Iniziazione cristiana e iniziazione rosicruciana

O.O. 99 – La saggezza dei rosacroce – 6.06.1907


 

Oggi parleremo del principio dell’iniziazione o della scuola esoterica, e particolarmente dei due metodi connessi a quanto abbiamo esposto intorno all’evoluzione dell’umanità; infatti bisogna aver ben chiaro che in un certo senso si ritrova la verità immedesimandosi in precedenti stati umani.

 

È stato detto che gli uomini dell’antica Atlantide potevano percepire saggezza da tutto quanto li circondava.

• Più si risale all’antichissimo passato, più si ritrovano stati di coscienza mediante i quali

gli uomini erano in grado di percepire le forze creative che scorrono nel mondo

e le entità spirituali che ci circondano.

• Tutto quanto è intorno a noi è nato per l’attività di queste entità, e vederle significa appunto «conoscere».

 

Quando l’umanità salì all’attuale stato di coscienza, proprio solamente del nostro quinto periodo postatlantico, nella sua anima si risvegliò l’aspirazione a poter penetrare di nuovo nei regni dello spirito. È stato anche detto che nell’antica civiltà indiana viveva originariamente la profonda aspirazione a riconoscere la vera essenza spirituale dietro tutto quanto ci circonda nel mondo; in quel periodo sorse il convincimento che tutto quanto circondava l’uomo era un sogno, un’illusione, e che quindi era suo unico compito risalire all’antica saggezza, attiva e creativa nelle precedenti epoche.

 

Gli allievi degli antichi saggi risci aspiravano a intraprendere il cammino, loro mostrato dallo yoga, che li portava a guardare nei regni dai quali erano discesi. Essi tendevano ad allontanarsi dalla maya e a risalire ai regni dello spirito.

Questo è uno dei cammini che l’uomo può intraprendere; la via più recente per risalire alla saggezza è però quella dei rosacroce. Essa indirizza gli uomini non al passato, ma all’avvenire, a quegli stati di coscienza che l’uomo sperimenterà in avvenire. Con metodi appropriati viene insegnato a sviluppare in se stessi la saggezza predisposta nell’uomo.

 

Il fondatore del movimento esoterico dei rosacroce, conosciuto come Christian Rosenkreutz, indicò questo cammino. Si tratta di un cammino cristiano, adatto alle condizioni attuali, che sta tra l’iniziazione cristiana vera e propria e quella yoga.

Questo metodo era stato in parte preparato già molto tempo prima del cristianesimo, ma assunse una forma particolare attraverso il grande iniziato Dionisio l’Aeropagita che alla scuola esoterica di Paolo in Atene, impartì l’insegnamento dal quale prese le mosse ogni successiva saggezza o scuola esoterica.

Queste due scuole esoteriche sono particolarmente indicate per l’occidente.

 

Tutto quanto è in relazione con la nostra civiltà e con la vita che conduciamo e dobbiamo condurre, viene elevato al piano iniziatico mediante il discepolato cristiano o quello rosicruciano. Per l’uomo odierno il sentiero cristiano puro è però un po’ difficile, e per questa ragione è stato introdotto il metodo dei rosacroce, adatto a chi deve vivere nel presente. Chi nel mezzo della vita moderna volesse seguire il puro e antico sentiero cristiano, dovrebbe avere la possibilità di liberarsi per un certo tempo dalla vita ordinaria, per ritornarvi in seguito in modo ancora più intenso. Il sentiero dei rosacroce può invece essere percorso da chiunque, indipendentemente da ogni professione o da ogni condizione di vita.

 

Esamineremo per primo il sentiero cristiano puro.

Il suo metodo è indicato nel Vangelo di Giovanni, il più profondo dei libri cristiani

e anche il meno compreso dai teologi cristiani;

il suo contenuto invece è indicato nell’Apocalisse, o rivelazione occulta.

 

Il Vangelo di Giovanni è un libro meraviglioso: occorre viverlo, e non soltanto leggerlo. Lo si può vivere tenendo presente che esso contiene prescrizioni per la vita interiore, da osservare nel giusto modo. Il sentiero iniziatico cristiano richiede dall’allievo di considerare il Vangelo di Giovanni come un libro di meditazione.

