Il vangelo di Luca fu sempre una specie di testo edificante per tutti

O.O. 114 – Il Vangelo di Luca – 16.09.1909


 

Il vangelo di Giovanni è sempre stato, nelle diverse epoche del cristianesimo, il testo che ha prodotto l’impressione più viva su tutti quelli che hanno cercato di approfondirsi, di concentrarsi intimamente nelle correnti cristiane. Perciò esso è stato sempre il documento di tutti i mistici cristiani che hanno cercato di imitare con la loro vita ciò che il vangelo di Giovanni ci presenta nella personalità del Cristo Gesù.

 

Di fronte al vangelo di Luca, l’umanità cristiana si è comportata nei secoli in modo alquanto diverso. E questo fatto, esaminato da un altro punto di vista, corrisponde in fondo alle differenze prima accennate tra il vangelo di Giovanni e quello di Luca.

 

Se il vangelo di Giovanni, sotto certi riguardi, fu il documento dei mistici, il vangelo di Luca fu sempre una specie di testo edificante per tutti, anche per quelli che si innalzavano alle sfere del sentimento cristiano con cuore semplice e ingenuo. Il vangelo di Luca passa attraverso i tempi come un libro di edificazione.

 

Esso fu sempre fonte di consolazione interiore per tutti gli uomini oppressi dal dolore, perché ci parla del grande consolatore, del grande benefattore dell’umanità, del salvatore degli oppressi e degli afflitti. Il vangelo di Luca fu sempre il testo preferito da quelli che volevano compenetrarsi di amore cristiano, perché in esso, più che in qualsiasi altro libro, è descritta la potenza e l’efficacia dell’amore.

 

E coloro che in qualche modo sono coscienti (e possono esserlo in sostanza tutti gli uomini) di essersi gravati il cuore di qualche fallo, hanno sempre trovato edificazione, conforto e sollievo all’anima oppressa nell’annunzio dato dal vangelo di Luca che il Cristo Gesù non è venuto soltanto per i giusti, ma anche per i peccatori, che egli ha mangiato alla stessa tavola coi peccatori e coi pubblicani.

 

Se per subire l’azione del vangelo di Giovanni occorre un’alta preparazione, si può dire che nessuna anima è troppo bassa o troppo immatura per non sentire in pieno il calore che emana dal vangelo di Luca. Così questo vangelo è stato sempre un libro per tutti, capace di edificare anche l’animo più infantile.

 

Tutto ciò che nell’anima umana resta infantile, dalla primissima età alla più tarda vecchiaia, si è sempre sentito attratto dal vangelo di Luca. E soprattutto ciò che delle verità cristiane è stato rappresentato pittoricamente, ciò che delle verità cristiane è stato preso come soggetto dalla pittura, per fare più profondo appello ai cuori umani, tutto ciò (sebbene molto sia derivato pure dagli altri vangeli) noi lo troviamo nel vangelo di Luca, e da lì lo vediamo fluire nell’arte.

 

Tutti i nessi profondi tra Gesù Cristo e Giovanni Battista, che furono rappresentati artisticamente in modo così vario, scaturirono dalla fonte di questo libro imperituro.

Chi si apra da questo punto di vista all’azione del vangelo di Luca, troverà che, dall’inizio alla fine, esso è come immerso nel principio dell’amore, della compassione, dell’innocenza e, fino a un certo grado, dell’infantilità.

Dove mai troviamo espressa con tanto calore questa infantilità, se non nella storia dell’infanzia di Gesù di Nazaret, come ce la racconta Luca? La ragione ci risulterà chiara, quando penetreremo a poco a poco in questo libro meraviglioso.

 

Oggi sarà necessario esporre alcuni fatti che forse in un primo tempo potranno sembrare in contraddizione con quanto su questo o su altri argomenti abbiamo già detto altre volte. Ma questa e le prossime conferenze mostreranno che ciò si accorda con quanto finora ho detto intorno al Cristo Gesù e a Gesù di Nazaret.

 

Non si può esporre la verità in tutta la sua complicata ampiezza in una volta sola;

perciò oggi sarà necessario mostrare uno degli aspetti della verità cristiana,

che potrà sembrare in contraddizione con altri aspetti della verità che ho esposto in altre occasioni.

Occorre sviluppare singolarmente le varie correnti di verità,

per poi mostrare come esse si trovino tra loro in completo accordo e armonia.

 

Naturalmente in passato non ho potuto accennare che ad una parte della verità, soprattutto perché finora, e con intenzione, abbiamo sempre preso come punto di partenza il vangelo di Giovanni. Questa parte rimane pur sempre verità, come constateremo ripetutamente nei prossimi giorni. Ma oggi esamineremo un’altra parte delle verità cristiane che più delle altre riuscirà nuova.

