Il principio del sangue nell’iniziazione precristiana e il suo superamento attraverso il Cristo

O.O. 96 – Il Padre Nostro – 25.03.1907


 

Oggi le nostre considerazioni si riferiranno principalmente ad una parola del Nuovo Testamento che a molti risulta incomprensibile o difficilmente comprensibile. Per lo meno, è facile che non le si attribuisca il senso profondo che risulta invece appieno ad uno studio del cristianesimo esoterico. Questa parola c’introdurrà, anche per altra via, nel più profondo spirito e significato del cristianesimo. Si tratta della ben nota massima:

«Tutti i peccati potranno esserci rimessi, ma non quelli contro lo Spirito Santo».

 

In una tal massima risiede effettivamente il senso della missione del cristianesimo; e la concezione scientifìco-spirituale è in fondo il solo strumento atto a scoprire questo senso profondo.

Chi si accosta alla scienza dello spirito deve abituarsi sempre più a considerare, dai più diversi lati, la grande, universale missione del movimento scientifìco-spirituale; e sempre più dovrà farsi strada nel mondo l’idea che questo movimento non intende fondare una nuova fede, o addirittura una nuova setta, o altre simili cose.

Sono ormai passati i tempi in cui, entro l’evoluzione dell’umanità, si potevano fondare nuove confessioni di fede o nuove religioni. Quei tempi sono passati, e l’evoluzione religiosa consisterà nel trasformare le religioni oggi esistenti in una grande unitaria religione dell’umanità.

 

Il movimento scientifico-spirituale non intende predicare una nuova religione agli uomini;

ma vuol essere soltanto uno strumento per comprendere le profonde verità contenute nei documenti religiosi.

 

Ho già spesso richiamato la vostra attenzione sul fatto che la tendenza della nostra epoca, negli ambienti teologici o comunque negli ambienti religiosi, è di volgarizzare le verità religiose, è di non coglierne il senso più profondo.

Oggi, in tali ambienti, ci si accontenta di concepire il Cristo Gesù come il semplice uomo di Nazareth: ben volentieri si accetta di additare all’umanità la sua figura come un ideale superiore, come un Socrate, o un Platone, o un Goethe, o uno Schiller. Ma non si desidera di innalzarlo troppo al di sopra dell’umanità media.

Oggi si è ben lontani dal chiedersi se nel corpo di Gesù di Nazareth non abbia forse dimorato un’entità che trascende l’umanità normale. L’umanità attuale sembra essere ben lontana dal proporsi questo antico problema degli gnostici.

 

Questo antico problema mirava ad appellarsi a tutta la sapienza umana al fine di comprendere che cosa effettivamente avesse avuto luogo nell’anno I della nostra era. E così oggi ci si accontenta di interpretare una profonda verità com’è quella del peccato contro lo Spirito Santo, con alcune frasi morali, con alcune sentenze davvero superficiali.

Ma i documenti religiosi non esistono per essere commentati superficialmente. Nessuna profondità potrà essere abbastanza profonda, e nessuna sapienza abbastanza sapiente, per sollevare un tal velo. E neppure può esser lecito introdurre alcunché di arbitrario in questa ricerca di un senso più profondo. Agli uomini privi di erudizione e di preparazione scientifica ciò non accadrà facilmente; ma è anche vero che i documenti religiosi sono così profondi che nessun sapere giunge a scoprire interamente il loro senso.

 

Nessuna anima è semplice fino al punto

di non poter ricevere dai veri documenti religiosi impressioni grandi e possenti.

E nessuna sapienza può esser tanto alta da superare l’altezza di un vero documento religioso.

 

Partendo da un tal punto di vista e da un tale sentimento, cercheremo oggi di dare una spiegazione di questa massima.

Innanzitutto cercheremo di chiarirci che cosa s’intenda nel vero cristianesimo esoterico per Spirito Santo, e che cosa s’intenda per gli altri due aspetti della divinità: il Figlio (ossia la Parola o logos) ed il Padre.

 

Non si può penetrare in tali cose con la speculazione o con la riflessione. In queste cose non è lecito che ognuno introduca un senso arbitrariamente. Questo senso è stato riposto in esse da quelli che chiamiamo gli iniziati cristiani; e noi non abbiamo che attenerci a quanto è stato insegnato nelle loro scuole. Perciò è un male prendere la Bibbia in modo esteriore e fare speculazioni sul significato di questa o quella parola. Questo, un vero occultista non lo farà mai. Egli sa che sono esistite scuole d’iniziazione cristiana nelle quali è stato insegnato il senso profondo riposto nei documenti cristiani, e quindi affronterà diversamente il problema. Questo senso non è mai stato insegnato in nessun altro modo; e non esistono punti di vista diversi in proposito.

 

Cerchiamo di attenerci a un punto che forse è apparso di più alla superficie della storia esteriore: alla grande scuola esoterica cristiana fondata dall’apostolo Paolo stesso ad Atene, alla scuola di Dionigi Areopagita.

Gli studiosi si sono assuefatti a parlare di uno Pseudo-Dionigi, perché è possibile rintracciare scritti che portano questo nome solo a partire dal sesto secolo. Ma gli studiosi non colpiranno nel segno, su questo punto, se non si renderanno conto che, nel corso dei tempi, gli usi degli uomini sono andati mutandosi radicalmente.

 

Mentre, oggi, un uomo a cui venga in mente una volta un pensiero intelligente non avrà requie finché questo pensiero non si sia tramutato in carta stampata e non svolazzi per il mondo, in passato si usava appunto il contrario: le verità più sacre venivano preservate dal vasto pubblico, e si impediva che venissero rese note a chiunque.

Solo quelli che erano conosciuti, e che avevano dato prova di saper accogliere tali verità in modo degno e di esser provvisti di un senso per la verità, solo quelli potevano accoglierle.

Esse venivano comunicate in un primo tempo solo verbalmente, perché si desiderava che chi parlava di tali verità, o anche solo chi apriva gli occhi degli scolari sui fatti ad esse relativi, pronunziasse le parole versandole in un’atmosfera di devozione, di sentimento puro, di caldo e vivo cuore. I discepoli di quelle scuole esoteriche dovevano riuscire a suscitare in sé un determinato stato d’animo, un determinato sentimento rispetto a quelle somme verità.

 

Oggi si è dell’avviso che si possa accogliere una verità, a prescindere dal nostro stato d’animo. E, con questo, non intendo sollevare una critica: oggi deve essere così; ciò è frutto dell’evoluzione. Ma in quel passato si aveva un’altra idea. Allora non era indifferente l’atteggiamento interiore con cui una verità matematica o fisica veniva accolta. Allora si sapeva bene che occorreva accogliere anche le nozioni più semplici (le quali in fondo comunicavano anch’esse delle verità) con uno stato d’animo elevato.