La condizione pregiudiziale, meno considerata nella scuola dei rosacroce, è che si abbia la più radicata fede nella personalità del Cristo Gesù. Bisogna avere in sé almeno la possibilità della fede nel fatto che l’alta entità, guida degli spiriti del fuoco nell’antico periodo solare, si incarnò come Gesù di Nazareth, e che questi non fu soltanto «il semplice uomo di Nazareth», non un’individualità paragonabile a Socrate, Platone o Pitagora. Occorre riconoscerne la differenza fondamentale da tutti gli altri; bisogna fissare la sua unica natura di Dio-Uomo, se si vuole seguire la scuola cristiana pura; altrimenti non si avrà il giusto sentimento di base, capace di risvegliare l’anima.

Perciò si deve realmente poter credere alle prime parole del Vangelo di Giovanni: «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era un Dio» sino alle parole: «E il Verbo si fece carne e abitò fra noi». Vale a dire che lo spirito reggente degli spiriti del fuoco, legato alla trasformazione della Terra e chiamato pure spirito della Terra, abitò realmente tra di noi in un involucro corporeo, realmente in un corpo fisico.

 

Occorre riconoscere questi fatti. Non potendolo, si intraprenda piuttosto un altro discepolato. Per chi, con queste premesse, sia in grado di richiamare in meditazione davanti all’anima le parole del Vangelo di Giovanni, sino al punto: «pieno di dedizione e di verità», ogni mattina per settimane e mesi, in modo «non soltanto da capirle, ma da viverle, per chi possa fare così, quelle parole avranno una forza risvegliatrice sulla sua anima, perché esse non sono parole comuni, ma forze risvegliatrici, capaci di destare nell’anima altre forze. Il discepolo deve però avere la pazienza di richiamarle davanti all’anima ogni giorno; allora le forze necessarie per il sentiero iniziatico cristiano verranno risvegliate da ben determinati sentimenti.

• Il sentiero cristiano è interiore,

• mentre in quello dei rosacroce le sensazioni vengono accese attraverso il mondo esterno.

 

Il sentiero cristiano agisce risvegliando i sentimenti, e ne devono essere risvegliati sette diversi; esistono inoltre altri esercizi che possono esser dati solo di persona e che sono adatti ai caratteri dei singoli.

È comunque indispensabile sperimentare il tredicesimo capitolo del Vangelo di Giovanni nel modo che ora verrà descritto.

Il maestro dice al discepolo: «In te devono formarsi ben determinati sentimenti; pensa ad esempio che la pianta cresce dal terreno minerale nel quale è radicata, essa è più evoluta del terreno medesimo, e ciò nonostante ne ha bisogno; malgrado sia un essere superiore essa non potrebbe esistere senza l’essere inferiore; se la pianta potesse pensare, dovrebbe dire alla terra: sono superiore a te, ma senza di te io non esisterei; riconoscente, dovrebbe inchinarsi alla terra. Allo stesso modo dovrebbe fare l’animale nei confronti delle piante, perché senza di esse non potrebbe esistere; e così pure l’uomo nei confronti dell’animale. Quando l’uomo sarà salito più in alto, dovrà dirsi che non sarebbe mai riuscito ad arrivare a quel gradino senza gli esseri inferiori; dovrà essere riconoscente verso di loro, perché essi gli hanno permesso di esistere. Tutti gli esseri dell’universo non potrebbero esistere senza quelli inferiori, ai quali si deve quindi essere riconoscenti.

 

Così anche il Cristo, il più elevato fra tutti gli esseri, non avrebbe potuto esistere senza i dodici apostoli, e nel tredicesimo capitolo del Vangelo di Giovanni è potentemente rappresentato il sentimento di riconoscenza verso di loro:

«Egli, l’essere più elevato, lava i piedi ai suoi discepoli».

 

Se si pensa come questo sentimento basilare possa risvegliare l’anima umana, quando il discepolo per settimane e per mesi l’abbia approfondito nella sua anima mediante pensieri e contemplazioni capaci di suscitare sentimenti di riconoscenza dell’essere superiore verso l’inferiore che gli rende possibile la vita, se si considera tutto ciò, si risveglia allora un primo sentimento che si sarà sperimentato a sufficienza nel momento in cui si paleseranno determinati sintomi, anzi un sintomo esterno e una visione interiore. Il sintomo esterno è che si sentono i piedi come immersi nell’acqua, mentre nella visione interiore ci si vede lavare i piedi agli apostoli al posto del Cristo.

