasi più muovere le gambe per compiere grandi azioni, allora deve avvalersi del corpo astrale da giovane. Quando l’avvenimento fu così importante da sovrastare tutti gli altri avvenimenti della vita, si devono concentrare molte cose nell’età giovanile del corpo astrale. Che cosa significa? Non significa altro se non che l’interessato avrà una vita breve nell’incarnazione del secolo ventesimo. Si vede così che la durata della vita viene determinata dal modo in cui i risultati di precedenti azioni e pensieri terreni sono ancorati nel corpo astrale.

 

Andiamo avanti. Osserviamo un corpo astrale che viene addirittura gonfiato da azioni importanti di qualche vita precedente, soprattutto da azioni cattive. Queste gonfiano il corpo astrale in modo che esso influisce fortemente sul corpo fisico e su quello eterico. Tale influsso non è sano. È sano solo un certo comportamento normale del corpo astrale verso i corpi fisico ed eterico. Il forte influsso, che viene ad esempio messo in atto da un karma cattivo, danneggia gli organi, li logora, provoca malattie negli organi. Ora veniamo al secondo aspetto. Un agire o un pensare avvenuti nel secolo undicesimo possono gonfiare il corpo astrale e di conseguenza predisporre la morte in età precoce. Oltretutto, a causa di questo comprimersi, l’uomo si ammala, forse si ammala di una grave malattia e ne muore. Il discorso riguarda l’aspetto fisico. Se infatti vediamo che cosa accade nel corpo fisico, diciamo: il soggetto è malato, e la malattia si conclude con la morte, egli muore; si ammala a venticinque anni e a trenta muore in conseguenza della malattia.

 

Questo discorso vale anche per l’aspetto spirituale? è fatto anche nello spirito della scienza iniziatica? No. In questo caso bisogna dire il contrario: l’azione che ha gravi conseguenze compiuta o pensata nel secolo undicesimo determina la morte nella vita terrena successiva, nel secolo ventesimo, e la morte si fa precedere dalla malattia. Ci si ammala per poter morire al momento opportuno. La conseguenza della morte successiva, che deve avvenire karmicamente, è da vedere nella malattia che l’ha preceduta. Così si tiene presente l’aspetto spirituale. In realtà quando dal mondo fisico si ascende a quello spirituale, tutto si capovolge, prende il corso opposto, e noi vediamo che per questa via nell’uomo viene introdotta karmicamente la malattia. Questo è l’aspetto karmico della malattia. Tale aspetto karmico può essere importantissimo anche per la diagnostica. Non occorre parlarne subito col paziente, ma può essere importante. Si deve pur giungere a questa conclusione riflettendo che quel che è legato al karma è addirittura determinato localmente.

 

Quando in un’incarnazione direttamente precedente, diciamo nel secolo undicesimo, vi fu un significativo avvenimento come azione o come pensiero nei riguardi di una persona o di una cosa, nel sonno si incontra ciò che avvenne nel secolo undicesimo prima di quel che accadde in un’incarnazione ancora precedente, diciamo del secondo secolo avanti Cristo. A poco a poco si incontra così quel che si era vissuto in precedenti vite terrene.

Quando si entra nel sonno (viene fatto cenno al disegno), ciò che s’incontra per primo ha fatto un certo percorso, e ciò che era ancora prima ne ha fatto un altro. Viene incontro tutto il karma, il che indica però che quel che nel disegno è sopra deriva da ciò che è sotto, e che quel che è sotto proviene forse dal cuore; quel che invece sta molto a fondo nell’organismo e che venne vissuto nell’incarnazione precedente, proviene dalla testa. Se quando compaiono malattie, risalendo al karma, si intuisce a che epoca risalgono gli avvenimenti determinanti, si può dunque dire che l’elemento morboso che si manifesta nelle gambe dipende da vite terrene di poco precedenti, e che quel che si manifesta nella testa dipende da vite terrene risalenti a molto lontano. Quindi anche secondo il karma si può così valutare il passaggio dallo spirituale al fisico.

 

 

Sono importanti le implicazioni terapeutiche che ne conseguono. Dove dovranno venir cercati i medicamenti per le malattie della testa e dove dovranno venir cercati i medicamenti per le malattie delle gambe? Per le malattie della testa bisogna cercare le medicine in quel che già esisteva in un’evoluzione della natura la più lontana possibile. Quindi in ciò che ricorda processi naturali antichi, ad esempio nei funghi che nella loro attuale struttura vegetale incompleta ripetono in certo modo la precedente conformazione vegetale, o nelle alghe e nei licheni o nelle radici di altre piante più complete che sono il residuo di periodi più antichi. Le malattie della parte bassa e più periferica del tronco andranno curate con ciò che è comparso più tardi nell’evoluzione della natura: con i fiori, con le piante da fiore o con i minerali comparsi più tardi. Tutto quanto si manifesta tardi nell’uomo deve venir curato con quanto compare tardi anche nella natura. Questo persino nei particolari.

 

Ovviamente anche nella testa vi sono organi che sono comparsi relativamente tardi. Quando la Terra faceva ancora parte della fase lunare e solare dell’evoluzione terrestre, l’uomo viveva senza gli occhi di oggi, del tutto senza organi di senso anche se essi, nel loro primo abbozzo, erano già presenti durante l’antica evoluzione di Saturno. Nella loro attuale conformazione, in cui rispecchiano interiormente il mondo esterno, essi si svilupparono abbastanza tardi, nello stesso periodo ad esempio della comparsa sulla Terra dell’elemento siliceo nella sua forma attuale.

