L’inserimento dell’io umano nella natura dell’uomo

O.O. 130 – Cristianesimo esoterico e la guida spirituale dell’umanità – 09.01.1912


 

Lo sviluppo dell’essere umano.

 

Sappiamo che esso procede in modo che tutta l’umanità

passa entro la nostra evoluzione terrestre attraverso certi cicli.

 

Spesso abbiamo parlato di quella grande catastrofe, da noi designata atlantica, mediante la quale la vita sul vecchio continente atlantico si trasformò nella vita dei continenti più recenti, ossia nella nostra vita; da quell’epoca possiamo distinguere cinque periodi di civiltà fino ai tempi nostri.

 

• Parliamo del primo periodo, il paleoindiano, del secondo, la grande civiltà paleo-persiana, del terzo, l’egizio-caldaico-babilonese, del quarto, quello greco-latino, che alla luce di una considerazione del mondo più ampia si è spento veramente soltanto verso l’ottavo-dodicesimo secolo dopo Cristo, e infine parliamo del nostro periodo, il quinto postatlantico, quello attuale, iniziato nel 1413.

 

 

Tutte le anime umane, quindi anche quelle che si trovano qui in questa sala, hanno passato diverse incarnazioni in questi periodi di civiltà, che si susseguirono fino ai giorni nostri; qualche anima incarnandosi più o meno frequentemente, altre passando per un numero relativamente ridotto di incarnazioni. Queste anime, secondo le caratteristiche dei vari periodi di civiltà, si sono appropriate di questa o di quella facoltà, che hanno portato con sé da incarnazioni precedenti, e compaiono poi come anime a questo o a quel gradino di sviluppo, secondo le loro esperienze dei periodi precedenti.

 

Ora possiamo parlare anche del fatto che delle varie parti della natura umana si è sviluppato nelle varie epoche questo o quello, ma principalmente – e si noti bene, solo principalmente – sempre una determinata parte.

Così possiamo dire che

in questo nostro periodo gli uomini, se lasciano agire tutto quello che esso può dare,

hanno il compito di portare a maturazione ciò che nella scienza dello spirito chiamiamo l’anima cosciente.

 

• Nel periodo di civiltà greco-latina si è sviluppata in prevalenza l’anima razionale o affettiva,

• in quello egizio-caldaico-babilonese l’anima senziente,

• in quello paleo-persiano il corpo senziente o astrale

• e in quello paleo-indiano ciò che chiamiamo il corpo eterico o vitale.

 

Queste varie parti della natura umana si sono sviluppate nelle singole anime

passando per questi periodi di una o spesso parecchie incarnazioni.

 

• Nel periodo che succederà al nostro come sesto periodo postatlantico,

verrà sviluppato in particolare quello che chiamiamo sé spirituale,

che nella letteratura antroposofica designiamo come manas;

• e nell’ultimo dei sette periodi postatlantici si svilupperà

quello che noi indichiamo come spirito vitale,

nella letteratura antroposofica abitualmente designato come buddhi,

• mentre quello che è uomo spirito o atma dovrà svilupparsi in un certo modo

dopo un’altra catastrofe in un lontano futuro.

 

 

Stiamo quindi sviluppando in certo qual modo mediante le condizioni normali della nostra cultura, mediante quello che ci circonda, nel presente e nel prossimo futuro, ciò che si chiama anima cosciente.

Ora sappiamo però, che tutto questo sviluppo dell’uomo e delle singole parti della sua anima, come li distinguiamo noi, è legato in sostanza anche a qualcosa d’altro, ossia essenzialmente al lento inserimento dell’io umano.

Infatti, • l’inserimento dell’io umano nella natura dell’uomo è il compito dell’evoluzione terrestre.

 

Quindi abbiamo due correnti di sviluppo che si compenetrano:

• da un lato siamo legati all’evoluzione della Terra dopo quella di Saturno, Sole e Luna,

• dall’altro come uomini terrestri dobbiamo formare in particolare la quarta parte, l’io,

da aggiungere alle altre parti principali della natura umana già predisposte nel passato:

la dobbiamo aggiungere al corpo fisico, al corpo eterico e al corpo astrale.

 

Dobbiamo saper distinguere

• questa grande corrente evolutiva principale legata alle grandi incarnazioni del nostro pianeta Terra,

• dalla corrente evolutiva più ristretta che ho indicato prima

come quella che si svolge entro un tempo così breve come lo è l’epoca postatlantica.

