Iniziazione precristiana e rosicruciana

O.O. 103 – Il Vangelo di Giovanni – 31.05.1908


 

Nelle iniziazioni precristiane si procedeva così:

dopo che il discepolo aveva eseguito, magari per anni, gli esercizi preparatori, si riconosceva esser giunto il momento di imprimere nel corpo eterico gli organi di conoscenza sviluppati nell’astrale. Allora il discepolo veniva sottoposto a una procedura che oggi, nella nostra civiltà, non solo non è necessaria, ma non sarebbe neppure seriamente applicabile. Egli veniva posto per tre giorni e mezzo in uno stato letargico; e in questo tempo veniva trattato in modo che non solo avveniva ciò che avviene ogni notte nel sonno, cioè la fuoruscita del corpo astrale dal fisico e dall’eterico; ma anche il corpo eterico veniva tratto fuori fino a un certo punto, e si poneva cura che il fisico rimanesse intatto e che il soggetto non morisse nel frattempo.

 

Così il corpo eterico veniva liberato dalle forze del corpo fisico, che di continuo agiscono sopra di esso. Si disponeva così del corpo eterico in uno stato elastico e plastico e se a questo punto s’immergeva in quello il corpo astrale, con gli organi di senso che aveva elaborati, il corpo eterico riceveva un’impronta completa dell’astrale.

Quando poi il soggetto veniva riportato dallo ierofante allo stato normale, quando il corpo astrale e l’io venivano ricongiunti col fisico e con l’eterico (questa era una procedura di competenza dello ierofante), allora per il discepolo si avverava, non solo la catarsi, ma anche la cosiddetta « illuminazione », in greco fotismòs. A questo punto il soggetto era divenuto capace di usare gli organi di percezione spirituali: non vedeva più solamente il mondo fisico circostante, ma anche quello spirituale.

L’iniziazione consisteva dunque essenzialmente di questi due processi:

la catarsi e l’illuminazione.

 

Nel corso dell’evoluzione umana si è peraltro entrati, a un certo punto, in una fase nella quale divenne gradualmente impossibile trar fuori al modo descritto il corpo eterico da quello fisico, senza provocare profonde alterazioni di tutte le funzioni umane; e ciò perché l’evoluzione postatlantica tende tutta quanta a una sempre maggiore adesione del corpo eterico al fisico.

Divenne quindi necessario ricorrere ad altri metodi grazie ai quali, pur senza separare il corpo fisico e l’eterico, si potesse giungere alla necessaria impressione degli organi astrali entro il corpo eterico dopo avvenuta l’elaborazione del corpo astrale nel processo della catarsi.

 

Il fatto nuovo era dunque

che nella meditazione dovevano agire forze più potenti,

per operare sul corpo astrale in modo tale da vincere le forze di resistenza del corpo fisico.

 

Venne prima l’iniziazione specificamente cristiana, la quale rende necessario il passaggio per i sette gradi descritti nella conferenza precedente. Se l’uomo vive a fondo quei sentimenti, il suo corpo astrale viene elaborato in modo tanto intenso che si formano (magari dopo anni, ma prima o poi di certo) gli organi di percezione spirituale che poi s’imprimono nel corpo eterico e fanno del soggetto un illuminato. Ci vorrebbero molti altri giorni per descrivere a fondo questo tipo d’iniziazione, ch’è quella più specificamente cristiana. Ma non occorre farlo; bastava indicare alcune particolarità dell’iniziazione cristiana. A noi basta qui indicare il principio essenziale.

Con esperienze come quelle accennate, l’uomo diviene in realtà capace di conseguire l’iniziazione, senza il sonno letargico di tre giorni e mezzo; e ciò soprattutto se il discepolo medita di continuo i versetti del vangelo di Giovanni.

 

I primi 14 versetti di questo vangelo, ad esempio, se meditati ogni giorno,

rappresentano una meditazione di altissimo valore.

Essi hanno in sé tale forza, poiché questo vangelo, nella sua totalità,

non esiste solo per essere letto e compreso intellettualmente,

ma per venire sentito e vissuto nell’intimo.

 

In queste condizioni esso rappresenta una forza coadiuvante l’iniziazione; e allora vengono sperimentate la « lavanda dei piedi », la « flagellazione» ed altri processi interiori, come visioni astrali, in modo conforme a come essi vengono descritti nello stesso vangelo di Giovanni, dal capitolo 13° in avanti.

