Il mondo spirituale: zodiaco e pianeti. Il mondo della ragione; il mondo degli archetipi.

O.O. 119 – Macrocosmo e microcosmo – 26.03.1910


 

Mentre gli uomini vivono insieme sulla Terra in ordini sociali, in determinate condizioni sociali, perfette o imperfette, l’iniziando si ambienta in un mondo spirituale in cui vi sono entità spirituali che ovviamente non hanno un corpo esteriore, ma stanno in reciproco rapporto fra di loro con ordine e armonia.

E all’iniziando veniva mostrato che quanto vi era di ordine e armonia in quel mondo spirituale, egli poteva comprenderlo soltanto se prendeva il mondo dei corpi celesti, soprattutto i movimenti dei pianeti nel nostro sistema solare, come un’espressione esteriore delle azioni delle entità spirituali. Attraverso il modo in cui si dispongono i pianeti verso il Sole e in cui si comportano nei loro movimenti e posizioni l’uno verso l’altro, essi esprimono ciò che compiono le entità del mondo spirituale.

 

Abbiam detto in una conferenza precedente che si può considerare il mondo del nostro sistema solare come un grande orologio universale. Come con un orologio dalla posizione delle lancette si può desumere che succede qualcosa al di fuori dell’orologio su cui esse indicano, così si può dedurre dal rapporto delle posizioni delle stelle fra di loro che qualcosa vi sta dietro.

Chi guarda un orologio e dice che ora è non gli interessa naturalmente la posizione delle lancette, bensì quello che essa indica, ad esempio, se è l’ora in cui a Vienna succede qualcosa o se è ora di andare al lavoro. La posizione delle lancette dell’orologio è dunque l’espressione di qualcosa che si trova dietro. Così anche nel sistema solare, in questo possente orologio cosmico, possiamo vedere l’espressione di processi ed entità spirituali che vi stanno dietro.

 

L’iniziando impara a conoscere ora le entità spirituali e le loro azioni. Questo reale mondo dello spirito che sta dietro il nostro mondo solare viene meglio compreso se lo si descrive con denominazioni prese dall’ordinamento del nostro sistema solare, poiché con ciò si ha un simbolo esteriore di questo mondo spirituale.

Per il mondo elementare i simboli vanno presi dal mondo terrestre, da cose terrene che sono intorno a noi, aria, acqua e così via. Ma per il mondo dello spirito ne devono servire altri, che portiamo giù dal cielo stellato. E possiamo vedere che il paragone con l’orologio, anche in senso più profondo, non è nemmeno così assurdo.

Come l’acqua fisica è un simbolo, un’espressione per quanto designiamo come “acqua” nel mondo elementare, così il nostro sistema solare è un’espressione dell’attività delle entità spirituali che indichiamo con i nomi dei nostri pianeti e delle costellazioni dello zodiaco.

 

Se prendiamo le dodici costellazioni zodiacali e consideriamo l’orbita dei sette pianeti – dei rimanenti verrà detto ancora –, come uno si ponga davanti a questa costellazione, l’altro davanti a quella, vediamo nell’orbita dei pianeti le azioni delle entità spirituali e nelle dodici costellazioni dello zodiaco le stesse entità spirituali.

Allo stesso modo come nel sistema solare noi distinguiamo i pianeti che si muovono e le costellazioni che stanno dietro come in quiete, così possiamo rappresentarci il mondo delle entità spirituali e le loro azioni come dodici gruppi di esseri la cui attività si esprime nel procedere dei pianeti.

Ma non possiamo considerare tutto questo esternamente. Quando descriviamo le costellazioni nello zodiaco non possiamo prenderle come le stesse entità spirituali; in tal modo si rimane ancora sempre all’elemento esteriore.

 

Anche le stesse costellazioni non sono che un’espressione dei mondi superiori e delle elevate entità che vi operano. Queste entità si esprimono nel numero dodici e ciò che si riferisce alle loro azioni si esprime nel numero sette. Non bastano solo i nomi delle dodici costellazioni per le entità spirituali che vi stanno dietro.

