Immaginazione e ispirazione

O.O. 12-16-17 – Sulla via dell’Iniziazione – (Ispirazione e intuizione)


 

Come si può chiamare l’immaginazione un vedere spirituale,

così l’ispirazione un udire spirituale.

 

Naturalmente occorre rendersi ben conto che col termine «udire» s’intende una percezione ancora molto più lontana dall’udire sensibile del mondo fisico, che non sia il «vedere» del mondo immaginativo (astrale) dal vedere con gli occhi fisici.

Dei fenomeni luminosi e colorati del mondo astrale si può dire che sono come se le superfici lucenti e i colori degli oggetti sensibili si staccassero da questi e aleggiassero liberamente nello spazio. Ma anche questo ne dà solo una rappresentazione approssimativa, poiché lo spazio del mondo immaginativo non è affatto uguale a quello del mondo fisico. Chi dunque s’illudesse d’aver davanti a sé immagini «immaginative» di colori, vedendo fiocchi di colore liberamente aleggianti nell’estensione spaziale ordinaria, sarebbe in errore. E tuttavia la formazione di tali rappresentazioni di colore è la via alla vita immaginativa.

 

Chi cerca di rappresentarsi un fiore e poi, nella sua rappresentazione,

elimina tutto ciò che non è rappresentazione di colore,

sì che davanti alla sua anima aleggi un’immagine come quella della superficie colorata staccata dal fiore,

attraverso a tali esercizi può arrivare gradualmente a un’immaginazione.

• Questa immagine stessa non è ancora un’immaginazione,

ma un quadro della fantasia che serve più o meno da preparazione.

• Diventa un’immaginazione, cioè una vera esperienza astrale,

quando non solo il colore è totalmente staccato dall’impressione sensoriale,

ma si è totalmente perduta anche l’estensione spaziale tridimensionale.

 

Che ciò si sia attuato, può esserci rivelato soltanto da un certo sentimento.

Tale sentimento si può descrivere solo dicendo che non ci si sente più fuori dall’immagine colorata, ma dentro

e che si ha la coscienza di prender parte al suo nascere.

• Se questo sentimento non è presente se dunque,

si crede di star di fronte alla cosa come si sta di fronte a un colore sensibile,

allora non si ha ancora una vera immaginazione, ma una fantasia.

 

Con questo, però, non si vuol dire che tali quadri della fantasia siano del tutto privi di valore.

Possono essere riproduzioni eteriche (quasi ombre) di veri fatti astrali.

E come tali può essere loro sempre attribuito qualche valore per la disciplina occulta.

Possono formare un ponte verso le vere esperienze astrali (immaginative).

 

L’osservarle racchiude un certo pericolo solo se, giunto a questo limite tra il sensibile e il soprasensibile, l’osservatore non applica pienamente il suo sano intelletto. Ma non bisogna aspettarsi che qualcuno possa darci un contrassegno generale per distinguere senz’altro, a questo limite, l’illusione, l’allucinazione, la fantasia dalla realtà. Una tale regola generale sarebbe certo comoda; ma la «comodità» è una parola che il discepolo dell’occultismo dovrebbe eliminare dal suo vocabolario. Si può dire soltanto che chi vuole acquistare chiarezza di discernimento in questo campo, deve dedicarvisi già nella vita quotidiana nel mondo fisico.

 

• Chi nella vita quotidiana non pone ogni sua cura nel pensare in modo preciso e chiaro,

quando ascende a mondi superiori cadrà in preda a ogni sorta di illusioni.

• Basta pensare quanti trabocchetti offra al sano giudizio la vita d’ogni giorno:

quanto spesso accade che gli uomini non vedano limpidamente ciò che è,

ma solo ciò che desiderano vedere!

