Il vero aspetto della morte presentato all’uomo per la prima volta sul Golgota

O.O. 112 – Il Vangelo di Giovanni in relazione agli altri 3 – 07.07.1909


 

L‘uomo sarebbe stato esiliato sulla terra e avrebbe dimenticato la sua origine divino-spirituale,

se la morte non si fosse diffusa sulla terra e se, fra la morte e la nuova nascita,

non gli fossero sempre affluite nuove fonti di forza, affinché egli non dimenticasse la sua origine divino-spirituale.

Se esaminiamo la morte, dove è essa sulla terra?

 

Vediamolo in una pianta qualsiasi che ci rallegra.

L’essere che rallegra i nostri occhi con una bellissima fioritura, dopo pochi mesi più non esiste.

La morte lo ha colto.

Osserviamo un animale a noi fedele, o un altro animale qualsiasi: dopo poco tempo più non esisterà.

La morte lo avrà colto.

Osserviamo un uomo che si trova nel mondo fisico; dopo qualche tempo la morte lo coglie.

Egli non è più perché, se ancora vi fosse, dimenticherebbe la propria origine divino-spirituale.

Osserviamo una montagna.

Verrà un’epoca in cui l’attività vulcanica della terra avrà di, strutto la montagna; la morte la coglierà.

 

Osserviamo quello che vogliamo: nulla vi è che non sia intessuto con la morte.

Sulla terra tutto è immerso nella morte.

In questo modo la morte è benefica,

perché strappa l’uomo da un’esistenza che lo condurrebbe completamente fuori dal mondo divino-spirituale.

Ma l’uomo è dovuto venire nel mondo fisico-sensibile,

perché soltanto in esso gli era possibile conquistare la sua autocoscienza, il suo io umano.

 

Se l’uomo dovesse attraversare sempre la morte, senza potere portar seco qualcosa dal regno della morte,

egli potrebbe sì ritornare nel mondo divino-spirituale, ma incoscientemente, senza la coscienza dell’io.

Egli deve entrare nel mondo divino-spirituale con il suo io;

deve perciò poter fecondare il regno terrestre, in cui è completamente contessuta la morte,

in modo che la morte diventi il seme per un io nell’eternità, nello spirito.

 

Ma la possibilità che la morte, la quale sarebbe altrimenti annientamento,

venga trasformata in seme per un io eterno, è stata data dall’impulso del Cristo.

 

Il vero aspetto della morte è stato presentato all’uomo per la prima volta sul Golgota;

e per il fatto che alla morte si è unito il Cristo,

l’immagine dello Spirito-Padre, il Figlio dello Spirito-Padre,

per questo fatto la morte sul Golgota è l’inizio di una nuova vita e di un nuovo sole.

 

Ed ora, dopo che l’uomo si è conquistato un io per l’eternità,

può sparire tutto ciò che vi era prima, nell’epoca del noviziato dell’uomo,

e l’uomo può procedere verso l’avvenire con il suo io salvato,

con quell’io che andrà sempre più diventando un’immagine dell’io del Cristo.

 

Come esempio per quanto è stato detto, prendiamo un candelabro a sette braccia, che si vada accendendo a poco a poco, e consideriamo la prima delle sue sette fiamme come un simbolo per il primo periodo di evoluzione dell’umanità: l’evoluzione di Saturno. Ogni evoluzione si svolge attraverso sette periodi minori; abbiamo dunque nella prima delle sette fiamme del candelabro un simbolo per le forze che sono affluite all’uomo durante l’epoca di Saturno.

 

Se passiamo alla seconda fiamma delle sette del candelabro, abbiamo il simbolo per le forze che sono affluite all’uomo dall’antica evoluzione solare. Similmente la terza fiamma del candelabro rappresenterà un simbolo delle forze affluite all’uomo durante il periodo lunare, e la quarta un simbolo per tutto ciò che è affluito all’uomo durante l’evoluzione terrestre.

 

Immaginiamo ora che la fiamma centrale brilli di luce chiara e che le altre ardano soltanto con delle fiamme scure. Quella fiamma centrale rappresenta il momento in cui la luce del Cristo è penetrata nell’evoluzione. Mai si sarebbero potute accendere le fiamme successive, non si sarebbero mai potute svolgere le successive epoche dell’evoluzione, se l’impulso del Cristo non fosse penetrato nell’evoluzione dell’umanità. Oggi ancora quelle fiamme sono oscure.

 

Se ora volessimo rappresentare altrettanto simbolicamente l’avvenire, accendendo la fiamma che segue quella centrale e che arde sempre più chiara, si dovrebbe lasciar spegnere la prima fiamma; accendendo quella successiva si dovrebbe lasciar spegnere la seconda, e così di seguito. Qui vi è infatti l’inizio di una nuova evoluzione solare!

E quando tutti i lumi, anche l’ultimo, saranno stati accesi, avremo potuto spegnere i primi, perché i loro frutti saranno fluiti negli ultimi, saranno passati nell’avvenire.

 

• Abbiamo così un’evoluzione nel passato, che ha ricevuto le sue forze dallo Spirito-Padre.

• Se lo Spirito-Padre continuasse ad agire allo stesso modo, tutti i lumi dovrebbero spegnersi a mano a mano,

perché Lucifero-Arimane si è inserito nell’evoluzione.

• Per il fatto che è venuto l’impulso del Cristo, risplende ora una nuova luce; comincia un nuovo sole cosmico.

 

Sì, la morte dovette essere intessuta in ogni esistenza naturale, perché in quest’ultima si era intessuto Lucifero-Arimane. Senza Lucifero-Arimane l’umanità non sarebbe arrivata all’autonomia, all’indipendenza. Se però vi fosse stato solo Lucifero-Arimane, l’autonomia sarebbe diventata sempre maggiore; alla fine avrebbe provocato nell’uomo l’oblio della sua origine divino-spirituale. Di conseguenza anche al nostro corpo dovette essere mescolata la morte.

 

Da parte nostra non avremmo potuto mai portare con noi l’io nell’eternità,

se all’espressione esteriore dell’io, che risiede nel sangue, non fosse stata frammista la morte.

• Abbiamo in noi un sangue della vita, la corrente rossa del sangue;

e abbiamo in noi un sangue della morte, il sangue blu.

 

Affinché il nostro io possa vivere,

la vita che scorre nel sangue rosso deve venire uccisa ad ogni istante nel sangue blu.

Se non venisse uccisa, l’uomo sprofonderebbe talmente nella vita

da dimenticare la propria origine divino-spirituale.

 

L’esoterismo occidentale ha un simbolo per questi due tipi di sangue, ha due colonne: una rossa e una blu;

• la prima simbolizza la vita che scorre dallo Spirito-Padre divino, ma nella forma in cui perderebbe se stessa;

• l’altra rappresenta l’annientamento di essa.

 

La morte è la più forte, la più possente, provoca l’annientamento di ciò che altrimenti andrebbe perduto.

Ma l’annientamento di ciò che altrimenti annienterebbe se stesso

significa un appello alla resurrezione!

 

Vedete dunque come, per mezzo di una interpretazione giusta del Vangelo di Giovanni,

possiamo penetrare con lo sguardo nel significato dell’intera vita.