Il secolo ventesimo porterà tra gli uomini la visione del Cristo eterico.

O.O. 175 – Metamorfosi cosmiche e umane – 06.02.1917


 

Come è vero, spesso lo abbiamo detto, che al tempo del mistero del Golgota il Cristo si aggirò tra gli uomini fisicamente in un preciso luogo della terra, così nel secolo ventesimo il Cristo eterico si aggirerà tra gli uomini su tutta la terra. L’umanità non può lasciar passare distrattamente quell’avvenimento, se vorrà che sia salutare per la salvezza della terra; deve invece avere la necessaria attenzione, affinché un sufficiente numero di uomini sia preparato a vedere realmente il Cristo che verrà e che dovrà essere visto.

 

Questo evento non verrà all’improvviso, come non successe all’improvviso l’evento del Golgota, che fu invece preparato per trentatré anni. È allo stesso modo vicino il momento in cui avverrà, ma ora in modo spirituale, qualcosa che avrà un significato simile per l’umanità a quel che ebbe sul piano fisico l’evento del Golgota. Se in generale si accettano i fatti sopra menzionati, non sembrerà quindi incredibile dire che esso è già qui nella forma in cui sarà visto nell’importante momento dell’evoluzione nel secolo ventesimo, perché il momento decisivo si sta preparando. Non sembrerà incredibile se in vista di quell’importante momento si dirà che esso si sta già preparando. Si può dire che quanto l’umanità con le sue moderne attività sembra lontana dall’essere ricolma dello spirito cristico, tanto il Cristo che sta arrivando è vicino alle anime, se solo queste Gli si vogliono aprire.

 

L’occultista può indicare appunto che circa dall’anno 1909 si sta preparando in modo chiaro e percettibile ciò che deve venire: dall’anno 1909 viviamo interiormente in un’epoca molto particolare. Se solo lo si cerca, oggi è possibile essere vicinissimi al Cristo, trovare il Cristo in modo del tutto diverso che in precedenza.

 

Può sembrare davvero sorprendente quel che devo dire sulla base di un profondo senso per il nostro tempo, anche se sembra ovvio. Purtroppo non ci si fanno di norma idee abbastanza precise su ciò che è passato, in particolar modo su ciò che è avvenuto nelle anime in secoli precedenti. Oggi non ci si fa più alcuna idea appropriata della forza dell’impressione, dell’infinita forza dell’interiore commozione dell’anima, che nei primi secoli cristiani forse non i Vangeli oggi conosciuti ma ciò che in essi è insito fece su una cerchia di uomini, anche se più piccola che non più tardi.

 

Col passare dei secoli andò in realtà sempre diminuendo l’impressione provocata dal contenuto dei Vangeli. Se non ci si abbandona alle illusioni, oggi si può dire che chi ha certe intuizioni, chi ha certe forze precognitive, grazie al verbo evangelico può penetrare fino all’idea di ciò che avvenne all’epoca del mistero del Golgota; l’enorme forza della parola evangelica diminuì sempre più, e oggi, se non ci facciamo illusioni, in un’amplissima cerchia di uomini agisce solo debolmente. Non lo si vuole ammettere, ma sarebbe bene farlo, perché è la verità. Come mai?

 

Come è vero che quel che pulsa attraverso i Vangeli non è parola terrena, ma parola cosmica, verbo celeste, e ha forza interiore incomparabilmente maggiore ad ogni altra cosa sulla terra, così è vero che, dai tempi del mistero del Golgota, nelle loro anime gli uomini si sono allontanati dalla forma in cui il verbo fu posto nei Vangeli. Si pensi solo a quanto sia difficile, quando per caso ci succede, comprendere il linguaggio di quattro o cinque secoli fa.

 

Una traduzione non rende quanto vi è in realtà. Nella forma in cui sono oggi, i Vangeli non sono affatto i Vangeli primitivi, non possiedono la forza originaria. Come dissi, è possibile penetrarli grazie a una certa intuizione, ma non hanno la stessa forza. Il Cristo stesso pronunciò il verbo che deve essere scolpito nel più profondo dell’anima: «Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine dei tempi della terra». Questa è una verità, è una realtà; in una forma diversa, in una forma particolarmente vicina all’anima umana, lo sarà nel momento indicato del secolo ventesimo.

 

Da quanto ho detto, si può dedurre che l’occultista, che si mente in queste cose, dica: Egli è qui! È qui, noi sappiamo con chiarezza di Lui, perché ora Egli vuole essere con i suoi figli umani ancor di più di quanto voleva nei secoli trascorsi. I Vangeli fino ad ora parlavano all’intimo degli uomini; dovevano afferrare le anime. Per questo ci si poteva anche accontentare della fede, e non progredire nella conoscenza. Quell’epoca è finita, è alle nostra spalle. Il Cristo ha in serbo molte altre cose per i suoi figli umani. Egli intende che il regno di cui disse: «Il mio regno non è di questo mondo» entri realmente nelle parti dell’essere umano che non sono affatto di questo mondo, che sono di un altro mondo. In ognuno di noi vi è infatti una parte che non è di questo mondo; e quella parte deve proprio cercare con forza il regno che Cristo disse non essere di questo mondo.

