Il sole di cui parla la fisica è solo un elemento del Sole considerato nella sua totalità.

O.O. 183 – Il divenire dell’uomo – 24.08.1918


 

Chi vuole comprendere l’epoca in cui vive, deve farlo a partire da più ampi nessi cosmici.

 

La limitatezza dell’epoca contemporanea

sta proprio nel non volersi spiegare gli impulsi, le forze che sono all’opera nel presente,

a partire da un contesto più ampio.

• E, per comprendere il tale o tal altro elemento che agisce nel presente,

sarà sempre e continuamente necessario rifarsi, in particolare,

alle circostanze attraverso le quali l’evoluzione dell’umanità è passata all’epoca del mistero del Golgota.

 

Questo mistero del Golgota lo abbiamo veramente illustrato dai più disparati punti di vista e abbiamo visto quanto profondamente, quanto significativamente incida in tutto il percorso evolutivo dell’umanità, in tutta quanta la sua evoluzione.

 

Sappiamo che prima del mistero del Golgota gli uomini percepivano il mondo, lo concepivano, in altro modo che dopo il mistero del Golgota. Naturalmente non si è passati all’improvviso da una condizione all’altra. Ma, a un esame retrospettivo, emerge proprio ciò che abbiamo illustrato dai più disparati punti di vista.

Oggi, cercando un primo elemento su cui basare le considerazioni che seguiranno, vorrei richiamare l’attenzione su una cosa in particolare.

 

Se consideriamo l’attitudine, la costituzione delle anime umane anteriormente al mistero del Golgota, possiamo dire in generale che, nell’ambito dell’umanità civile, di quell’umanità dunque dalla quale è discesa l’umanità civile dei nostri giorni, prima del mistero del Golgota era presente nelle anime una certa capacità di penetrare i misteri del cosmo, del mondo spirituale.

 

Gli uomini vissuti prima del mistero del Golgota non levavano gli occhi al firmamento come leva gli occhi al firmamento l’uomo di oggi, e per loro era pressoché naturale non fare così. Oggi, lo sappiamo bene, l’uomo guarda al firmamento dicendosi: alla nostra Terra sono collegati alcuni altri pianeti che ruotano insieme con essa intorno al Sole; poi ci sono innumerevoli altre stelle fisse che hanno a loro volta i propri pianeti. – E se poi egli riflette bene a ciò che ha in mente di preciso quando pensa queste cose, deve riconoscere che la sua idea è quella di un grande meccanismo universale.

 

Del fatto che lì operi e agisca anche dell’altro, oltre alle forze di questo grande meccanismo universale, l’uomo contemporaneo si rende davvero ben poco conto. Per l’uomo vissuto prima del mistero del Golgota la cosa era più o meno naturale.

 

Per lui, in specie, era naturale che il Sole ad esempio non rappresentasse unicamente ciò che rappresenta per il fisico moderno, grosso modo una sorta di globo incandescente sospeso nello spazio; l’uomo vissuto prima del mistero del Golgota sapeva invece esattamente che

il Sole di cui parla la fisica, questo Sole, è solo un elemento

del Sole considerato nella sua totalità.

 

Alla base del Sole stanno un elemento animico e un elemento spirituale.

E l’elemento spirituale che sta alla base del Sole

il sapiente greco lo considerava nientedimeno che il Bene universale,

il Bene del mondo, il Bene che indiviso compenetra il mondo.

 

Tale era per lui lo spirito del Sole.

Al sapiente greco sarebbe sembrata una superstizione colossale pensare semplicemente, come fa oggi il fisico,

a un globo incandescente sospeso là fuori nello spazio;

per lui invece questo incandescente globo sospeso era la rivelazione del Bene indiviso che agisce al centro del mondo.

 

E a questo Bene centrale, che è di natura spirituale,

è collegato a sua volta un elemento animico: Helios, come lo chiamavano i Greci.

E il Sole fisico veniva soltanto come terzo elemento, come espressione fisica del Bene e di Helios.

 

Dov’è il Sole, dunque, l’uomo vedeva allora una realtà triplice.

E a questa realtà triplice, che gli antichi avevano visto nel Sole,

gli uomini di pensiero appartenenti all’epoca del mistero del Golgota

– dotati della conoscenza del mistero del Golgota, dotati della conoscenza dei misteri antichi -,

a questo mistero triplice del Sole quei sapienti associarono il mistero del Cristo, il mistero stesso del Golgota.

 

All’adorazione del Sole era legata, per coloro che sapevano qualcosa, l’adorazione del Cristo.

Alla saggezza del Sole, sempre per coloro che sapevano, era legata la saggezza del Cristo.

 

Ma perché si avesse una percezione naturale delle cose di cui ho parlato adesso, per sentirle come un che di ovvio, era precisamente necessaria la costituzione dell’anima che esisteva allora. Questa costituzione dell’anima scomparve. Non esiste più già dall’ottavo secolo avanti Cristo, dal 747 – è questo il vero anno della fondazione di Roma – avanti il mistero del Golgota. Con la fondazione di Roma scompare in effetti l’antica possibilità di vedere fuori, nel cosmo, l’elemento spirituale. Con l’ingresso di Roma nella storia fa il suo ingresso nell’evoluzione dell’umanità quello che possiamo chiamare l’elemento prosaico.

 

I Greci per esempio serbavano ancora, in tutta la loro concezione del mondo, la possibilità di vedere dietro il Sole quegli altri due Soli, il Sole animico e il Sole spirituale. E solo perché il mistero del Golgota non è stato affatto inserito nella sapienza greca e nella sensibilità greca, bensì nella sapienza e nella sensibilità romane, è avvenuto che si siano rotti i ponti con la nozione del legame fra il Cristo e il Sole spirituale. I Padri della Chiesa e i Dottori della Chiesa, in particolare, hanno dovuto darsi da fare per occultare il mistero del Sole, per ottenere che l’umanità lo dimenticasse, per impedire ch’esso venisse alla luce. Per l’intero corso dell’evoluzione del cristianesimo, come è d’uso chiamarlo, bisognava in certo qual modo stendere un velo sulla profonda, importante, compiuta sapienza relativa al legame del Cristo con il mistero del Sole.