 

• È questo il primo gradino, quello della lavanda dei piedi. L’avvenimento descritto nel tredicesimo capitolo del Vangelo di Giovanni non è soltanto un fatto avvenuto, ma anche un’esperienza che ognuno può avere. Il poterla sperimentare è un’espressione esteriore del fatto che l’uomo è giunto a quel punto col suo mondo dei sentimenti, né avrebbe potuto arrivarvi senza il manifestarsi di quel sintomo.

 

• Si attraversa il secondo gradino dell’iniziazione, la flagellazione, approfondendosi nella seguente meditazione: se piovessero su di te da ogni parte i dolori e i flagelli della vita, come li sopporteresti? Devi affrontarli e sopportarli, devi rafforzarti contro tutti i dolori che può darti la vita. Questo è il secondo sentimento che occorre sperimentare. Esteriormente si sentono formicolii e contrazioni in tutte le parti del corpo, mentre la visione interiore, prima come sogno e poi come visione vera e propria, si manifesta nel vedersi flagellati.

 

• Il terzo gradino è l’incoronazione di spine. Per questo bisogna sperimentare per settimane e mesi il sentimento: come sopporteresti di essere sottoposto non soltanto ai dolori e alle sofferenze della vita, ma anche di essere motteggiato e deriso nella tua parte più sacra, nella tua essenza spirituale? Di nuovo il discepolo non deve lamentarsi, ma deve senz’altro affrontare la situazione. L’intima forza sviluppata gli deve render possibile di affrontare i motteggi e le derisioni. Deve affrontare la situazione, qualsiasi cosa minacci la sua anima di distruzione. A questo punto il discepolo ha una visione astrale interiore: si vede incoronato di spine e avverte un dolore esterno alla testa. Sono questi i sintomi che gli indicano di essere progredito abbastanza nel proprio mondo di sentimenti, per poter avere queste esperienze.

 

• Il quarto gradino è la crocifissione. Il discepolo deve coltivare in sé un ben determinato sentimento. Oggi l’uomo identifica il suo corpo col suo io. Chi vuol passare attraverso l’iniziazione cristiana, deve abituarsi a portare il corpo per il mondo come un oggetto qualsiasi, come si potrebbe portare un tavolo.

Il suo corpo deve divenirgli estraneo; egli deve poterlo portare avanti e indietro come qualcosa di estraneo. Quando l’uomo sia progredito abbastanza in questo sentimento, si manifesta in lui la cosiddetta prova del sangue. In alcuni punti della pelle appaiono certi arrossamenti che gli ricordano le ferite del Cristo: alle mani, ai piedi e alla parte destra del costato. Quando per il calore del sentimento l’uomo sia in grado di sviluppare in sé la prova del sangue, che è qui il sintomo esterno, allora si manifesta anche il fenomeno interno, astrale, ed egli si vede crocifisso.

 

• Il quinto gradino è’ la morte mistica. L’uomo giunge sempre di più al sentimento di appartenere a tutto l’universo e di non essere un’entità indipendente, non più di quanto lo sia il dito di una mano. Egli si sente immerso in tutto il resto del mondo, sente di appartenervi. Sperimenta quindi il fenomeno dell’oscuramento di tutto quanto lo circonda, come se una nera oscurità lo avvolgesse, come se un velario s’infittisse attorno a lui. Nello stesso tempo l’iniziando cristiano conosce tutte le sofferenze e i dolori, tutto il male e tutte le sventure che sono propri delle creature. È la discesa nell’inferno, che tutti debbono sperimentare. Dopo di che sembra che il velario si squarci, e l’uomo vede allora nel mondo spirituale. Quest’esperienza è anche chiamata il rompersi del velario.

 

• Il sesto gradino è quello della sepoltura e risurrezione. Quando il discepolo è giunto a questo punto deve essere abituato non solamente a sentire il suo corpo come qualcosa di estraneo, ma deve considerare ogni cosa del mondo altrettanto vicina a lui come lo è il suo corpo, costituito in fondo dalle medesime sostanze. Ogni fiore, ogni sasso deve essergli vicino come il suo corpo; allora l’uomo si sente sepolto in tutta la Terra. Questo gradino è legato di necessità ad una vita nuova, in quanto ci si sente uniti all’anima più profonda del pianeta, all’anima del Cristo quando afferma: «Chi mangia il mio pane, mi calpesta con i piedi».