 

Viviamo nell’epoca in cui lo si deve comprendere. Alcune di quelle cose si annunciano nell’evoluzione dell’umanità proprio attraverso profondissimi contrasti; anche nel nostro tempo attraverso il contrasto si annuncia qualche cosa di grande, di importante.

 

Con l’avvento del Cristo, con il Cristo presente, verrà infatti il tempo in cui gli uomini impareranno a interrogare il Cristo non per le loro anime, ma per quel che vogliono fondare qui sulla terra grazie alla loro parte immortale. Il Cristo non è soltanto Signore di uomini, è il Fratello dell’uomo che vuole essere interrogato, cui soprattutto nei tempi che stanno arrivando ci si rivolgerà per ogni circostanza della vita. Ciò che gli uomini vogliono fondare, oggi sarà fondato attraverso il contrasto. Oggi sembrano accadere eventi, nei quali gli uomini sembrano essere lontanissimi dal rivolgersi al Cristo. Ci dobbiamo chiedere: chi si domanda che cosa dice il Cristo Gesù su quanto accade oggi? Chi lo domanda? Alcuni dicono di domandarlo, ma sarebbe una bestemmia credere che lo domandino, che nella forma in cui oggi la pongono, la domanda sia realmente posta al Cristo.

 

Deve tuttavia venire il tempo, non può essere lontano, in cui l’anima, riguardo a quel che vuole fare nella sua parte immortale ponga al Cristo la domanda: occorre fare questo, o non bisogna farlo? il tempo in cui l’anima veda accanto a sé il Cristo come un compagno amato, e dall’entità Cristo venga non solo conforto, non solo forza, ma anche notizia di quel che deve accadere.

 

Il regno del Cristo Gesù non è di questo mondo, ma in esso deve agire, e le anime devono diventare strumenti del regno che non è di questo mondo. Da questo punto di vista dobbiamo guardarci intorno e constatare quanto poco oggi sia posta la domanda che occorre rivolgere al Cristo per le singole azioni e i singoli eventi. L’umanità deve però imparare a interrogare il Cristo.

 

Come dovrà accadere? Può avvenire solo se impariamo il suo linguaggio. Chi riconosce il più profondo senso di quanto vuole la nostra scienza dello spirito, vede in essa non solo un sapere teorico su svariati problemi dell’umanità, sugli elementi della natura umana, sulla reincarnazione e il karma, ma cerca in essa un linguaggio del tutto particolare, un modo di esprimere realtà spirituali.

 

È molto più importante imparare a parlare col mondo spirituale interiormente nel pensiero per mezzo della scienza dello spirito, piuttosto che acquisire teorici pensieri. Il Cristo è infatti con noi tutti i giorni fino alla fine dei tempi terreni; dobbiamo imparare il Suo linguaggio.

 

Per mezzo del linguaggio, che sembra essere ancora così astratto, con il quale apprendiamo di Saturno, Sole, Luna, Terra, di diversi periodi e diverse epoche della Terra e ancora di altri fatti occulti, per mezzo di quell’insegnamento noi stessi impariamo un linguaggio in cui possiamo riversare le domande che poniamo al mondo spirituale. Quando impareremo a parlare nell’interiorità in modo corretto nel linguaggio della vita spirituale, si mostrerà che il Cristo ci è vicino e ci risponde.

 

Questo è quanto dobbiamo accogliere dai nostri studi scientifico-spirituali come una disposizione d’animo, come una sensazione, come un sentimento. Perché ci occupiamo di scienza dello spirito? È come imparare il vocabolario del linguaggio con cui ci avviciniamo al Cristo. Dalla buia, oscura base dei misteri del mondo, la figura del Cristo Gesù si avvicinerà a chi si sforza di imparare a formare pensieri sul mondo come tenta la scienza dello spirito, a chi si sforza di applicare la propria mente tanto da penetrare nei misteri del mondo, come vuole la scienza dello spirito; in lui sarà la forza in cui Egli vivrà guidando fraternamente al suo fianco, così che con cuore e anima potrà essere forte e temprato per essere all’altezza dei futuri compiti dell’evoluzione dell’umanità.

 

Cerchiamo di impadronirci della scienza dello spirito come di un linguaggio, e non solo come di una dottrina, e aspettiamo fino a che in quel linguaggio troviamo le domande che possiamo rivolgere al Cristo. Egli risponderà; sì Egli risponderà! Ne trarrà ricche forze d’anima, rinvigorimento d’anima, impulsi d’anima chi, dal grigio abisso spirituale dell’evoluzione umana di quest’epoca, percepirà la guida che il Cristo nel prossimo futuro donerà a chi la ricerca.