La 2° gerarchia – anch’essa si è evoluta in un antico sistema solare – ma non può ancora generare e creare da sé stessa uno nuovo sistema – può solamente esserne partecipe

O.O. 110 – Gerarchie spirituali – 14.04.1909


 

Un antico sistema solare è scomparso, è svanito;

in quell’antico sistema solare avevano raggiunto il massimo grado di maturità

le schiere dei serafini, cherubini e troni.

 

Ora questi, secondo i cenni della suprema Trinità,

si cercano negli spazi una sfera e dicono: qui vogliamo cominciare.

Allora i serafini ricevono i piani, le mete del sistema cosmico,

i cherubini li elaborano, e nella sfera prescelta

i troni emanano dalla loro sostanza il fuoco primordiale e lo fanno fluire.

Così possiamo intendere l’inizio del nostro sistema cosmico.

 

Ma esistono anche altre entità che in certo modo erano pure presenti nel sistema solare precedente il nostro. Esse non hanno però raggiunto l’altezza dei serafini, cherubini, troni; sono rimasti a un livello più basso, sono giunti al nostro sistema in modo da dover essi stessi attraversare ancora una certa evoluzione prima di poter esplicare un’azione creativa, di potersi offrire in sacrificio.

 

Queste entità sono quelle della seconda triplice gerarchia.

La prima di queste triplici gerarchie è stata considerata or ora.

Le entità della seconda sono quelle di cui pure abbiamo già indicato i nomi:

• kyriotetes o dominazioni o spiriti della saggezza.

 

• Poi le cosiddette virtù o dynameis, come le chiamò Dionisio l’Areopagita

e, dopo di lui, i maestri dell’occidente.

Questo è il secondo grado della seconda gerarchia.

• Il terzo grado sono le cosiddette potestà, o spiriti della forma, o exusiai.

 

Ora vogliamo chiederci: se guardiamo indietro all’antico Saturno, poiché abbiamo trovato la prima gerarchia tutt’intorno all’antico Saturno, dove troviamo le entità della seconda gerarchia? dove dobbiamo cercare le dominazioni, le virtù, le potestà?

Dobbiamo cercarle all’interno dell’antico Saturno. Se i troni arrivano per così dire solo fino al confine, le dominazioni, le virtù, le potestà vanno cercate all’interno.

 

Sicché nell’antico Saturno, inserite nella sua massa, nella sua sostanza, operano a loro volta altre tre schiere di entità spirituali: le potestà, le virtù, le dominazioni.

Ora vogliamo cercare di trovare una certa concordanza fra tutto ciò e la straordinariamente fantastica cosmologia moderna, esaminando la ben nota teoria detta di Kant-Laplace.

 

Come punto di partenza del nostro sistema solare, essa ci presenta una massa nebulosa, e poi immagina che quella gigantesca nebula primordiale cominci a roteare, a girare. Come sappiamo, quella teoria ritiene ovvio che, se la nebula comincia a roteare, da essa si distacchino via via i pianeti esterni. Prima diventano anelli che in seguito si restringono e diventano globi; il Sole resta nel centro, e i pianeti gli ruotano intorno. Il fenomeno viene immaginato del tutto meccanicamente. Per renderlo evidente, si suol fare un grazioso esperimento scolastico, mostrando in piccolo come si formi un sistema solare. Si prende un recipiente con dell’acqua, vi si versa una grossa goccia d’olio, poi si taglia un cartoncino, lo s’immerge nella direzione dell’equatore, vi si infigge un grosso spillo e si comincia a far roteare la goccia.

 

Si vedono infatti staccarsi dalla goccia grossa delle gocce più piccole e girarle intorno; e il maestro dice agli scolari (a volte sono scolari molto anziani): « Qui, in piccolo, avete la genesi di un sistema solare ». L’esperimento persuade subito. Che cosa dovrebbe infatti essere più convincente del vedere con i propri occhi come nasce un sistema solare? perché non si dovrebbe comprendere che negli spazi vi fu una volta una gigantesca nebulosa primordiale dalla quale, nel roteare, si distaccarono i pianeti, come le goccioline d’olio, Mercuri e Saturni in miniatura, dalla goccia grossa?