 

• Non è possibile descrivere il settimo gradino, l’assunzione; per essa occorre avere un’anima che per pensare non necessiti più di un cervello fisico, occorre cioè avere un’anima che possa sperimentare quello che il discepolo attraversa nel cosiddetto viaggio celeste.

 

L’essenza dell’iniziazione cristiana consiste nell’attraversare con umiltà e devozione gli stati descritti;

chi può farlo con serietà, sperimenta la sua risurrezione nel mondo spirituale.

Non tutti però possono oggi seguire questa strada, e fu quindi necessario creare un nuovo metodo,

quello dei rosacroce, capace di condurre ugualmente nei mondi superiori.

 

Anch’esso consiste di sette gradini, e dalla loro descrizione sarà possibile farsi un’idea della sua essenza e delle sue caratteristiche. Qualcosa in proposito è già stato scritto nella rivista Luzifer-Gnosis; altro può essere detto soltanto nel corso del discepolato, direttamente dal maestro all’allievo; tuttavia bisogna farsene un’idea per sapere in che consista l’insegnamento. Esso ha bensì sette gradini, ma non uno dopo l’altro, perché essi dipendono dall’individualità del discepolo. Il maestro indica quanto sembra adatto al suo discepolo, ma si aggiungono molte altre cose che si sottraggono a considerazioni esteriori.

 

I sette gradini sono i seguenti:

1) Studio.

2) Conoscenza immaginativa.

3) Conoscenza ispirativa o lettura della scrittura occulta.

4) Preparazione della pietra filosofale.

5) Corrispondenza fra macrocosmo e microcosmo.

6) Vita entro il macrocosmo.

7) Beatitudine divina.

 

Studio in senso rosicruciano significa la possibilità di potersi approfondire in una sostanza di pensieri presi non dalla realtà fisica, ma dai mondi superiori; ciò che si chiama vita in puri pensieri.

Questa possibilità viene negata dalla maggior parte degli odierni filosofi, perché essi affermano che il pensare deve sempre avere un certo residuo d’impressioni sensorie. Però le cose non stanno così, dato che per esempio nessuno può vedere un vero circolo; esso può essere visto soltanto in ispirito, perché sulla lavagna si rileva solamente un conglomerato di particelle di gesso. Si può arrivare al vero circolo se si prescinde da tutti gli esempi disegnati e dalla realtà fisica.

In matematica il pensiero è soprasensibile, ma anche per altri aspetti della vita occorre imparare a pensare in modo soprasensibile; gli iniziati hanno sempre avuto un tale modo di pensare attorno all’essenza dell’uomo.

 

La scienza dello spirito dei rosacroce  è una forma di conoscenza soprasensibile,

e il suo studio, come è fatto in queste conferenze, è il primo gradino della scuola rosicruciana.

 

In queste conferenze non è stata esposta la scienza dei rosacroce per una qualsiasi ragione esterna, ma perché essa è il primo gradino dell’iniziazione rosicruciana.

Si crede spesso che non sia necessario soffermarsi sulle parti costitutive della natura umana, sull’evoluzione dell’umanità o sulle diverse fasi planetarie, perché si preferisce abbandonarsi a bei sentimenti invece di studiare sul serio; però, per quanto ci si abbandoni a bei sentimenti, in quel modo soltanto è impossibile salire ai mondi spirituali.

 

La scienza dello spirito rosicruciana non vuole suscitare sentimenti, ma per mezzo dei potenti fatti dei mondi spirituali vuol far vibrare i sentimenti medesimi. Un seguace dei rosacroce sentirebbe come una mancanza di riguardo il gettarsi sui suoi simili con dei sentimenti. Egli li conduce invece attraverso lo sviluppo dell’umanità, come presupposto affinché sorgano poi i sentimenti corrispondenti; fa sorgere davanti a loro le trasformazioni dei pianeti nello spazio cosmico affinché l’anima, dopo aver sperimentato quei fatti, possa essere afferrata con forza anche nei suoi sentimenti.

Rivolgersi in via diretta ai sentimenti, oltre che un chiacchierare a vuoto, è anche una comodità. La scienza dello spirito rosicruciana lascia parlare i fatti, e afferma che si è sulla giusta strada quando i pensieri esposti entrano nel sentimento, dominandolo.