Queste comunicazioni venivano accolte come una rivelazione dello spirito cosmico divino. Similmente venivano accolte persino le verità matematiche, le quali presentavano le rivelazioni divine in rapporto allo spazio. La scuola si preoccupava molto di suscitare nei discepoli un atteggiamento giusto, un giusto modo di sentire.

 

Così avveniva anche nella scuola di Paolo, che rivelava ai discepoli le verità superiori soltanto dopo una profonda preparazione. Mentre Paolo predicava il cristianesimo nel vasto mondo, i suoi discepoli ne sperimentavano, ad Atene, lo sfondo esoterico; ed essendosi lo spirito di quella scuola propagato per un lungo periodo di tempo, avvenne che i sommi rappresentanti della verità esoterica fossero chiamati sempre con lo stesso nome.

La scuola d’Atene continuò ad esistere per secoli; e quello che ne fu di volta in volta il sommo maestro ed il sommo iniziato, portò sempre il nome di Dionigi. Perciò, colui che nel sesto secolo trascrisse quelle antiche verità (quando ormai la scrittura era entrata maggiormente in uso) portò anch’egli lo stesso nome. Solo chi ne è a conoscenza, potrà comprendere quale grande importanza abbia avuto ciò per la scuola di Dionigi.

 

Cercheremo ora di apprendere qualcosa, nel senso del vero cristianesimo, sulle tre parole:

Padre, Figlio e Spirito.

 

Nelle nostre considerazioni sul Padre nostro, abbiamo guardato da un altro punto di vista a quanto si cela dietro queste tre parole. Abbiamo appreso allora quali elementi della divinità si esprimano nei tre elementi superiori della natura umana, nel manas, nel buddhi, nell’atma. Abbiamo appreso come queste tre sfere superiori della natura umana siano connesse con le parole di “nome”, “regno” e “volontà” nel Padre nostro.

Oggi cercheremo di considerare questi tre elementi costitutivi dell’uomo da un altro punto di vista, ossia come avveniva nella scuola esoterica cristiana. Richiamiamoci quindi alla mente quale sia il rapporto fra la natura umana inferiore e la superiore.

 

Nelle scuole cristiane si è sempre insegnato

• che l’uomo consta del corpo fisico, del corpo eterico o vitale, e del corpo astrale;

• e che, entro questi tre corpi, come elemento interiore dell’entità umana vive l’io.

La cosiddetta sacra tetrade, di cui si è sempre parlato in passato,

era costituita dal corpo fisico, dal corpo eterico o vitale, dal corpo astrale e dall’io.

 

Ma abbiamo anche appreso che, nel corso dell’evoluzione umana,

questi tre corpi vengono trasformati dall’io.

• Abbiamo visto che l’io deve prima trasformare il corpo astrale,

che è il portatore degli affetti, degli istinti, delle passioni e delle sensazioni.

• Possiamo anche chiamarlo, questo corpo astrale, “corpo senziente”.

 

Anche il cristianesimo esoterico insegnava che l’io è chiamato a nobilitare

e a purificare sempre più, nel corso dell’evoluzione, il corpo astrale.

• E quello che l’uomo ha purgato, purificato e nobilitato del suo corpo astrale,

viene chiamato, nel cristianesimo esoterico, lo Spirito Santo nell’uomo.

 

Si potrebbe anche dire, esprimendoci nel linguaggio della scienza dello spirito,

che quella parte del corpo astrale che viene purificata dall’io si chiama, nel cristianesimo esoterico,

• la parte del corpo astrale che è afferrata dallo Spirito Santo.

 

Sappiamo poi che l’io opera anche sul corpo eterico, trasformandolo, nobilitandolo e purificandolo.

• Nella vita esteriore ordinaria, sia materiale che spirituale,

l’elemento morale della cultura agisce sul corpo astrale nobilitandolo;

• sul corpo eterico dell’uomo agisce invece, trasformandolo e nobilitandolo,

solo quanto egli accoglie in sé dalla religione e dall’arte, ove ha il presagio dell’eterno nella forma del tempo.

 

Gli impulsi artistici agiscono con maggior forza che non l’educazione morale,

agiscono con maggior forza di quanto non agisca sull’umanità la vita giuridica e statale;

nella vera opera d’arte, infatti, traluce ciò che è eterno ed imperituro.

• Più fortemente influiscono sul corpo eterico gli impulsi religiosi.

Sotto l’influsso di tali impulsi, una parte del corpo eterico viene elaborata

e si trasforma in buddhi, ossia nel logos, nella Parola.

Nel cristianesimo esoterico ciò viene chiamato il Cristo.

 

In una trattazione come la nostra dobbiamo sempre tener presente che, in quanto noi ci applichiamo allo studio della scienza dello spirito, non inseguiamo una qualsiasi grigia teoria, un alcunché di estraneo al mondo ed alla vita; ma che cerchiamo nello spirito qualcosa per cui si possa influire direttamente sui corpi inferiori, nobilitandoli e purificandoli.

Solo se avremo afferrato e sperimentato lo spirito, e se saremo riusciti a tradurlo nella vita, potremo ad ogni istante compenetrare la nostra vita e spiritualizzarla mediante quanto abbiamo appreso nel regno dello spirito. Allora noi metteremo in pratica la conoscenza spirituale.

 

• L’importante non è che si facciano escogitazioni, ma che lo spirito fluisca nella nostra vita culturale.

E poiché qui si parla della trasformazione dei corpi umani, converrà anche richiamare l’attenzione su qualcosa di pratico, e cioè su quanto in fondo ci comunicano queste frasi.

Quando voi, con la vostra coscienza, state entro la vita, quando andate per strada o al mercato, quando fate agire su di voi gli influssi della vita e fate fluire in voi le impressioni del mondo, allora solo una parte della vostra esperienza affiora alla vostra coscienza.

 

• Chi non tenga conto di ciò, non potrà mai comprendere la vita,

né forse certi importanti segreti della quotidianità.

• Chi aspira alla conoscenza spirituale deve penetrare più a fondo, con lo sguardo,

di quanto non sia oggi in grado di fare un’altra persona coi mezzi esteriori della cultura ordinaria.

 

I nostri diversi corpi – il corpo eterico ed il corpo astrale – si distinguono anche per il fatto

che vengono influenzati in modo diverso dal mondo esterno.

 

• Tutto ciò che voi accogliete coscientemente e a cui rivolgete la vostra attenzione,

tutto ciò di cui vi rendete consapevoli nella vita, incontrandolo, perché la vostra coscienza ne viene toccata,

tutto ciò che vedete fuori, o nella vostra stanza e che fa una impressione su di voi,

tutto ciò si esprime negli ondeggiamenti e movimenti del vostro corpo astrale.