 

L’iniziazione rosicruciana invece, pur fondata su basi perfettamente cristiane, lavora piuttosto con altre rappresentazioni simboliche che favoriscono la catarsi, e precisamente con immaginazioni.

Questa modificazione si rese necessaria, in quanto l’umanità era ulteriormente progredita, e il metodo d’iniziazione deve sempre adeguarsi alla tappa evolutiva raggiunta dall’umanità.

L’uomo diventa del tutto diverso da prima, quando consegue questa iniziazione.

 

Mentre prima era in rapporto solo con le cose del mondo fisico, egli consegue poi la possibilità di entrare in relazione pure con gli esseri e le cose del mondo spirituale.

Ciò presuppone che l’uomo consegua una conoscenza molto più reale di quella di cui si parla di solito, in senso astratto e prosaico.

 

Per chi consegua la conoscenza spirituale,

il processo del conoscere è qualcosa di ben differente da ciò che s’intende di solito.

Esso diviene la realizzazione completa dell’antica e bella sentenza: «Conosci te stesso!».

Ma non c’è nulla di più pericoloso, sul terreno della conoscenza, che il fraintendere quelle parole;

e questo avviene oggi anche troppo spesso.

 

Non poca gente interpreta quella sentenza a questo modo: che non bisogna più guardarsi attorno nel mondo, ma che basta mirare fisso al proprio intimo per cercarvi tutta quanta la spiritualità.

L’antico motto non potrebbe venir frainteso in modo peggiore.

Occorre rendersi conto che una vera conoscenza superiore significa il progresso

• da un certo punto di vista (già prima raggiunto)

• a un nuovo punto di vista.

 

Se si prende per disciplina di autoconoscenza il puro e semplice covare i propri sentimenti, allora si continuerà a vedere solo ciò che si è sempre veduto. In questo modo non si consegue nulla di nuovo, ma solo una conoscenza (nel senso oggi corrente della parola) del proprio io inferiore.

 

L’interiorità dell’uomo

non rappresenta che una delle due parti necessarie a una vera conoscenza;

l’altra deve integrarla e senza le due parti la cosa è incompleta.

Per mezzo dell’interiorità l’uomo potrà giungere a sviluppare in sé gli organi di conoscenza superiori.

• Ma come l’occhio, in quanto organo di senso fisico, non può scorgere il Sole

se non guardando fuori di se stesso, appunto verso il Sole,

• così anche l’organo di conoscenza spirituale deve rivolgersi all’esterno,

cioè verso l’ambiente spirituale, per poter veramente conoscere.

 

Il concetto di « conoscenza » nei tempi in cui le cose spirituali venivano concepite in modo più reale di oggi, aveva un significato molto più profondo di quello odierno. Ricordate che nella Bibbia sta scritto: « Abramo conobbe sua moglie… », e così pure di questo o di quell’altro dei patriarchi, che « conobbe sua moglie ». Non è molto difficile comprendere che con quelle parole s’intende parlare della fecondazione.

Anche il detto « Conosci te stesso! », considerato nell’espressione greca, non vuol dire: guarda sempre e solo dentro di te, bensì: feconda il tuo io con ciò che fluisce dal mondo spirituale!

Feconda te stesso col contenuto del mondo spirituale!

 

A questo fine occorrono due cose:

• che l’uomo si prepari mediante la catarsi e l’illuminazione,

• e poi che schiuda liberamente il proprio intimo al mondo spirituale.

In questa connessione con la conoscenza,

• l’interiorità umana può venir paragonata all’elemento femminile,

ciò ch’è esterno all’elemento maschile.

 

L’interioritàdev’esser resa recettiva per accogliere il sé superiore;

se essa è recettiva, dal mondo spirituale fluisce entro l’uomo il suo io superiore.

 

Infatti,

• dove si trova l’io superiore dell’uomo? sta forse entro la sua persona? No, certo!

• Durante gli stadi di Saturno, del Sole e della Luna, l’io superiore stava effuso per tutto il cosmo.

• Allora l’io del cosmo era effuso sull’uomo ed è questo che l’uomo deve far agire su di sé,

sulla propria interiorità in precedenza adeguatamente preparata.

