La connessione dell’uomo con le entità divino-spirituali

O.O. 216 – Tendenze spirituali dell’evoluzione – 17.09.1922


 

Sommario: Nell’organizzazione del capo vive un’immagine dell’elemento cosmico sperimentato prima della nascita, la terza gerarchia agisce qui dietro la coscienza sensibile, senza essere disturbata dagli errori morali della vita terrena. Nell’organizzazione del torace domina l’alterna azione dell’elemento cosmico e di quello terreno, la seconda gerarchia accoglie qui il ritratto delle qualità morali-spirituali dell’uomo. Nell’organizzazione delle membra l’elemento terreno sovrasta il cosmico, qui agisce la prima gerarchia che trasporterà le forze delle sostanze terrene all’incarnazione di Giove: dopo la morte essa prende in consegna il ritratto delle qualità morali-spirituali dell’uomo che con la nuova nascita la terza gerarchia intesserà nell’organizzazione del capo.

 

Vorrei dar seguito alle considerazioni fatte ieri, cercando di renderle ancora più comprensibili. Quando infatti si tenta di descrivere qualcosa di così ricco, di così diversificato, ogni affermazione che riguardi campi tanto vasti, come quelli descritti ieri, riesce a cogliere singoli aspetti: si dà un senso a tali affermazioni solo attraverso descrizioni fatte dalle più diverse prospettive.

Se consideriamo la conformazione del capo, della testa, dobbiamo aver chiaro che questa formazione non riguarda solo quel che si vede dall’esterno, il capo che termina all’altezza del collo, ma anche i processi, i processi organici interni che vi si svolgono. In quanto processi del capo, sono presenti prevalentemente lì; proseguono però nell’intero organismo, cosicché l’organizzazione del capo si trova in tutto l’uomo, ma in modo evidente si manifesta soprattutto nella testa. È così anche nell’organizzazione del torace che comprende in primo luogo il respiro, la circolazione del sangue. Anche questa si estende tanto nell’organizzazione del capo quanto in quella del ricambio e delle membra. Possiamo quindi parlare dell’uomo differenziando nelle nostre considerazioni le singole parti della sua organizzazione purché ci sia chiaro come si intreccino l’una all’altra.

 

L’organizzazione del capo

mostra dunque nel passaggio attraverso il mondo spirituale tra morte e nuova nascita

una metamorfosi del tutto diversa dal resto dell’organismo umano.

Nel capo abbiamo una autentica copia

di quell’elemento cosmico che si forma come germe spirituale

attraverso l’attività che ho descritto ieri e nei giorni precedenti.

Nel capo umano abbiamo la copia di un elemento universale condensato

e riempito di esistenza materiale.

 

Se lo si potesse studiare non con un microscopio fisico, ma con capacità di ingrandimento spirituali e animiche, si troverebbe riprodotto il cosmo intero nella sua struttura fisica, eterica, astrale e dell’io. Portiamo davvero in noi l’intero cosmo, specialmente nell’organizzazione del capo.

Per tale organizzazione è vero in modo particolare che fra morte e nuova nascita l’uomo insieme ad alte entità spirituali delle gerarchie superiori elabora quel che proseguirà il proprio sviluppo all’interno della corrente ereditaria umana, quel che nel mondo spirituale viene portato fino a un determinato punto dall’uomo stesso insieme alle entità delle gerarchie superiori, poi in un certo senso cade nel mondo fisico e attraverso il concepimento prosegue il proprio sviluppo nell’organismo materno.

 

La struttura del capo, quale la vediamo, prende forma dal cosmo, tanto che scende sulla terra anche nella condizione astrale cui infine giunge grazie al lavoro compiuto dall’uomo, e infine continua a formarsi ancor prima del concepimento fino allo stato di evoluzione fisica; ciò che è rimasto dell’uomo, dopo essersi separato dal germe del corpo fisico nello spirito, si riveste poi di un corpo eterico e può di nuovo legarsi al germe spirituale divenuto fisico.

 

Durante lo stadio di veglia, continuiamo nel piccolo ciò che insieme alle entità divino-spirituali abbiamo elaborato nel grande, nell’elemento universale fra morte e nuova nascita. L’attività qui esercitata si svolge in un certo senso dietro l’abituale coscienza umana.

Vorrei mostrarlo con un disegno.