 

Il vangelo di Luca, in un suo passo mirabile, ci narra che ai pastori nei campi apparve un angelo, il quale annunziò la nascita del Redentore del mondo; e dopo che l’angelo ebbe dato il suo annunzio, ecco associarsi a lui una moltitudine delle schiere celesti.

Pensiamo dunque i pastori che guardano in alto e hanno la visione del cielo aperto e delle entità del mondo spirituale che si manifestano a loro in possenti immagini.

 

Che cosa viene annunziato ai pastori?

Quel che viene annunziato è rivestito di parole monumentali; parole che furono pronunziate per tutti i tempi e diventarono il motto di Natale del cristianesimo. Le parole dette ai pastori, se giustamente tradotte, dovrebbero essere queste:

«Le entità divine si manifestano dall’alto;

affinché regni la pace sulla Terra tra gli uomini compenetrati di buona volontà».

 

È errata la parola «gloria» che generalmente viene usata in proposito. La traduzione giusta è quella che ho dato ora. Dobbiamo mettere nettamente in rilievo il fatto che quanto i pastori vedono è la manifestazione delle entità spirituali nei cieli, e che essa avviene in quel momento, affinché in Terra la pace entri nei cuori umani compenetrati di buona volontà.

 

In sostanza, in queste parole giustamente intese sono contenuti, come vedremo, molti misteri del cristianesimo.

Ma occorreranno alcuni elementi per illuminare tali parole paradigmatiche.

Prima di tutto sarà necessario considerare le nozioni che il chiaroveggente ricava dalla cronaca dell’akasha.

 

Si tratta anzitutto di studiare, con l’occhio spirituale aperto, l’epoca in cui apparve il Cristo Gesù e di chiederci: come ci si presenta quanto allora penetrò spiritualmente nell’evoluzione della Terra, se noi lo seguiamo nel suo divenire storico, se ci chiediamo quale ne sia l’origine?

In quel tempo un insieme di correnti spirituali confluì, dalle direzioni più diverse, entro l’evoluzione umana. Molte concezioni si erano andate affermando nelle diverse regioni della Terra. Tutto ciò che prima si era manifestato in luoghi diversi confluì ora in Palestina e si esplicò lì in vario modo. Possiamo perciò chiederci: dove conducono le correnti che vediamo confluire, come in un centro, negli eventi di Palestina?

 

Abbiamo già detto che nel vangelo di Luca si presenta la cosiddetta conoscenza immaginativa e che questa conoscenza si esplica in immagini. È appunto un’immagine a presentarcisi nel passo citato del vangelo di Luca: sopra ai pastori, si manifestano dall’alto le entità spirituali; e precisamente prima l’immagine di un essere spirituale, di un angelo, e poi quella di una moltitudine di angeli.

 

Qui dobbiamo chiederci: il chiaroveggente, che sia anche in pari tempo un iniziato, come considera questa immagine ch’egli può sempre ritrovare, se guarda retrospettivamente nella cronaca dell’akasha? che cos’è ad apparire in tal modo ai pastori? che cosa c’è in quella schiera di angeli, e donde proviene?

Ciò che appare in quell’immagine è una delle grandi correnti spirituali che è andata elevandosi gradatamente sempre più. Cosicché, al tempo degli avvenimenti di Palestina, essa non poteva più esplicarsi sulla Terra se non da altezze spirituali.

 

Se nel decifrare la cronaca dell’akasha prenderemo le mosse dalla moltitudine di angeli apparsi ai pastori,

verremo ricondotti a una delle maggiori correnti spirituali dell’evoluzione,

verremo ricondotti al buddismo che si diffuse sulla Terra alcuni secoli prima della comparsa del Cristo Gesù.

 

Per quanto strano ciò possa sembrare, chi mediante la cronaca dell’akasha parta da quella rivelazione fatta ai pastori, e persegua a ritroso la via verso epoche umane precedenti, verrà appunto ricondotto a quella che fu l’illuminazione del grande Buddha.

Nella rivelazione ai pastori riapparve la luce che risplendette un tempo in India, riapparve la grande religione che un tempo aveva commosso, in India, gli spiriti e i cuori, la religione della compassione e dell’amore che ancor oggi è alimento spirituale per gran parte dell’umanità. Anch’essa doveva confluire nella rivelazione di Palestina.

 

Possiamo comprendere quello che il vangelo di Luca ci racconta,

soltanto se, partendo dall’indagine scientifico-spirituale,

gettiamo uno sguardo a ciò che fu il Buddha per l’umanità,

a ciò che la sua rivelazione produsse nel corso dell’evoluzione.