Il quadro mnemonico

O.O. 119 – Macrocosmo e microcosmo – 19.03.1910


Prendiamo innanzitutto in considerazione quanto l’uomo sperimenta, dapprima, direttamente al momento di attraversare la porta della morte, dopo la deposizione del corpo fisico.

 

La prima impressione che il nostro corpo astrale e il nostro Io hanno, dopo che è sopraggiunta la morte dell’uomo, è il fatto che l’essere umano può guardare indietro alla sua vita appena conclusa, svoltasi tra la nascita e la morte, riguardandola in un ampio quadro mnemonico. Le singole esperienze dell’ultima vita che da molto tempo sono sparite allo sguardo spirituale si presentano davanti all’anima, a questa importante svolta della vita, per così dire, nei minimi particolari.

E se ci chiediamo com’è possibile, allora possiamo renderci comprensibile ciò che si offre all’occhio chiaroveggente richiamando l’attenzione su quel momento della vita noto a tutti, di cui raccontano coloro che una volta furono in pericolo di vita, per esempio durante una caduta in montagna o mentre erano in procinto di annegare. Essi raccontano che in un tale momento tutta la vita appena conclusa stava loro davanti agli occhi come in un grande quadro. Ciò che viene raccontato può essere confermato proprio dalla scienza dello spirito.

• Da dove viene che in tale momento tutta la vita appena conclusa stia davanti agli occhi come in un grande quadro? Deriva dal fatto che ciò che l’uomo scorge con occhi fisici, può afferrare con mani fisiche, ciò che dunque si chiama corpo fisico è attraversato e impregnato dal corpo eterico o corpo vitale.

Questo è il secondo elemento costitutivo dell’entità umana e precisamente è già un elemento invisibile che impedisce al corpo fisico, nel periodo tra la nascita e la morte, di seguire le forze e le leggi fisiche, fisiche e chimiche, impiantate in lui. Il nostro fedele lottatore, per così dire, impegnato contro la decomposizione del corpo fisico è questo corpo eterico o vitale, questo secondo corpo dell’uomo.

 

Può anzi essere comprensibile, miei cari convenuti, che ad uno sguardo fisico, che per la scienza fisica, con il verificarsi della morte anche l’intera entità umana appaia soccombere a quella; poiché ciò che passa attraverso quella porta, che ha quelle impressioni che appunto vanno descritte, esiste solo per una conoscenza spirituale, solo per un occhio chiaroveggente. Ma tutto ciò che è presente solamente per la conoscenza spirituale deve per forza apparire un nulla allo sguardo fisico.

 

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Questo nulla del materialismo, questo fondamento della natura umana per lo sguardo spirituale, ha davanti a sé quel possente quadro mnemonico in cui sono racchiuse tutte le singole esperienze dell’ultima esistenza, sono racchiuse in senso superiore proprio come dopo quello shock che un uomo sperimenta quando è in pericolo di vita, ad esempio quando sta per annegare. Che cosa è successo in effetti ad un uomo che si è trovato davanti ad un pericolo di vita? Attraverso lo shock che ha subìto il suo corpo eterico o vitale si è per breve tempo allentato dal corpo fisico.

 

Ma questo corpo eterico o vitale nell’uomo – sia detto espressamente: nell’uomo – è il portatore anche della memoria, del ricordo e, nella vita abituale, quando è inserito nel corpo fisico, quest’ultimo è come una specie di impedimento, di ostacolo a far emergere tutti i singoli ricordi, tutte le singole rappresentazioni mnemoniche.

Quando però il corpo eterico o vitale, a causa di un simile shock, è sollevato fuori dal corpo fisico per breve tempo, si presenta davanti all’anima tutta la vita in un quadro mnemonico, e in una tale persona, nel momento dell’annegamento, abbiamo proprio una sorta di analogia a ciò che vi è immediatamente dopo la morte, quando il corpo eterico o vitale è diventato libero con tutte le sue forze, poiché è deposto il corpo fisico.

Questa è un’esperienza dopo che l’uomo ha attraversato il momento della morte. Ma dobbiamo caratterizzare in modo ancor più preciso. Questa esperienza è del tutto singolare. Infatti questa memoria non è tale che sperimentiamo gli eventi della vita appena conclusa esattamente allo stesso modo di come li abbiamo attraversati nella vita.