 

Certo fa alquanta meraviglia l’ingenuità di questo procedere, perché quelli che spiegano in tal modo il sistema di Kant-Laplace dimenticano una cosa (che di solito è molto bene dimenticare, ma non in questo caso!) dimenticano cioè se stessi; dimenticano che sono loro stessi quelli che fanno girare la goccia. È un’ingenuità incredibile, ma l’ingenuità della moderna mitologia materialistica è appunto assai grande, più grande dell’ingenuità di qualsiasi altra mitologia. Solo i tempi futuri lo riconosceranno.

 

Dunque c’è una persona che organizza, che produce tutto il processo. Sicché necessariamente, se si è capaci di pensare, se non si è abbandonati da tutti i buoni spiriti della logica, si deve pur presupporre che potenze spirituali prendano parte al processo di rotazione dei corpi celesti nello spazio. Pur volendo prescindere dall’errore d’immaginare un gas primordiale al posto del fuoco primordiale, non si deve però ammettere che quella massa cominci a ruotare da sé, ma si deve chiedere: dove sono le potenze e le forze spirituali che mettono in movimento quella massa (che per noi è la massa del fuoco primordiale) affinché vi si possano svolgere dei processi?

 

Noi abbiamo ora enumerato le forze spirituali che lavorano dall’esterno e all’interno. Quelle che stanno all’intorno, che hanno acquistato le loro capacità in sistemi antecedenti, lavorano da fuori, mentre all’interno si trovano entità meno avanzate che differenziano la massa nell’interno, e producono il fenomeno delle formazioni e configurazioni di calore che abbiamo indicato. Sono entità di elevatissima intelligenza che dispongono e organizzano tutto ciò che accade.

 

Quali compiti hanno anzitutto le prime entità della seconda gerarchia?

• Le dominazioni o kyriotetes accolgono ciò che i troni portano per così dire giù dall’universo, e lo dispongono in modo che possa regnare una concordanza tra il singolo corpo celeste che sta nascendo, cioè Saturno, e l’intero universo. È pur necessario che nell’interno di Saturno tutto venga disposto in modo da corrispondere a ciò che sta al di fuori. Quel che serafini, cherubini e troni ricevono dalla mano di Dio e portano giù su Saturno deve esser disposto in modo che nell’interno di Saturno quegli ordini vengano veramente eseguiti e quegli impulsi realizzati.

 

Le kyriotetes o dominazioni

ricevono dunque dallo spazio circostante Saturno

quello che vi discende attraverso la gerarchia superna,

per trasformarlo in modo che si adatti al nuovo pianeta.

• Quello che le dominazioni accolgono viene elaborato ulteriormente dalle virtù o dynameis.

 

Mentre su Saturno

le dominazioni prendono per così dire i provvedimenti d’ordine superiore,

le virtù si assumono l’esecuzione ulteriore di quei provvedimenti.

• Le potestà invece (ne parleremo più diffusamente in seguito;

per ora vogliamo solo caratterizzare la cosa a larghi tratti)

provvedono a che l’edificio fin qui costruito secondo gli intenti dell’universo

abbia stabilità finché è necessario, a che non scompaia subito. Esse sono le conservatrici.

 

Vediamo dunque nelle dominazioni le ordinatrici di Saturno, nelle virtù le esecutrici di quegli ordinamenti,

e nelle potestà le conservatrici di ciò che le virtù hanno costruito.

Dominazioni : le ordinatrici di Saturno.

Virtù : le esecutrici di quegli ordinamenti.

Potestà : le conservatrici di ciò che le virtù hanno costruito.

 

Per oggi non vogliamo descrivere come operi la gerarchia seguente, della quale pure abbiamo già parlato, cioè quella delle archai, degli arcangeli e degli angeli. Ma con le cognizioni ora acquistate, vogliamo considerare ancora il trapasso dall’antico Saturno all’antico Sole. Ieri ne ho già descritto i processi essenziali; ho detto che quando l’antico Saturno diventa Sole il fuoco primordiale passa allo stato di gas o aria, sicché l’antico Sole consiste di ciò che si può chiamare il residuo del fuoco primordiale.

