In ogni momento della nostra vita dobbiamo sentire il nostro legame con l’Essere invisibile dell’Antroposofia

O.O. 258 – La storia e le condizioni del movimento antroposofico – 17.06.1923


 

Se vogliamo diffondere l’Antroposofia nei vari ambiti della vita

come si sta facendo sin dal 1919, non dobbiamo preoccuparci di farci accettare,

ma dobbiamo invece percorrere la strada che proviene dal centro dell’Essere,

che proviene dalla spiritualità stessa,

come ho già evidenziato questa mattina in relazione al Goetheanum.

 

Dobbiamo imparare a pensare sempre in questo modo, altrimenti scivoliamo in basso così che la gente ci scambierà sempre e con una certa ragione con altri movimenti e ci giudicherà dall’esterno. Diamoci energicamente una struttura, poi percorriamo la strada nella direzione delle condizioni di vita del movimento antroposofico. Ma dobbiamo far nostra quella serietà che ci dà il coraggio.

 

E non dobbiamo tralasciare quanto è necessario con la scusa che oggi noi come antroposofi siamo solo un piccolo gruppetto. Questo piccolo gruppetto deve continuare a sperare che ciò che oggi viene diffuso al suo interno verrà in seguito diffuso tra un numero sempre maggiore di uomini. Allora tra questi uomini si formerà una certa direzione di conoscenza, una certa direzione sia morale, che artistica e religiosa.

 

Ma tutto ciò che esisterà sarà creato dagli impulsi dell’Antroposofia e in quel piccolo gruppo che sono oggi gli antroposofi dovrà esistere in misura massima anche quanto in seguito verrà dato per scontato. Questo piccolo gruppo deve sentirsi soggetto ai più grandi obblighi nei confronti del mondo spirituale. Dobbiamo solo capire che il giudizio dell’ambiente queste cose le comprende istintivamente. La cosa più dannosa per la Società Antroposofia è non riuscire a dare nei suoi membri quella fisionomia che li contraddistingua tanto che la gente dall’esterno possa distinguerla dai movimenti settari o di altro tipo.

 

Finché ciò non avverrà il giudizio dell’ambiente resterà quello che è oggi. Non si sa bene cosa voglia questa Società Antroposofica e allora si conoscono solo i singoli uomini, ma in essi di Antroposofia non si vede nulla. Se per così dire, gli antroposofi si distinguessero per un senso spiccato per la verità e la realtà, tanto da suscitare nella gente l’osservazione: questo è un antroposofo, si nota che ha la sottile sensibilità di non portare avanti le sue convinzioni più di quanto non lo permetta la realtà dei fatti – questo sì che farebbe impressione!

 

Ma oggi non voglio criticare, ma evidenziare solo quanto vi è di positivo. Accade tutto ciò? Questo dobbiamo chiederci.

Oppure si potrebbe dire: sì, questi sono antroposofi, non si permettono mancanze di gusto, hanno un certo senso artistico. Il Goetheanum a Dornach deve aver fatto effetto. Di nuovo si noterebbe: gli antroposofi si distinguono per il loro buon gusto.

 

Sono queste le cose che vanno sviluppate nella Società Antroposofica se essa vorrà ottemperare alle sue condizioni di vita, e non ciò che si esprime in concetti acutamente delineati.

Oh, di queste cose si è parlato tanto! Ma bisogna sempre di nuovo chiedersi – e in ciò dovrebbe esserci molto di ciò che si tratta tra gli antroposofi – come poter dare alla Società Antroposofica una ben determinata impronta che la distingua dalle altre società, in modo che non possa essere confusa con le altre.

 

Si devono intendere queste cose anche con il sentimento. Poiché là dove deve regnare vita non si possono emettere programmi. Ma chiedetevi se all’interno della Società Antroposofica sia già superata l’abitudine a dire: le cose si fanno così, si deve seguire questo o quello, e se vi sia il forte impulso a chiedere dappertutto: che cosa dice la stessa Antroposofia? Non è necessario che queste cose siano scritte in una conferenza, ma ciò che c’ è o è stato detto nelle conferenze penetra nei cuori e forma determinate direttive.

 

Devo dirvi qui – miei cari amici – che

se l’Antroposofia non verrà considerata un essere vivente, che invisibile ci attornia,

e nei confronti del quale siamo responsabili,

il piccolo gruppo di antroposofi non potrà progredire quale gruppo modello.

 

E il piccolo gruppo di antroposofi dovrebbe progredire come un gruppo esemplare. Se avete frequentato una qualsiasi delle Società Teosofiche – ce n’erano tante – saprete che esse avevano le famose tre leggi fondamentali. Ho parlato già ieri su come andrebbero considerate. La prima legge fondamentale riguardava la fondazione di una generale fratellanza umana senza distinzione di razza, popolo e così via. Ieri vi ho fatto notare che bisogna riflettere se ciò vada o meno presentato come dogma. Ma è significativo che si incontri qualcosa di questo genere. Solo che ciò deve diventare reale. Deve di fatto gradualmente diventare realtà. E lo diventerà se la stessa Antroposofia verrà considerata come un essere vivente, sovrasensibile, invisibile che è presente tra gli antroposofi. E forse poi si parlerà meno di fratellanza, meno di generico amore per l’umanità ma questo amore vivrà nei cuori e già dal tono con il quale gli uomini esprimeranno ciò che li lega all’Antroposofia, già dal tono con cui l’uno dirà all’altro questo o quello, si noterà che per lui sarà significativo il fatto che anche l’altro è uno che, come lui, è collegato all’invisibile Essere Antroposofia.

