Il quarto periodo greco-latino

O.O. 103 – Il Vangelo di Giovanni – 27.05.1908


 

Perfino nei primi tempi romani (cioè già nel quarto periodo di civiltà) si era ancora consapevoli che quanto avviene sulla Terra deve in qualche modo corrispondere a ciò che si rivela in cielo. Negli antichi misteri si conoscevano, agli albori d’una nuova civiltà, gli avvenimenti destinati a compiersi nel futuro per lungo tratto di tempo. Così ad esempio all’inizio della storia romana la sapienza dei misteri aveva insegnato: nei tempi che seguiranno al nostro dovranno compiersi i più diversi destini, e verranno fatti svolgere nella regione di Albalonga.

 

Per chi è in grado di leggere, risulta chiaro che qui si accennava a un’espressione profondamente simbolica, nel senso che la saggezza sacerdotale tracciava, per così dire, la civiltà dell’antica Roma. « Alba longa » era la lunga veste sacerdotale. In quelle antiche civiltà venivano dunque in questo modo « tracciate » (per usare un termine tecnico) le vicende della storia ventura.

 

Ci si diceva: dovranno susseguirsi sette epoche; si suddivideva l’avvenire secondo un ciclo settenario e si anticipavano le linee fondamentali della storia. Potrei mostrare facilmente che sotto le figure dei sette re di Roma, che stavano iscritti nei « libri sibillini » già agli albori della civiltà romana, si nascondevano profezie del divenire storico.

 

D’altra parte a quei tempi gli uomini si rendevano conto che quanto vi stava iscritto si sarebbe dovuto avverare: e in occasione di eventi importanti quei libri sacri venivano consultati. Ecco la ragione della venerazione e della segretezza da cui i libri sibillini erano circondati.

 

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Nel quarto periodo, quello greco-latino, l’uomo comincia col proiettare nel mondo esterno la propria natura interiore.

Vedete come in Grecia l’uomo obiettivizzi se stesso nella materia, nelle forme: egli occulta la sua propria forma nelle figure delle divinità elleniche.

 

Con Eschilo si manifesta nell’arte drammatica il fatto che l’uomo vuol valorizzare artisticamente la propria individualità: egli stesso scende sul piano fisico e crea un’immagine di se stesso.

E nella civiltà romana l’uomo crea, nelle istituzioni dello stato, un’immagine di se stesso.

 

È prova del peggiore dilettantismo il voler far risalire ciò che oggi vien chiamato giurisprudenza a tempi anteriori all’età romana.

Ciò che esisteva prima era qualcosa di completamente diverso, quanto al concetto stesso, dal diritto, dal « jus »: infatti, prima di Roma, non esisteva ancora il concetto giuridico dell’uomo, il concetto dell’uomo quale individuo esteriore.

 

Nella Grecia antica c’era la « polis », la piccola città-stato, di cui il singolo si sentiva come un elemento costitutivo.

L’uomo odierno troverebbe difficoltà a ritrovarsi in quella coscienza dell’età greca. Nella civiltà romana si penetra così a fondo nel mondo fisico che la personalità singola appare anche giuridicamente, nel cittadino romano. Così ogni cosa progredisce a grado a grado; e avremo modo di constatare come la personalità umana si delinei sempre più chiaramente e con ciò conquisti sempre più il mondo fisico.

 

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L’uomo s’immerge sempre più a fondo nella materia.

• La nostra civiltà è la prima dopo quella dell’età greco-romana, cioè la quinta dell’epoca postatlantica.

• La quarta civiltà, quella greco-romana, è quella di mezzo; e proprio in quella il Cristo Gesù appare sulla Terra.

 

Questo evento venne preparato nel corso della terza civiltà postatlantica, poiché ogni cosa nel mondo deve venir preparata adeguatamente.

Nel corso della terza civiltà venne preparato quello che doveva svolgersi, quale massimo evento della storia terrestre, nel corso del quarto periodo: proprio nel periodo greco-romano, in cui gli uomini erano talmente progrediti come individui da proiettare se stessi fuori, sul piano fisico, raffigurando i loro dèi sotto l’aspetto umano.

 

Nell’età greca, l’uomo si crea con l’arte un mondo divino a immagine e somiglianza di lui stesso.

E nello stato politico ripete questa espressione dell’individuo.

 

L’uomo era disceso fino alla comprensione della materia, fino alle nozze della maya con lo spirito.

È il momento in cui l’uomo giunge anche alla comprensione dell’individuo.

Comprenderete quindi che proprio quello era il tempo in cui si poteva comprendere il Dio come apparizione personale, quello in cui anche lo spirito appartenente alla Terra progredì fino alla persona.

 

Ed ecco quindi, alla metà dell’epoca postatlantica, il Dio stesso si manifesta come uomo, come singola personalità.

Possiamo proprio dire: ciò che avvenne nell’età greca, quando l’uomo creò in quelle opere d’arte una riproduzione di se stesso, ci appare come un’immagine piena di significato.