Il post-mortem nell’epoca post-atlantica

O.O. 13 – La scienza occulta nelle sue linee generali – (IV)


 

La vita che gli uomini dell’epoca post-atlantica conducevano fra nascita e morte esercitava la sua influenza anche sullo stato incorporeo che segue la morte; quanto più l’uomo volgeva il suo interesse alle cose del mondo fisico-sensibile, tanto più grande diveniva la possibilità che Arimane, insediandosi nell’anima sua durante la vita, conservasse il suo imperio oltre la morte. Presso i popoli dell’antica India tale pericolo era ancora minimo, poiché durante la vita terrestre essi sentivano il mondo fisico-sensibile come un’illusione. In tal modo essi si sottraevano dopo la morte all’influenza di Arimane.

 

Il pericolo diveniva più grande per i popoli paleo-persiani. Essi avevano volto lo sguardo durante la vita terrestre al mondo fisico-sensibile con interesse, e sarebbero in buona parte caduti preda di Arimane, se la parola ispirata di Zaratustra non avesse rivelato loro, a mezzo dell’insegnamento del Dio di luce, che dietro al mondo fisico-sensibile vi è quello degli spiriti della luce.

 

Quanto maggiormente gli uomini di quella civiltà avevano potuto accogliere nell’anima questo nuovo mondo di rappresentazioni destato in loro, tanto meglio riuscivano a sfuggire durante la vita terrestre all’attrazione di Arimane, e ad eluderlo dopo la morte, quando dovevano prepararsi per una nuova esistenza terrena. La potenza di Arimane durante la vita terrena agisce nell’uomo in modo da fargli considerare la vita fisico-sensibile come la sola esistente e da chiudergli in tal modo la visione del mondo spirituale. Nel mondo spirituale questa potenza conduce l’uomo all’isolamento completo, alla concentrazione della sua attenzione soltanto su se stesso. Gli uomini che al momento della morte si trovano in potere di Arimane rinascono come egoisti.

 

La scienza dello spirito attualmente può descrivere quale sia la vita che si svolge fra la morte e una nascita nuova, quando l’influsso arimanico è stato superato fino a un dato grado. Così difatti è stata descritta dall’autore di questo libro nei primi capitoli di esso e anche in altre opere; e così deve essere descritta, se si vuole far comprendere ciò che l’uomo può sperimentare in questa condizione di esistenza, quando si sia conquistata la pura visione spirituale di ciò che realmente esiste. Ogni individuo riesce a sperimentare in grado diverso, a seconda della sua vittoria sull’influsso arimanico. L’uomo si avvicina sempre più a ciò che egli può divenire nel mondo spirituale; occorre guardare attentamente il corso dell’evoluzione dell’umanità per precisare bene quali siano le altre influenze che possono ritardare l’uomo in questo suo progresso.

 

Presso il popolo egizio, Ermete aveva cura che gli uomini si preparassero durante la vita terrena alla comunione con lo spirito di luce. Gli interessi degli uomini fra nascita e morte, a quel tempo, erano però già tali che lo sguardo spirituale poteva a mala pena penetrare al di là del velo fisico sensibile; perciò anche lo sguardo spirituale rimaneva oscurato dopo la morte, e incerta la percezione del mondo della luce.

 

Il punto massimo di oscuramento del mondo spirituale dopo la morte si verificò per le anime che passavano nello stato incorporeo uscendo da un corpo appartenente alla civiltà greco-latina. Durante la vita terrena esse si erano completamente dedicate al perfezionamento dell’esistenza fisico-sensibile, e perciò si erano condannate a vivere come ombre dopo la morte.

 

I Greci sentivano quindi la vita che segue la morte come un’esistenza di ombre; e la parola pronunziata a quel tempo dall’eroe cui è cara la vita dei sensi: « Meglio mendicante sulla Terra, che sovrano nel regno delle ombre », non è una semplice espressione retorica, ma l’affermazione di un sentimento vero. Questa tendenza si accentuava ancora più presso quei popoli asiatici che, invece di venerare gli archetipi spirituali, ne adoravano soltanto le immagini sensibili.

 

Buona parte dell’umanità si trovava in questa condizione, all’epoca della civiltà greco-latina. È evidente che la missione degli uomini dell’epoca post-atlantica, che consisteva nella conquista del mondo fisico sensibile, dovesse avere come conseguenza l’allontanamento dal mondo spirituale.