Tali entità, i cui nomi sono cambiati nelle diverse regioni ed epoche, nel cristianesimo esoterico erano chiamate Serafini, Cherubini, Troni e Dominazioni, Virtù, Potestà o Kyriotetes, Dynamis, Exusiai. Queste sono sei; poi vengono i Principati o Spiriti della personalità, le Archai, quindi gli Arcangeli e gli Angeli. Il decimo gradino è l’uomo al suo attuale livello evolutivo. Ma l’essere umano si svilupperà ulteriormente e raggiungerà in futuro livelli che hanno già raggiunto le altre entità.

Così formerà anche l’undicesimo e il dodicesimo gradino.

Questi dovrebbero essere aggiunti in modo che avremmo dodici gradini di entità.

 

• Volendo descrivere il mondo spirituale, si dovrebbe dunque attribuire la realizzazione del mondo a dodici entità nel loro reciproco cooperare. Se si vuole descrivere ciò che esse compiono, questo dovrebbe avvenire con espressioni prese dai rapporti spaziali delle immagini zodiacali e dei movimenti planetari, poiché le orbite dei pianeti significano le azioni di queste entità spirituali.

Tali entità cooperano nel tempo. Supponiamo che gli spiriti che chiamiamo Spiriti della volontà o Troni collaborino con gli Spiriti della personalità. Allora causano ciò che noi chiamiamo antico Saturno. Attraverso la cooperazione ancora di altre entità sorge ciò che denominiamo antico Sole, attraverso ancora delle altre ciò che designiamo come antica Luna.

Con ciò noi esprimiamo le azioni di quelle entità. Se vogliamo descrivere questo come appare a colui che si cimenta col macrocosmo, dobbiamo in primo luogo descrivere le entità del mondo spirituale, le gerarchie, in secondo luogo le loro azioni che trovano espressione tramite il percorso dei pianeti, e in terzo luogo va aggiunto ancora come esse si rivelano entro il mondo elementare che abbiamo descritto con i termini tratti dal mondo fisico-sensibile: fuoco, aria, acqua, terra. Questa si chiama anche evoluzione planetaria.

 

Se apriamo il mio libro La scienza occulta al capitolo “L’evoluzione del mondo e dell’uomo” vediamo questo percorso esattamente descritto. Vi troviamo descritte le entità, le gerarchie superiori che nello spazio hanno il loro simbolo nelle immagini dello zodiaco; con le espressioni che si riallacciano ai pianeti abbiamo descritto ciò che sono le loro azioni e abbiamo descritto il loro operare entro il mondo elementare.

Qui ora troviamo la ragione più profonda a partire dalla quale quel capitolo è descritto in tal modo. Solo non si può credere, se qualcuno descrive solo un simbolo, se dunque egli, ad esempio, parla delle immagini dello zodiaco invece delle gerarchie, che egli con questo abbia fatto già qualcosa.

 

Chi veramente vuol descrivere qualcosa, deve risalire alle entità; poiché descrivere soltanto lo spazio celeste con le costellazioni sarebbe lo stesso che se si descrivesse l’esterno di un orologio. Ma descrivere ciò che vi sta dietro come mondo spirituale vuol dire trasporre nello scientifico-spirituale, descrivere proprio com’è stato appena caratterizzato. Con ciò ho tentato di darvi una specie di filo conduttore per ogni descrizione del mondo spirituale tenuta in perfetto stile a come si presenta grazie a una reale uscita nel macrocosmo.

Tuttavia questa vita fuori nel macrocosmo può ancora andare oltre; infatti con tutto quello che abbiamo appunto descritto quale mondo spirituale, il macrocosmo non è ancora esaurito; si può salire a mondi ancor più elevati. Solo che, naturalmente, più in alto si sale e più diventa difficile darne delle rappresentazioni; perciò è necessario, volendo dare una rappresentazione di un mondo ancora più alto, farlo in un modo diverso. Del mondo ancor più elevato a cui ci si può innalzare, varcando il mondo spirituale, possiamo farci un concetto nel modo seguente.

 

Quando descriviamo l’essere umano così come ci sta dinnanzi, possiamo dire che egli poteva aver origine solo per il fatto che vi sono questi altri mondi. Soltanto un fantastico materialista può credere che l’uomo un giorno si fosse potuto combinare assieme dalla nebulosa cosmica di Kant-Laplace! In tal caso non avrebbe potuto risultare nient’altro che un automa umano. Il modo come l’uomo si presenta è stato possibile solo grazie al fatto che egli si è sviluppato a partire dall’intero universo, non solamente dal mondo fisico-sensibile, ma soprattutto dal mondo spirituale. L’uomo è nato a partire dal mondo spirituale.

