Il periodo greco-latino

O.O. 13 – La scienza occulta nelle sue linee generali – (VI)


 

L’atteggiamento dell’anima e tutte le umane capacità si trasformarono nel passaggio dal periodo egizio-caldaico a quello greco-latino.

 

Durante il primo non esisteva ancora quello che oggi si chiama il pensiero logico, la comprensione intellettiva del mondo. La conoscenza che l’uomo oggi fa propria a mezzo dell’intelletto, veniva ricevuta allora nella forma adatta per quei tempi, e cioè direttamente per mezzo di una conoscenza interiore, in certo qual modo soprasensibile. Egli percepiva le cose, e al contempo gli sorgeva nell’anima il concetto, l’immagine di cui l’anima aveva bisogno.

 

Quando la forza cognitiva si esplica in tal maniera, nascono nell’anima non soltanto le immagini fisico-sensibili del mondo, ma dalle profondità di essa sorge anche una certa conoscenza di fatti e di entità non sensibili. È questo un avanzo dell’antica coscienza soprasensibile crepuscolare, comune un tempo a tutta l’umanità.

 

Durante il periodo grecolatino andò sempre aumentando il numero degli uomini ai quali mancava quella capacità; al suo posto si sviluppava la riflessione intelligente sulle cose.

Gli uomini vennero sempre più allontanati dalla sognante percezione diretta del mondo spirituale-animico, e sempre più portati a formarsene una immagine per mezzo del loro intelletto e del loro sentimento. Questo stato continuò sotto certi aspetti durante tutto il quarto periodo dell’epoca post-atlantica, e solo gli uomini che avevano conservato come retaggio l’antica costituzione animica potevano avere coscienza diretta del mondo spirituale.

 

Essi però erano dei ritardatari dagli antichi tempi; il modo della loro conoscenza non era adatto ai nuovi tempi perché, in conseguenza delle leggi dell’evoluzione, un’antica capacità animica perde il suo pieno significato quando compaiono capacità nuove. La vita umana si adatta allora a quelle nuove facoltà e non può più utilizzare le antiche.

 

Esistevano però in quei tempi anche uomini i quali cominciavano coscientemente a sviluppare, oltre alle forze già raggiunte dell’intelletto e del sentimento, altre forze ancora più elevate che davano loro di nuovo la possibilità di penetrare nel mondo spirituale-animico. Essi dovettero cominciare a seguire un metodo diverso da quello in uso presso i discepoli degli antichi iniziati. Quelli non avevano ancora dovuto tenere conto delle capacità animiche sviluppatesi solo nel quarto periodo.

 

Il metodo d’insegnamento occulto descritto in questo libro come quello attuale ebbe i suoi primi inizi nel quarto periodo. Esso non era allora che al suo inizio, e raggiunse il suo completo sviluppo soltanto nel quinto periodo (a partire dai secoli dodicesimo e tredicesimo, ma soprattutto dal quindicesimo).

 

• Gli uomini che cercavano di innalzarsi in tal modo ai mondi soprasensibili riuscivano, a mezzo della propria immaginazione, ispirazione e intuizione, ad acquistare qualche conoscenza delle regioni più elevate dell’esistenza.

 

• Quelli invece il cui progresso si arrestava allo sviluppo delle facoltà dell’intelletto e del sentimento, potevano conoscere le cose note all’antica chiaroveggenza soltanto a mezzo della tradizione che veniva trasmessa verbalmente o per iscritto di generazione in generazione.

 

Gli uomini nati dopo l’evento del Cristo, se non si erano elevati ai mondi soprasensibili, potevano conoscere la natura essenziale di quell’evento solo per mezzo di tali tradizioni.

 

Esistevano però degli iniziati ancora dotati di facoltà naturali per la percezione del mondo soprasensibile i quali, per mezzo del loro sviluppo, si innalzavano nel mondo superiore, malgrado non tenessero nessun conto delle nuove forze dell’intelletto e del sentimento. Grazie a loro venne, effettuata la transizione dall’antico al nuovo metodo d’iniziazione. Vi furono personalità di quel genere anche nei periodi successivi.

 

La caratteristica del quarto periodo consiste proprio nel fatto che, con l’esclusione dell’anima dalla diretta comunione col mondo animico-spirituale, si determinò nell’uomo una maggiore forza, un maggior vigore nelle capacità dell’intelletto e del sentimento.

 

Le anime che si incarnarono a quel tempo e svilupparono in alto grado le forze dell’intelletto e del sentimento, trasportarono il frutto di quella loro evoluzione nelle reincarnazioni del quinto periodo.

 

Come compenso all’esclusione dal mondo spirituale, si conservarono le possenti tradizioni della saggezza primordiale, specialmente quelle riguardanti l’evento del Cristo; tali tradizioni, per virtù della forza del loro contenuto, davano alle anime la fidente persuasione dell’esistenza dei mondi superiori.

 

Vi erano però sempre anche degli uomini che sviluppavano forze superiori di conoscenza, oltre alle facoltà dell’intelletto e del sentimento. A loro spettava sperimentare, per mezzo della conoscenza sopra-sensibile diretta, i fatti del mondo spirituale superiore, specialmente il mistero dell’evento del Cristo; da loro scorreva nell’anima degli altri uomini quel tanto della conoscenza che poteva riuscire a questi utile e comprensibile.

 

Conformemente al senso dell’evoluzione terrestre, la prima diffusione del cristianesimo doveva cadere proprio in un’epoca in cui le forze della conoscenza soprasensibile non erano sviluppate nella maggior parte dell’umanità; per questo la forza della tradizione aveva a quel tempo tanta potenza.

 

Occorreva la massima forza per ispirare fiducia nel mondo soprasensibile a uomini incapaci di prenderne diretta conoscenza. Esistettero però quasi sempre (tranne durante un breve periodo del secolo tredicesimo) uomini i quali, per mezzo dell’immaginazione, dell’ispirazione e dell’intuizione, si potevano elevare fino ai mondi superiori; uomini che sono i successori post-cristiani degli antichi iniziati, delle guide e dei seguaci dei misteri. Essi avevano la missione di arrivare a riconoscere, per virtù delle proprie capacità, ciò che si era potuto comprendere attraverso le antiche conoscenze dei misteri; essi dovevano inoltre aggiungere la conoscenza dell’essenziale natura dell’evento del Cristo.

 

Si costituì così, presso questi nuovi iniziati, una conoscenza che abbracciava tutto ciò che formava il contenuto dell’antica iniziazione, ma al centro di questa scienza risplendeva la conoscenza superiore dei misteri dell’evento del Cristo. Tale sapere non poteva filtrare che in piccola parte nella vita generale, essendo quello il tempo in cui le anime umane del quarto periodo dovevano rafforzare le loro capacità di intelletto e di sentimento; perciò la conoscenza a quel tempo si può dire veramente che fosse un « sapere molto segreto ».