La concezione spirituale dell’antroposofia

O.O. 182 – Che cosa fa l’Angelo – Come posso Io trovare il Cristo – 09.10.1918


 

La concezione spirituale dell’antroposofia

non deve essere soltanto una visione teorica del mondo,

ma deve essere un contenuto della vita, deve essere anche una forza della vita.

 

E solo se ci metteremo in condizione di rafforzare in noi stessi la nostra concezione antroposofica,

tanto da farla diventare effettivamente viva in noi, solo allora essa avrà adempiuto al suo compito.

 

Infatti, in quanto ci immergiamo con la nostra anima nella concezione spirituale dell’antroposofia,

diventiamo per un certo riguardo i custodi di determinati e significativi processi dell’evoluzione dell’umanità.

 

Gli uomini che seguono altre concezioni sono per lo più convinti che i pensieri e le rappresentazioni non siano, nel mondo, qualcosa di diverso da ciò che sono nelle anime umane. Essi credono che i pensieri e le rappresentazioni, in quanto ideali, si incorporino nel mondo così come all’uomo riesce di attuarli, quando compie soltanto azioni nella sfera del sensibile.

 

Il punto di vista dell’antroposofia, invece, presuppone che si abbia chiaro che

i nostri pensieri e le nostre rappresentazioni, per potersi attuare,

devono trovare anche altre vie, che non siano quelle percorse

dalle nostre azioni sensibili, dalle nostre azioni nel mondo sensibile.

 

Il riconoscere una tale necessità di vita contiene già in sé l’esigenza,

per l’antroposofo, di vigilare in certo modo sui segni del tempo.

 

Molte cose avvengono nell’evoluzione del mondo;

e all’uomo, in particolare all’uomo dell’epoca attuale,

spetta di crearsi una vera comprensione di ciò che avviene

nell’evoluzione del mondo in cui egli stesso si trova inserito.