Il Vangelo di Giovanni come testo iniziatico

O.O. 97 – Il mistero cristiano – 13.02.1906


 

La teologia attuale distingue nettamente i primi tre Vangeli e il Vangelo di Giovanni.

I primi tre sono chiamati sinottici.

Il quarto è spesso considerato una composizione didattica senza alcun valore storico.

È però importante ricordare che in tutto ciò che nei Vangeli si riferisce al Cristo

troviamo una profonda simbologia e nello stesso tempo un importante fatto storico.

La vera differenza fra i tre sinottici e il Vangelo di Giovanni deriva dalla diversità di Iniziazione:

Giovanni, infatti, era iniziato molto più profondamente degli altri tre evangelisti.

 

Il nome di Giovanni non è mai ricordato direttamente nel Vangelo di Giovanni, dove lo si indica come il discepolo che il Signore amava. Con questa espressione si definiscono gli Iniziati al più alto livello. Per significare che certi discepoli avevano ricevuto la massima Iniziazione, si dice che il Signore li amava.

Il discepolo che scrisse il Vangelo di Giovanni ha descritto per prima cosa la propria esperienza. I capitoli da 1 a 12 sono esperienze nel mondo astrale. Il capitolo 13 e i seguenti descrivono eventi sul piano del Devachan.

 

È tutto molto significativo e importante. Giovanni descrive le esperienze nel piano astrale, perché giudica che si possano capire le azioni del Cristo Gesù sulla terra solo se le contempliamo alla luce dello spirituale. Si può intendere ciò che il Maestro ha detto e ha fatto solo mettendosi in uno stato superiore. Per mezzo dello sviluppo interiore l’uomo può arrivare a vedere il mondo astrale, cui giunge per mezzo di un ben determinato tipo di meditazioni. L’uomo deve chiudersi al mondo esterno, poi deve lasciar emergere nell’anima le verità eterne. Gli si apre allora intorno un mondo nuovo.

 

Le azioni del Cristo Gesù sulla terra potevano essere interpretate nel modo esatto solo da chi si trasferiva in un mondo superiore. Quanto era stato sperimentato vivendo con Gesù diventava comprensibile solo attraverso la percezione astrale. Chi voleva vivere le azioni del Cristo Gesù doveva mettersi in condizione di comprendere animicamente il Cristo per mezzo di adeguate meditazioni cristiane.

Questo dice Giovanni nel Prologo del suo Vangelo. È una preghiera di meditazione dall’inizio fino alla frase: «le tenebre non compresero la Luce». Quando l’anima vive quanto è contenuto in questa frase, si risvegliano le forze che permettono di comprendere i primi dodici versetti: «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio». Questa antica verità era rappresentata visivamente negli antichi Misteri, specialmente in quelli a colorazione egizia.

 

Le parole risuonano nell’aria, altrimenti non le udremmo. Nello spazio aereo si trovano le parole che pronunciamo. Se mentre parlo l’aria si indurisse improvvisamente, le onde che si muovono nell’aria cadrebbero come corpi solidi e rigidi. Il Maestro dei Misteri spiegava al discepolo: «Cosi come l’uomo parla e la sua interiorità si spinge nell’aria, cosi anche l’Anima del mondo parlò in una materia ben più sottile, la sostanza dell’Akasha, e questa si è solidificata. Tutto quanto è intorno a noi è la parola divina solidificata, il Logos ghiacciato». Così diceva il Maestro dei Misteri.

 

«In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio».

Era ancora nella sua interiorità, era un Dio esso stesso. Poi riempì lo spazio e si solidificò. Questo Logos è contenuto dovunque. Dovunque intorno a noi abbiamo i cristalli del Logos. Ma nello stesso tempo in cui sorge la vita, il Logos esce dal suo stato come di torpore. Nell’uomo diventa luce della conoscenza. Quando conosciamo, da questo mondo ci viene incontro il Dio che per primo è disceso nel mondo. Nella vita interiore si deve arrivare a penetrare tanto profondamente nel mondo da diventare consci che il Logos vive nel mondo.

