Il riguardare alla vita terrena nel Kamaloka e nel primo periodo ad esso successivo.

O.O. 140 – Ricerche occulte sulla vita fra morte e nuova nascita – 26.11.1912


 

Solo a poco a poco, quando è passato un po’ di tempo tra morte e nuova nascita, alla visione immaginativa si presenta questo: l’uomo, che animicamente è come avvolto nelle sue immaginazioni, comincia allora ad apparire all’immaginazione come una nube che sulle prime è oscura – così sarebbe l’uomo nei primi tempi dopo il periodo del kamaloka – poi questa nube comincia ad essere rischiarata da un lato, allo stesso modo di quando al mattino vediamo una nuvola ardentemente illuminata dal sole.

 

Quando poi giunge l’ispirazione, e deve spiegare questa immaginazione, risulta che dapprima noi viviamo nel mondo, nella nuvola, delle nostre personali esperienze terrene, siamo per così dire in essa avviluppati e siamo in grado di conseguire una relazione solo con gli esseri coi quali stavamo insieme sulla terra, dunque specialmente con persone che sono morte, oppure che con le loro anime possono salire dalla terra nel mondo spirituale.

Ma ciò che si esprime allora, per il mondo immaginativo, col fatto che la nuvola del nostro essere viene illuminata da un lato come da una luce ardente che si stende tutt’intorno, attesta che cominciamo a vivere entro l’avvicinarsi delle gerarchie al nostro essere.

 

Le entità delle più alte gerarchie giungono fino a noi,

e noi ci ambientiamo a poco a poco nel mondo della spiritualità superiore.

• Prima abbiamo relazioni solo con il mondo che abbiamo portato con noi,

• poi la vita delle gerarchie superiori comincia a risplendere fino a noi e a penetrare in noi; acquistiamo una vita insieme agli esseri delle gerarchie superiori, ci ambientiamo sempre più entro il loro mondo. Tuttavia, per comprendere il modo in cui ci ambientiamo, è necessario che davvero ci chiariamo riguardo ai rapporti di grandezza, per così dire, del nostro essere, percepibili tramite la conoscenza immaginativa, quando ci traiamo fuori dal nostro corpo fisico con il nostro essere animico.

 

Questo lo facciamo proprio quando passiamo per la porta della morte. Allora davvero il nostro essere si amplia, diventa sempre più grande. È difficile rappresentarselo ma è proprio così, in effetti soltanto sulla terra noi siamo tentati di credere di essere estesi quanto i confini della nostra pelle. È un espandersi negli spazi infiniti, è come un diventare sempre più grandi.

 

E, quando siamo giunti alla fine del periodo del kamaloka,

noi siamo letteralmente tanto grandi da arrivare fino alla circonferenza che la luna forma intorno alla terra.

Perciò diventiamo molto, molto grandi.

Diveniamo abitanti della luna, come dice l’occultista.

Ma ciò significa che estendiamo il nostro essere

tanto che il nostro confine esterno coincide con l’orbita che la luna descrive intorno alla terra.

 

Oggi non mi posso occupare dei rapporti tra le posizioni dei pianeti, ma quello che apparentemente non concorda con l’astronomia ufficiale lo troverete chiarito se farete un raffronto con il ciclo di conferenze tenute a Dusseldorf su “Le gerarchie spirituali e il loro riflesso nel mondo fisico”.

 

In seguito ci espandiamo ulteriormente nello spazio cosmico, entro tutto il nostro sistema planetario, e allora ci familiarizziamo anzitutto con quella che l’occultista chiama la sfera di Mercurio.

Ciò vuol dire che – entro i confini che voi stessi vi tracciate, se comprendete giustamente le cose –

dopo il periodo del kamaloka noi diveniamo abitanti di Mercurio

e allora ci sentiamo anche completamente in condizione di abitare lo spazio cosmico.