• Tutto quanto voi sperimentate nella vita della coscienza,

tutto ciò un iniziato può seguirlo nei movimenti e nelle correnti

ed in tutto ciò che si manifesta entro il corpo astrale.

 

Ma esistono nell’uomo anche altri influssi; influssi a cui normalmente egli non rivolge la sua piena attenzione. Per farvi comprendere ciò che intendo dire, parlerò in modo ben concreto.

Quando andate per le strade della città, voi non potete fissare la vostra completa attenzione su tutte le numerose cose davanti a cui passate. Vi sono molte cose di cui, dopo, voi non saprete neppure che vi siete passati accanto.

Pensate solo, quando percorrete una strada, a tutto quanto sta nelle vetrine, a destra ed a sinistra, e a quanti uomini, chissà come vestiti, vi sono passati accanto! Avete forse rivolto la vostra attenzione a tutte queste cose? Certo che no.

Tutto ciò a cui non avete rivolto consapevolmente la vostra attenzione,

però, non vi passa accanto senza lasciare traccia, ed esercita un’impressione su di voi.

 

Supponiamo che un tale sfogli le pagine di un giornale umoristico, o guardi un cartello pubblicitario. Quello che egli osserva con attenzione cosciente, non è tutto quello che egli ivi fa. Sulle pagine del giornale umoristico vi sono cose che egli non porta a coscienza, ma che, nondimeno, fanno su di lui una certa impressione.

Si dice, in tal caso, che si tratta di impressioni che risiedono sotto la soglia della coscienza; ma in realtà la cosa è diversa.

 

In realtà molte cose, innumerevoli cose, agiscono sull’uomo senza che egli se ne renda conto coscientemente;

e agiscono talvolta più profondamente e più significativamente

di quelle di cui è consapevole; perché agiscono soprattutto sul suo corpo eterico.

• Continuamente voi ricevete delle impressioni sul vostro corpo eterico;

ed esso si mette in movimento, e onde e flutti si formano,

seppure di natura più fine delle onde formate nel vostro corpo astrale dalle impressioni coscienti.

Tuttavia, sebbene più fini, esse esistono.

• Da ciò potete dedurre quanto infinitamente importante sia per tutta l’evoluzione umana

quello di cui l’uomo effettivamente non si rende affatto conto nella sua coscienza.

 

Nei sostrati della nostra civiltà

agiscono continuamente, sui sensi attuali degli uomini, molte cose che, eludendo il corpo astrale,

esercitano un influsso diretto sul corpo eterico e destano in esso immagini dal significato duraturo.

• Tali cose agiscono continuamente sugli uomini, dai sostrati della nostra civiltà;

ed è appunto qui che la scienza dello spirito deve additare fatti più sottili,

è qui che essa deve mostrare che la conoscenza del mondo spirituale può gettar luce sulla vita quotidiana.

E così: in una determinata epoca agiscono tutt’altre tendenze da quelle di un’altra epoca.

 

Se in un’epoca sono in uso certe forme di pubblicità e certi fogli umoristici orrendi, di qualità assolutamente deteriore, che hanno presa soltanto sulla sensualità e sulla smania del sensazionale, e se in un’altra epoca invece queste cose non sono in uso, tutto ciò si riflette normalmente nelle tendenze ed anche nei temperamenti e nelle disposizioni dei caratteri degli uomini; e gli iniziati sono in grado di constatarlo.

Perfino la voce della coscienza negli uomini è uno specchio degli influssi occulti che vengono esercitati su di loro.

 

Chi volesse studiare la forma di coscienza, il temperamento, l’atteggiamento interiore e le tendenze delle popolazioni dell’Europa centrale, o dell’Europa in genere, nei secoli XII, XIII e XIV, dovrebbe far risalire tutte queste caratteristiche, procedendo nel senso dell’occultismo, allo stile dell’architettura, allo stile della pittura e a tutti gli altri strumenti culturali che attorniavano le anime umane.

Era ben diverso l’atteggiamento che si aveva nell’andare per strada allora, dove tutto a sinistra e a destra era in connessione con l’anima, da quello che si ha oggi; oggi al mercato siamo circondati da tutt’ altre cose!

Né dobbiamo assolutamente trascurare ciò che sta sotto al livello della coscienza; infatti, gli impulsi connessi con le grandi tappe dell’evoluzione umana esercitano profondissimi influssi sull’uomo.

 

Non si deve perciò sottovalutare il fatto

che oggi, nei sostrati della nostra civiltà, troviamo ogni sorta di cose a cui ho accennato ora,

nelle quali risiedono le vere cause dell’atteggiamento e del sentire materialistico moderno.

Lì appunto ne vanno ricercate le cause.

• E perciò non si può, così senz’altro, accusare di essere reazionario

chi, da un punto di vista più profondo, aspiri

a che elementi nobili e significativi vengano espressi

proprio da ciò che influisce così profondamente sull’anima umana,

cioè vengano improntati fino nelle forze plasmatrici del corpo eterico.

 

C’è dunque un modo di considerare le cose che non tiene conto dei pregiudizi del tempo, ma delle verità spirituali. E se un tal modo di considerare le cose noi lo estendiamo a ciò che è dannoso, a ciò che genera un atteggiamento materialistico nella nostra vita quotidiana, senza che l’uomo se ne possa accorgere, allora ci renderemo conto che, con le teorie e con le dottrine, non si farà molta strada, se queste teorie e dottrine non si immergeranno in profondità nelle cose.

 

Sapendo che le più alte dottrine del cristianesimo si sono riflesse nella pittura,

non vi meraviglierete poi del fatto che queste si riflettevano anche in ciò che circondava continuamente l’uomo,

pur se egli non vi prestava attenzione.

 

Consideriamo ora quello che nell’esoterismo cristiano è chiamato il Padre.

• Sappiamo che dall’io viene trasformato non soltanto il corpo astrale,

ma anche il corpo eterico ed il corpo fisico.

• Essi vengono trasformati dall’uomo inconsapevolmente, a meno che

egli sia un esoterista, o un occultista, o un discepolo della scuola esoterica.

• Tutto ciò che opera soltanto sul corpo astrale è solo una preparazione

per una vera disciplina esoterica, per una vera scuola occulta.

 

La disciplina occulta ha inizio

• nel momento in cui si apprende a elaborare il corpo eterico o vitale,

• nel momento in cui l’uomo viene messo in condizione di trasformare,

con l’aiuto degli insegnamenti del suo maestro occulto,

i propri temperamenti, le proprie inclinazioni ed abitudini,

ossia quando l’uomo diventa un altro uomo.

