In quanto siamo uomini di pensiero, siamo luce noi stessi

O.O. 202 – Il Ponte tra la spiritualità cosmica – 05.12.1920


 

L‘organizzazione umana della testa è costruita in modo

da essere specialmente capace di accogliere in sé il pensiero dal mondo.

Essa è formata dai pensieri, è costruita dai pensieri.

• Ma l’organizzazione della testa umana ci riporta, nello stesso tempo, alla nostra vita terrena precedente.

 

Noi sappiamo che la testa umana è veramente

il risultato metamorfosato della nostra vita terrena precedente,

mentre l’organizzazione umana delle membra accenna alle vite terrene future.

 

Parlando alla buona:

• abbiamo la nostra testa per il fatto che le membra della nostra vita precedente si sono metamorfosate in testa.

Le nostre membra, così come noi le portiamo ora, con tutto ciò che appartiene ad esse,

si metamorfoseranno e saranno la testa che porteremo nella futura vita terrena.

Nella nostra testa lavorano attualmente, vale a dire nella vita fra nascita e morte, i pensieri.

 

Questi pensieri, come abbiamo visto, sono nello stesso tempo la metamorfosi, la trasformazione

di ciò che nella vita precedente agiva nelle nostre membra come volontà.

• E, a sua volta, ciò che agisce come volontà nelle nostre membra attuali, sarà trasformato in pensiero,

sarà metamorfosato in pensiero nella successiva vita terrena.

 

Se consideriamo questo, possiamo concludere che il pensiero appare veramente come qualcosa che, nell’evoluzione dell’umanità, si genera continuamente come metamorfosi della volontà, e che la volontà appare veramente, per così dire, come germe del pensiero.

 

Cosicché possiamo dire che la volontà si trasforma a poco a poco nel pensiero.

Quello che in un primo tempo è volontà diventa più tardi pensiero.

•  Se noi uomini ci osserviamo e ci consideriamo come uomini-testa,

dobbiamo volgere lo sguardo indietro ai tempi passati, quando noi, in passato, avevamo il carattere di volontà.

•  Quando guardiamo verso l’avvenire, dobbiamo attribuire attualmente il carattere volitivo alle nostre membra e dire:

nell’avvenire questo sarà ciò che si formerà come nostra testa, cioè l’uomo del pensiero.

 

Ma continuamente portiamo in noi questa dualità.

Noi siamo, in un certo senso, formati dall’universo per il fatto

che in noi il pensiero derivante dal passato

si organizza con la volontà che si dirige verso l’avvenire.

 

Ora, ciò che così organizza l’uomo per via del confluire di pensiero e volontà, e di cui è espressione l’organizzazione esteriore, quello dunque che, per così dire, organizza l’intero uomo, diventa specialmente evidente quando lo si considera dal punto di vista dell’indagine scientifico-spirituale.

 

Colui che può evolversi fino alle conoscenze dell’immaginazione, dell’ispirazione e dell’intuizione

non vede nell’uomo la sola testa umana esteriore, non il capo soltanto,

ma vede oggettivamente ciò che, per mezzo della testa, è uomo-pensiero.

Egli ci vede dentro, in certo modo, i pensieri.

 

Così che noi possiamo dire: con le facoltà che normalmente appartengono all’uomo fra nascita e morte,

la testa si palesa con quella configurazione che essa ha.

Invece, attraverso la coscienza evoluta in immaginazione, ispirazione, intuizione,

anche la forza-pensiero che agisce alla base dell’organizzazione della testa,

ciò che proviene dalle incarnazioni passate, diventa visibile (servendoci di questa espressione in senso traslato).

E in che modo diventa visibile?

 

Per questo « diventare visibile » (naturalmente per questo « diventare visibile » in senso animico-spirituale),

noi possiamo soltanto usare l’espressione: diventar come luminoso.

 

Certo, se gli uomini che vogliono assolutamente attenersi al punto di vista del materialismo criticano tali cose, ci si accorge subito quanto difetti all’umanità attuale la capacità di comprendere ciò che veramente si vuol dire con esse.

Nel mio libro Teosofia, e anche in altri miei scritti, ho mostrato in modo sufficientemente chiaro che, quando con l’immaginazione, l’ispirazione e l’intuizione si osserva ciò che è l’uomo-pensiero, non si tratta certo del fatto che appaia un nuovo mondo fisico. Ma questa esperienza è assolutamente la medesima che, di fronte al mondo fisico, si ha per la luce.