Considerando la testa di un uomo le cui funzioni siano normali, alla visione spirituale appare questo: quando si è svegli, durante tutta la giornata al capo arrivano di continuo impressioni del mondo esterno, nella coscienza si muovono le percezioni dei sensi. Nel disegno vorrei caratterizzare ciò che vive nella percezione dei sensi, disegnando gli occhi (v. disegno), il naso, dove si avvertono le sensazioni olfattive, il palato, la bocca dove si avvertono le sensazioni del gusto.

La parte tratteggiata in rosso presenta schematicamente tutto ciò che in effetti sperimentiamo nella coscienza normale.

 

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Ma nel mondo degli eventi che accadono nell’uomo, non vi è soltanto questo. Sappiamo che il cervello si compone di diverse parti. Voglio darne solo un’idea nel disegno (blu-verde). Nel cervello si viene a comporre in questo modo una copia dell’universo, vi è l’intero universo concentrato nel piccolo e rivestito di sostanza terrestre. Poiché il cervello nella sua parte-io, nella sua parte astrale e in quella eterica è poi rivestito di sostanza terrestre fisica, la terra con le sue forze, con i suoi elementi, ha un influsso proprio su questa parte.

 

Mentre si ha una percezione sensoria, mentre i colori fluttuano e formano rappresentazioni interiori, mentre gli impulsi uditivi vibrano nell’organismo umano e formano rappresentazioni attraverso l’apparato uditivo, mentre qualcosa di analogo avviene con le percezioni del gusto, dell’olfatto e del tatto, mentre dunque l’intera esperienza di veglia viene sostenuta dall’influsso del mondo esterno fisico-sensibile, tutto ciò si manifesta come una forza all’interno della parte inconscia dell’organizzazione del capo.

E mentre percepiamo un colore, udiamo un suono oppure sentiamo un gusto, inconsciamente lavoriamo a creare un’immagine che riproduce il rapporto fra Giove e il Sole, oppure Marte (giallo). All’interno di noi stessi riproduciamo una relazione cosmica.

 

Durante tutta la vita di veglia

vi è un’imitazione dell’attività cosmica che si svolge dietro la nostra coscienza abituale:

l’eco di ciò che abbiamo attraversato fra la morte e la nuova nascita o meglio il concepimento.

 

• Là abbiamo operato in grande, nell’universo. Là abbiamo operato nell’elemento spirituale, senza essere disturbati dalla sostanza terrestre. Là non abbiamo avuto bisogno di estrarre la sostanza terrestre in particelle, per avvolgerle poi in spirali attorno a un asse. Là si compie tutto in una sostanza spirituale. Là ci accompagnano nel nostro lavoro le potenze divino-spirituali delle gerarchie più alte.

• Quel che abbiamo compiuto insieme a loro, lo completiamo qui in un modo che ci rimane inconscio, verso l’esterno accogliendo nel cervello le percezioni dei sensi, e nel contempo riproducendo in modo terreno, con sostanza terrena ciò che lassù abbiamo compiuto in modo spirituale, con esseri spirituali. Attraverso questa attività, noi portiamo la nostra vita preterrena in quella terrena fin dentro l’organizzazione corporea.

 

Durante la nostra esistenza terrena, quel che vediamo attraverso i colori, ascoltiamo attraverso i suoni, quel che odoriamo attraverso i profumi è per noi realtà. Dietro la scena si muovono pensieri che hanno una vitalità eterica e che hanno nella sostanza materiale del cervello proprio solo l’impronta fisica.

L’elemento essenziale, davvero importante, è ciò che s’intesse etericamente nella sostanza più fine del cervello. Qui si intrecciano l’uno all’altro pensieri viventi. I nostri pensieri sono dunque solo immagini riflesse che vengono formate in questo cosmo interiore, dove ciò che riceviamo dall’esterno irraggia un’immagine riflessa che poi ci diviene cosciente. Dietro il piano della memoria tuttavia si svolge quanto ho descritto.

 

• Dietro un normale specchio non succede nulla; in ognuno di noi dietro lo specchio che attraverso il cervello gli rimanda astratte rappresentazioni per la sua coscienza, si rispecchia nel piccolo l’esistenza di interi mondi. I pensieri viventi che lì sviluppiamo costituiscono per la terza gerarchia, degli Angeli, degli Arcangeli e delle Archai, la stessa cosa che i nostri pensieri astrattamente riflessi sono per noi.

