Il sistema osseo umano, respirazione nell’aria e coscienza di nascita e morte.

O.O. 106 – Miti e misteri dell’Egitto – 07.09.1908


 

Sommario: Il sistema osseo umano, respirazione nell’aria e coscienza di nascita e morte. Luce e aria: Osiride e Tifone.

 

Arriviamo ora a una fase della nostra terra che bisogna cercare di metterci bene dinanzi all’anima.

Prima l’uomo era immerso nell’acqua, ed emergeva nella nebbia; per la condensazione terrestre l’uomo liquido acquista ora la possibilità di rendere la sua forma più densa e di assumere un solido sistema osseo. L’uomo s’indurì sempre più in se stesso, e la sua parte superiore si trasformò così da acquistare una facoltà nuova, prima impossibile: quella di respirare aria.

Troviamo ora un primo accenno dei polmoni.

 

Nella parte superiore era prima situato qualcosa che accoglieva la luce, la quale però non poteva penetrare più addentro. Nella sua ottusa coscienza ora l’uomo sentiva di nuovo la luce; poteva sentire quel che dall’alto irradiava su lui, come l’affluire in lui di forze divine. In tale periodo di transizione egli sentiva scindersi in due parti ciò che così gli fluiva; sentiva l’aria che penetrava in lui col suo soffio, mentre prima penetrava in lui soltanto la luce. Egli dovette così dirsi: prima sentivo la forza che è sopra di me come quella che mi largiva ciò che ora mi occorre per respirare; la luce era per me respiro.

 

Quello che affluiva in lui ora gli appariva diviso: luce e aria, divenute una dualità.

Il soffio dell’aria terrestre che affluiva nell’uomo era al tempo stesso l’annuncio che doveva imparare a sentire qualcosa del tutto nuovo.

 

Finché c’era la luce sola, l’uomo non conosceva nascita e morte; prima quando la nuvola irraggiata di luce si trasformava, egli sentiva ciò come il mutare d’una veste, non sentiva di nascere, non sentiva di morire; si sentiva eterno, nascita e morte erano solo una vicenda alterna.

 

Col primo respiro cominciò la coscienza di nascere e morire: “L’aria, il soffio dell’aria, separatosi dal fratello raggio di luce, ha anche separato da me gli esseri che prima mi affluivano con la luce, mi ha portato la morte!” Così sentiva l’uomo di allora.

 

Quale fu l’essere che uccise il senso che l’uomo aveva, di possedere sì una figura oscura, però congiunta con l’Essere eterno? chi cancellò in lui tale coscienza? Fu il soffio d’aria che penetrò in lui: Tifone. Tifone vuol dire: soffio d’aria.

 

Quando l’anima egizia sperimentò in sé ciò che in tal modo si era svolto, cioè lo scindersi del raggio, prima unitario, nel raggio di luce e nel soffio dell’aria, tale evento cosmico le divenne un’immagine simbolica: l’uccisione di Osiride per opera di Tifone o Set il soffio del vento.

 

Un grande evento cosmico si nasconde nel mito egizio di Osiride ucciso da Tifone.

L’Egizio sentiva in Osiride il Dio venente dal sole che ancora viveva in armonia con suo fratello.

Tifone era l’aria che si respira e che portava all’uomo la mortalità.

 

Vediamo qui, in un esempio dei più significativi, come i fatti dell’evoluzione del mondo si ripetano nella conoscenza interiore degli uomini.

 

Così si svolse il divenire della trinità di sole, luna e terra. Tutto questo veniva insegnato al discepolo egizio in profonde, profondissime immagini formate in piena consapevolezza.