Jahvé è il Cristo, non veduto direttamente, ma come luce riflessa

O.O. 114 – Il Vangelo di Luca – 21.09.1909


 

La guida di tutte le entità

che dal Sole riversavano sulla Terra la loro azione benefica,

era appunto l’essere che più tardi fu chiamato il Cristo.

 

Nei tempi precristiani questo essere non era dunque da cercarsi sulla Terra, bensì sul Sole. A ragione Zaratustra lo collocava sul Sole, chiamandolo Ahura Mazdao; egli diceva: se peregriniamo sulla Terra, noi non troviamo questo spirito della luce; ma se guardiamo al Sole, lo troviamo, perché ciò che spiritualmente vive sul Sole è Ahura Mazdao; e ciò che si riversa in noi come luce è il corpo dello spirito solare, è il corpo di Ahura Mazdao, come il corpo fisico umano è il corpo dello spirito umano.

 

Questo essere sublime andò avvicinandosi sempre più alla sfera terrestre, attraverso poderosi processi cosmici. Chiaroveggentemente si poteva sentire sempre più chiaramente l’avvicinarsi del Cristo alla Terra. E un chiaro riconoscimento del Cristo avvenne quando il suo grande predecessore Mosè ricevette le sue rivelazioni sul Sinai tra il fuoco dei fulmini.

 

Che cosa significavano queste rivelazioni di Mosè?

Significavano che l’entità del Cristo, avvicinandosi alla Terra, si manifestava innanzi tutto in un’immagine riflessa.

 

Immaginiamoci spiritualizzato il fenomeno del plenilunio. Guardando alla luna piena, noi ne vediamo irradiare riflessi i raggi del Sole. Quella che vediamo irradiare da essa è luce solare; solo che noi la chiamiamo luce lunare perché ci appare riflessa dalla luna.

Chi è colui che Mosè vide nel roveto ardente e nel fuoco, sul Sinai? È il Cristo.

 

• Ma come nella luna non vediamo la luce solare diretta, bensì la vediamo riflessa,

così Mosè vedeva il Cristo in un’immagine riflessa.

• E come noi chiamiamo luce lunare la luce del sole, quando la vediamo riflessa dalla Luna,

così allora il Cristo veniva chiamato Jahvé o Jehova.

Jahvé non era altro che il riflesso del Cristo, prima che egli stesso discendesse sulla Terra.

 

Il Cristo si annunziava indirettamente all’essere umano che non era ancora in grado di contemplarlo nella sua vera entità; similmente nel plenilunio, che altrimenti sarebbe oscuro, la luce del Sole si annunzia attraverso i raggi lunari.

 

Jahvé è il Cristo, non veduto direttamente, ma come luce riflessa.

 

Ma il Cristo doveva farsi sempre più accessibile alla conoscenza umana, alla percezione umana. Egli stesso doveva cioè essere presente per un certo tempo sulla Terra, ed essere uomo fra gli uomini; egli stesso doveva dimorare sulla nostra Terra, come prima aveva dimorato negli spazi cosmici, manifestandosi da lì agli iniziati.

Ma per giungere a questo, si doveva attendere il momento giusto.