 

L’uomo può essere beatificato soltanto dai sentimenti che sorgono in lui medesimo.

Il seguace dei rosacroce lascia parlare i fatti del cosmo,

perché questo è il modo d’insegnare più impersonale.

 

È del tutto indifferente chi ci stia insegnando, perché non ci si deve lasciar affascinare da una determinata persona, ma essere invece afferrati dai fatti relativi al divenire del mondo che tale persona possa raccontare. Per questa ragione nella scuola dei rosacroce è radiata ogni forma di adorazione verso il maestro; egli non la richiede, non ne ha bisogno; vuol parlare al discepolo di ciò che esiste, indipendentemente da chi parla.

Chi poi voglia salire nei mondi superiori, dovrà abituarsi a una forma di pensare che faccia sorgere ogni pensiero da quello precedente. Un tal modo di pensare è sviluppato nei miei libri: La Filosofìa della libertà e Verità e scienza.

Entrambi i libri non sono scritti in modo da poter spostare un pensiero per portarlo in un posto diverso da quello ove esso si trovi; sono scritti piuttosto nello stesso modo in cui può sorgere un organismo, in quanto ogni pensiero sorge dal precedente.

Questi libri non hanno nulla a che fare con chi li ha scritti; l’autore si rimise ai pensieri medesimi, che si elaboravano in lui, e li scrisse come essi stessi si configuravano.

Per chi si accontenti di farlo in un modo elementare, lo studio è quindi un prendere conoscenza dei fatti principali della scienza dello spirito, mentre per chi voglia salire ai mondi superiori, questi studi rappresentano un approfondimento in una costruzione di pensiero nella quale ogni pensiero è la conseguenza del precedente, sorge per così dire da se stesso.

 

• Il secondo gradino è la conoscenza immaginativa;

essa si innesta su quanto è stato trasmesso al discepolo per mezzo del pensiero durante lo studio.

Questo è la base, ed essa deve essere sviluppata mediante la propria conoscenza immaginativa.

 

Rendendosi conto di quanto è stato detto nelle ultime conferenze, si riscontrerà, per esempio nel fenomeno dell’eco, un riflesso di avvenimenti svoltisi sull’antico Saturno.

 

Esiste la possibilità di considerare tutto quanto ci circonda come espressione di un’intima spiritualità.

Gli uomini si muovono sulla superficie terrestre,

che appare loro come un conglomerato di rocce e di pietre;

essi devono apprendere che tutto quanto li circonda è la vera espressione fisica dello spirito della Terra.

• Come il corpo è compenetrato da un’anima,

così il pianeta terrestre è la manifestazione esteriore per lo spirito che vive in esso.

• Quando gli uomini vedranno la terra come vedono un uomo formato di corpo e anima,

soltanto allora potranno avere un’idea di che cosa intendeva dire Goethe con:

«Tutto l’effimero non è che un simbolo».

 

Se si guarda il viso di un uomo rigato dalle lacrime, non si pensa di indagare con le leggi della fisica se le lacrime discendano presto o adagio, ma queste appaiono come l’espressione dell’intima tristezza dell’anima, proprio come un viso ridente è l’espressione della gioia interiore dell’anima. Passeggiando su di un prato, il discepolo deve portarsi al punto di vedere in ogni fiore l’espressione esteriore di un essere vivente, la manifestazione dell’intimo spirito della Terra. Certi fiori appariranno come lacrime, mentre altri saranno per lui l’espressione gioiosa dello spirito della Terra. Ogni pietra, ogni pianta, ogni fiore sarà per lui l’espressione esteriore dello spirito nascosto della Terra, la sua fisionomia, capace di parlargli. Tutto l’effimero sarà per lui un simbolo delle cose eterne che appunto si manifestano nell’effimero.

 

Così dovevano sentire i discepoli dei rosacroce e quelli del Graal. Ad essi veniva detto: «Guarda il calice del fiore baciato dal raggio del Sole che suscita tutte le pure forze produttive sopite nella pianta; per questa ragione il raggio di Sole è anche chiamato la “santa lancia dell’amore”. Guarda ora all’uomo, superiore alle piante e con gli stessi organi celati in lui: quanto nella pianta è del tutto puro e casto, nell’uomo è compenetrato da ogni impudico piacere e desiderio». La futura evoluzione dell’umanità porterà l’uomo, nuovamente puro e casto, a creare il suo simile mediante un altro organo di riproduzione trasformato. Come il calice del fiore, puro e casto, senza istinti e passioni, si rivolge alla santa lancia dell’amore, così sarà l’organo di riproduzione dell’uomo.