 

La conoscenza vera del mondo superiore ha inizio solo quando l’uomo diventa un altro uomo.

Si può imparare la fisica teoricamente; ciò agisce solo sul corpo astrale.

Ma solo se gli insegnamenti contengono una forza sostanziale che permette di agire sull’uomo, trasformandolo,

solo allora si formano, da dentro, gli organi atti a contemplare il mondo superiore.

In tal modo ha luogo la trasformazione del corpo eterico, ed anche la trasformazione del corpo fisico.

 

E poiché il corpo fisico si trasforma partendo dal processo della respirazione,

mediante la sua ritmizzazione,

questo corpo fisico, quando sia illuminato dalla coscienza, viene chiamato atma.

L’esoterismo cristiano lo chiama il Padre.

 

Nell’esoterismo cristiano dobbiamo dunque distinguere:

• Lo Spirito Santo: il cristiano ha in sé tanto di Spirito Santo,

quanto ha nobilitato il proprio corpo astrale.

• Il Figlio (il logos, la Parola): il cristiano ha in sé tanto del Figlio, tanto del logos,

o della parola, quanto ha trasformato il proprio corpo eterico.

• E, in terzo luogo, il Padre: il cristiano ha in sé tanto del Padre,

quanto il suo corpo fisico si è trasformato, ed è divenuto eterno.

(Solo un iniziato può avere in sé, coscientemente, il Padre).

 

Per poter distinguere quale sia il peccato, o la bestemmia, contro lo Spirito Santo, contro il Figlio, o contro il Padre, e per immedesimarci nell’uso linguistico cristiano, dovremo ricordarci qual è la missione del cristianesimo e come la intendessero i maestri dell’esoterismo cristiano.

Ho indicato spesso che la più profonda missione del cristianesimo si esprime con le parole:

• «Chi non abbandona padre, madre, fratello e sorella, non può essere mio discepolo».

La stessa cosa è espressa in modo diverso nelle parole di Marco:

• «Ed essendo giunti sua madre e i suoi fratelli, si erano fermati fuori e l’avevano mandato a chiamare. Intorno a lui stava seduta una gran folla, e, quando gli fu detto: ecco, tua madre e i tuoi fratelli son fuori e ti cercano, egli rispose: chi è mia madre? e chi sono i miei fratelli? Poi, dando un’occhiata ai discepoli che gli stavano seduto attorno disse: ecco mia madre e i miei fratelli! Chi avrà fatto la volontà di Dio, questi mi sarà fratello, sorella e madre». Parole simili si trovano anche in Luca: «Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio, e la mettono in pratica».

 

In tali parole si esprime la vera missione del cristianesimo. Le comprenderemo se ci rappresentiamo con l’anima vivamente il corso dell’evoluzione umana. E questa sarà anche la migliore preparazione per parlare del mistero del Golgota.

Se risaliamo il corso dell’evoluzione dell’umanità, giungeremo, a ritroso, fino a quella che chiamiamo l’epoca lemurica. Sappiamo già che l’epoca atlantica è stata preceduta dall’antica epoca lemurica. Troviamo in quell’antica epoca l’essere umano, per così dire, semi-animale, costituito da quattro elementi: troviamo un uomo che consisteva già di una tetrade – corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale e la predisposizione all’io -, ma che non era ancora in grado di elaborare, neppure in misura minima, i suoi tre involucri.

Infatti, la forza necessaria all’uomo per elaborare, nel senso in cui abbiamo parlato, i suoi involucri, doveva prima penetrare nel portatore della vera natura umana.

 

Non esisteva ancora, in quell’epoca, quello che voi oggi designate come il vostro io, quello che è il nocciolo della vostra anima e della vostra più profonda natura, la quale contiene qualcosa che è già la trasformazione dei tre involucri umani; quell’io non esisteva, e penetrò nell’evoluzione appunto in quell’epoca.

L’io era ancora uno spazio vuoto, che doveva accogliere quella che oggi è la più profonda interiorità, quella che chiamiamo la parte immortale dell’uomo, che passa attraverso tutte le incarnazioni e che, con la Terra, passerà ad un’altra esistenza planetaria.

Solo allora l’io si immerse nella dimora umana; prima esso stava nel grembo della divinità e costituiva una parte della natura divina.

 

Ho già usato un’immagine, per esprimere come ebbe luogo allora l’immersione dell’anima umana nel corpo, l’infusione delle gocce divine nei singoli involucri umani.

Ho detto: si prenda un bicchiere d’acqua; in esso molte gocce sono contenute entro il liquido che lo riempie. Ed ora si prendano mille piccole spugne, s’immergano nell’acqua, cosicché ognuna di esse ne assorba una goccia. Avremo così assorbito dal bicchiere molte gocce d’acqua e avremo ripartito nelle diverse piccole spugne ciò che prima esisteva nel bicchiere in forma fluida unitaria.

 

Ciò che oggi è in noi, e che prima stava nel grembo della divinità

come in un elemento universalmente fluttuante, si ripartì allora nei singoli corpi umani,

cosicché oggi ognuno di noi ha in sé una goccia di quella sostanza divina unitaria.

In tal modo si individualizzò ciò che prima era solo una parte della natura divina generale.

 

Come le mie dieci dita sono membra del mio organismo,

così le anime che oggi dimorano nei corpi umani sono membra della divinità.

È come se ogni dito si individualizzasse,

come se ogni dito acquistasse una vita propria, circondandosi di altri involucri.

Similmente le gocce che prima riposavano in grembo alla divinità, diventarono entità umane interiori.

 

Queste entità umane interiori presero dimora entro i corpi umani a ciò allora preparati. Quei corpi umani avevano un aspetto del tutto differente dall’attuale. Forse nessuno mi crederebbe, se descrivessi come quei corpi umani si aggiravano allora sulla Terra in attesa di ricevere un’anima dalla divinità. Anche chi sia già abituato a udire parlare di queste cose, si stupirebbe assai se io descrivessi come erano allora quei corpi, e come quelle forme, che oggi ci apparirebbero grottesche e inconcepibili, si siano trasformate nei corpi umani attuali.

Chi ha fatto sì che quei corpi conquistassero l’aspetto attuale? L’anima interiore stessa lo ha fatto. La figura, la forma di quest’anima umana operava allora dall’interno verso l’esterno.

Possiamo farci un’idea di come l’anima operasse, osservando nell’uomo attuale gli ultimi residui dell’attività formatrice dell’anima sul corpo.

 

Osserviamo il sentimento di vergogna, l’angoscia, la paura, il terrore.

Il sentimento di vergogna produce sul volto umano il rossore; il suo colore ne è alterato.