 

Vale a dire:

• l’interiorità dell’uomo (ossia, in altre parole, il suo corpo astrale)

dev’essere purificata, nobilitata, sottoposta alla catarsi.

• Dopodiché, egli può attendere che lo spirito fuori di lui fluisca in lui per «illuminarlo ».

• Questo può avvenire quando l’uomo sia preparato al punto d’avere sottoposto alla catarsi il corpo astrale

e quindi formati gli organi di conoscenza interiori.

 

A questo punto, quando il corpo astrale s’immerge nell’eterico e nel fisico,

si verifica senz’altro la illuminazione, il fotismòs dei greci.

• Avviene cioè, in realtà, che il corpo astrale imprima nell’eterico i propri organi,

e per questa ragione l’uomo scorge intorno a sé il mondo spirituale.

• L’intimo dell’uomo, il corpo astrale, riceve cioè quanto è capace di offrirgli il corpo eterico,

quanto il corpo eterico attira per lui dal cosmo intero, dall’io cosmico.

 

Questo corpo astrale purificato, che nell’istante in cui riceve la illuminazione

non contiene in sé nulla delle impure impressioni del mondo esterno,

ma solo gli organi di percezione per il mondo spirituale,

l’esoterismo cristiano lo chiamava « la pura, casta, sapiente vergine Sofia ».

 

• Attraverso tutte le esperienze fatte nel corso della catarsi,

l’uomo purifica il corpo astrale fino a trasformarlo nella « vergine Sofia ».

• E alla « vergine Sofia » viene incontro l’io cosmico che effettua l’illuminazione,

per cui l’uomo ha intorno a sé luce spirituale.

 

Questo secondo elemento, che si aggiunge alla « vergine Sofia »,

l’esoterismo cristiano lo chiamava (e lo chiama tuttora) « lo Spirito Santo ».

Per cui ci si esprime del tutto correttamente, nel senso esoterico-cristiano, dicendo:

l’iniziato cristiano consegue con la sua disciplina iniziatica la purificazione del suo corpo astrale;

egli trasforma il corpo astrale in vergine Sofia

e viene illuminato dall’alto (o, se preferite, adombrato) dallo « Spirito Santo », dall’io cosmico.

 

E in qual modo parla, l’iniziato cristiano?

Quando egli parla di Saturno o del Sole o della Luna, della natura umana o dei processi dell’evoluzione, le sue opinioni non contano per nulla.

Quando un uomo siffatto parla di Saturno, è Saturno stesso che parla in lui; se parla del Sole, è l’entità stessa del Sole che parla in lui.

 

Egli è l’istrumento; il suo io è sommerso, cioè in quei momenti è divenuto impersonale;

attraverso quella persona,  parla l’io cosmico che si vale di essa come d’uno strumento.

Perciò di fronte ai veri insegnamenti cristiani esoterici,

non è lecito parlare di opinioni o vedute personali:

è quanto mai errato il parlarne, perché esse non esistono affatto.

 

Colui che parla del mondo nel senso del vero esoterismo cristiano e con l’atteggiamento dovuto, è consapevole di dover descrivere i fatti come sono, come risultano all’osservazione spirituale, con esclusione di ogni opinione personale.

In qualsiasi sistema di nozioni scientifico-spirituali si deve semplicemente riferire la successione degli eventi, senza la minima interferenza delle opinioni di chi espone.

 

Abbiamo dunque imparato a conoscere due concetti nel loro significato spirituale:

• quello della vergine Sofia, ch’è il corpo astrale purificato,

• e quello dello Spirito Santo, dell’io cosmico,

che viene accolto dalla vergine Sofia e può quindi esprimersi poi da quel corpo astrale.

 

Ma esiste un grado ancora più alto:

quello per cui si è in grado di aiutare altri a conseguire quelle due realtà.

Gli uomini della nostra epoca evolutiva possono ricevere nel modo descritto

la vergine Sofia (il corpo astrale purificato) e lo Spirito Santo (la illuminazione).

 

Ma solo il Cristo Gesù potè dare alla Terra

ciò che occorre perché gli uomini possano conseguire tutto ciò.

Il Cristo ha conferito alla parte spirituale della Terra le forze necessarie,

perché possa avverarsi tutto quanto è connesso con l’iniziazione cristiana, quale l’abbiamo descritta.