 

• Dietro la nostra coscienza

la terza gerarchia svolge la propria attività attraverso il nostro essere uomini.

• Qui le entità delle Archai, degli Arcangeli, degli Angeli sviluppano ciò che va portato a compimento

e che può essere compiuto solo perché l’uomo è stato posto nel cosmo e sulla terra.

 

Nella struttura del suo cervello non dà semplicemente forma a uno specchio che gli rifletta l’abituale coscienza terrena, le idee astratte; all’interno del capo avviene qualcosa che la gerarchia degli Angeli, degli Arcangeli e delle Archai deve portare a compimento sulla terra attraverso l’esistenza terrena. È un evento che si collega all’esistenza terrena come un altro evento.

Si può descrivere l’esistenza sulla terra dicendo: “Grazie ai minerali avviene questo e quel fatto; grazie alle piante nascono fiori e frutti, grazie agli animali accade dell’altro ancora. Grazie agli uomini, Angeli, Arcangeli e Archai riversano la loro attività nell’atmosfera spirituale della terra, seguendo tuttavia il percorso che attraversa l’attività subconscia del capo”.

 

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L’esistenza terrena non si esaurisce nelle piante che fioriscono, negli animali che si muovono,

ma si colloca continuamente dentro un’esistenza spirituale.

Oltre alla pianta, oltre all’animale, oltre all’uomo

vi è un’attività del mondo angelico, spirituale, della terza gerarchia,

e questa attività è possibile grazie al capo umano.

 

Già ieri ho indicato come «sopra una pianta (v. disegno) che spunta e cresce dalla terra (verde e rosa),

vi sia un elemento astrale.

Dunque anche lì abbiamo una formazione astrale,

un elemento spirituale (giallo) più elevato di quello che si presenta nella fioritura stessa.

Così pure l’attività del capo umano prosegue ancora nell’elemento spirituale

e, cercando dove prosegua, troviamo l’attività degli esseri della terza gerarchia collegati all’esistenza terrena.

 

Quest’attività ha del resto un profondissimo significato nell’evoluzione cosmica.

Dietro il tessere umano sulla terra, sullo sfondo di ciò che l’uomo deve fare, e senza che egli lo sappia,

vi sono nella sua attività organica gli esseri della terza gerarchia che lo aiutano.

 

 

Nell’esistenza terrena l’uomo muore. Abbiamo considerato il morire e abbiamo tentato di comprenderlo.

Quel che la morte è per l’uomo, per le entità della terza gerarchia è l’immergersi nella natura umana.

Se avessero solo questo immergersi nell’umana natura, la loro coscienza si oscurerebbe

ed essi perderebbero la propria entità che in un certo senso devono continuamente nutrire.

All’entità di queste creature della terza gerarchia deve essere portato nutrimento dalla sostanza universale.

 

Come dissi, quel che viene intessuto dietro la coscienza umana sono prevalentemente forme eteriche. Già durante l’esistenza terrena fra l’etere interno all’uomo e quello esterno cosmico non esiste un confine tanto netto da impedire che continuamente vibri nell’etere cosmico ciò che attraverso i pensieri, il lavoro umano nel cervello, viene messo in moto dietro i pensieri coscienti. In effetti l‘uomo attorno al capo è sempre circondato dalle vibrazioni prodotte nell’etere cosmico dall’attività del capo compiuta insieme alle entità della terza gerarchia.

 

Quando l’uomo passa attraverso la porta della morte, avviene quel che ho detto ieri: prima di tutto ha termine l’attività del capo, anche in relazione all’eterico. In pratica anche il subconscio che vive nel capo si disperde ben presto nell’etere cosmico.

Tutto ciò che in questo modo viene prodotto tramite l’uomo ha forme plasmate nell’etere cosmico di cui si nutrono le entità della terza gerarchia; così queste entità da una parte aiutano l’uomo nella sua organizzazione del capo, dall’altra trovano la loro individuale evoluzione in ciò che si compie all’interno di tale organizzazione.

In quanto l’uomo durante l’esistenza terrena è intessuto nella trama evolutiva della terra, attraverso di lui anche le entità della terza gerarchia si congiungono all’esistenza terrena. Dal mondo cui appartengono sarebbe per loro impossibile arrivare a un legame con l’esistenza terrena dalla quale devono però trarre il loro nutrimento spirituale, come ho descritto.

