Il mondo come armonia di tenebra e luce

O.O. 202 – Il Ponte tra la spiritualità cosmica – 10.12.1920


 

Ho detto che noi ci vediamo attorno per prima cosa il mondo delle manifestazioni luminose,

che quindi nella natura esterna vediamo tutto quello che ci si presenta

attraverso il fenomeno che chiamiamo « luce ».

 

Ho indicato come in tutto quanto esiste intorno a noi come luce

si debbano vedere i pensieri morenti del mondo,

cioè pensieri cosmici che una volta, in un remotissimo passato,

furono mondi di pensiero di determinate entità: mondi di pensiero movendo dai quali

entità cosmiche riconoscevano allora i loro segreti cosmici di quel tempo.

 

Ciò che allora erano pensieri oggi ci risplende incontro,

mentre è, per così dire, un cadavere di pensieri, proprio pensiero cosmico che muore,

quanto ci risplende incontro come luce.

 

Basta aprire il mio libro La scienza occulta e leggere le pagine che si riferiscono all’argomento per sapere che, se rivolgiamo lo sguardo al passato primordiale, l’uomo, quale lo intendiamo oggi come essere, non esisteva.

Durante il periodo di Saturno, per esempio, dell’uomo non esisteva che una specie di automa dotato di sensi.

Sappiamo pure che a quei tempi l’universo era abitato come lo è ora. Ma allora altri esseri avevano nell’universo il grado che oggi è assunto dall’uomo.

Sappiamo che gli spiriti che chiamiamo archai durante l’antica esistenza di Saturno si trovavano al grado umano; essi non erano uomini, così come sono gli uomini oggi, ma si trovavano al grado di uomini; con una ben diversa costituzione essi tuttavia si trovavano al grado umano.

Gli arcangeli furono poi al grado umano durante l’antica esistenza solare e così via.

 

• Volgiamo dunque lo sguardo indietro al remoto passato e diciamo: come quali esseri pensanti noi attraversiamo il mondo oggi, nello stesso modo quelle entità attraversavano allora il mondo quali esseri pensanti con carattere umano.

Ma ciò che viveva allora in essi è diventato ora pensiero cosmico esteriore.

E ciò che viveva allora in essi come pensiero, in modo che dall’esterno non si sarebbe potuto percepire che come una loro aura di luce, viene visto nella cerchia dei mondi e si palesa poi nei fenomeni della luce; di modo che

nei fenomeni della luce dobbiamo vedere morenti mondi di pensieri.

 

• In questi fenomeni della luce si intromette ora la tenebra

e rispetto alla luce si esplica ora, nella tenebra,

ciò che da un punto di vista animico-spirituale può chiamarsi volontà,

e che con locuzione più orientale può anche esser chiamato amore.

 

• Quando dunque guardiamo fuori nel mondo, vediamo da una parte il mondo splendente, se posso dire così; ma noi non potremmo vedere questo mondo splendente che per i nostri sensi sarebbe sempre trasparente, se in esso non si rendesse percepibile la tenebra. E in quello che ora compenetra il mondo come tenebra dobbiamo cercare, sul primo gradino dell’animico, ciò che vive in noi come volontà.

 

Come il mondo fuori può essere considerato un’armonia di tenebra e luce,

così anche la nostra stessa interiorità, soprattutto in quanto essa si estende nello spazio,

può essere considerata come luce e tenebra.

 

Soltanto che, per la nostra coscienza individuale,

• la luce è pensiero, rappresentazione;

• la tenebra in noi è volontà che diventa bontà, amore.

 

Con questo noi acquistiamo una concezione del mondo in cui

• quello che è nell’anima non è soltanto animico,

• né quello che è fuori nella natura è soltanto naturale;

acquistiamo cioè una concezione del mondo in cui

• ciò che si trova fuori nella natura è il risultato di processi morali precedenti,

in cui la luce è costituita da morenti mondi di pensieri.

 

Da ciò possiamo anche dedurre che, quando portiamo in noi i nostri pensieri,

proprio in quanto vivono in noi come pensieri,

essi sono soprattutto una specie di forza liberata del nostro passato.

Ma da tutto il resto del nostro organismo compenetriamo continuamente con la volontà i nostri pensieri.

 

Infatti proprio quelli che chiamiamo i pensieri più puri

sono residui di un remoto passato, compenetrati dalla volontà.