Altrettanto avviene nell’angoscia, nella paura, nel terrore. In un caso si arrossisce, nell’altro si impallidisce.

 

Nella mia conferenza II sangue è un succo molto peculiare, ho detto che

• il sangue è l’espressione esteriore del lavoro interiore dell’uomo individuale.

• L’entità umana interiore irrompe nel sangue: chi ha il sangue ha l’io,

e chi ha l’io ha il sangue, perciò questo è un succo tutto particolare.

Ciò però vale solo per il sangue caldo, in contrapposizione al sangue a temperatura variabile.

 

Come ancora oggi nel senso di vergogna, nella paura e nel terrore, l’io che ha questi sentimenti agisce sul sangue e trasforma il corpo in modo così chiaro ed intimo, come dunque avviene oggi nel rossore della vergogna e nel pallore della paura, così avveniva anche in quelle epoche remote.

 

Nei primi tempi dell’evoluzione umana l’influsso sul sangue era grande e possente.

• Allora il sangue esprimeva in modo intimo e preciso

la forza interiore che si era introdotta nell’io come suo contenuto divino.

• In tal modo l’io andò configurandosi attraverso le diverse razze.

 

Come oggi l’uomo può impallidire o arrossire, così allora

il sentimento interiore andò formando, da dentro a fuori, l’intero corpo umano.

 

Quando il corpo umano era ancora molle, quando per esempio non possedeva

ancora le dita, l’io plasmò la forma umana, da dentro a fuori, mediante il sangue.

Il sangue è il mezzo che ancora oggi l’uomo ha a disposizione per esprimere se stesso.

 

La forza plasmatrice viene esplicata dall’io, per tramite del sangue, nella costruzione del corpo umano.

Così noi impariamo a conoscere il sangue come portatore dell’io, nelle sue molteplici forme.

 

In altre conferenze ho richiamato l’attenzione sopra un mistero che si cela nelle più antiche narrazioni bibliche: ho richiamato l’attenzione sull’immagine di Adamo che vive per molti secoli.

Ciò si basa su quello che abbiamo chiamato il matrimonio consanguineo, ossia entro l’ambito della consanguineità. Lo troviamo nei primordi di ogni popolo.

Naturalmente, dobbiamo risalire molto, molto indietro nel tempo. Troviamo dappertutto, in quelle remotissime epoche, dei piccoli gruppi consanguinei fra le popolazioni della Terra; ed i matrimoni avvenivano soltanto entro questi piccoli gruppi consanguinei. Ciò ha importanti conseguenze.

 

Per far comprendere meglio ciò di cui si tratta, ho riferito, altra volta, un colloquio avvenuto fra i due poeti Anzengruber e Rosegger. Vi ricorderete che il poeta Rosegger, molto bravo e stimato, descrive i suoi contadini da un punto di vista esteriore, e così ce li presenta. Anzengruber invece ce li descrive in modo più vivo; ce li presenta saldi e sicuri sulle loro gambe, come scolpiti: sicuri e schietti.

Un giorno i due poeti e amici uscirono insieme. Disse allora Rosegger ad Anzengruber: tu descriveresti assai meglio i contadini se andassi in campagna, e se una buona volta li osservassi. Allora Anzengruber gli rispose: io non ho mai visto un contadino; tuttavia li descrivo come li ho nel sangue. Mio padre, mio nonno, mio bisnonno, ed anche i miei zii erano contadini. E questo io l’ho nel sangue. Anzengruber, dunque, non aveva affatto bisogno di vedere i contadini. Il sangue operava in lui attraverso le generazioni, e questo poi risultava nella descrizione dei suoi contadini.

 

Vedete dunque come lo spirito operi per il tramite del sangue, e come un io possa esplicare la sua azione anche non limitatamente alla personalità singola, ma rafforzato attraverso il padre, il nonno e così via. In Anzengruber ciò risulta evidente, perché nel suo paese si usava sposarsi solo fra contadini. Ed allora un certo grado di coscienza atavica permaneva attraverso le generazioni.

Questo genere di coscienza atavica esisteva ad un livello assai superiore nei primi tempi di cui ci parla la Bibbia. Allora esisteva ancora una vera memoria, un rammemorarsi delle esperienze degli antenati.

 

Vi fu un tempo in cui l’uomo non si ricordava soltanto

delle proprie esperienze di quando era bambino o giovinetto,

ma si ricordava anche quello che avevano fatto suo padre e suo nonno.

 

Per quanto incredibile ciò possa sembrarci oggi, tuttavia è assolutamente vero che, in quegli antichi tempi in cui i matrimoni avvenivano entro l’ambito della più stretta consanguineità, ed in cui non ci si poteva sposare all’infuori della famiglia senza commettere un peccato, l’io non solo possedeva quel tipo di coscienza come l’hanno ancor oggi le generazioni dei contadini, ma il figlio diceva di quel che il padre ed il nonno avevano sperimentato: io l’ho sperimentato.

 

Avvenne dunque, dopo nove secoli, che i discendenti di Adamo

dicessero delle esperienze di Adamo stesso: io l’ho sperimentato.

Attraverso le generazioni passava, allora, una specie di io di gruppo.

E quell’io di gruppo era designato come Adamo, o come Abramo.

Un tal fatto si cela anche nel primo capitolo dell’Antico Testamento.

 

Da ciò potete anche vedere che il sangue

veniva considerato come l’espressione esteriore dell’anima creatrice interiore.

 

• Come avvenne poi che l’uomo perdette questa facoltà di risalire con la memoria le generazioni?

• Come avvenne che la sua coscienza e la sua memoria furono poi limitate alla sua propria vita?

Lo furono in quanto la consanguineità venne infranta.

 

L’antica affinità del sangue si andò allentando; le cerchie più strette allargarono i loro confini.

Le piccole famiglie si allargarono; diventarono tribù; le tribù diventarono popoli.

L’umanità non avrebbe più potuto progredire,

se le famiglie non si fossero raggruppate in tribù, e le tribù in popoli,

se gli stretti vincoli del sangue non si fossero col tempo spezzati.

La memoria stessa si estende fino alle generazioni degli avi.

 

Ho detto spesso che la memoria ha per portatore il corpo eterico,

che è questo a riprodurre le immagini mnemoniche;

se terrete conto di ciò, vi sarà chiaro il rapporto fra sangue e corpo eterico.

• In quanto l’io si esprime esteriormente nelle onde del sangue,

nel moto che irrompe entro il sangue, esso si imprime anche nel corpo eterico.

 

E se vi ricorderete che chi vuol diventare un iniziato ha da elaborare il corpo eterico,

allora non sarete lontani dal comprendere ciò che è intimamente connesso

con la natura degli antichi misteri, con la natura dei misteri precristiani.