 

L’uomo è dunque inserito in un’attività cosmica trasmessa dalle entità della terza gerarchia e che in un certo senso attraversa il suo essere. Le entità della terza gerarchia sono le meno potenti fra le entità superiori: sono appena sopra l’uomo. Non sarebbero in grado di trasformare ciò che, scaturendo dall’uomo, vibra nel cosmo e che deve diventare il loro nutrimento spirituale, se la loro natura vi fosse del tutto estranea. L’effetto di quel che si trasforma tramite l’organizzazione del capo, si mescola il meno possibile con l’altra parte della natura umana.

I pensieri rimangono logici anche se durante la vita si è accumulato del male dal punto di vista morale. I pensieri rimangono indifferenti nei confronti dell’altra entità umana. Rimangono indifferenti proprio nella misura in cui possono diventare nutrimento per gli esseri superiori.

Se tutte le emozioni passassero anche nei pensieri viventi che si muovono dietro la coscienza, Angeli, Arcangeli e così via non sarebbero nella condizione di assimilarli, sarebbero per loro inutilizzabili come nutrimento. Negli abituali pensieri riflessi emerge comunque la nostra natura morale o immorale.

 

Se intendiamo circoscrivere la cosa, possiamo dire solo per accenni: quel che nella zona occipitale si svolge dietro la coscienza abituale, rimane per così dire innocente, non turbato dai traviamenti morali umani. Questi traviamenti esercitano un influsso sull’etere cosmico e sull’astralità cosmica in quanto l’elemento animico dell’uomo è legato all’organizzazione del torace, del respiro, della circolazione sanguigna.

Il capo è in un certo senso una pura riproduzione del cosmo. Quel che avviene in questa riproduzione dell’attività cosmica universale dietro la coscienza abituale, dove continuamente vengono formati mondi, dove continuamente vanno distrutti mondi, è abbastanza puro in rapporto al resto della natura umana.

Se potessimo girare gli occhi verso l’interno ed essi acquisissero una vista spirituale, se questi occhi, rovesciati nella loro cavità, e divenuti spiritualmente chiaroveggenti, potessero guardare dentro la scatola cranica, vedrebbero di continuo brillare stelle, stelle in movimento una verso l’altra, un universo di stelle. Diventerebbe visibile un intero piccolo cosmo.

 

L’organizzazione del torace è diversa da quella del capo. Dove avviene il respiro, dove è presente la circolazione del sangue legata all’uomo del ritmo, si inserisce certo anche l’immagine del cosmo, ma qui le condizioni terrestri hanno un più forte influsso. Esse modificano molto questa riproduzione del cosmo. Quando il polmone è in attività, potremmo vedere ciò che avviene al suo interno come una stella, come un pianeta, come un universo di soli e di lune, se ci potessimo in un certo senso trasformare, e vedessimo nella sua consistenza eterico-astrale ciò che è solo rivestito di materia terrestre. Le condizioni terrene però interferiscono di continuo in questa esistenza interna. La terra ha qui un grosso influsso.

 

Sulle forme che ho descritto nell’organizzazione del capo influisce direttamente solo qualcosa di molto sottile come lo sono i colori, che gli occhi colgono, oppure i suoni che ci giungono dal mondo. Questo si adatta all’attività cosmica. Viene introdotto solo ciò che è influenzato dal resto dell’organismo attraverso il respiro, attraverso il sangue che fluisce anche nel cervello. È la sostanza che riempie e che si inserisce.

Ma la forma che qui viene interiormente plasmata è appunto una copia del cosmo. Qui la terra ha un influsso molto scarso.

 

L’organizzazione del torace è del tutto diversa: accoglie l’aria inspirata e la elabora. L’aria è nell’atmosfera che circonda la terra, e quando entra nell’organismo umano non è così sottile come i colori che gli occhi colgono. L’aria che si respira è più grossolana della luce colorata che entra nel nostro organismo e ha perciò un influsso molto più forte, molto più incisivo sulla riproduzione di processi cosmici presente nell’organismo del torace. Basta vedere la circolazione del sangue! Sulla circolazione sanguigna influiscono tutti gli alimenti. Essi vengono anzitutto assimilati come cibo e, trasformati attraverso l’attività digestiva e nutritiva, passano nel sangue che circola.