Se prendiamo in considerazione i mondi che ci stanno attorno, abbiamo dapprima il nostro mondo fisico-sensibile. Così come percepiamo questo, altrettanto percepiamo anche il corpo fisico dell’uomo. Ieri abbiamo imparato a conoscerlo, in un modo preciso, dall’interno.

 

Con la coscienza ordinaria lo si percepisce solo dall’esterno,

poiché il corpo fisico dell’uomo appartiene assolutamente

al mondo che vediamo con gli occhi e percepiamo all’esterno con i nostri sensi.

A quale mondo appartiene ciò che risiede più profondamente nell’uomo,

ossia l’articolazione invisibile della sua natura?

Tutto ciò che sono elementi costituzionali invisibili della natura umana appartiene ai mondi superiori.

 

E proprio come, guardando un uomo, si vede soltanto l’elemento esteriore sensibile, così anche del grande mondo esterno si vede soltanto il lato sensibile esteriore e non quei mondi sovrasensibili di cui due, il mondo elementare e quello spirituale, sono stati appena descritti.

Ma l’essere umano è anche articolato, con la sua organizzazione interiore, a partire da questi mondi. Tutto ciò che riguarda soprattutto l’uomo, anche il suo elemento corporeo esteriore, è stato possibile, però, solo per il fatto che certi suoi arti invisibili di natura spirituale lavorano su di lui.

 

• Al corpo fisico umano non lavora soltanto un corpo eterico o vitale. Se vi lavorasse solo tale elemento, egli sarebbe una pianta, perché la pianta ha nel corpo fisico, così come la vediamo, corpo fisico e corpo eterico o vitale. Ma poiché l’essere umano non è una pianta, non possiede solo un corpo eterico o vitale e un corpo fisico, ma oltre a questi un terzo elemento, il corpo astrale. Però anche l’animale ce l’ha.

Se l’uomo avesse solo questi tre arti, sarebbe un animale. Poiché egli possiede anche il proprio Io, va ben oltre queste creature inferiori dei tre regni di natura, regno minerale, vegetale e animale. Ma tutto ciò che è costituito dagli arti superiori della natura umana lavora ancora al corpo fisico dell’uomo. Quest’ultimo non potrebbe essere così com’è, se non avesse questi elementi superiori.

 

Una pianta sarebbe un minerale se non avesse alcun corpo eterico o vitale. L’uomo non avrebbe un sistema nervoso se non avesse un corpo astrale, e non potrebbe essere un essere con camminata eretta e con un cervello pensante se non avesse un Io. Se egli non avesse dai mondi superiori i suoi arti costitutivi invisibili, non potrebbe venirci incontro questo essere formato così quale egli è.

I differenti arti dell’organizzazione umana sono però formati a partire dai diversi mondi spirituali. Se vogliamo comprendere questo, possiamo, meglio di tutto, ricordarci di una bella massima di Goethe che esce da una più profonda saggezza universale: “L’occhio è formato alla luce per la luce”.

 

Vi è oggi una filosofia, che si riallaccia a Schopenhauer ed anche a Kant, che vorrebbe spiegare l’intero mondo come fosse una rappresentazione dell’uomo e mette in rilievo soprattutto il fatto che senza l’occhio non percepiremmo nessuna luce e vi sarebbero tenebre intorno a noi. Certamente è qualcosa di vero; ma non conta soltanto che una cosa sia vera, ma importante è che le verità che ci si fanno incontro nella vita sono sempre verità unilaterali e, se non vi aggiungiamo le altre cose che soltanto la rendono una piena verità, allora ci smarriamo proprio, a volte, più di tutto con le nostre verità.

 

Poiché la cosa peggiore non è quando l’uomo sbaglia, quando dice qualcosa che non è giusto;

in tal caso già il mondo lo rimette a posto.

Ma quando egli reputa una verità parziale come fosse assoluta e vi permane nell’idea,

allora si lascia fuorviare da essa.

 

Dunque è una verità, ma unilaterale, dire che senza l’occhio non possiamo vedere la luce.

Però è altrettanto vero che, se il mondo fosse stato sempre pervaso di oscurità,

gli occhi non si sarebbero mai formati.