Esso si rivolgerà al raggio spirituale della saggezza e sarà da esso fecondato per la creazione di un altro essere, un altro uomo. La laringe è destinata a diventare questo nuovo organo.

 

Si richiamava l’attenzione del discepolo del Graal sul fatto che la pianta, al suo livello inferiore, ha quel puro calice, mentre l’uomo lo ha perduto e si è abbassato verso impure brame. Egli deve di nuovo far nascere quell’organo dai raggi del Sole spiritualizzati; deve sviluppare in purezza ciò che creerà il santo Graal dell’avvenire.

 

Il discepolo guarda così a un grande ideale.

L’iniziato invece sperimenta già prima quanto avverrà all’intera umanità nella sua lenta evoluzione.

Egli mostra in immagini l’evoluzione dell’umanità,

immagini ben diversamente attive che non i concetti astratti elaborati dall’attuale epoca materialistica.

 

Se ci si rappresenta l’evoluzione in tali elevate e poderose immagini, come per esempio quella del Graal,

allora l’effetto sarà ben diverso dalla normale conoscenza

che non esercita alcun profondo influsso sull’organismo umano.

 

La conoscenza immaginativa agisce sul corpo eterico e da questo sul sangue,

intermediario che trasforma a sua volta l’organismo.

 

L’uomo diverrà sempre più capace di agire sul suo organismo attraverso il corpo eterico.

Ogni conoscenza immaginativa derivante dalla verità è in pari tempo risanatrice,

e migliora la circolazione del sangue.

La conoscenza immaginativa è la più perfetta educatrice,

a condizione che l’uomo sia abbastanza forte e devoto da lasciarla agire su di lui.

 

• Il terzo gradino è la lettura della scrittura occulta,

vale a dire non soltanto la capacità di vedere le singole immagini,

ma di far agire su di sé il nesso fra le diverse immagini; il che conduce alla cosiddetta scrittura occulta.

Si comincia a saper ordinare in certe figure e formazioni di colori le linee di forza, che creando permeano il mondo; s’impara a sentire l’intimo nesso che si manifesta in quelle figure; tutto ciò agisce come suono spirituale, come armonia delle sfere, poiché quelle figure sono ricalcate dai reali nessi universali. La nostra scrittura è un ultimo residuo decadente dell’antica scrittura occulta, dalla quale deriva.

 

• L’uomo arriva al quarto gradino, la preparazione della pietra filosofale,

a mezzo di esercizi del processo respiratorio.

• Per respirare come è preordinato dalla natura, l’uomo ha bisogno delle piante.

• Non potrebbe vivere se non esistessero organismi vegetali

che producono ossigeno e assimilano il carbonio espirato dall’uomo.

• I vegetali basano su questo procedimento la formazione del loro organismo, sempre riemettendo ossigeno;

in questo modo l’uomo si trova l’ossigeno sempre rinnovato dal mondo vegetale.

 

L’umanità non potrebbe esistere da sola;

se si eliminasse il mondo vegetale, l’umanità morirebbe in breve tempo.

• Il circolo è chiuso in questo modo:

gli uomini inspirano l’ossigeno espirato dalle piante ed espirano il carbonio che viene assorbito dalle piante

le quali a loro volta se ne servono per costituire la loro corporeità.

Le piante quindi fanno parte del nostro mondo,

sono il mezzo mediante il quale ci manteniamo in vita.

 

Dal carbon fossile, che è costituito da cadaveri di piante,

si vede come queste costruiscano la loro sostanza col carbonio.

La scuola dei rosacroce guida l’uomo verso un determinato processo respiratorio,

in modo da formare l’organo che possa effettuare in lui la trasformazione del carbonio in ossigeno.

 

Il compito svolto oggi esternamente dalle piante

sarà assolto in seguito dall’uomo stesso, mediante un organo futuro

che egli può però già cominciare ad elaborare attraverso la scuola iniziatica.