 

Ciò che accadde all’inizio fu la formazione dell’uomo fisico; in questo uomo fisico penetrò l’uomo spirituale. Allora la Luce splendette nelle tenebre; ma all’inizio le tenebre non La compresero. Quando l’uomo continua ad evolversi, gli perviene il contenuto della visione astrale del Verbo. Allora comprende che cosa era il Cristo Gesù e che cosa significasse il Suo insegnamento: che i tempi erano maturi per produrre un Adamo al contrario. L’uomo era sceso nel corpo, e con questo erano venute nascita e morte. La Luce, poi, penetrò nelle tenebre.

 

Ora l’uomo doveva essere di nuovo riportato in alto, a comprendere che la vita è vincitrice della morte. Apparve il Precursore, il Battista Giovanni. Il Battista annuncia che le cose antiche – quelle che sono sotto il segno di ciò che un tempo fu suscitato dalle forze divine – saranno ora sostituite da un nuovo Regno. Fino a quel momento si diceva: «Dio vi annienterà se agirete contro la Sua Legge». Il nuovo Regno, invece, è quello che l’uomo può sperimentare dentro di sé, quando sperimenta la Divinità. Il concetto dell’antica Alleanza era che dobbiamo sottometterci ai Comandamenti di Dio; la nuova Alleanza dice che dobbiamo seguire volontariamente Dio nella nostra interiorità. Questo è l’amore per il bene preannunciato profeticamente e che dovrà crescere. Cristo, il rappresentante dei nuovi tempi, deve crescere; Giovanni, che è solo il suo Precursore, deve diminuire.

 

Si incontrano qui due grandi momenti, come appare nella visione di Giovanni. Tutto si manifesta per immagini. Ma contemporaneamente appare anche il vero Battista, con la sua reale missione, all’occhio spirituale di Giovanni. Gli appare dunque ora tutta la missione cristiana e la descrive nel secondo capitolo.

 

Se torniamo con lo sguardo a quegli antichissimi tempi, a quei tempi che sono almeno attorno ai duemila anni prima di Cristo, vediamo che vi erano saggi cos^ progrediti che erano stati iniziati ai Misteri. Un simbolo era l’offerta dell’acqua. Il sacerdote della saggezza usava l’acqua come simbolo. Esiste la legge per cui l’uomo si esclude dal Mondo spirituale se beve alcol.

L’uomo che vuole salire ai Mondi spirituali non deve bere vino, nemmeno il vino del sacrificio.

 

La missione del Cristianesimo è caratterizzata dalle nozze di Cana. Gli antichi saggi sacerdoti possedevano le massime conoscenze spirituali ottenute dalla più profonda sapienza, ma all’antica cultura pagana mancava una cosa: il possesso del mondo fisico. Gli strumenti erano molto primitivi, tutta la cultura esteriore era assai primitiva. Gli uomini non avevano ancora rapporto in maniera immediata con ciò che doveva avvenire qui sulla terra. Perché l’uomo imparasse a dominare la Terra, dovette essere trattenuto nei limiti del fìsico. Doveva diventare forte e santificare l’uomo inferiore.

 

Questa cultura fu preparata dai grandi Maestri, che richiamarono l’attenzione sull’importanza del piano fisico. L’arte egizia, per esempio, è grande per la sua concezione spirituale ma non per la rappresentazione sul piano fisico. Tutta l’arte greca, invece, fa scendere l’uomo sul piano fìsico. Anche il Diritto romano richiama l’uomo sul piano fìsico. E legato a tutto questo è il culto di Dioniso. Il rappresentante del vino è addirittura deificato. L’introduzione del vino tra gli uomini è rappresentata in nobile forma nelle Nozze di Cana in Galilea. Qui si dimostra che l’acqua è superiore al vino. L’acqua fu infatti trasformata in vino perché l’uomo doveva essere portato a scendere sul piano fisico.