 

Così come durante la nostra esistenza fisica ci sentiamo abitanti della terra, altrettanto ci sentiamo allora abitanti di Mercurio. Non posso descrivere nei particolari come ciò appare, però è assolutamente presente la coscienza che ora non siamo limitati solo a una parte di spazio così piccola come sulla terra, ma che il nostro intero essere abbraccia effettivamente questa ampia cerchia, che viene delimitata dall’orbita descritta da Mercurio. Il periodo che passiamo là, il modo in cui lo viviamo, dipende anch’esso da come ci siamo preparati qui sulla terra, dal tipo di forze che qui abbiamo accolto per ambientarci, in maniera giusta o sbagliata, entro la sfera di Mercurio.

 

Per arrivare a una conoscenza di questo fatto, nell’indagine occulta si possono mettere a confronto due uomini – o anche parecchi, ma per il momento diciamo due. E dunque si è messa a confronto per esempio l’anima di una persona che è passata per la porta della morte avendo una costituzione animica immorale, con l’anima di un uomo che ha attraversato la porta della morte con una costituzione animica morale. Risulta allora una notevole differenza.

Si mostra già molto presto come sia la differenza, anzitutto quando si tratta del rapporto del primo con altri uomini che incontra dopo la morte. È allora così che nel caso dell’uomo avente costituzione animica morale ci sono, è vero, anche le immagini nelle quali l’anima è avvolta, tuttavia egli trova sempre il modo di stare insieme a questi altri uomini fino a un certo grado, diciamo. È questo che la costituzione animica morale produce.

 

In caso di costituzione immorale accade invece che l’uomo diventi quello che si può chiamare una specie di eremita nel mondo spirituale. Egli sa ad esempio che un essere umano, che sia anch’egli nel mondo spirituale, sulla terra lo ha conosciuto; sa che è insieme a lui, ma non riesce a trovare alcuna possibilità di uscire, per così dire, dalla prigione della sua nube immaginativa e di entrare in relazione con lui.

 

• La moralità ci rende individui socievoli nel mondo spirituale,

fa di noi un essere che può allacciare relazioni con altri esseri;

• l’immoralità nel mondo spirituale ci rende eremiti, ci porta nella solitudine.

E questo è effettivamente un importante nesso causale

tra cose che si svolgono qui sulla terra con la nostra anima e ciò che accade tra la morte e una nuova nascita.

 

E così è anche durante il seguito del percorso. In un periodo successivo, dopo che siamo passati attraverso la sfera di Mercurio (chiamata così nel senso dell’occultismo), sperimentiamo la cosiddetta sfera di Venere, ci sentiamo come abitanti di Venere.

È lì, tra Mercurio e Venere,

che a poco a poco la nostra nube, per così dire, viene illuminata da fuori,

che possono giungere fino all’uomo le entità delle gerarchie superiori.

 

Ma ora dipende di nuovo dal fatto di esserci preparati nel modo giusto, se veniamo accolti tra le fila delle gerarchie come spiriti socievoli, se possiamo avere qualcosa a che fare con loro – oppure pur sapendo, sì, che esse si trovano là dobbiamo però passare davanti a ognuna per così dire come eremiti, ci muoviamo come eremiti lì nel mondo spirituale.

 

E, nella sfera di Venere, se siamo spiriti socievoli oppure spiriti che se ne vanno in giro solitari dipende da qualcos’altro ancora.

Mentre nella sfera precedente è possibile essere socievoli soltanto se sulla terra ci siamo preparati a ciò tramite la moralità,

• nella sfera di Venere la forza che ci conduce alla socialità, vale a dire a una certa vita sociale,

è sostanzialmente la vita religiosa, l’intonazione religiosa dell’anima.

 

E possiamo con ogni probabilità condannarci all’eremitaggio, nella sfera di Venere, se durante la vita terrena non abbiamo sviluppato alcuna disposizione animica religiosa, nessun sentimento della nostra affinità con l’infinito, con il divino. Sì, è proprio così, all’osservazione occulta appare veramente che l’uomo si rinchiude nella prigione della propria sfera, per esempio a causa di una tendenza puramente atea, respingendo qualsiasi relazione tra la propria finitezza e l’infinitezza.

E corrisponde al vero se allora si dice che la cosiddetta lega dei monisti, nella quale la gente si riunisce pur socievolmente sulla terra, a causa del proprio credo è portata realmente a questo: a che le persone, unite in essa da una professione di fede non incline allo stato d’animo religioso, si preparino per bene a non poter mai più fondare alcuna associazione di monisti, bensì a che ognuno se ne stia veramente nella propria prigione.

