Il sonno e il kamaloka.

O.O. 157a – Formazione del destino e vita dopo la morte – 16.11.1915


 

Desidero ora toccare un punto che potrà essere importante per qualcuno dei presenti, e cioè proprio l’assoluta concordanza dei singoli fatti spirituali, quando vengono a poco a poco indagati, concordanza che si ripresenta sempre di nuovo e che può essere una prova, anche per chi ancora non vede nel mondo spirituale, della giustificazione di ciò che con un’onesta indagine si scopre in quel mondo.

Nella mia Scienza occulta ho indicato in diverse prospettive i periodi più o meno lunghi della vita fra morte e nuova nascita.

Vi è tuttavia un altro punto di vista che ora vorrei indicare e del quale ancora nulla dissi nella Scienza occulta per una ragione che ora non voglio nascondere affinché si possa rilevare che qui si pratica la scienza dello spirito in modo serio e leale: per la semplice ragione che allora non lo conoscevo e che solo più tardi lo potei scoprire.

 

Vi è cioè una certa connessione

tra la vita spirituale che può essere sviluppata qui sul piano fisico

e la vita spirituale fra morte e nuova nascita.

 

Sappiamo che svolgiamo la vita qui sul piano fisico fra veglia e sonno, che da un lato nello stato di veglia abbiamo una completa coscienza e che per la generalità della gente vi è uno stato di incoscienza nel tempo che intercorre fra l’addormentarsi e lo svegliarsi.

Da quanto ho esposto nel mio libro L’iniziazione sappiamo anche che la vita del sonno può essere illuminata dalla coscienza, che è possibile guardare in ciò che avviene fra l’addormentarsi e il risvegliarsi.

Quando si arrivi a conoscere meglio la vita che qui fra nascita e morte passiamo nel sonno, si apprende veramente un’enorme ricchezza della vita. Vi è infatti una grande ricchezza della vita umana, per la normale esistenza, nello stato di incoscienza fra l’addormentarsi e il risvegliarsi. Avvengono moltissime cose.

Ciò che molto presto colpisce nella vita di sonno

è che essa è molto più attiva della vita fra lo svegliarsi e l’addormentarsi.

 

Durante il sonno siamo nell’io e nel corpo astrale, e abbiamo per così dire fuori di noi il corpo fisico e quello eterico. Certo anche la vita quotidiana è molto attiva, per alcuni anche attivissima. Essa ci appare tanto attiva perché in effetti non teniamo gran che conto di tutti i momenti di passività che contiene. Se davvero tutto nella vita quotidiana dovesse avvenire per nostra iniziativa, ci meraviglieremmo molto di come tutto sarebbe diverso. Pensiamo un momento: ci alziamo tutte le mattine, non arriviamo alla decisione di alzarci, ma lo facciamo per abitudine. Davvero non si arriva a una precisa conoscenza di che cosa significhi dipendere a tal segno da tutto l’ordinamento del mondo, trascorrere determinati periodi in uno o in un altro stato della propria vita, alternati come un pendolo in modo ritmico; a tutto questo non pensiamo: si svolge interamente secondo abitudini.

 

Cerchiamo anche di riflettere a quanto avviene in modo che per così dire si attraversi la vita come automi. Si arriverà così a conoscere quanto grande sia la parte passiva nella vita di veglia, e quanto invece di attivo vi sia nella vita fra l’addormentarsi e il risvegliarsi. Là vi è piena attività, moltissima attività. Interessante è che persone relativamente pigre nella vita di veglia sono invece le più attive durante il sonno. Là si è attivissimi, solo che nella vita normale non lo si sa. Osservando con precisione che cosa fa l’anima, cioè l’io e il corpo astrale, quell’attività è davvero intimamente collegata con tutta l’esistenza dell’uomo.

 

Attraversando in questo modo la vita, ne prendiamo con coscienza molto poco con noi. Non la elaboriamo appieno come essa ci si presenta. Desidero fare un esempio evidente. Ora tutti i presenti stanno ascoltando questa conferenza che più o meno durerà un’ora. Senza riferirmi in particolare a nessuno dei presenti posso dire che sarebbe possibile assorbire dalle parole della conferenza molto di più di quanto ogni singolo ascolta. Sarebbe persino possibile udire molto di più di quanto io stesso non sappia di ciò che riesco a dire. Per sottolineare un altro aspetto della cosa, aggiungo che ognuno andrà poi a casa, si metterà a letto per dormire e si sveglierà domattina. Nel tempo fra l’addormentarsi e lo svegliarsi, certo del tutto inconscio per le condizioni normali, verrà elaborato molto di quanto non si sarà stati in grado di afferrare ora.