 

Oggi siamo scesi sul piano fisico con tutte le nostre organizzazioni. Se accanto alla cultura sul piano fisico non esiste anche una cultura etica, le organizzazioni fisiche hanno un effetto demolitore. Sviluppando la morale, l’uomo potrà produrre forze ben diverse da quelle che esistono sul piano fisico. John Warrel Keely mise in moto la sua macchina per mezzo di vibrazioni ottenute nel suo organismo. Queste vibrazioni dipendono dalla natura morale dell’uomo. È questo il primo bagliore di quella che sarà la tecnica in avvenire. In futuro avremo macchine che si metteranno in moto solo se riceveranno le forze da uomini morali. Gli uomini immorali non potranno farle funzionare. Il meccanismo puramente meccanico si dovrà trasformare in meccanismo morale.

 

La Scienza dello Spirito prepara questa ascesa.

Il Cristianesimo ha dovuto dapprima far scendere gli uomini, ora deve farli risalire:

il vino deve essere ritrasformato in acqua.

 

Lo sguardo di Giovanni andava oltre la realtà fisica. Ciò che aveva fatto il Signore, la Sua missione, si manifestava al discepolo Giovanni come le Nozze di Cana in Galilea. In questo modo dobbiamo intendere i primi dodici capitoli del Vangelo di Giovanni. Non è scritto che lo pregasse Maria, ma “la Madre di Gesù”. Qui abbiamo un’espressione mistica. In ogni mistica, per Madre si intende ciò che deve essere fecondato quando l’uomo sale a un livello superiore. Gesù doveva portare a un livello superiore tutta la coscienza umana di quel tempo. Tutta la coscienza dell’umanità gli chiede di essere portata a un livello superiore. Per questo Gesù potè dire: «Donna, che ho io a che fare con te?». A Sua Madre Gesù non l’avrebbe detto. Le nozze ebbero luogo al terzo giorno. Questo significa che Giovanni aveva passato tre giorni nel sonno iniziatico. Poi ebbe luogo la visione delle Nozze di Cana in Galilea. Quanto segue sono eventi che Giovanni sperimenta nella visione astrale.

 

Nel terzo capitolo segue il dialogo con Nicodemo. Nella visione astrale a Giovanni appare sempre il Signore stesso. Ciò che dovrà accadere a Giovanni è detto nel dialogo con Nicodemo. Il Signore si esprime chiaramente: Giovanni dovrà comprendere, gli è spiegato nella visione, che si tratta di uccidere l’uomo inferiore e di vivificare l’uomo superiore. Poco alla volta si rende conto di chi sia in realtà Gesù, che in Gesù si esprimono le forze originarie del mondo, il Padre del mondo. Seguono quindi le parole del Cristo a proposito del Padre. L’energia delle forze occulte che Gesù possiede appare a Giovanni come immagine speculare astrale degli avvenimenti reali. Tutto è realmente accaduto, ma Giovanni lo vive nella visione astrale. Cosi Giovanni apprende dal Signore stesso le più profonde verità.

 

C’è poi l’incontro con la Samaritana nel quarto capitolo. Il Signore le dice: «Cinque mariti hai avuto, e quello che hai ora non è tuo marito». Ella deve infatti essere condotta all’Io superiore. Deve prima, a tale scopo, passare per i corpi inferiori, e questi sono i ‘vecchi mariti’, i precedenti.

Nel racconto del cieco nato, risulta chiaramente che egli è nato cieco a causa del suo karma.

I primi eventi del Vangelo di Giovanni sono quindi esperienze astrali. Non sarebbe dunque naturale che vi si parlasse di Giovanni, poiché egli stesso sperimenta tutto in coscienza di immagini.

 

Nei primi dodici capitoli, Giovanni non compare, non è ancora il discepolo, giacché vede tutto sul piano astrale.

Ora dorme il sonno dell’Iniziazione e dovrà essere chiamato a salire a un grado superiore. Questo avviene mentre nei tre giorni sperimenta le visioni fino al quarto giorno. Gli appare allora la sua stessa Iniziazione, la sua resurrezione. Questa è la resurrezione di Lazzaro.

Lazzaro è l’Autore del Vangelo di Giovanni. Marta e Maria sono gli stati di coscienza della sua anima: l’anima divina e l’anima rivolta alla vita terrestre. La descrizione del miracolo di Lazzaro è la descrizione di una Iniziazione superiore.