Questi misteri precristiani avevano anch’essi a che fare col sangue.

 

Oggi cercheremo appunto di apprendere come tutto ciò sia connesso col sangue.

Sappiamo già che chi, nell’era precedente al Cristo, doveva ricevere l’iniziazione, doveva esservi preparato. L’iniziando aveva il compito di trasformare le sue proprie qualità ed abitudini; solo in tal modo poteva diventare un uomo atto a ricevere l’iniziazione.

Inoltre, ho detto che gli iniziati riconducono agli adepti dell’antica epoca atlantica; e che in quell’epoca il discepolo, dopo esser stato preparato nel modo corrispondente, veniva immerso per tre giorni e mezzo in una specie di stato di sonno, in un sonno tale per cui dal corpo fisico si sollevava non solo il corpo astrale, ma anche il corpo eterico.

 

Il maestro incaricato di iniziare il discepolo dirigeva tutto il procedimento.

Il corpo eterico veniva sollevato, ed in tal modo l’iniziato aveva la possibilità di far penetrare nell’iniziando la forza necessaria alle esperienze spirituali, la forza necessaria a contemplare e a sperimentare realmente il mondo superiore.

Essendosi il discepolo preparato a ciò, il suo corpo eterico si metteva in movimento, ed in tal modo egli diventava capace di contemplare i mondi superiori. Quando poi veniva ricondotto entro il suo corpo, egli era diventato un testimonio della verità e della realtà del mondo spirituale.

 

Si trattava in sostanza di questo:

l’uomo doveva attutire, doveva oscurare la propria coscienza;

e tale riduzione della coscienza era connessa col liberarsi del corpo eterico dal fìsico.

Egli stava allora interamente sotto l’influenza del suo maestro.

 

Ma osserviamo il procedimento.

Tutte le leggi, tutte le disposizioni, tutta la struttura sociale, risalgono in ultima analisi all’iniziazione.

Al sommo della struttura sociale stava il Grande iniziatore.

Da lui procedevano direzioni e mete.

I discepoli poi portavano fuori nel mondo la saggezza rivelata;

e coloro che, nel mondo, ne udivano parlare, orientavano ed organizzavano la vita sociale in modo conforme.

 

Tutto dipendeva dall’autorità dell’iniziazione, dell’iniziatore.

Si trattava del principio di autorità fondato massimamente, e nel migliore dei sensi, sulla verità e sulla saggezza.

Solo alle grandi e sapienti guide dell’umanità era lecito esercitare una siffatta autorità.

E ciò avveniva senza che all’umanità, per tal ragione, fosse in qualche modo arrecato alcun danno.

 

Si trattava quindi di estrarre dal corpo fisico, nel modo giusto, il corpo eterico.

E questo non si poteva fare così senz’altro, in ogni uomo.

Chi vi dicesse che ciò si poteva fare in ogni uomo,

vi descriverebbe le cose astrattamente, ve le descriverebbe in modo non veritiero.

Per ottenere queste cose occorreva una lunga preparazione.

 

Importante era che il sangue avesse la giusta mistura;

anche perciò era molto importante che la stirpe dei sacerdoti non si mescolasse con altre.

• Per secoli e secoli venne curato che ci fosse sempre il giusto discendente di quella stirpe,

atto a diventare un giorno un vero iniziato.

• Era un trattamento in grande stile del corpo umano,

in un modo immensamente misterioso, misterioso nel più bel senso della parola.

 

I più grandi iniziati venivano preparati, per quanto riguarda il loro principio fisico,

per secoli e secoli; venivano preparati con riguardo alla composizione del loro sangue.

• Tutta questa preparazione è il tratto caratteristico dell’iniziazione precristiana,

ma questa iniziazione non potè continuar in eterno,

non potè durare in perpetuo nell’evoluzione dell’umanità.

 

Un tale principio d’iniziazione, infatti, con che cosa era connesso?

Era connesso con la purezza della consanguineità.

Quanto più ci avviciniamo a questa purezza,

tanto più vicini giungiamo ad un siffatto principio d’iniziazione.

Nei tempi più antichi, dunque, l’iniziazione si fondava sul principio del sangue.

 

Ma un tal principio fu infranto sempre più, di famiglia in famiglia, di tribù in tribù, di popolo in popolo.

Doveva iniziare ciò che si adempirà in futuro: che tutti questi vincoli di consanguineità si infrangano.

 

• Come si esplicava infatti il principio di comunità che era stato dato all’uomo

quando, dal grembo della divinità, discese sulla Terra?

Si potrebbe dire che un tal principio di comunità si esplicava scorrendo attraverso il sangue;

e quando si voleva dare l’iniziazione a un individuo, si doveva tener conto del sangue.

Quando, col sangue caldo, fu data all’io la possibilità di inserirsi nel carattere animico divino,

questa divina natura fluì attraverso il sangue: «Io sono colui che fu, colui che è, e colui che sarà».

 

Il dio Jehova è appunto colui che disse: io sono colui che fu, colui che è, e colui che sarà.

E dove agì al massimo Jehova? Agì al massimo nel sangue.

E come veniva condotto l’uomo all’iniziazione?

Veniva condotto mediante il trattamento del suo sangue.

Questi sono i grandi e profondi misteri dell’antichità.

 

E comprenderemmo male il cristianesimo, se lo consideriamo solo come un fenomeno esteriore.

A ragione il mio libro sul cristianesimo non è stato intitolato “Mistica del cristianesimo”,

bensì II cristianesimo come fatto mistico; infatti il cristianesimo stesso è un fatto mistico;

e lo si può comprendere soltanto se si tien conto che con la comparsa del Cristo Gesù

è stata trasformata tutta la configurazione spirituale del nostro pianeta Terra.

 

Immaginatevi di trasferirvi su di un pianeta lontano, e di poter da lì contemplare veggentemente la Terra, l’atmosfera della Terra, il corpo astrale della Terra, quello che l’astralità generale della Terra è, con tutto quanto in essa ribolle, gorgoglia e ondeggia dei corpi astrali animali e umani.

Immaginatevi poi di poter guardar sulla Terra alcuni secoli prima della nascita di Cristo, e di poter seguire gli avvenimenti fino ad un lontano avvenire.

 

Se poteste seguire tutto ciò, osservereste qualcosa di assai particolare.

Osservereste che con la comparsa del Cristo Gesù,

l’atmosfera astrale della Terra si muta fondamentalmente, subisce una svolta possente,

acquistando per tutto l’avvenire una nuova sfumatura, un diverso colore.

Qualcosa di nuovo entrò allora nell’atmosfera spirituale della Terra.