Quando il sangue giunge alla testa, è così sottile che tale condizione veniva giustamente definita “fosforica” dall’antica, profetica chiaroveggenza. È uno stato di straordinaria sottigliezza. Qui l’immagine dell’attività cosmica prevale sulla materia, tanto che questa non può dispiegare la propria forza. Se un sale, penetrando nel cervello, volesse usare la propria forza, verrebbe soverchiato, soffocato, dalla direzione, dall’attività che la riproduzione del cosmo imprime alla circolazione sanguigna ancora densa che si trova negli organi del torace. In tali organi ha un influsso molto grande ciò che proviene dall’uomo. Qui la riproduzione del cosmo viene fortemente trasformata. Quando dunque si considera l’organizzazione del torace con uno sguardo spirituale, la si vede come ho cercato di delineare in uno schizzo (v. disegno).

 

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Qui si vede come nell’inspirazione si accenda realmente una copia del cosmo. Nel cervello si vede un intero cosmo in movimento che si interrompe solo nella vita di sonno. Qui invece la vita di sonno non interrompe nulla, ma le interruzioni sono continue. Allo sguardo spirituale l’organizzazione del torace mostra stelle e movimenti stellari, ma deformati verso dietro e del tutto indistinti in avanti. Anche nell’organizzazione del torace, l’uomo è una riproduzione del cosmo sotto un certo aspetto, in quanto sulla nostra terra vi sono processi che dipendono dal regolare corso dei mesi e degli anni. Le piante spuntano e poi muoiono. Vi è regolarità. Nelle forme vegetali emergono i percorsi a spirale che ho descritto. Nei minerali la tendenza è misurabile su lunghe epoche, ma in un certo senso procede secondo una regolarità cosmica. Nei flussi d’aria che circolano sopra la terra avvengono trasformazioni che possiamo osservare ad esempio nei cambiamenti di clima durante il corso dell’anno. Vi rientra tutto ciò che di irregolare vi è nella formazione delle nubi, nel tempo che muta. Vi rientrano i capricci della meteorologia che dipendono infatti da fattori cosmici.

 

Così nel torace umano, se lo consideriamo insieme alla schiena, è presente una deformazione del cosmo: l’impressione che ne abbiamo è che il cosmo, quale ci circonda, venga una notte tirato da due giganti, uno da una parte e uno dall’altra, tanto da non apparire più una sfera, ma una specie di cilindro allungato, un po’ più largo al centro.

Così allo sguardo spirituale appare il cosmo verso dietro, mentre verso avanti sembra confuso e instabile, quanto il clima terrestre è mutevole. All’improvviso infatti questo cosmo si accende e poi all’improvviso sparisce: con l’inspirazione risplende, con l’espirazione scompare. Come attraverso il respiro si ingenerano processi fisici, così il cosmo deformato si accende con l’inspirazione e si eclissa con l’espirazione.

 

Attraverso i suoi esercizi yoga, lo yogi cercava di rivivere il cosmo deformato, per accedere così alla reale struttura del mondo, in quanto ciò che così percepiva attraverso la stimolazione del respiro fino a divenir capace di percepire il cosmo interiore deformato, lo compenetrava con ciò che poteva scoprire attraverso la riflessione personale. Anche noi sperimentiamo il cosmo una seconda volta nell’organismo del torace, però in un certo senso come una lotta contro il caos. Lo sperimentiamo ancora una terza volta, inserito nel sistema del ricambio e delle membra: qui però ci appare del tutto indistinto.

A mala pena si riconosce in quale misura l’astrale e l’entità dell’io, inseriti qui, provengano dal cosmo. In precedenti conferenze l’ho definito perciò “embrionale”, perché è in realtà un cosmo in divenire. Solo quando l’uomo mette in movimento le sue membra, oppure quando è attivo il ricambio, questo cosmo in divenire si comporta in modo del tutto analogo a ciò in cui si è immerso. Se sollevo una gamba, lo spirito in un certo senso penetra questa parte costitutiva umana nel movimento della gamba e nei processi interni collegati a tale movimento.

 

Come nel disegno schematico che ne ho tracciato (v. disegno), nell’organizzazione del braccio, della gamba, della nutrizione (rosso) non vediamo infatti più nulla del cosmo ben riconoscibile nell’organizzazione del capo, né come si presenta nella deformazione dovuta alla luce spirituale indebolita, indistinta. Qui tutto è avvolto da una nebbia cosmica, la stessa che possiamo osservare nelle lontananze dello spazio.