 

Questo si trova ora frammischiato e interpenetrato di ciò che s’è condensato in gas o fumo; dunque vi sono due sostanze: il fuoco primordiale, e una parte del medesimo condensato in aria, o gas o fumo, come si voglia chiamarlo. Questo vale essenzialmente per l’antico Sole. Vedremo in seguito come le cose siano diventate diverse per il nostro Sole; attraverso stati intermedi, esso si è evoluto ed è diventato qualcosa di diverso, quantunque vi sia chi afferma che l’interno del nostro Sole sia anche oggi solo una specie di gas.

 

Ma se ci si occupa anche solo un poco delle teorie d’ogni genere alle quali perviene la scienza materialistica, mettendo in opera il pensiero si sperimenteranno dei veri e propri miracoli. Si troverà ad esempio un libretto popolare, che per il suo buon prezzo si vende molto, nel quale si afferma che il nostro Sole non ha nel suo centro qualcosa di solido, bensì appunto del gas. Solo che questo gas, (non par vero, ma sta scritto in un’operetta popolare) è denso come il miele, o come il catrame. A chi assurge fino alla concezione di un gas che sotto una certa pressione prende l’aspetto del miele o del catrame, auguro volentieri di muovere i suoi passi in un simile paese di cuccagna dove l’aria è fatta di miele; ma non voglio augurargli di muoversi in un’aria spessa come il catrame! Esistono veramente simili aberrazioni delle teorie materialistiche!

 

Dunque noi non parliamo del nostro Sole attuale, ma dell’antico Sole che veramente consiste del fuoco primordiale e di ciò che si chiama nebbia di fuoco, o aria di fuoco. Nel Faust si trova quest’espressione, perché Goethe la conosceva assai bene; anche nella letteratura teosofica si trova menzionata l’espressione « nebbia di fuoco ». Dobbiamo pensare l’antico Sole costituito da un miscuglio di quelle due sostanze. Ma ciò non avvenne così senz’altro; i corpi celesti non si condensano da sé; perché questo avvenga, occorre l’opera di entità spirituali.

 

Quali sono dunque le entità spirituali che producono la condensazione della sostanza, nel trapasso dall’antico Saturno all’antico Sole? Sono le entità che abbiamo chiamate dominazioni.

 

Sono le dominazioni che ora premono dall’esterno

e restringono l’immensa massa originaria di Saturno, sì che diventi più piccola.

E premono tanto a lungo, finché il Sole diviene grande come un globo

che si può immaginare esteso fino a Giove, pensando il Sole nel centro.

 

Dunque Saturno era grande come un globo che, avendo come centro il Sole, arrivi fino all’attuale Saturno; un globo immenso, grande come tutto il nostro sistema solare, fino a Saturno. Il Sole, del quale ora parliamo, era un globo cosmico che si estendeva fino all’attuale Giove. Questo è il segno di confine dell’estensione dell’antico Sole. Sarà bene vedere nei pianeti dei segni di confine fino ai quali si estendevano gli antichi corpi celesti.

 

In questo modo andiamo avvicinandoci alla teoria dei pianeti, derivandola dall’attività delle gerarchie.

Ma ora continuiamo.

Sappiamo che lo stato successivo è di nuovo una ulteriore condensazione.

Il terzo stadio del nostro sistema solare è quello dell’antica Luna.

Chi ha studiato le comunicazioni della cronaca dell’akasha, sa che l’antica Luna è sorta per un’ulteriore condensazione della sostanza solare fino allo stato liquido.

 

La Luna non ha ancora in sé terra solida, ma ha fuoco, aria, acqua.

Si è aggiunto e inserito in essa l’elemento liquido, una condensazione dell’elemento aria o gas.

Chi ha compiuto questo processo?

Il secondo gruppo della seconda gerarchia di entità spirituali, e precisamente quelle che chiamiamo virtù.

 

Fu dunque opera delle virtù

il restringersi della massa dell’antico Sole fino al confine dell’attuale pianeta Marte.

Marte è dunque il segno di confine per l’estensione dell’antica Luna.

Pensando un globo che abbia per centro il Sole

e la cui massa vada fino a dove attualmente Marte percorre la sua orbita,

si ha l’antica Luna in tutta la sua grandezza.

 

Siamo ormai giunti al punto nel quale vogliamo ricordarci

che un fatto del tutto nuovo si verificò quando da Saturno e dal Sole nacque l’antica Luna.