 

Chi ha compreso quanto è stato finora esposto non dovrebbe chiedersi: come mai gli uomini avevano già sviluppato sull’antico Sole il corpo eterico o vitale, mentre doveva aver luogo un suo sviluppo particolare durante il periodo paleo-indiano?

Chi ha compreso come stanno le cose, non dovrebbe sollevare questa domanda, poiché si tratta di questo: certo, il corpo eterico o vitale dell’uomo è stato predisposto sull’antico Sole, quindi l’uomo possiede già un corpo eterico o vitale venendo in Terra, ma questo corpo eterico, o vitale può essere raffinato.

 

Le parti successive che l’uomo sviluppa in sé possono plasmarlo. Quindi l’uomo ha naturalmente il suo corpo eterico o vitale a un gradino relativamente elevato quando lo vediamo incorporato in un corpo paleo-indiano, ma in quel periodo dell’epoca postatlantica egli lavora con l’io che si è conquistato – con tutto quanto l’uomo è riuscito nel frattempo a elaborarsi – plasmando il suo corpo eterico o vitale, configurandolo più finemente. Si tratta sostanzialmente di un lavoro più fine sulle varie parti della natura umana che si svolge nel nostro periodo postatlantico.

 

Prendendo ora in considerazione tutta l’evoluzione, tenendo conto di quanto è stato detto, il quarto periodo di cultura postatlantico, quello greco-latino, apparirà come una epoca particolarmente importante. Essa ha il compito di configurare in un certo modo più fine quello che nella natura umana indichiamo come anima razionale o affettiva.

Fino a quel momento l’io, che appartiene anche alla grande corrente dell’evoluzione, ha sperimentato un perfezionamento particolarmente elevato.

 

Possiamo perciò dire:

l’io dell’uomo ha raggiunto fino al quarto periodo postatlantico, il greco-latino, un certo gradino

con il compito di lavorare allora sull’anima razionale o affettiva e, nel nostro tempo, sull’anima cosciente.

Tra l’io umano e le tre parti della sua natura animica,

quindi tra io e anima senziente, anima razionale o affettiva e anima cosciente,

vi è sotto un certo aspetto una stretta affinità.

 

L’io umano vive in prevalenza, per ora, in queste tre parti la sua vita interiore

e proprio nel nostro quinto periodo postatlantico vive e vivrà più profondamente nell’anima cosciente,

poiché in essa l’io puro può manifestarsi senza essere ostacolato dalle altre tre parti.

Viviamo nel nostro tempo in un’epoca tale

che in essa l’io ha il grande compito del tutto particolare di formarsi, di confidare in se stesso.

 

Se diamo uno sguardo al futuro, a quanto ha da venire, se diciamo: l’uomo svilupperà nel successivo sesto periodo postatlantico il sé spirituale o manas, possiamo riconoscere:

il sé spirituale o manas va già oltre la sfera dell’io – e l’uomo non sarebbe in fondo in grado di sviluppare con le proprie forze in quell’epoca futura il suo sé spirituale. Ma quando egli lo svilupperà, gli deve essere in certo qual modo di aiuto ciò che le forze di esseri superiori fanno fluire sulla Terra.

 

• L’uomo, con lo sviluppo del suo io, è arrivato a un punto in cui confidando nelle sue proprie forze

riesce a svilupparsi soltanto fino all’anima cosciente.

• Ma questo sviluppo non sarebbe concluso, se l’uomo non anticipasse sotto un certo riguardo

ciò che soltanto su Giove, nella prossima incarnazione del nostro pianeta,

arriverà alla sua giusta, alla sua piena e autonoma evoluzione umana.

 

Fino alla fine dell’evoluzione terrestre l’uomo dovrebbe sviluppare il suo io,

e gliene viene data l’occasione entro la sua anima senziente, razionale e cosciente.

Ma il sé spirituale vero e proprio dovrà diventare proprietà umana soltanto sul futuro Giove.

Solo allora potrà essere veramente una proprietà umana.

 

Su Giove l’uomo si atteggerà nei confronti del sé spirituale in modo simile a come egli fa ora sulla Terra rispetto al proprio io. Quand’anche l’uomo sviluppi già durante l’epoca terrestre il sé spirituale, non può porsi rispetto a questo sé spirituale così come nei confronti dell’io. Del nostro io diciamo: questo siamo noi stessi, questo siamo in verità.