 

Noi possiamo scegliere anche l’altra strada. Possiamo scegliere di costituire i gruppetti, di comportarci così come si usa nel mondo, di trovarsi al tè delle cinque o di accordarsi l’uno con l’altro e assistere assieme alle conferenze e altre cose del genere. Possiamo fare anche così. Possiamo costituire piccoli gruppuscoli, piccoli circoli. Ma un movimento antroposofico non potrà mai vivere ovviamente in una tale Società. Un movimento antroposofico può vivere solo in una Società Antroposofica che sia una realtà. Le cose vanno prese veramente con grande serietà.

 

In ogni momento della nostra vita

dobbiamo sentire il nostro legame con l’Essere invisibile dell’Antroposofia.

Se ciò diventasse la nostra convinzione,

anche se non dall’oggi al domani, anche in tempi più lunghi,

allora nell’arco per esempio di ventun anni sorgerebbe di certo un impulso.

 

E nei cuori vivrebbe l’impulso necessario ad affrontare per esempio affermazioni come quelle degli avversari che ieri ho riportato. Non sto dicendo che da ciò debba derivare immediatamente un’azione reale ma l’impulso necessario vivrebbe nei cuori: allora sorgerebbero poi anche le azioni. Quando le azioni non sorgono, quando sono solo gli avversari a portare avanti azioni e ad organizzarsi significa che lì non è presente il giusto impulso, significa che si preferisce continuare a vivere comodamente e stare tra il pubblico quando si parla di Antroposofia. Ma ciò non basta se vogliamo far crescere l’Antroposofia. Se essa deve fiorire allora all’interno della Società Antroposofica deve veramente vivere l’Antroposofia. E in tal caso anche nel corso di ventun anni può accadere qualcosa di significativo, ed anche in un tempo più breve. Pensate, la Società esiste già da ventun anni!

 

Ora non voglio criticare alcunché, voglio solo invitarvi a praticare l’introspezione fino a chiedervi: ogni singolo, in ogni singolo posto ha compiuto veramente ogni passo che deve essere fatto muovendo dal centro stesso dell’Antroposofia?

Se voi doveste accorgervi che così non è, allora vi prego cominciate domani o meglio già questa sera perché non sarebbe bene se la Società Antroposofica dovesse decadere.

 

Ma decadrà sicuramente se adesso, nel momento in cui oltre a tutte le istituzioni esteriori che già ha, ricostruisce anche il Goetheanum, non svilupperà quella coscienza di cui ho parlato in queste conferenze, se mancherà questa introspezione. E se essa dovesse cadere, cadrà molto rapidamente. Ma ciò dipende dalla volontà di coloro che sono all’interno della Società Antroposofica. L’Antroposofia non verrà sicuramente cancellata dal mondo. Potrebbe però cadere, per così dire, in uno stato latente per decenni o ancora più a lungo ed essere ripresa solo più tardi. Ma in tal caso moltissimo andrebbe perduto per l’evoluzione dell’umanità. Ciò va preso in considerazione se si vuole accedere con serietà all’introspezione a cui ho fatto riferimento in queste conferenze. Non intendo sicuramente dire con questo che si debbano fare di nuovo grandi discorsi, che si debbano stilare programmi, che si debba spiegare: si tratti di questo o di quello, siamo a completa disposizione. Questo l’abbiamo fatto sempre.

 

Ciò di cui si tratta invece è la necessità di trovare in noi stessi il centro interiore del nostro essere.

Se ricerchiamo il centro interiore del nostro essere

con lo spirito contenuto nel patrimonio di saggezza antroposofico

allora troveremo anche l’impulso antroposofico,

di cui la Società Antroposofica ha bisogno quale condizione di vita.

 

Proprio in queste conferenze ho voluto limitare la critica. Molte critiche sono già state espresse nell’ultimo periodo in varie occasioni. Attraverso uno sguardo storico retrospettivo su alcuni aspetti – se volessi dire tutto, queste conferenze non sarebbero sufficienti – e attraverso l’osservazione dell’Antroposofia volevo solo dare l’impulso ad utilizzare i mezzi giusti. Ed io penso che proprio queste conferenze potrebbero essere l’occasione per una riflessione. A questo scopo il tempo c’è sempre, perché questa riflessione potrà essere sempre fatta nel corso della vita quotidiana, al di là delle esigenze che il mondo esterno ci impone.

 

Questo volevo raccomandarvi vivamente attraverso queste conferenze, come in una sorta di introspezione per la Società Antroposofica. Oggi abbiamo estremo bisogno di questa introspezione. Non dobbiamo dimenticare che se attingiamo alle fonti della vita antroposofica possiamo fare molto. Se non lo facciamo, allora abbandoniamo le strade che ci possono condurre all’ agire.

 

Abbiamo davanti a noi compiti grandissimi, come la ricostruzione del Goetheanum. Le riflessioni del nostro cuore possono nascere solo da impulsi veramente grandi e non da cose meschine. Ciò che ho detto questa mattina a coloro che erano presenti, ho voluto riproporlo da un certo punto di vista dinanzi a voi anche questa sera.