 

• Sarà elaborato con molta precisione durante il prossimo sonno e forse ancora nelle notti successive. Durante il sonno si vede che l’anima elabora in modo del tutto diverso ciò che era stato assorbito. Anche se qualcuno avesse ascoltato con poca attenzione ma con una certa dedizione, proprio grazie ad essa collegherebbe con la sua anima quanto vi è nella conferenza in merito alle potenze e agli impulsi spirituali. Tutto ciò viene elaborato durante il sonno, come ne abbiamo bisogno non solo per la vita fino alla morte, ma anche al di là della morte.

Così elaboriamo tutta la vita che si era svolta nello stato di veglia, dallo svegliarsi all’addormentarsi, elaboriamo durante la notte tutto quanto sperimentiamo durante il giorno, e quindi per così dire ne traiamo gli insegnamenti che ci occorrono per tutta la nostra vita successiva, al di là della morte, fino nella prossima incarnazione.

 

Quando dormiamo siamo noi stessi i profetici elaboratori della nostra vita. La vita del sonno è un enigma profondo, perché è in intima connessione con tutto quanto sperimentiamo, piuttosto che con la coscienza esterna. Ora però lo elaboriamo in una prospettiva che sia feconda per la prossima vita. Il lavoro che facciamo nel tempo fra l’addormentarsi e il risvegliarsi si riflette su quello che potremo fare di noi stessi grazie a ciò che abbiamo sperimentato.

Se nella nostra anima lavoriamo con più energia, diventiamo più forti o ci facciamo dei rimproveri, elaboriamo ciò che così sperimentiamo in modo che diventi per noi un frutto di vita. Da questo si vede che la vita durante il sonno è davvero importantissima e incide profondamente in tutto il mistero dell’essere umano.

 

Un giorno l’indagatore dello spirito può avere l’intenzione, si può dire proprio così,

di confrontare la vita del sonno con un’altra vita, con una vita soprasensibile.

Gli avviene cioè di confrontarla con il periodo che segue i giorni del quadro mnemonico,

di confrontarlo con la vita nel kamaloka.

• Allo sguardo chiaroveggente risulta allora che mentre qui nella vita

ci si ricorda sulla base della memoria di tutto quanto si è sperimentato nella vita di veglia,

dopo la morte, trascorso il tempo in cui è durato il quadro mnemonico,

si ha la memoria per la propria vita di tutte le notti.

Ci si presenta così un importante mistero: ci si ricorda della propria vita delle notti.

 

Il viaggio a ritroso avviene in modo

che si sperimenta davvero dall’ultima notte passata quando si era ancora in vita,

alla penultima e così di seguito sempre a ritroso.

Si sperimenta a ritroso tutta la vita, ma come la si è vista attraverso le notti.

Si sperimenta cioè di nuovo nella memoria a ritroso

tutto quanto si è pensato e visto inconsciamente durante la vita.

Si attraversa veramente la propria vita, ma non dal lato del giorno.

 

Quanto dura press’a poco questo periodo?

Si pensi che più o meno noi dormiamo un terzo della nostra vita. Vi è gente che naturalmente dorme molto più a lungo, ma in media dormiamo circa un terzo della vita. Di conseguenza anche l’esperienza a ritroso dura circa un terzo della vita terrena trascorsa, perché appunto si sperimentano le notti.

Pensiamo come ciò si accordi a meraviglia con gli altri punti di vista che ci si presentano. Abbiamo sempre detto: la vita del kamaloka dura circa un terzo della vita terrena. Ripensando a quel che abbiamo detto prima, ci si rende conto che deve proprio essere un terzo. Così le cose concordano! Tutte le diverse cose sempre concordano.

Il bello nella scienza dello spirito è che si impara a conoscere un fatto e quando lo si è fissato, lo si conosce anche in un’altra prospettiva. E come quando si sale su una montagna: si ha una vista prima da un lato e poi anche dall’altro. Malgrado le diversità, gli aspetti essenziali concordano sempre fra loro.

 

Possiamo ora dire che nella vita fra nascita e morte si vive in modo che la vita viene sempre interrotta a causa del sonno, e in essa ci si ricorda della vita diurna, delle cose che si sono sperimentate durante il giorno. Però nella vita di sonno ci si è occupati in altro modo delle cose, come ho detto le si sono soltanto elaborate.

Così quel che non si riesce a ricordare nella vita fisica viene ricordato durante il kamaloka.

È questa una connessione importante, e da essa si riuscirà a comprendere quel che altrimenti forse non si afferra di primo acchito.