 

Non si vuole con questo dare fondamento a un giudizio, ma è quanto s’impone all’osservazione occulta, è qualcosa che deve presentarsi del tutto necessariamente come conseguenza dei sentimenti terreni, religiosi o irreligiosi.

Noi sappiamo che sulla terra sono state istituite le più diverse religioni e precisamente originando, nel corso dell’evoluzione dell’umanità, da una fonte sostanzialmente comune. Sono state fondate così che, a partire dalla sorgente comune, i singoli fondatori di religioni hanno tenuto conto dei temperamenti di ogni popolo, del clima e di tutti i fattori ai quali le religioni dovevano venir adattate. Così naturalmente le anime non giungevano nella sfera di Venere con una disposizione religiosa universale, ma vi giungevano con l’intonazione della loro particolare confessione religiosa.

 

Se anche si ha un sentimento dello spirituale, dell’eterno, del divino,

ma lo si ha con la determinata coloritura di questa o quella confessione religiosa,

di nuovo questo fa sì che si diventi esseri socievoli

solamente nei riguardi di quelli che per così dire hanno lo stesso sentire

– quelli che qui sulla terra hanno vissuto entro la stessa religione.

• E per questo, proprio nella sfera di Venere

possiamo trovare gli esseri umani separati a seconda delle loro credenze particolari.

 

Come sappiamo, sulla nostra terra finora gli uomini sono stati articolati secondo razze, più in conformità a caratteristiche esteriori. Dal momento che le affinità di razza, di stirpe, hanno qualcosa a che fare con le confessioni religiose, nella sfera di Venere questa configurazione in gruppi corrisponde un po’ in generale (ma solo in generale, non in modo del tutto preciso) a come gli esseri umani sono suddivisi qui sulla terra, giacché là per l’appunto gli uomini si dividono solamente a seconda della propria sensibilità per una data confessione religiosa. E perciò gli uomini per così dire si rinchiudono entro determinati confini, in province, per il fatto di essere sensibili solo nei confronti delle proprie specifiche confessioni religiose.

 

Nella sfera di Mercurio l’uomo mostra molta più comprensione principalmente

nei riguardi degli uomini che qui sulla terra gli furono legati, con i quali aveva avuto un certo rapporto.

• Se aveva una costituzione animica morale, allora nella sfera di Mercurio

egli è in rapporto sostanzialmente con le persone con le quali già quaggiù aveva allacciato una relazione.

 

Entro la sfera di Venere l’uomo è incluso maggiormente nelle grandi comunità religiose, nelle quali

qui nell’esistenza terrena si sentiva inserito per via della natura della sua anima.

 

La sfera successiva, nella quale l’uomo ha da entrare è la sfera del Sole.

Ed effettivamente noi, tra morte e nuova nascita,

per un certo periodo arriviamo a sentirci abitanti del Sole, cioè a sapere: noi siamo legati al Sole.

 

In quel tempo veniamo senz’altro a conoscere l’essenza del Sole, che è del tutto diversa da come la descrive oggi l’astronomia fisica. E, di nuovo, il punto è riuscire ad ambientarci nel modo giusto nella sfera solare.

 

• In essa ci viene incontro soprattutto una cosa, lì sorge nell’anima, come per una forza elementare,

un bisogno impellente: che debba cessare ogni particolarità tra le anime umane.

• E mentre nella sfera di Mercurio siamo più o meno inseriti

nella cerchia con la quale abbiamo avuto relazioni sulla terra,

• mentre nella sfera di Venere, tramite una vita religiosa, siamo di casa

entro le cerchie che quaggiù hanno avuto il nostro stesso sentire religioso

e solo in queste comunità possiamo ancora sentirci in un certo qual modo soddisfatti,

• sul Sole l’anima sente profonda solitudine, quando si sente condannata

a non avere alcuna comprensione per tutte le anime

che, dalla terra e tra morte e nuova nascita, vengono trasferite in questa sfera solare.