 

Chi non riconosce che oggi sulla Terra esiste spiritualmente qualcosa di diverso da quanto esisteva alcuni millenni fa, non comprende il cristianesimo e la sua preparazione.

 

Comprende che cosa è avvenuto con la comparsa del Cristo solo chi riconosce

che, col cristianesimoè entrato nel mondo un nuovo impulso, reale e concreto.

Chi consideri le cose in tal modo, sarà anche in grado di esprimere

l’avvenuta trasformazione spirituale del pianeta Terra, e dirà: tutti i più stretti vincoli di sangue,

tutto ciò che ha congiunto fra loro gli uomini in ristrette comunità fondate sulla consanguineità,

tutto ciò gradatamente scomparirà.

 

Le ristrette comunità parentali a poco a poco si allargheranno

e diventeranno una grande fratellanza che dovrà abbracciare tutti gli uomini sulla Terra,

in cui tutti gli uomini saranno fratelli fra loro, e in cui l’uomo «abbandonerà madre e padre e fratello e sorella».

• Tutto ciò che il sangue aveva organizzato in una specie di io di gruppo,

in un io che trascende l’io ordinario, tutto ciò dovrà scomparire dalla Terra.

E quando questa Terra sarà pronta a diventare una nuova sfera astrale, allora il frutto sarà maturato;

allora tutti i legami saranno infranti, ed un unico grande legame unirà l’umanità.

 

La missione del Cristo Gesù

fu di dare all’umanità l’impulso e la forza per fondare questa nuova fraternità.

Perciò la missione del Cristo Gesù e l’ideale del cristianesimo si esprimono nelle parole:

• «Chi non lascerà padre, madre, fratello e sorella, non potrà essere mio discepolo»;

e nel diniego:

• «Questa non è mia madre: mia madre e i miei fratelli sono coloro che fanno la volontà del Padre mio».

 

Questo è il nuovo spirito che dovrà affermarsi nell’umanità, rispetto al sangue.

 

Vi prego ora di prendere quanto sto per dire, non come un’immagine, né come un simbolo, ma come una realtà.

All’umanità materialistica attuale sarà difficile considerare queste cose come realtà; esse però lo sono.

 

Consideriamo la croce eretta, e anzitutto il sangue che sgorga dalle ferite.

Deve esserci chiaro che cosa significhi per la storia della Terra questo sangue che sgorga dalle ferite.

Perché scorre? Perché in genere si parla del sangue versato dal Cristo Gesù?

Che cosa ha fondato tutte le comunità più strette? Che cosa ha unito le piccole tribù?

Che cos’è che, entro questa ristretta cerchia, deve perdere il suo antico significato,

se tutta l’umanità ha da diventare una comunità di fratelli? Il sangue!

 

• Ciò che agisce sull’io, ciò che pulsa nell’io, non potrà più dipendere dal sangue,

se l’umanità intera ha da maturarsi per una fratellanza universale.

• Perciò dalle ferite del Cristo ha dovuto versarsi il sangue-io superfluo,

quel sangue che impedisce all’umanità di amplificare il proprio io fino a diventare un io universale.

Quel sangue, in quanto sangue egoistico, doveva essere versato. E quel sangue fu versato.

 

Considerate ciò non come un’immagine, ma come una realtà.

Considerate quella quantità di sangue che sgorgò dalle ferite, come una quantità che dovette versarsi

affinché il sangue perdesse la tendenza a fondare comunità ristrette,

ed acquistasse così la possibilità di diffondere la fratellanza su tutta la Terra.

 

Nessuno forse si è avvicinato tanto, exotericamente, a questo mistero quanto Richard Wagner nel suo saggio sul Parsifal. Una personalità del mondo exoterico ha sfiorato le più profonde verità esoteriche dei misteri.

 

Dovete dunque rendervi conto che il senso del cristianesimo consiste,

• da un lato, nello sciogliere i vincoli delle tribù, delle famiglie, e delle comunità ristrette;

• e dall’altro, nel suddividere, nel frazionare l’umanità in individui

cosicché il singolo si senta individuo e membro di tutta l’umanità.

 

Questi due processi polari si affiancano.

Nei tempi antichi, quando esistevano le cerchie ristrette della consanguineità,

l’uomo si sentiva membro della famiglia, membro della tribù.

E nella stessa misura in cui si estingue la consanguineità, crescerà ed aumenterà anche l’autonomia individuale.

 

Una conferma di ciò la troverete nel fatto che dal momento in cui l’evento del Golgota dovette espandersi su tutta la Terra, l’impulso religioso divenne di massima importanza. Tutto ciò che accadde allora era stato preparato, ed è esso stesso una preparazione.

La sua azione ha avuto inizio a Pentecoste, con l’effusione dello Spirito Santo.

Il parlare “da uomo a uomo”, ossia non più egoisticamente, corrisponde all’episodio degli apostoli che parlarono a tutti gli uomini ed in tutte le lingue.

Così lo Spirito Santo prepara ciò che dovrà attuarsi in virtù del sangue sgorgato dalle ferite del Cristo, del logos.

 

Ma torniamo ancora una volta all’antico principio d’iniziazione, fondato sull’autorità.

Si guardava agli iniziati e si ricevevano da loro gli impulsi. Questo principio di autorità a poco a poco cessò.

Ci troviamo qui di fronte ad un’apparente contraddizione:

• il frazionarsi dell’umanità in individui e il pieno abbattimento dell’antico principio d’autorità, da un lato;

• e, dall’altro, l’erigersi sulla Terra di una comunità fondata sulla fratellanza universale.

 

Come si erigerà questa fratellanza?

Comprendendo ciò che, in quanto spirito, si riversò sulla Terra.

Ed in che cosa consiste questo spirito?

 

All’antico iniziato bastava possedere egli stesso tutta la sapienza, tutta la verità, e farla fluire in tutta l’umanità.

Ora occorre che la singola individualità, elevatasi al massimo grado, possieda la verità.

Ogni uomo deve possedere la verità e la saggezza.

 

Un tempo la verità fluiva dalle somme altezze entro il singolo uomo che doveva conquistarla.

Col diffondersi della saggezza,

• l’evoluzione deve procedere verso l’individualizzazione dell’umanità,

• e al tempo stesso verso la fondazione della grande fratellanza umana.

 

Questi due processi non possono solo svolgersi parallelamente, ma sono strettamente connessi fra loro.

Considerando ciò, impareremo a poco a poco a comprendere l’azione dello Spirito Santo.

 

Finché si era sottomessi all’unica autorità,  il singolo poteva benissimo abbandonarsi alla vita,

poteva vivere in cerchie ristrette; la somma autorità pensava a tutto.

Ma ciò non può più avvenire, con l’infrangersi del principio d’autorità.