Una parte della sostanza densa venne allora espulsa, e si formarono due corpi.

L’uno prese le sostanze e le entità più fini e divenne un Sole raffinato, l’altro divenne una Luna tanto più densa.

 

• Il terzo stadio del nostro sistema planetario è dunque solamente per un certo tempo un corpo cosmico unitario; poi espelle da sé un pianeta che ora gli sta accanto. Fin tanto ch’è un corpo celeste unitario, la Luna si estende fino a Marte; poi il Sole si restringe, e si forma un corpo che gli gira intorno, press’a poco là dove Marte attuale gira intorno al Sole, circa alla periferia del corpo unitario originale.

 

Da che cosa ebbe origine tale scissione? perché un corpo cosmico si scisse in due?

Ciò avvenne al tempo in cui dominarono le dynameis o virtù.

Chi già ha seguito altre mie conferenze, sa che nell’universo accade qualcosa di simile a ciò che accade nella vita umana ordinaria.

Dovunque si evolvono esseri, ve ne sono taluni che progrediscono e altri che rimangono indietro.

 

Quanti padri si lamentano che i loro figli sono bocciati a scuola, mentre altri progrediscono rapidamente! Lo sviluppo procede con rapidità varia, e così è nel cosmo intero. Per ragioni che impareremo a conoscere in seguito, mentre le virtù iniziano la loro funzione, la loro missione, interviene un fatto che in tutti i misteri, in tutto l’esoterismo, fu chiamato la lotta nei cieli.

 

L’insegnamento della lotta nei cieli forma una parte essenziale di tutti i misteri e contiene anche il primordiale mistero dell’origine del male. In un determinato momento dell’evoluzione lunare, le virtù si trovavano a gradi molto diversi di maturità. Le une aspiravano a salire spiritualmente quanto più possibile; altre erano invece rimaste indietro, o almeno erano progredite normalmente nella loro evoluzione.

 

Vi erano dunque delle virtù che avevano raggiunto un progresso molto più avanzato che non le loro compagne dell’antica Luna. Ne conseguì che queste due classi di virtù si separarono: le più progredite estrassero tutto il corpo solare, e quelle meno progredite costituirono la Luna roteante intorno al Sole.

 

Abbiamo così accennato a questa lotta nei cieli, alla scissione dell’antica Luna, per cui

• il satellite, l’antica Luna, cadde sotto il dominio delle virtù rimaste indietro

• e l’antico Sole sotto quello delle virtù più progredite.

 

Un’eco di questa lotta nei cieli risuona nei primi versi della Bhagavad-Gita,

nella battaglia descritta al principio che è come un simbolo della gigantesca lotta nei cieli.

E fu un ben grandioso campo di battaglia!

 

• Dal momento in cui le dominazioni o kyriotetes operarono la formazione dell’antico Sole,

fino al momento in cui si formò l’antica Luna, quando le virtù o dynameis iniziarono la loro missione,

vi fu nei cieli una lotta possente, un grandioso campo di battaglia.

Le dominazioni restrinsero l’intera massa del nostro sistema solare fino al confine segnato da Giove,

le virtù o dynameis restrinsero l’intero sistema fino al confine dell’attuale Marte.

 

Tra questi due confini planetari nel cielo sta il grande campo di battaglia della lotta celeste.

Consideriamo un po’ questo campo di battaglia nel cielo!

Solo il secolo diciannovesimo ha riscoperto con occhi fisici le devastazioni prodotte da quella lotta.

Tra Marte e Giove si vedono i frantumi della schiera dei piccoli planetoidi:

sono i frantumi della battaglia combattuta nei cieli tra l’uno e l’altro dei due periodi cosmici nei quali

il nostro sistema solare fu condensato, prima fino a Giove, e poi fino a Marte.

 

Quando i nostri astronomi dirigono i loro telescopi negli spazi celesti e scoprono sempre nuovi planetoidi, trovano le rovine dell’immane campo di battaglia dove si combattè, tra le virtù più progredite e le virtù meno progredite, la lotta ch’ebbe per risultato anche la scissione della Luna dal suo Sole.

 

Vediamo dunque come, considerando le azioni delle entità divino-spirituali, le cose esteriori ci appaiono quale espressione, quale fisionomia di entità divino-spirituali.