La causalità nella scienza uccide il senso della vita

O.O. 225 -Tre prospettive dell’Antroposofia – 22.07.1923


 

È un singolare fenomeno che oggi per l’uomo abbia più valore la scienza dogmatica che la realtà. Possiamo essere coscienti della nostra libertà in ogni azione morale; come sperimentiamo il rosso o il bianco, così possiamo sperimentare in effetti la libertà, ma la neghiamo; sotto l’autorità della scienza contemporanea la neghiamo. Perché? Perché la scienza vuole osservare solo quel che è meccanico, ove sempre ciò che precede è causa di ciò che segue. Così la scienza impone in modo dogmatico che ogni cosa debba avere la sua causa. Impone dogmaticamente la causalità, e poiché la causalità deve essere giusta e su di essa si vuole giurare dogmaticamente, si fa tacere il sentimento della libertà.

La realtà viene oscurata per salvaguardare il dogma, in questo caso il dogma della scienza ufficiale che esercita una così forte autorità.

 

La scienza elimina la vita,

ma se la vita fosse cosciente di se stessa nell’uomo, afferrerebbe direttamente la libertà nell’attività del pensiero.

La scienza puramente esteriore, edificata solo sulla causalità,

è diventata così il grande uccisore del sentimento della vita nell’uomo. Se ne deve essere coscienti.

 

• Si può forse sperare che, eliminando interiormente l’esperienza della libertà,

l’uomo possa avanzare fino alla forma spirituale del ricordo?

• si può sperare che l’uomo, come lascia esistere la manifestazione del rosso della rosa rossa,

lasci così esistere il ricordo, ciò che in lui manifesta la forza del sogno tessente ed operante nell’universo?

• si può sperare di poter acquisire la certezza del secondo gradino,

se al primo si uccide il sentimento della libertà con il cosiddetto dogma della causalità?

 

Per questi motivi l’uomo trascura di guardare nella spiritualità della propria anima;

per questo non penetra anche fin dove gli diventa chiaro

che oltre alla facoltà di vivere, dormendo, fuori tra le cose,

nell’io spirituale consegue quella di amare grazie al proprio spirito.

 

L’ultimo fondamento dell’amore si trova nell’io intessuto di spirito,

che si immerge nell’organismo fisico ed eterico umano.

• Conoscere la spiritualità dell’amore significa conoscere in un certo caso innanzitutto lo spirito.

 

Chi conosce l’amore conosce anche lo spirito;

nella conoscenza dell’amore deve però procedere fino all’interiore esperienza spirituale dell’amore.

• Proprio a questo riguardo la nostra civiltà ha intrapreso la via più errata.