Ogni singolo uomo deve provvedere all’unificazione nella fratellanza.

 

Ogni singolo uomo deve poter occuparsi dell’organizzazione sociale nella fratellanza,

deve accogliere quanto è presente in generale e quanto ogni essere umano crea.

Che cosa è ciò?

 

Basterà che teniamo presente come si siano formate le religioni antiche.

Tutti gli iniziati possedevano la medesima originaria saggezza dell’umanità.

Ma in quanto questa saggezza fu data a tutti i singoli uomini,

essa assunse caratteri particolari e forme diverse: dallo stato, dal clero, e così via.

Il buddismo e lo zaratustrismo ebbero in tal modo la loro origine.

 

Quanto più ristrette erano le comunità, tanto più dovettero essere specializzate.

In quanto devono esser poste le basi per una fratellanza universale,

la sapienza dell’iniziato deve fluire in tutta l’umanità,

affinché ogni singolo uomo ora possa provvedere da sé a quanto prima avevano provveduto gli iniziati.

Così la saggezza fluisce in tutta l’umanità.

 

La saggezza è unitaria.

In questa saggezza, in questa conoscenza, abbiamo qualcosa che si è suddiviso nei singoli individui,

i quali hanno «lasciato padre, madre, fratelli, sorelle e figli».

La saggezza gli uomini la ritroveranno, appunto perché è unitaria.

Chi comprende la parola dello Spirito Santo, comprende che la saggezza è unitaria.

 

Gli uomini però non sono ancora giunti a questo punto;

essi dicono pur sempre: questo è il mio punto di vista; secondo me è così,

e l’altro può ben avere un punto di vista diverso.

Questa visione delle cose deve essere superata.

 

Gli uomini dovettero parcellizzarsi per una fase di egoismo, di affermazione dell’io;

e non hanno ancora trovato la via verso la saggezza unitaria.

La troveranno in quanto si accosteranno realmente ad essa, dopo essersi individualizzati quanto più è possibile.

Quando si sarà acquistato lo spirito unitario della saggezza ci si disabituerà al dire:

questo è il mio punto di vista, questa è la mia opinione.

 

Quando si sarà compreso che, rispetto alla saggezza unitaria, non esistono punti di vista particolari, e che l’avere un proprio punto di vista non significa altro che non si è progrediti sufficientemente, solo allora si potrà concepire l’idea dello Spirito Santo. Solo l’uomo imperfetto ha il suo punto di vista.

Chi si avvicini allo spirito della saggezza, non avrà più i suoi punti di vista.

Egli saprà che deve darsi con abnegazione alla saggezza unica originaria.

 

Come le piante si volgono tutte ad un unico Sole,

così gli uomini si uniranno e si volgeranno ad un Unico spirito, all’unico spirito della saggezza che vivrà in loro.

Come dal Cristo sgorgò quel sangue che originariamente aveva unito fra loro gli uomini,

così la saggezza si effonderà su di noi congiunti in fratellanza.

 

Tutto ciò è stato espresso in modo mirabile nel miracolo della Pentecoste: gli apostoli spezzano i vincoli della consanguineità e congiungono tutti gli uomini in un’unica fratellanza, parlando in un linguaggio che tutti comprendono.

Ciò dovrà tanto più manifestarsi, quanto più l’individualità umana andrà configurando se stessa.

 

Lo spirito della verità ci unisce tutti.

Tutti gli altri elementi della natura umana compiranno la loro evoluzione assai più tardi,

in successive incarnazioni planetarie.

Ma la saggezza che unisce gli uomini opererà e vivrà finché la Terra avrà raggiunto il suo compimento;

la saggezza che unisce gli uomini ci è stata rivelata, come prima veniva rivelata soltanto agli iniziati.

 

E chi pecca contro la saggezza, contro la saggezza che forma la fratellanza, non potrà esser perdonato;

in quanto, così, egli trattiene la Terra dalla sua evoluzione;

la Terra infatti potrà passare alla condizione astrale, solo se l’umanità si sarà unita in fratellanza.

In avvenire, si effonderà lo spirito che unifica gli uomini.

 

Se noi colmeremo il nostro corpo astrale con lo spirito della saggezza unitaria,

allora potremo assumere questo spirito nel corpo astrale della Terra.

Vi è qualcosa in cui tutto il mondo può diventare unito: è il contenuto della saggezza,

che è teosofia concreta e che deve trovare la sua espressione nella scienza dello spirito.

Non basta dire agli uomini: dobbiamo unirci!

Non basta soltanto predicare all’umanità la fratellanza; le sole prediche morali sono chiacchiere inutili.

 

Come si deve metter legna nella stufa se si vuole che scaldi, così si deve dare all’umanità la saggezza che unisce tutti gli uomini in fratellanza. Parlare agli uomini di fratellanza è come dire alla stufa che essa deve scaldare.

 

Insegnare realmente, ossia trasmettere, concetto per concetto e rappresentazione per rappresentazione,

la saggezza dell’evoluzione del mondo e della natura dell’uomoecco quello che ci fa progredire.

Predicare la compassione, provar compassione non è sufficiente, se non si possiede anche la saggezza.

 

Che cosa giova ad uno che si sia rotto una gamba, che quattordici passanti si mettano lì e trabocchino di compassione e di amore, se nessuno di loro è in grado di mettergliela a posto! Tutti quei quattordici non serviranno a nulla! Ma uno che ne abbia la capacità, può aiutare, quando arriva, e lo farà, se è portatore di sostanza spirituale.

 

I principi morali si affermano per forza propria, non occorre insegnarli prima.

Ma la saggezza una, su cui non si potrà essere in disaccordo, su cui non esistono punti di vista diversi,

la saggezza che nel cristianesimo viene definita come ciò che illumina e purifica totalmente il corpo astrale,

quella dovrà fluire nell’umanità attraverso il movimento scientifìco-spirituale.

La missione del cristianesimo consiste in ciò.

 

Gli uomini devono diventare sempre più liberi, sempre più indipendenti da ogni forma di autorità;

e sempre più devono tendere, d’altro lato, verso la verità unitaria.

La fratellanza umana si formerà da sé

quando gli uomini avranno appreso il senso dell’antica parola cristiana,

della più libera, della più alta parola cristiana: «Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi».

 

Due occultisti che siano in grado di vedere veramente, non potranno avere due opinioni diverse.

I veri iniziati non potranno affermare due cose diverse sul medesimo oggetto,

e non potranno esserci sulla medesima cosa due diversi pensieri,

se l’umanità avrà raggiunto il sentiero della fratellanza, se gli uomini avranno raggiunto la fratellanza,

non come una parola, ma come una forza interiore.