 

Parlando più precisamente si potrebbe dire:

l’uomo ha, di fronte alla luce esteriore, una determinata esperienza.

• La stessa esperienza che l’uomo ha nel mondo esteriore attraverso la percezione sensibile della luce,

egli l’ha per l’immaginazione di fronte all’elemento pensiero della testa.

•  Così si può dire che l’elemento pensiero guardato oggettivamente si vede come luce

o, per dir meglio, si sperimenta come luce.

 

Noi, in quanto siamo uomini pensanti, viviamo nella luce.

La luce esteriore si vede con i sensi fisici; la luce che diventa pensiero non si vede perché si vive in essa,

perché, in quanto siamo uomini di pensiero, siamo luce noi stessi.

Non si può vedere ciò che noi stessi si è.

 

Quando si esce dal pensiero e si penetra nell’immaginazione e nell’ispirazione,

ci si colloca di fronte al pensiero stesso e quindi si vede l’elemento pensiero come luce.

E allora, quando parliamo del mondo nel suo insieme, possiamo dire: abbiamo in noi la luce,

però essa qui non ci si palesa come luce perché viviamo in essa, e perché, quando ci serviamo della luce,

e per il fatto che abbiamo la luce, essa diventa in noi pensiero.

 

In un certo senso ci si impossessa della luce;

la luce, che altrimenti ci appare esteriormente, la prendiamo in noi,

la differenziamo in noi stessi. Lavoriamo in essa.

Proprio questo è il nostro pensare, un agire nella luce. Siamo un essere di luce.

 

• Non sappiamo che siamo esseri di luce perché viviamo dentro la luce.

Ma il pensare che sviluppiamo è la vita nella luce.

E se contempliamo il pensare dal di fuori, vediamo assolutamente luce.

Rappresentiamoci ora l’universo (disegno).

 

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Lo vediamo pervaso dalla luce, di giorno naturalmente; ma immaginiamo di vedere questo universo dal di fuori. E ora facciamo viceversa. Abbiamo qui la testa umana che contiene all’interno il pensiero nel suo sviluppo e, verso l’esterno, vede la luce. Nell’universo abbiamo luce che viene percepita sensibilmente. Se usciamo fuori dall’universo, se contempliamo l’universo da fuori (vedi frecce), come ci appare esso? Come una struttura di pensieri.

 

Il cosmo internamente è luce, guardato da fuori è pensiero.

La testa umana internamente è pensiero, guardata da fuori è luce.

Questo è un modo di considerare il cosmo che ci potrà essere molto utile e ricco di spiegazioni,

se si vuole utilizzarlo, se veramente si penetra in queste cose.

 

Tutto il nostro pensare e la nostra vita animica diventeranno più agili di quanto non siano di solito,

se si imparerà a rappresentarci quanto segue:

se uscissimo da noi stessi, così come facciamo sempre quando ci addormentiamo,

e volgessimo indietro lo sguardo alla nostra testa,

cioè su noi stessi come uomini-pensiero, ci vedremmo luminosi.

•  Se uscissimo fuori dal mondo, dal mondo pervaso di luce,

e lo vedessimo dal di fuori, lo vedremmo come una figura-pensiero;

percepiremmo il mondo come un’entità di pensiero.

 

Vediamo quindi che luce e pensiero si appartengono fra loro,

che luce e pensiero sono la stessa cosa, vista però da due parti opposte.

 

Ora, il pensiero che vive in noi è veramente ciò che proviene dal passato,

ciò che di più maturo è in noi e che è il risultato di vite terrene precedenti.

Ciò che prima era volontà è diventato pensiero, e il pensiero appare come luce.

Da ciò si può sentire che dove c’è luce c’è pensiero. Ma come?

 

Pensiero nel quale continuamente muore un mondo.

Un mondo passato, un mondo del tempo passato muore nel pensiero

o, in altre parole, nella luce.

• Questo è uno dei misteri del mondo.

 

Noi guardiamo fuori nell’universo: esso è pervaso dalla luce.

Nella luce vive il pensiero.

Ma in questa luce compenetrata di pensiero vive un mondo morente.

Nella luce il mondo muore continuamente.