Poiché l’occhio è qualcosa che è stato tirato fuori dalla corporeità non ancora differenziata.

 

Possiamo vederlo dal processo inverso. In certi animali che dovettero vivere in grotte buie, gli occhi si atrofizzarono; tali animali persero la vista. Da un lato è vero che senza gli occhi non possiamo vedere la luce, ma dall’altro è anche vero che l’occhio è realmente formato dalla luce per la luce.

Nelle verità è sempre importante che non le si consideri solamente da un lato, ma anche dagli altri. E la maggior parte dei filosofi risente proprio dell’errore non di dire il falso – molti non possono essere confutati, perché dicono appunto la verità –, ma di dire delle verità parziali, considerate solo da un lato e non anche dagli altri.

Se prendiamo in senso corretto la frase “l’occhio è formato dalla luce per la luce”, potremo dirci che, quindi, nella luce deve trovarsi qualcosa che ha sviluppato l’occhio soltanto da un organismo che non l’aveva ancora. Dietro la luce sta dunque nascosto qualcosa di ancora superiore; per così dire, la forza plasmatrice degli occhi si trova dentro ogni raggio solare.

 

È stato detto questo affinché possiamo riconoscere che in tutto ciò che ci attornia è davvero nascosto quanto ci ha prodotto. Poiché allo stesso modo come i nostri occhi sono formati da qualcosa che è dentro la luce, così tutti i nostri organi sono plasmati da qualcosa che sta a fondamento di tutte le cose, di cui noi non vediamo che la superficie esteriore.

Orbene, l’uomo ha qualcosa che si può chiamare intelletto. Egli possiede intelletto, intelligenza. Nella vita fisica egli può servirsi di questo intelletto, di questa intelligenza, per il fatto di avere uno strumento adeguato, il cervello. Come egli ha l’occhio per vedere, così dispone di uno strumento per sviluppare l’intelletto nel mondo fisico, per poter pensare. Beninteso, parliamo ora del pensare nel mondo fisico-sensibile, non di ciò in cui si trasforma il nostro pensare quando con la morte ci liberiamo del corpo, ma di come noi pensiamo qui sulla Terra, attraverso lo strumento del cervello.

 

Quando noi ci svegliamo al mattino, vediamo la luce grazie agli occhi; dietro la luce vi sta qualcosa che ha formato i nostri occhi. Noi pensiamo attraverso lo strumento del cervello; dunque dev’esserci qualcosa nel mondo che ha dapprima plasmato questo cervello così da poter essere uno strumento per il pensare nel mondo fisico. È quanto vogliamo porci esattamente davanti all’anima.

Il cervello è un organo del pensare per il mondo fisico, ma dovette prima diventare tale a partire dalla forza che si manifesta esteriormente nella nostra intelligenza. Come la luce che percepiamo con gli occhi è una forza plasmatrice oculare, così vi è qualcosa che forma il nostro cervello, qualcosa che è forza plasmatrice cerebrale. Il nostro cervello è costruito a partire dal mondo spirituale.

 

L’iniziando impara a conoscere che, se vi fossero solo il mondo elementare e il mondo spirituale, non avrebbe mai potuto formarsi ciò che è l’organo dell’intelligenza umano. Certamente il mondo dello spirito è elevato, un mondo notevolmente alto; ma a partire da un mondo ancor più elevato devono affluire all’uomo le forze che hanno formato qui nel mondo fisico il suo organo fisico del pensare, affinché si possa manifestare esternamente, in questo mondo, ciò che chiamiamo intelletto, intelligenza.

• La scienza dello spirito non a torto ha espresso questo limite divisorio del mondo spirituale, che abbiamo appena descritto quale mondo delle gerarchie, in simbolo, attraverso la parola “cerchio animale” o “zodiaco”. Poiché, se esistessero soltanto questi mondi, avremmo l’essere umano davanti a noi solo al punto da non essere ancora una creatura intelligente, egli sarebbe, per così dire, a livello dell’animalità.

 

• Affinché l’uomo potesse diventare questo essere che cammina con postura eretta, pensa col cervello e sviluppa intelligenza, era necessario l’afflusso di forze superiori, di forze che risiedono in un mondo ancora oltre il mondo descritto come spirituale.