 

In quanti casi essi credono qualcosa, non perché lo abbiano riconosciuto, ma perché fa loro piacere crederlo! E quali errori risultano dal fatto che non si va a fondo di una cosa, ma ci si forma di essa un giudizio affrettato! A queste ragioni di errori e d’inganni nella vita d’ogni giorno se ne potrebbero aggiungere altre all’infinito. Quali tiri ci gioca la passione, la partigianeria, ecc. per impedirci di giudicare rettamente! Se simili errori di giudizio ci disturbano, spesso fatalmente, nella vita abituale, essi rappresentano il massimo pericolo per una sana esperienza soprasensibile. Al discepolo dell’occultismo non si può dunque dare una regola generale, come direttiva per l’ascesa nei mondi spirituali, ma solo il consiglio di fare tutto il possibile per educare in sé un sano discernimento e un giudizio libero e indipendente.

 

Una volta che l’osservatore dei mondi superiori ha appreso che cosa sia veramente l’immaginazione,

egli acquista presto anche il sentimento che le immagini del mondo astrale non sono soltanto immagini,

bensì manifestazioni di esseri spirituali.

 

Impara a riconoscere di dover riferire le immagini «immaginative» a esseri animici o spirituali, proprio come riferisce a oggetti o a esseri sensibili i colori sensibili. Naturalmente, nei particolari avrà ancora molte altre cose da imparare. Dovrà distinguere tra figure colorate che sono come opache ed altre che appaiono totalmente trasparenti e come pervase di luce nel loro interno. Ne percepirà altre ancora che, oltre ad essere tutte illuminate e trasparenti, hanno una luce che si rinnova continuamente raggiando dall’interno. Egli riferirà le figure opache a esseri inferiori; quelle illuminate a esseri di grado medio; e quelle raggianti gli saranno manifestazioni di entità spirituali più elevate.

 

Se si vuol colpire nel vero riguardo al mondo immaginativo, non si deve prendere il concetto della veggenza spirituale in senso troppo ristretto, perché in quel mondo non si trovano solo percezioni di luce e di colore paragonabili alle esperienze visive del mondo fisico, ma anche impressioni di caldo e di freddo, di sapori e odori, ed ancora altre esperienze dei «sensi» immaginativi per le quali non esiste un parallelo nel mondo fisico.

 

• Le impressioni di caldo e di freddo sono nel mondo immaginativo (astrale)

le rivelazioni della volontà e delle intenzioni di esseri animici e spirituali.

• Le intenzioni buone o cattive di un tale essere, si manifestano in determinati effetti di calore o di freddo.

• È possibile anche «fiutare» o «assaporare» le entità astrali.

 

Solo ciò che in senso vero e proprio costituisce il lato fisico del suono manca quasi totalmente nel vero mondo immaginativo. A questo riguardo regna in quel mondo un silenzio assoluto. In cambio, a chi progredisce nell’osservazione spirituale si offre qualcosa del tutto diverso, paragonabile a ciò che nel mondo sensibile è suono e risonanza, musica e parola. E questo elemento si presenta appunto quando tutti i suoni del mondo fisico esteriore sono totalmente cessati, anzi quando ne è venuta a tacere anche la più lontana eco animica interiore. Allora subentra per l’osservatore ciò che si può chiamare la comprensione del significato delle esperienze immaginative.

Se si volesse comparare ciò che qui si sperimenta con qualcosa del mondo fisico, non si potrebbe confrontarlo se non a qualcosa che in questo mondo non esiste affatto.

 

Proviamo a rappresentarci

di poter percepire i pensieri e i sentimenti di un uomo senza udire con l’orecchio fisico le sue parole:

questa percezione sarebbe comparabile a quella comprensione immediata dell’immaginativo

che si chiama «udire» in senso spirituale.

«Parlanti» sono le impressioni di luce e di colore;

nell’illuminarsi e spegnersi, nelle trasmutazioni di colore delle immagini

si manifestano armonie e disarmonie che rivelano i sentimenti,

le rappresentazioni e i pensieri di entità animiche e spirituali.

 

E come nell’uomo fisico il semplice suono diventa parola quando gli si imprime il pensiero,

così le armonie e disarmonie del mondo spirituale

assurgono a manifestazioni che sono pensieri sostanziali viventi.

