Il primo annuncio dell'”IO SONO” dato a Mosè

O.O. 103 – Il Vangelo di Giovanni – 29.05.1908


 

Dobbiamo delineare due atteggiamenti fondamentali dell’anima, nel corso dell’evoluzione umana,

per poter comprendere tutto il fluire degli eventi.

 

Da un lato, dobbiamo ricordare

come gli uomini dell’età atlantica e del periodo paleo-indiano anelassero a liberarsi dell’individualità.

 

Ciò era possibile agli antichi atlanti, in quanto era per essi ovvio il fatto che ogni notte si liberavano dall’individualità per immergersi nella regione degli spiriti. Ed era possibile agli antichi indiani, perché i princìpi della loro iniziazione li conducevano, per mezzo dello yoga, appunto nella sfera dell’impersonale.

 

Ciò a cui si tendeva era di adagiarsi entro un elemento divino universale.

Questo adagiarsi in un elemento universale si era conservato, nelle ultime propaggini dell’umanità antica, nella coscienza della propria affinità con le generazioni passate, nella coscienza della stretta, intima connessione che legava il singolo, attraverso il sangue, con la serie delle generazioni, su fino al capostipite.

 

Questa consapevolezza era andata formandosi dall’atteggiamento dell’anima che si sentiva spiritualmente accolta entro la sfera divino-spirituale. Si giunse così al punto che gli uomini normalmente evoluti cominciarono bensì, durante il terzo periodo di civiltà, a sentirsi come individui singoli, ma allo stesso tempo sapevano d’essere parte d’un gran tutto divino-spirituale, sapevano di essere collegati attraverso la consanguineità con tutta la serie degli avi e che un Dio viveva per loro nel sangue fluente per le generazioni.

 

Abbiamo poi già veduto come nel popolo dell’Antico Testamento questa consapevolezza abbia raggiunto una certa perfezione: « Io e il padre Abramo siamo uno ». Il singolo si sentiva cioè inserito in tutto il connesso che risaliva fino al capostipite, al padre Abramo. Questo era a un dipresso lo stato d’animo fondamentale di tutte le stirpi normalmente evolute di quel terzo periodo di civiltà.

 

Ma solo ai seguaci dell’Antico Testamento era stato profeticamente annunciato che esisteva qualcosa di spirituale ancora più profondo di quel divino principio paterno, fluente nel sangue attraverso le generazioni.

 

Abbiamo già indicato quale fosse il grande momento dell’evoluzione dell’umanità, in cui quell’annuncio profetico fu dato: quando Mosè udì le parole: « Quando annuncerai il mio nome, tu dirai: Me lo ha detto l'”Io-sono” », allora per la prima volta risuonò l’annuncio e la rivelazione del Logos, del Cristo.

 

Allora per la prima volta venne annunciato profeticamente,

a coloro che erano capaci di comprendere,

che nella divinità non viveva solo ciò che si esplica nel nesso di consanguineità,

ma anche un quid puramente spirituale.