E qui saliamo a un mondo che nella scienza dello spirito viene denominato con una parola oggi molto abusata; ma in epoche passate – e non occorre proprio ritornare molto indietro – aveva ancora il suo significato originale.

• Ciò che l’uomo sviluppa qui nel mondo fisico quando pensa, si chiama intelligenza. Ciò che quali forze, quali realtà vivono in un mondo ancora più elevato di quello spirituale, quanto vi affluisce giù attraverso il mondo spirituale ed elementare per formare il nostro cervello, si chiamava sempre, nella scienza dello spirito, “mondo della ragione”.

È quel mondo in cui vi sono delle entità spirituali capaci di operare con la loro possente forza giù nel mondo fisico, per produrvi un’immagine ombra dello spirituale nell’attività intellettuale dell’uomo.

 

Vedete come è diventato misero il nostro linguaggio! La parola “ragione” nell’epoca del materialismo è stata molto abusata. Prima di quest’epoca nessuno avrebbe impiegato quella parola per il pensare nel mondo fisico. In tal caso si sarebbe parlato di “intelligenza”, di “intelletto”.

Di ragione si è parlato quando gli iniziati, attraverso il mondo spirituale, si sollevarono vivacemente a un mondo ancora più alto e qui percepivano, discernevano direttamente un mondo elevato che risiede ancora oltre il mondo spirituale. “Ragione” (Vernunft) nella lingua tedesca è in relazione con “percepire e apprendere” (Vernehmen), con ciò, dunque, che a partire da un mondo più elevato del mondo spirituale viene direttamente guardato, “percepito e appreso”.

Con questo ci siamo innalzati, in modo particolare, a un mondo ancor più elevato di quello che potevamo designare come spirituale. Abbiamo quindi esaurito quello per cui abbiamo ancora un simbolo nell’uomo. Un simbolo molto pallido del mondo della ragione l’abbiamo nell’intelletto umano. In quel mondo dobbiamo cercare i capisquadra, per così dire, i costruttori del nostro organo dell’intelletto.

 

Se vogliamo raggiungere un mondo ancora superiore, possiamo comunque parlarne solo se ci eleviamo a una facoltà spirituale ancora più alta, a una capacità spirituale che oltrepassa i limiti dell’intelletto fisico-sensibile. Abbiam visto che la forza che proviene dal mondo della ragione ha edificato nell’essere umano l’organo dell’intelletto, il cervello. Sappiamo, però, che l’uomo possiede una facoltà ancora superiore rispetto all’intelletto, cioè la capacità della coscienza chiaroveggente. Allora possiamo chiedere: «Non deve anche questa facoltà essere espressione o simbolo di forze che provengono da mondi corrispondenti ancora più elevati?».

 

Nel metodo scientifico-spirituale di cui noi parleremo ancora dettagliatamente, il primo gradino di questa coscienza che può essere sviluppata come coscienza chiaroveggente si chiama coscienza immaginativa. È una specie di coscienza di immagini.

Tale coscienza di immagini, la coscienza immaginativa, rimane a lungo una mera immaginazione, una semplice fantasia, quando quaggiù non viene realmente plasmato, da un mondo superiore, l’organo di questa coscienza di immagini, della coscienza immaginativa, così come il cervello quaggiù è stato formato, dal mondo della ragione, quale organo del pensare umano.

• Nel momento in cui diciamo che nel mondo esiste una coscienza chiaroveggente, dobbiamo anche dire che vi deve essere, quindi, un mondo da cui affluiscono le forze per l’organo della chiaroveggenza. Questo mondo si chiama nella scienza dello spirito “mondo degli archetipi”. Quanto ci può apparire come immaginazione davanti agli occhi è un’immagine del mondo archetipico.

 

In tal modo

abbiamo quattro mondi superiori

verso cui possiamo salire di gradino in gradino:

• il mondo elementare,    • il mondo spirituale,    • il mondo della ragione    • e quello degli archetipi.

 

Da domani andremo a descrivere questi mondi superiori, soprattutto il mondo della ragione, e quindi potremo passare a una descrizione del metodo che va impiegato nel senso della nostra attuale formazione, quando le forze devono essere veramente portate giù dal mondo degli archetipi, per arrivare, nel senso della vita spirituale odierna, a ciò che si chiama coscienza chiaroveggente.