• Esso viene preparato a poco a poco; regolando il processo respiratorio,

l’uomo porterà in sé lo strumento per la produzione dell’ossigeno,

diverrà un essere più simile alle piante; oggi invece egli è minerale.

• Allora tratterrà in sé il carbonio e costruirà con esso il suo corpo

in modo che questo divenga più simile alle piante; si potrà così riunire alla santa lancia dell’amore.

• L’umanità tutta avrà allora una coscienza diversa,

oggi propria soltanto dell’iniziato che si sia elevato ai mondi superiori.

 

Tutto questo sviluppo comporta la trasformazione della sostanza umana in un’altra,

alla cui base sta il carbonio.

Questa è l’alchimia che porta l’uomo a costruire il proprio corpo in modo analogo alle piante attuali.

• Il processo relativo è chiamato appunto preparazione della pietra filosofale

il cui simbolo esterno è il carbone.

• Esso diviene per altro «pietra filosofale»

solamente quando l’uomo sia arrivato a produrla attraverso la regolazione del processo respiratorio.

 

Il metodo per arrivarvi può essere insegnato solo individualmente, ed è un profondo mistero che il discepolo può apprendere soltanto dopo essersi affinato e purificato a fondo. Se oggi fosse svelato pubblicamente, nel loro egoismo gli uomini soddisferebbero i loro bassi desideri a mezzo di questo alto mistero.

 

• Il quinto gradino è quello della corrispondenza fra macrocosmo e microcosmo.

Considerando il complesso dell’evoluzione umana,

si vede che l’uomo odierno si è formato a poco a poco dall’esterno verso l’interno,

che per esempio sull’antico Sole le ghiandole crescevano all’esterno, come oggi crescono le spugne;

tutto quanto è oggi entro la pelle umana un tempo ne era al di fuori.

 

Il corpo umano è composto di singole parti che anticamente erano sparse fuori;

ogni parte del corpo fisico, del corpo eterico o di quello astrale

proviene da qualche luogo situato lontano nell’universo; in questo senso il macrocosmo è nel microcosmo.

• Anche l’anima stessa era immersa nella divinità.

Tutto ciò che è in noi corrisponde a qualcosa fuori di noi,

e occorre sperimentare in noi queste giuste corrispondenze.

 

Si è parlato del punto sulla fronte, sopra la radice del naso: con esso si indica una determinata cosa, prima esterna e poi entrata nell’uomo. Penetrando meditativamente quest’organo, immergendovisi, si fa qualcosa di più che un semplice perdersi in quel punto, si impara a conoscere invece la parte di mondo esterno che corrisponde ad esso. In ugual modo si può arrivare a conoscere la laringe e le forze che l’hanno costruita.

 

Si apprende così a conoscere il macrocosmo, immergendosi nel proprio corpo.

• Non si tratta di perdersi in se stessi.

• Non bisogna voler cercare Dio in noi, perché in tal modo

si troverebbe soltanto il piccolo uomo che noi gonfiamo come fosse Dio.

• Chi parla esclusivamente di perdersi in se medesimo in quel modo, mai arriverà alla vera conoscenza.

• Giungervi invece attraverso la strada indicata dalla scienza dello spirito rosicruciana

è molto più scomodo, e richiede un lavoro concreto.

 

Il mondo è pieno di cose magnifiche e grandiose: occorre immedesimarvisi,

occorre conoscere Dio in tutte le sue manifestazioni per poterlo trovare in se medesimi;

soltanto allora lo si conoscerà nella sua totalità.

L’universo è come un gran libro, e nelle diverse cose create ne abbiamo le lettere;

dobbiamo leggerle dal principio alla fine

per poter decifrare il libro del microcosmo e quello del macrocosmo.

 

• Non è più allora una comprensione solo intellettuale,

ma essa vive anche nei sentimenti, fonde l’uomo con tutto l’universo,

in modo che egli senta tutte le cose come espressione dello spirito divino della Terra.

• Quando l’uomo è giunto a tanto, egli agisce come individuo

prendendo gli impulsi dalla volontà universale; questa è beatitudine divina.

• Quando si sia in grado di pensare in questo modo, si segue il cammino dei rosacroce.

 

• La scuola cristiana pura è basata più sul sentimento educato nell’intimo,

• mentre quella dei rosacroce  fa agire sull’uomo la spiritualità della Terra, diffusa nella realtà fisica,

facendola poi risonare nel sentimento.