 

Nella vita, gli avvenimenti della giornata svolgono su di noi l’impressione del piacere, l’impressione della gioia, quella del dolore, quella della sofferenza. Essi ci si accostano in modo che ne abbiamo simpatia e antipatia. In breve, questi eventi suscitano il nostro mondo del sentimento, però ci stimolano anche la volontà, la voglia di comportarci in questo o quel modo. Tutto ciò che è piacere e sofferenza, gioia e dolore, ciò che è simpatia e antipatia, ciò che è interesse ai fenomeni esteriori dell’esistenza, tutto questo è, per quel tempo di cui appunto si è ora parlato, come cancellato dall’anima umana, e vi è l’immagine del ricordo, realmente come un’immagine. Quando abbiamo davanti a noi un’immagine in cui viene rappresentata una scena in cui abbiamo terribilmente sofferto, la sopportiamo in modo obiettivo e neutrale se ci viene rappresentata in immagine. Ma così ci si presenta davanti all’anima anche l’immagine del ricordo di tutta la vita: la sperimentiamo senza quella partecipazione che in genere abbiamo avuto nella vita.

 

Questa è una considerazione. L’altra è che l’uomo d’ora in poi sperimenta qualcosa, immediatamente dopo il trapasso, di cui egli, tra la nascita e la morte, ha fatto soltanto in minima misura conoscenza, se non è diventato un investigatore dello spirito.

 

Nella vita siamo sempre al di fuori delle cose, fuori delle realtà che ci stanno attorno.

I tavoli, le sedie sono al di fuori di noi, la flora vegetale distesa sul campo è all’esterno di noi.

L’impressione subito dopo la morte

è come se il nostro essere si riversasse su tutto quello che sta fuori di noi.

Ci immergiamo per così dire nelle cose, ci sentiamo uno con esse.

Compare il sentimento dell’espandersi, dell’ampliarsi ed estendersi dell’anima,

un fondersi con le cose che nell’ambiente esteriore sono come immagini.

 

Questa esperienza perdura – così ci mostra l’indagine dello spirito con quei metodi di cui abbiamo parlato – in modo diverso; ma generalmente è una breve esperienza dopo la morte. Oggi possiamo addirittura parlare già, poiché vi sono indagini chiaroveggenti più precise a riguardo, di come la durata temporale per il singolo essere umano sia più o meno lunga a seconda della sua individualità.

Sappiamo che diverse persone in condizioni normali della vita possono mantenersi a lungo svegli, quando devono farlo, senza essere sopraffatti dal sonno. Per conto mio, un uomo può rimanere sveglio tre, quattro, cinque giorni, un altro solo trentasei ore e così via. Finché l’uomo, in genere in condizione di vita normale, ha potuto mediamente mantenersi sveglio senza essere vinto dal sonno, altrettanto a lungo dura più o meno anche quel quadro mnemonico. È da calcolare dunque a seconda dei giorni ed è differente per i diversi individui.

In seguito, quando questo quadro mnemonico sta per finire, quando comincia a sbiadire, mostrando un graduale oscuramento, l’uomo sente un po’ come se certe forze si ritirassero in lui e qualcosa buttasse fuori quanto era finora nella sua natura. Ciò che viene ora espulso è un secondo cadavere dell’essere umano, un cadavere invisibile; è ciò che l’uomo non può portare con sé attraverso le successive esperienze nel mondo animico.

 

Mentre dunque il cadavere fisico già prima è stato espulso ed è ritornato alle sue sostanze e forze fisiche,

ora viene spremuto fuori il corpo eterico o vitale,

che si ripartisce in quel mondo che noi chiamiamo eterico,

che è di nuovo un nulla per chi si limita a vedere e pensare in modo materialistico,

ma che intesse tutto e vive per coloro i cui occhi spirituali sono aperti.

 

Però, di quel corpo eterico o vitale spremuto

resta indietro qualcosa che si può definire un’essenza,

un estratto di tutto ciò che è stato sperimentato.

 

Le esperienze dell’ultima esistenza fra nascita e morte, concentrate per così dire in un germe,

rimangono d’ora in poi unite con quanto costituisce l’uomo.

Dunque il risultato condensato dell’ultima vita continua a esistere.