 

Nel dodicesimo capitolo è preparato il vero riconoscimento della personalità di Gesù. Lo dice lo stesso Giovanni: «Ora riconosco chi mi ha ridestato».

Con il tredicesimo capitolo comincia lo sviluppo superiore di Giovanni. Ogni parola del Vangelo di Giovanni diventa chiara se la intendiamo come esperienza di Giovanni. Egli diventa ora cosciente nel suo Io, non nella coscienza immaginativa. Diviene coscientemente il discepolo che il Signore amava.

Le esperienze di Giovanni, dal tredicesimo capitolo in poi, riguardano il piano devachanico. Giovanni lo indica quando dice di essere risorto. Giovanni è Lazzaro risorto. Ciò è comprensibile per il fatto che solo da quel punto in poi si parla del discepolo che il Signore amava. Questo è il mistero centrale del Vangelo di Giovanni, cioè che l’autore è Lazzaro risorto.

 

Giovanni sperimenta dunque il Cristo nel Mondo spirituale, quindi la seconda parte di questo Vangelo non è solo il racconto di quanto ha avuto luogo su un piano qualsiasi del mondo, ma è anche la descrizione di quanto ognuno può sperimentare dentro di sé. Ecco come si percepisce quando si è giunti al grado che descrive Giovanni: da un certo punto del suo sviluppo in avanti, l’uomo non si sente più separato dalle cose, ma si immerge nelle cose circostanti. Questo significa ampliare il proprio sé alla misura dell’universo. Giovanni si sente un membro del mondo intorno a lui. E questo si esprime nell’immagine devachanica della lavanda dei piedi. Giovanni la vive nel Mondo spirituale, anche se la lavanda è un fatto storico.

 

Ogni regno superiore si innalza sempre a spese di uno inferiore. Se non ci fosse il regno minerale, le piante non potrebbero nutrirsi. Il regno vegetale, a sua volta, è spinto verso il basso perché si sviluppi un regno superiore, quello animale, e così via. All’umanità servono anche gli altri regni. Il più sviluppato ha bisogno del meno sviluppato: se non vi fosse un regno inferiore, non potrebbe esservi un regno superiore. Cosi come il regno vegetale presuppone il regno animale, cosi il Cristo Gesù presuppone gli Apostoli. Nessun santo potrebbe svilupparsi se gli altri non fossero spinti in basso. Nel capitolo XIII, versetto 16, è detto. «Il servo non è più grande del suo Signore». Cristo si è sviluppato dalla comunità degli Apostoli, li può quindi considerare i Signori dalla cui comunità è uscito. Lava loro i piedi per indicare che deve loro la sua esistenza. Ognuno deve sperimentare questa sensazione nel proprio corpo. Chi non l’ha mai avuta non ha conosciuto la via mistico-cristiana.

 

Dice ancora Gesù: «Chi mangia il mio pane, mi calpesta con i piedi». Egli si sente in comunità con tutta la terra. Sente su di Sé il peso di tutta l’umanità che lo calpesta.

Giovanni, che ha sperimentato tutto ciò nel Devachan, può comprendere che cosa significhi il paragone che segue, quello della vite e dei tralci. In esso si esprime l’unità di tutta la comunità cristiana.

 

Noi viviamo nella quinta èra principale della nostra esistenza terrestre. Questa ha sette suddivisioni: l’indiana, la persiana, l’egizio-caldaica-assiro-babilonese, la greco-romana, la germanica, la slava e infine la settima. Particolarmente importanti sono le tre ultime suddivisioni della quarta principale, ovvero quella atlantidea. Dalla terzultima, la protosemitica, è derivata la quinta principale, che risiedeva nella zona dove ora si trova l’Irlanda, da cui emigrò e fu condotta nel deserto del Gobi, o Shamo. Da lì parti la civiltà base per la quinta principale, quella attuale. Abbiamo dunque le tre suddivisioni degli Atlantidi, sette della civiltà principale degli Arii, e due della sesta principale, che in certo senso sono affini. Poi, quando l’umanità avrà percorso tutte le civiltà, sarà arrivata al punto in cui una grande parte avrà raggiunto ciò per cui era stata creata.