• Queste sono le due strade che si possono seguire.

 

Chi pensa al modo d’oggi può seguire la strada dei rosacroce, anche se ha un atteggiamento scientifico. La scienza moderna è anzi un aiuto; sempre che non si voglia seguire il divenire del mondo limitandosi alla sua interpretazione letterale, ma si ricerchi anche quel che si cela dietro ad esso; proprio allo stesso modo come in un libro non si considerano le lettere, ma se ne estrae il senso.

Bisogna ricercare lo spirito dietro alla scienza,e allora essa diviene la lettera per lo spirito.

 

Tutto quanto ho esposto non vuol dare un’immagine completa della scuola dei rosacroce; vuol soltanto essere un’indicazione per avere un’idea di quanto si possa trovare in essa. Per l’uomo d’oggi è una strada che lo rende adatto ad agire nell’avvenire. Sono stati esposti soltanto i primi elementi per caratterizzare il metodo e per aver un’idea di come si possa penetrare nei più alti misteri con il suo aiuto.

 

La scienza dello spirito è necessaria all’umanità per il suo ulteriore progresso.

Gli uomini stessi dovranno dare il loro contributo

a quel che dovrà avvenire per la trasformazione dell’umanità.

• Chi accoglie la verità in quest’incarnazione,

nella prossima si plasmerà egli stesso la figura esteriore adatta per le verità spirituali.

 

• Ciò che è stato esposto in questo ciclo di conferenze si ricompone così in un tutto,

destinato a divenire lo strumento creatore della civiltà dell’avvenire,

e viene oggi insegnato perché l’uomo dell’avvenire ne avrà bisogno,

perché questi insegnamenti dovranno essere introdotti nel corso evolutivo dell’umanità.

 

• Chi non vuol far sue queste verità dell’avvenire, vive a spese degli altri,

mentre vive per gli altri chi le accoglie, anche se in un primo tempo

venga spinto verso i mondi superiori da un desiderio egoistico.

• Se il discepolato seguito sarà stato quello giusto,

esso distruggerà da sé l’egoismo e diverrà la migliore sorgente d’altruismo.

 

L’umanità ha oggi bisogno di uno sviluppo, occulto che le deve essere inoculato.

• Solamente una seria e accurata ricerca della verità porta alla vera fratellanza,

ed è il massimo fattore di unione per l’umanità.

La verità sarà il mezzo per giungere all’unione, il grande scopo finale dell’umanità.

• Lo raggiungeremo se educheremo in noi i mezzi adatti,

se cercheremo di conquistarli nel modo più nobile e più bello; da questo dipende l’elevazione dell’umanità.

 

La scienza dello spirito appare così non soltanto un grande ideale,

ma anche una forza che ci compenetra e dalla quale scaturisce la conoscenza.

• La scienza dello spirito sarà sempre più conosciuta

e compenetrerà sempre più tutti gli aspetti religiosi e pratici della vita,

come la grande legge dell’esistenza compenetra tutti gli esseri; essa è un fattore dell’evoluzione umana.

 

La sapienza dei rosacroce è stata qui esposta in questo senso. Se è stata compresa non soltanto in astratto, ma in modo da suscitare conoscenza mediante i sentimenti, potrà agire nella vita in modo immediato. Avremo capito le basi della scienza dello spirito, se le sue conoscenze avranno afferrato tutte le nostre membra, dalla testa al cuore e da questo alle mani, e tutta la nostra attività. Avremo allora afferrato i grandi compiti della civiltà, posti nelle nostre mani; da queste conoscenze si sviluppano quindi i sentimenti che taluno vorrebbe raggiungere direttamente con minor sforzo.

 

• La sapienza dei rosacroce non vuol perdersi in sentimenti, ma porre davanti ai nostri occhi i fatti dello spirito. L’uomo deve collaborare, farsi guidare dai fatti che ha potuto assorbire nella descrizione, deve far sorgere in sé sentimenti e sensazioni da quei fatti stessi. In questo senso la scienza dello spirito rosicruciana diviene un potente impulso per il mondo dei sentimenti e in pari tempo anche la guida immediata verso i fatti della percezione soprasensibile; in un primo tempo essa viene esposta in forma di pensiero, ma è capace di guidare verso i mondi spirituali chi seriamente cerca. Ecco il senso di queste conferenze.