• Naturalmente, in questo mondo deve «farsi il buio», se il pensiero ha da manifestarsi nella sua immediatezza.

 

L’esperienza di cui si parla si presenta così: si vedono spegnersi i toni chiari di colore, il rosso, il giallo, l’arancione, e si scorge come il mondo superiore, passando per il verde, si oscura fino al turchino e al violetto; al tempo stesso si sperimenta in sé un accrescimento dell’energia volitiva interiore. Si è in piena libertà rispetto al luogo e al tempo; ci si sente in movimento. Si sperimentano certe forme di linee, certe figure, non come se si vedessero davanti a sé disegnate in uno spazio, ma come se col proprio io si seguissero nel loro continuo movimento, in ogni slancio di linea, in ogni configurazione. Anzi, si sente l’io come quello che fa il disegno e, al tempo stesso, come il materiale con cui viene eseguito. Ed ogni linea, ogni mutamento di luogo sono al tempo stesso esperienze dell’io. L’uomo impara a conoscere d’essere intrecciato, col proprio io in movimento, nelle forze creatrici del mondo. Ormai le leggi del mondo non sono più per l’io qualcosa di percepito da fuori, ma un reale, mirabile tessuto alla cui fattura si partecipa.

La scienza dello spirito abbozza ogni sorta di disegni e immagini simboliche. Se queste corrispondono davvero ai fatti e non sono figure meramente escogitate, hanno per base esperienze avute dal chiaroveggente nei mondi superiori e sono da considerarsi nel modo che si è detto.

Così il mondo dell’ispirazione s’inserisce in quello dell’immaginazione.

 

Quando le immaginazioni cominciano a rivelare all’osservatore i loro significati in un «muto linguaggio»,

allora dentro alla sfera immaginativa sorge quella ispirata.

• Del mondo in cui l’osservatore penetra in tal modo, il mondo fisico è una manifestazione.

Ciò che del mondo fisico è accessibile ai sensi e all’intelletto ad essi limitato, non è che il suo lato esteriore.

 

Per citare un esempio solo:

la pianta, osservata coi sensi fisici e con l’intelletto fisico, non rappresenta la totalità della pianta.

• Chi conosce solo la pianta fisica è come chi vedesse solo un’unghia di un uomo,

mentre il resto della persona gli rimane invisibile.

• La natura e la struttura di un’unghia si possono però comprendere solo in rapporto all’essere totale.

Così anche la pianta è in realtà comprensibile solo se si conosce tutto quanto le appartiene,

come l’entità totale dell’uomo è correlata all’unghia.

 

Ma questo elemento che appartiene alla pianta non si può trovare nel mondo fisico.

La pianta ha come fondamento primo qualcosa

che si manifesta solo nel mondo astrale, per mezzo dell’immaginazione,

e inoltre qualcosa che si palesa nel mondo spirituale per mezzo dell’ispirazione.

• Così dunque la pianta, in quanto essere fisico,

è la manifestazione di un’entità che diventa comprensibile grazie all’immaginazione e all’ispirazione.

 

Da quanto precede appare evidente che all’osservatore dei mondi spirituali si apre una via che comincia nel mondo fisico. Infatti, prendendo le mosse dal mondo fisico e dalle sue rivelazioni, egli può salire alle entità superiori che ne stanno alla base. Se prende le mosse dal regno animale, può ascendere al mondo immaginativo; se prende le mosse dal regno vegetale, l’osservazione spirituale lo conduce, attraverso l’immaginazione, al mondo dell’ispirazione. Chi percorre questa via vi trova ben presto, sia nel mondo dell’immaginazione, sia in quello dell’ispirazione, anche esseri e fatti che nel mondo fisico non si manifestano per nulla. Non si deve dunque credere che in questo modo s’imparino a conoscere solo gli esseri dei mondi superiori che hanno la loro manifestazione nel mondo fisico. Chi una volta è entrato nel mondo immaginativo, impara a conoscere una folla di esseri e di eventi, di cui l’osservatore del mondo fisico non sogna nemmeno l’esistenza.