 

I dodici Apostoli sono il simbolo di queste dodici civiltà.

Gesù si è sviluppato dai dodici Apostoli.

Nella lavanda dei piedi Gesù si china davanti alle civiltà a cui deve portare la salvezza.

Con l’immagine della vite, il Cristo si sente come collegato a tutte le civiltà umane,

provvedendole di ciò che forma il sangue spirituale di vita.

 

Seguono ancora altre immagini. Ci è presentato il tradimento di Giuda Iscariota. Questi è il rappresentante di una delle civiltà, di quella cioè che porta tutto sul piano materiale: la nostra epoca materialistica. L’evoluzione per cui l’uomo è vissuto prima nella visione spirituale e poi è stato necessario che fosse portato in basso nel mondo fisico, rende perfettamente comprensibile il fatto che il traditore fosse il rappresentante della civiltà che era scesa più in basso. Giuda Iscariota, dunque, era il rappresentante della civiltà che era scesa più in basso. Il Vangelo di Giovanni – in quanto deve essere inteso simbolicamente – riesce a mantenere il suo valore oltre lo spazio e il tempo. L’azione di Giuda si inserisce organicamente nella missione del Cristo. Giuda subisce una specie di martirio. È il traditore, ma è anche in un certo senso il martire. Introduce il sacrificio del Cristo.

 

Attraverso una serie di immagini, gli Apostoli saranno condotti alla natura interiore del Cristianesimo. Con la morte sacrificale del Cristo, passò sul piano cosmico, sul piano della storia, tutto ciò che prima si esprimeva nel culto dei Misteri, quando il discepolo viveva ciò che Lazzaro nel Vangelo sperimenta quale morte simbolica di tre giorni. Da allora in poi un uomo può essere redento senza aver vissuto le visioni dei Misteri, per il solo fatto di credere. Ognuno potrà sperimentare tutto ciò, quando giungerà lo Spirito di Verità. Viene annunziato quello che l’evento cristiano inserisce come forza nella storia. Giovanni parla profeticamente di questo Spirito di Verità. Il tradimento storico del Cristo avrà luogo in futuro ad opera di quella civiltà alla quale Giuda corrisponde.

 

Seguono quindi gli eventi che prefigurano l’esperienza interiore del mistico cristiano. Il Cristo riceve lo schiaffo. È il secondo avvenimento importante dopo la lavanda dei piedi. Lo deve ricevere chiunque voglia vivere la vita del Cristo nella propria anima. Dobbiamo sopportare infatti, con la massima serenità animica, di non essere riconosciuti da coloro ai quali diamo il nostro meglio. Questo secondo evento comprende anche la flagellazione. Ciò significa – dal punto di vista simbolico-animico – che dobbiamo sopportare serenamente le sofferenze che ci provengono dal mondo esterno.

• La flagellazione e lo schiaffo costituiscono insieme il secondo grado che deve raggiungere il mistico cristiano.

Da quel tempo i discepoli della mistica cristiana sperimentano proprio questi eventi. Lo stesso corpo del discepolo esprime tale capacità di sopportare i dolori serenamente. Si ha la sensazione di essere punto da aghi.

 

Il terzo grado è la coronazione di spine.

Significa che si devono sopportare con serenità le umiliazioni. Ciò che viene umiliato è proprio l’Io umano. Il cervello anteriore si è formato negli ultimi tempi di Atlantide, ed è quello che sente la corona di spine. In questo stato mistico-animico si presentano grandi sofferenze che devono essere superate.

 

Il quarto grado è la crocifissione.

Esperienza mistica che significa che il nostro corpo fisico ci diventa estraneo come qualcosa di esterno. L’uomo porta allora il peso della croce, la sua anima è ormai divenuta indipendente, è unita al corpo come il corpo del Cristo è inchiodato alla croce. Questo è un processo interiore percepito dal mistico. L’uomo è consapevole di vivere ora in un corpo spirituale. La manifestazione che accompagna questo stato è la prova del sangue: appaiono veramente le stigmate alle mani e ai piedi se il mistico cristiano ha sperimentato tutto ciò. Per ogni fatto spirituale esiste una manifestazione fisica corrispondente.

