Il tesoro nell’anima

O.O. 129 – Meraviglie del creato – 25.08.1911


 

Impara a riconoscere che nelle profondità dell’anima umana

riposa qualcosa che l’ordinaria coscienza umana anzitutto non conosce, di cui non sa niente.

Nei profondi sostrati della nostra anima riposa un tesoro.

 

Racchiudiamo in noi qualcosa

che nei profondi sostrati dell’anima è dapprima inconoscibile per la coscienza normale;

se tuttavia ci immergiamo in essi, secondo i principi e il vero significato della scienza dello spirito,

impariamo che il non far deteriorare il tesoro che riposa nella nostra anima

non è solo una nostalgia egoistica,

ma il più profondo dovere umano nei confronti delle forze del macrocosmo.

 

Si impara che nelle profondità dell’anima di ogni essere umano presente nel mondo

vi è qualcosa che gli dèi un tempo posero in noi dal loro corpo, dalla loro stessa sostanza.

Si impara a sentire che gli dèi rinunciarono a una parte della loro stessa esistenza,

se la strapparono per così dire dalla loro carne, se la tolsero e la posero nella nostra anima.

 

Quali esseri umani possiamo fare due cose

con il tesoro dell’anima che è una parte di eredità divina.

 

• Partendo da una certa pigrizia umana, possiamo dire: «Ah, che bisogno ho della conoscenza!

Gli dèi mi condurranno ugualmente alla mèta».

 

Essi però non lo fanno, perché fecero scendere quel tesoro nella nostra interiorità

affinché noi lo facessimo emergere attraverso la nostra libertà.

Possiamo dunque lasciar deteriorare il tesoro animico in noi.

Questa è una delle vie che l’anima umana può percorrere.

 

• L’altra è di diventare coscienti del nostro massimo dovere nei confronti delle potenze celesti

e dirci che dobbiamo far salire il tesoro dell’anima,

portarlo dalle profondità nascoste fin su nella nostra coscienza.

 

• Che cosa facciamo quando eleviamo questo tesoro dalle profondità della coscienza?

Gli diamo una forma diversa da quella che aveva prima nel corpo degli dèi;

ma nella forma che esso assume grazie a noi lo ridiamo di nuovo in modo misterioso agli dèi.

 

Con la nostra conoscenza non facciamo qualcosa di personale,

non facciamo qualcosa che deve servire solo al nostro egoismo;

non facciamo niente di meno che ridare agli dèi il nobile patrimonio ereditario che essi ci diedero.

Glielo restituiamo nei mondi spirituali,

ma nella forma modificata che esso deve acquisire per opera nostra,

affinché gli dèi possano riaverlo assieme a noi.

 

Ma se lasciamo deteriorare nella nostra interiorità il tesoro animico, siamo egoisti nel senso più vero,

perché in tal caso esso va irrimediabilmente perso per il processo del mondo:

se non vogliamo conoscere, lasciamo deteriorare la parte ereditata dagli dèi.

……………………….

 

Tu devi conoscere,

non puoi persistere nella non conoscenza

e abbandonarti al sentimento di quanto siano deboli

le forze di cui disponiamo per il momento, come risultato della nostra vita consueta,

per portare alla luce il tesoro animico di cui abbiamo parlato.

rimane soltanto da aver fiducia nella propria anima.

 

Quando essa sviluppa a poco a poco con pazienza quel che è riposto in lei,

le forze che adesso sente ancora deboli devono crescerle sempre più,

così che possa davvero compiere il suo dovere nei confronti delle potenze cosmiche.

 

La fiducia nella forza portante e nella fecondità dell’anima umana

deve sostenerci quando spesso siamo sgomenti e timorosi,

poiché portiamo con noi solo la forza acquisita dal passato,

poiché ci sembra che dobbiamo ma in questo momento non possiamo!

 

Tutte le prove dell’anima si svolgono in fondo

in modo che retrocediamo tremando davanti a questo timore o a questa impotenza.

 

Solo se troviamo in noi la forza animica che sgorga dalla fiducia in se stessi,

dalla fiducia che cresce in noi gradualmente approfondendo la scienza dello spirito,

solo così possiamo superare tali prove nel vero senso della parola.

 

• Dallo spirito di queste conferenze si sarà già visto che in sostanza

due sono le correnti cosmiche che giocano nell’uomo, nella sua natura e nella sua entità,

e per armonizzarle veramente in lui è necessaria la forza dell’anima,

la forza di confrontarsi con coraggio e audacia con entrambe le correnti.

 

……………………

 

Una cosa è insopportabile per la maggior parte degli uomini e per il loro egoismo

e cioè il dover portare attraverso la porta della morte molte delle proprie colpe;

il sapere di dover morire e portare con sé nella prossima incarnazione qualcosa delle proprie colpe.

 

L’audacia invece di confessarsi liberamente e con onestà: nella tua anima hai lati cattivi,

richiede un’elevata mancanza di egoismo,

mentre in genere l’uomo è disposto a voler essere buono

fin dove giunge la sua immagine di come si possa essere buoni.

 

Chi ha realmente fatto esperienze occulte di questo genere,

deve potersi confessare senza riguardi la propria cattiveria

e persino potersi dire che è impossibile riparare tutto già in questa vita.

……………………

 

E’ necessario 

portare gli errori della vita precedente attraverso la porta della morte

e guardare con audacia al momento in cui

il Guardiano ci sta davanti e ci presenta il conto dei nostri errori.