 

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Con lo sguardo spirituale però la possiamo studiare anche nel piccolo, nel microcosmo, prendendo in considerazione la terza parte costitutiva dell’uomo, il sistema del ricambio e delle membra e vedendo come questa forma nebulosa (bluastra) penetri fra le stelle (giallo), avvolgendole, quasi che esse volessero brillare come raggi di luce, ma nello stesso momento si spegnessero. Possiamo vedere come tutto venga sopraffatto da ciò che emerge dalla terra. Qui le affinità chimiche, le forze chimiche delle sostanze terrestri giocano un ruolo importante.

Durante l’esistenza terrena è molto più importante come le singole sostanze nelle loro forze chimiche si comportano le une nei confronti delle altre di come si comporta ciò che l’uomo ha portato con sé dal cosmo. Tuttavia anche in questa parte della sua organizzazione l’uomo si pone in relazione con i mondi spirituali.

Nella sua organizzazione del torace è in relazione con tali mondi, perché anzitutto vi agisce una gerarchia spirituale, così come nell’organizzazione del capo. Nel capo vi è la terza gerarchia, nel torace agisce la seconda: Exusiai, Dynamis e Kyriotetes che attraverso l’uomo terreno sviluppano un’attività cosmica nella quale si servono di ciò che avviene nell’organizzazione del torace.

 

La loro attività è molto più spirituale di quella della terza gerarchia e può quindi sopportare ciò che vi è nell’immagine materiale. Nella forma umana del capo troviamo perciò una riproduzione materiale del cosmo. Nell’organizzazione del torace si ha una deformazione proprio perché la sostanza materiale non diventi una fedele copia del cosmo, perché venga di continuo distrutta, persino dissolta, e l’immagine cosmica non si completi mai. L’elemento terrestre qui agisce con forza e quello cosmico non viene finito, ne rimane tanto che l’uomo in quanto respira e ha una circolazione sanguigna, è compenetrato da un’attività cosmica dove agiscono tessendo, fluttuando le entità della seconda gerarchia, e dove l’uomo proietta quella vivente fotografia, di cui ho parlato sia ieri sia in conferenze precedenti, che riproduce le sue qualità morali-spirituali.

Siamo intessuti nella trama di attività della seconda gerarchia proprio perché abbiamo i polmoni con i processi respiratori, perché abbiamo una circolazione sanguigna e perché quel che essa tocca vibra nell’etere universale e perfino nell’astralità universale. Il nostro essere crea influssi cosmici, e in ciò che attraverso di noi giunge a compimento, si inseriscono le entità della seconda gerarchia. Ma qui, quanto più avanza il corso della vita terrena, sempre più inseriamo l’immagine vivente delle nostre qualità morali-spirituali, cioè quell’essere elementare che, come ho detto, generiamo durante la vita e che ogni notte si spinge un pochino fuori di noi: si può allora vedere al meglio l’attività della seconda gerarchia. Di giorno ritorna in noi, e l’attività di veglia è di nuovo impregnata dai valori morali-spirituali delle nostre qualità.

 

All’attività che si svolge nell’uomo del ricambio e delle membra, è collegata la prima gerarchia: Serafini, Cherubini e Troni. Qui prevale in noi l’elemento fisico, le forze fisiche. L’elemento cosmico agisce solo in modo nebuloso. Ma in questa tenue e silenziosa attività cosmica, in quel che è compenetrato da una forte, intensa attività chimica e fisica delle sostanze, lì arde e fluttua e scuote l’attività dei Serafini, dei Cherubini e dei Troni. Grazie alla loro spiritualità, dominano anche la sostanza più forte, e saranno le entità di questa gerarchia che un giorno porteranno i processi chimici e fisici terrestri dalla forma terrena a quella di Giove, come ho descritto nella Scienza occulta. Ma in questa attività che in effetti ha luogo nel cosmo, durante la vita terrena viene sottilmente inscritto ciò che è attraversato come un lampo dalla parte volitiva dell’anima (ne ho già parlato in altre conferenze) e in cui si inseriscono, in una mobile combinazione con l’elemento tipicamente terrestre, delicati processi chimici e fisici che prevalgono su quelli cosmici.

 

• Qui (v. disegno) nel sistema delle membra e del ricambio, vi è la terra, potremmo dire, nel suo pieno possesso dell’uomo. Durante il corso della vita terrena, in questa parte costitutiva l’elemento terrestre prevale su quello cosmico.