 

Quando l’uomo è arrivato a questo punto, ha luogo la morte sulla croce. (Quinto evento)

Anche questa è un’esperienza spirituale. È espressa nei versi di Goethe:

Finché non lo fai tuo

questo “muori e diventa”

non sei che uno straniero ottenebrato

sopra la terra scura.

[da “Beato struggimento”, in Il Divano occidentale-orientale].

 

E Jakob Bohme dice: «Chi non muore prima di morire, è distrutto quando muore». Il mistico cristiano, infatti, deve sperimentare la morte completamente, altrimenti non può giungere a una vita superiore.

 

Sesto evento è la sepoltura.

È il verificarsi mistico dell’unione con l’organismo della terra. Il discepolo si unisce allora al pianeta Terra, diventa uno spirito planetario, quanto lo circonda diventa per lui il suo corpo.

 

Il settimo grado è la vita superiore, la resurrezione alla quale partecipa l’uomo.

 

 

Ecco dunque i sette gradi dell’evoluzione cristiano-mistica:

lavanda dei piedi, schiaffo e flagellazione, coronazione di spine, crocifissione, morte, sepoltura e resurrezione.

 

È una via interiore con simboli esteriori.

Giovanni esprime tutto ciò in un libro mistico fondamentale. Le frasi, via via che le leggiamo, devono essere usate come base per la meditazione. L’uomo ha cosi la meditazione necessaria per sperimentare questi eventi. Il Vangelo di Giovanni è un libro miracoloso, perché produce miracoli nell’anima. È stato scritto per tutti gli uomini, e tutti gli uomini possono rivivere interiormente il Vangelo di Giovanni.

 

Da questo punto di vista, riesaminiamo ora il secondo capitolo.

L’uomo prima della lavanda dei piedi è quello che dovrà procreare l’uomo nuovo. L’uomo che passa per i sette gradi diventa l’uomo nuovo. L’uomo nuovo si comporta verso l’uomo antico come il bambino con la madre. L’uomo antico lo ha concepito, l’uomo antico lo ha portato in seno. Cosi dobbiamo intendere l’immagine della Madre di Gesù. Ogni uomo antico ha la disposizione a diventare l’uomo nuovo.

 

Gli uomini antichi sono di diversi tipi.

Quando però nasce in loro l’uomo nuovo, danno tutti vita al Cristo stesso. L’uomo antico, la madre, può esistere sotto diversi aspetti. Il Cristo sulla croce considera come sua Madre tre donne che rappresentano le tre diverse strutture umane che il mistico deve superare. Non si può chiamare con un nome proprio la madre del Cristo. La si chiama Maria, ma Maria sottintende la parola Maya, ovvero involucro, da cui deve nascere l’uomo nuovo.

 

Alla deposizione dalla croce non si doveva rompere alcun osso del Cristo, e ciò corrisponde a tutto lo sviluppo della nostra cultura. Al tempo di Atlantide, l’uomo possedeva ancora la facoltà di agire sulle forze formatrici eteriche. Poteva cosi usare la forza germinativa dei semi per mettere in moto aeronavi. Il compito delle dodici civiltà, cominciando da quella atlantidea, è di sviluppare forze e facoltà riguardanti il mondo minerale: le facoltà combinatorie. Le dodici civiltà dovranno portare la Terra fino al punto in cui sarà conquistato nell’essenziale il regno minerale. L’èra della quale il Cristianesimo è il centro, è l’èra in cui l’uomo trasformerà il mondo minerale. L’uomo diventerà padrone del magnetismo terrestre quando potrà influire sulla terra per mezzo delle sue forze morali. Di tutto il resto l’uomo non ha coscienza, o quasi.

 

Il Vangelo di Giovanni è uno di quegli scritti che portano in sé, come una fonte, l’infinito.