 

Quando nel periodo successivo, il sesto postatlantico, verrà ad espressione il sé spirituale,

non potremo considerare questo sé spirituale come il nostro sé, ma diremo:

il nostro io si è sviluppato fino a un certo gradino, così che il nostro sé spirituale

può rilucere da mondi superiori come una specie di essere angelico,

che non siamo noi stessi, e che riluce in noi e s’impossessa di noi.

Così ci apparirà il nostro sé spirituale.

Solo su Giove esso ci apparirà come la nostra stessa sostanza, come sentiamo ora il nostro io.

Così progredisce l’evoluzione umana.

 

Quindi nel prossimo periodo postatlantico – il sesto – ci sentiremo come attratti verso l’alto

da qualcosa che irradierà la sua luce entro di noi.

• Non diremo: tu, sé spirituale in me,

ma diremo: io, partecipe di una entità che da mondi superiori riluce in me,

che mi guida e mi conduce, che per grazia di esseri superiori mi è divenuta guida!

 

Quello che solo su Giove diverrà di nostra proprietà,

lo sentiremo come una specie di guida, rilucente da mondi superiori.

• Così sarà anche in futuro con lo spirito vitale o buddhi, con l’uomo spirito e così via.

• Verrà quindi un’epoca nella quale l’uomo parlerà di sé in modo diverso da quanto egli fa ora.

 

Possiamo chiederci come l’uomo parli attualmente di sé, quando egli parla nel senso della scienza dello spirito.

Egli dice:  io ho tre involucri, il mio corpo fisico, il mio corpo eterico o vitale e il mio corpo astrale.

• In loro ho il mio io, il vero dono terrestre, che si svilupperà entro questi tre involucri.

• Essi sono in un certo qual modo la mia natura inferiore. Io mi sono evoluto oltre questi involucri.

Io guardo verso la mia natura inferiore e intravedo in ciò che è divenuto il mio io, il mio proprio essere provvisorio,

che deve evolversi sempre di più, sviluppandosi costantemente.

 

In futuro l’uomo dovrà parlare in modo ancora diverso. Egli allora dirà: non ho soltanto la mia natura inferiore e il mio io, ma ho una natura superiore, alla quale guardo come qualcosa che è in me così come sono ora in me gli involucri che mi vengono dal passato. Quindi l’uomo si sentirà in futuro posto al centro tra la sua natura inferiore e la sua natura superiore. La natura inferiore gli è nota fin d’ora, ma quella superiore gli apparirà in futuro tanto più sopra di lui, quanto quella inferiore sta ora sotto di lui.

 

Quindi possiamo dire:

durante l’evoluzione della Terra l’uomo si sviluppa

dal suo quarto elemento costitutivo al quinto, sesto e settimo;

ma il quinto, sesto e settimo elemento costitutivo

non diventano durante l’evoluzione della Terra una sua diretta proprietà,

ma qualcosa che solo lentamente egli riuscirà a raggiungere.

 

Ecco come dobbiamo rappresentarci la cosa.

• Dovremo passare un periodo in cui diremo: la nostra missione in Terra era di sviluppare il nostro io,

ma vediamo, come profeticamente anticipato, qualcosa che dovrà svilupparsi in noi su Giove.

 

Ciò che è la nostra esperienza nel corso dell’evoluzione terrestre – ossia il compenetrarci di una natura dell’io umana, il lavoro di perfezionamento sulle parti costitutive inferiori svolto nel corso delle passate epoche terrestri fino ai nostri tempi, e il futuro lavoro di configurazione delle parti costitutive superiori, quindi ciò che sperimentiamo come uomini sulla Terra – lo hanno vissuto prima di noi esseri che ci hanno preceduto in incarnazioni planetarie precedenti, e che indichiamo come Angeli o Angeloi.

 

Ma anche gli esseri più elevati della gerarchia, gli Arcangeli e Archai, hanno attraversato un tale sviluppo nelle incarnazioni precedenti del nostro pianeta Terra, su Luna, Sole e Saturno: anche per loro vi era a suo tempo una specie di quarto elemento costitutivo che hanno sviluppato.

 

Poi, nella seconda metà delle corrispondenti incarnazioni planetarie, essi hanno anticipato quanto dovevano portare a pieno sviluppo in loro soltanto sulla Terra, come per noi il sé spirituale su Giove. In quell’epoca essi non lo incorporarono completamente come una loro proprietà, ma in modo tale da guardare in alto verso questo elemento più elevato.