• Nell’organizzazione del torace vi è un equilibrio fra l’uno e l’altro elemento.

• Nell’organizzazione del capo prevale l’elemento cosmico.

 

Per questo però l’organizzazione del capo può stare in relazione solo con il livello più basso delle entità delle gerarchie superiori. Invece qui, dove la terra, predominando, lo priva maggiormente dalla sua essenza, lavorano nell’uomo le entità spirituali più forti: Serafini, Cherubini e Troni.

E quando egli passa attraverso la porta della morte, quando perde il corpo fisico, ciò che è solo un nebuloso elemento spirituale è accolto nell’attività dei Serafini, Cherubini, Troni e piano piano vi viene intessuto. Si cala in questa attività ciò che prima nell’organismo del torace ha preso forma come vivente ritratto dell’uomo morale-spirituale; prima era solo nella corrente della gerarchia mediana, ora entra nella corrente della prima gerarchia.

Raggiunge perciò una maggiore intensità rispetto al cosmo; tanto che l’uomo nella sua parte mediana sviluppa il proprio karma come un’entità elementare vivente che viene poi accolta dalla corrente della prima gerarchia.

 

Nella vita fra morte e nuova nascita, mentre l’uomo, come ho descritto, si allontana dal proprio ritratto karmico, ascendendo al mondo in cui realmente può lavorare insieme agli esseri superiori all’archetipo spirituale dell’organismo fisico, mentre sperimenta tutto ciò che egli poi ritroverà al ritorno in questo ritratto, avviene ancora dell’altro. Mentre egli dal mondo dell’anima entra nel regno degli spiriti e là si trattiene, quel vivente ritratto del suo destino, da lui stesso creato, viene nel frattempo riconsegnato dalle entità della più alta gerarchia, Serafini, Cherubini, Troni, alla seconda gerarchia e infine alla terza, Angeli, Arcangeli, Archai.

 

Quando ridiscende, questo ritratto che aveva lasciato dietro di sé presso la prima gerarchia, l’uomo lo riprende ora dalla terza. Entra di nuovo nella vita, incorporando ciò che si è svolto fra la terza gerarchia, Angeli, Arcangeli, Archai, e la sua organizzazione del capo. Tutto ciò che l’uomo ha prodotto attraverso la sua entità più terrena e dopo la morte ha portato nel cosmo, ciò che quindi ha sviluppato in sé per il fatto di avere un’organizzazione fisica dominata dalla terra e che dopo la morte deve portare ai Serafini, Cherubini e Troni, quei che egli in questo modo lascia fluire nel cosmo, in effetti lo riceve di nuovo sul percorso lungo il quale Angeli, Arcangeli, Archai lavorano attraverso l’organizzazione del capo alla sua nuova vita terrena.

 

L’uomo consegna a Serafini, Cherubini e Troni ciò che egli stesso ha preparato come proprio destino e lo riceve di nuovo da Angeli, Arcangeli, Archai. Essi lo portano in quell’attività che egli compie nella sua nuova esistenza. In questo modo passa nel suo nuovo destino terreno ricevuto dalle mani della terza gerarchia ciò che egli, lasciando l’ultima vita terrena, aveva consegnato alla prima gerarchia.

 

Si comprende l’universo nella sua totalità solo se le connessioni che i nostri sensi possono qui osservare e il nostro pensiero concepire, vengono collocate nel contesto che si presenta a una reale contemplazione. In quel caso infatti non appaiono soltanto le piante nella loro crescita, l’acqua nella formazione delle nubi e nelle correnti, non si vedono semplici stelle fisiche, appare allora l’intero cosmo nella sua attività, spiritualizzata dalle gerarchie che svolgono un’attività pari a quella fisica, un’attività che sottende e intesse quella fisica.

 

E gli eventi si svolgono in modo che fra morte e nuova nascita il destino umano passi dalle mani di Serafini, Cherubini e Troni a quelle di Angeli, Arcangeli, Archai. In questo modo l’uomo riceve il proprio destino che sperimenterà nella nuova vita. Quel che ha lasciato alle gerarchie superiori, gli è restituito dalla terza insieme alla quale durante l’esistenza terrena lo dovrà di nuovo portare nell’equilibrio universale, attraverso azioni che lo pareggino.