 

Nell’evoluzione attuale della natura la silice qual è ora è un prodotto tardivo della natura, anche se la disposizione risale naturalmente molto addietro. In proposito la geologia mescola tutto e non sa come stanno le cose. Di conseguenza l’acido silicico, usato correttamente come medicamento terapeutico, agisce in tutto l’organismo umano, su tutto quanto costituisce il sistema sensoriale e nervoso, soprattutto sui sensi. I sensi nella loro struttura attuale si formarono da ultimo, in un periodo in cui lo fecero nella loro forma attuale anche le rocce contenenti l’acido silicico. Secondo il nostro karma, nella prima incarnazione, se può venir ancora chiamata tale quella in cui eravamo fusi di più alla natura con tutto il nostro corpo, fummo semplicemente legati ad altre forme vegetali e animali che oggi hanno forme che da esse derivano.

 

I funghi e le radici delle piante non assomigliano quindi a ciò che erano allora, ma quel che è presente ora nei funghi, nei licheni, nelle alghe e nelle radici delle piante assomiglia in certo qual modo a quel che abbiamo attraversato allora durante la nostra prima incarnazione determinante. Per tutto quanto è presente oggi nei fiori, nelle piante fiorite e nei minerali sviluppati… (lacuna nella trascrizione).

 

Parlo di questo perché risulti evidente che un corretto studio del karma introduce anche del tutto adeguatamente nell’evoluzione della natura. Si può già dedurre dal karma come si possa guarire partendo dal rapporto tra natura e uomo. Nella vita tutto deve infine venir ampliato in maniera da approdare a poco a poco alla scienza dello spirito. Nella vita tutto il resto è infatti brancolare e tastare, quasi un vivere nel buio spirituale, e questo ha portato l’umanità nella situazione attuale. Se l’umanità vuole uscirne di nuovo deve tendere alla luce, vale a dire che l’elemento fisico deve aprirsi a quello spirituale. Oserei dire che null’altro permette di penetrare in maniera adeguata nell’elemento spirituale quanto tutto ciò che si può pensare del karma.

 

Quando a questo modo si intuisce come dal sonno agisca la formazione del karma, come tessendo essa penetri di nuovo nel sonno all’atto dell’addormentarsi, come la normale formazione del karma induca l’uomo ad agire e accolga poi di nuovo le sue azioni nel karma, come così l’uomo viva il consueto karma della vita, o se si considera come debba venir condensata la vita, come l’uomo debba morire prima perché il karma amplia il corpo astrale che deve venir intensamente coinvolto a causa di azioni antiche, cosa che conduce al suo ammalarsi, ovunque si rivela come operi il karma.

 

Oppure supponiamo che qualcuno abbia un incidente e di conseguenza si ammali. Un incidente simile che può, ma non deve, essere predeterminato karmicamente, in certi casi agisce nell’ulteriore corso karmico attraverso le successive vite terrene. Una malattia può anche costituire l’inizio di un karma. In quel caso, per contro, ci si accorgerà che malattie che costituiscono l’inizio di un karma rendono sgradevole il momento dell’addormentarsi, lo rendono soprattutto difficile. Quando però le malattie sono l’inizio di un karma, in realtà hanno qualcosa di consolante.

Dobbiamo senz’altro dirci a proposito di certe malattie: le malattie che sono l’adempimento di un karma, che causano un risveglio sgradevole, si riferiscono ad antiche esperienze precedenti.

 

Le malattie che sono un karma in divenire e che causano un addormentarsi sgradevole, che non permettono di addormentarsi, sono l’inizio di un buon karma, giacché quel che si patisce con una malattia verrà pareggiato. Ora si soffre e poi per così dire si avrà il pareggio di questa sofferenza, con un’esperienza nobilitante e gioiosa.

Nella vita molti fatti si svolgono cioè in maniera differente, per l’osservazione spirituale e per quella fisica. A volte, per l’esperienza fisica, è proprio doloroso non riuscire ad addormentarsi; una corretta osservazione dell’elemento spirituale può essere consolatoria in proposito.

Se poi non si prepone l’esperienza fisica del momento a quella spirituale, in realtà ci si può dire: ringrazio Dio di avere frequenti difficoltà ad addormentarmi perché questo mi indica che nella prossima vita vivrò molte esperienze nobilitanti; molto della mia attuale vita terrena penetrerà nella successiva.

 

A volte l’insonnia può essere una buona consolatrice, e se l’insonnia, considerata spiritualmente, non fosse karmicamente qualcosa di buono, ci danneggerebbe molto di più. Molti infatti costruiscono intere leggende sulla loro insonnia, tanto che alla luce della medicina ci si potrebbe chiedere come possano ancora vivere.

La vita normale necessita di un sonno normale. La gente invece a volte racconta quanto a lungo non abbia dormito. Vi è quindi da meravigliarsi che sia ancora viva, perché dovrebbe essere già morta, ma non lo è.

In quel caso agisce quel fresco elemento spirituale che, portato dall’io, opera sulla vita come elemento equilibratore.

 

Se si abbraccia un po’ con lo sguardo la vita, a volte si può sperimentare il sonno davvero tranquillo, successivo a una dura battaglia della vita e a duro lavoro; giacere però in completa tranquillità senza dormire e trascorrere la notte in certo modo vegliando tranquilli in totale stato di veglia, costituisce l’elemento più entusiasmante proprio perché è determinato dalla volontà, perché si penetra così sempre più nell’eternità. Solo deve essere determinato dalla volontà. Non deve dipendere, per lo meno nell’essenziale, solo dall’elemento fisiologico.

Tuttavia esiste una consolazione karmica per le difficoltà ad addormentarsi, per l’insonnia, perché essa in fondo accenna al karma futuro, per certe cose accenna al futuro.