Il peccato originale

O.O. 131 – Da Gesù a Cristo – 07.10.1911


 

Quell’avvenimento che ci viene indicato nell’Antico Testamento con la tentazione del serpente.

Esso è veramente straordinario.

 

Delle sue conseguenze soffersero tutti gli uomini mentre si incarnarono.

• Se infatti quell’avvenimento non si fosse verificato l’intera evoluzione dell’umanità sulla terra sarebbe stata diversa,

e gli uomini sarebbero passati in una condizione molto più perfetta da una incarnazione all’altra.

• A causa di quell’avvenimento essi si trovarono più profondamente intricati nella materia,

il che allegoricamente viene indicato con il peccato originale.

 

Fu però il peccato originale che per primo suscitò nell’uomo la sua attuale individualità;

in tal modo l’uomo quale individualità che passa da incarnazione a incarnazione

non è responsabile del peccato originale; sappiamo che responsabili ne sono gli spiriti luciferici.

 

Dobbiamo perciò dire che prima che l’uomo fosse diventato tale nel senso terrestre,

si era verificato l’evento divino soprasensibile per mezzo del quale

venne imposto all’uomo un più profondo inserimento nella materia.

• Attraverso questo evento l’uomo veramente arrivò alla forza dell’amore e alla libertà,

ma gli fu addossato qualcosa che, per forza propria, egli non avrebbe potuto addossarsi.

 

Questo inserimento nella materia non fu opera umana, ma un atto divino,

accaduto prima che gli uomini potessero cooperare al proprio destino;

è qualcosa che le potenze superiori dell’evoluzione progrediente eseguirono assieme alle potenze luciferiche.

Esamineremo in seguito tutti questi eventi più esattamente; si tratta oggi soltanto di considerarne i punti essenziali.

 

• Per ciò che allora era accaduto occorreva un pareggio.

Per il fatto pre-umano che era avvenuto nell’uomo, il peccato originale, aveva bisogno di un pareggio,

di qualcosa che per così dire fosse a sua volta non una vicenda degli uomini, ma una vicenda degli dèi fra di loro.

 

Vedremo che questa vicenda doveva svolgersi entro la materia altrettanto profondamente

quanto al di sopra di essa si era svolta l’altra vicenda

verificatasi prima che l’uomo fosse intricato nella materia stessa.

 

La divinità dovette immergersi nella materia tanto profondamente

quanto vi aveva fatto immergere gli uomini.

 

• Lasciamo agire questo fatto in tutto il suo peso su di noi, e comprenderemo allora

che l’incarnazione del Cristo in Gesù di Nazareth 

fu una vicenda che concerneva il Cristo stesso.

 

Ma a quale scopo vi fu implicato l’uomo?

Anzitutto per contemplare la divinità che pareggia nuovamente il fatto del peccato originale,

che crea un fatto che vi si contrappone.

 

Non sarebbe stato possibile ottenere questo nella personalità di un iniziato, perché la personalità dell’iniziato si risolleva per lavoro proprio dalla caduta nella materia; ciò era quindi solo possibile in una personalità che fosse completamente un vero uomo, che come uomo non superasse gli altri uomini.

Essa li superò prima dei trent’anni, ma dopo non più.

 

Per mezzo di quel che allora accadde l’evoluzione dell’umanità fu resa partecipe di un evento divino,

come al principio dell’evoluzione dell’umanità nell’epoca lemurica.

Gli uomini furono così partecipi di una vicenda che si svolgeva fra gli dèi, poterono vederla

perché gli dèi dovettero ricorrere al mondo del piano fisico perché questa loro vicenda si potesse svolgere.

 

Piuttosto che adoperare altra formula, è perciò meglio dire:

• « Il Cristo offrì agli dèi l’espiazione che egli poteva offrire soltanto in un corpo umano fisico ».

E gli uomini assistettero così a una vicenda divina.