La conoscenza del mondo spirituale

O.O. 12-16-17 – Sulla via dell’Iniziazione – ( Conoscenza del mondo spirituale)


 

La comprensione dei risultati della scienza dello spirito viene facilitata

se nella vita ordinaria dell’anima si coltivano concetti suscettibili di essere ampliati e trasformati,

in modo da pervenire gradualmente sino ai processi e alle entità del mondo spirituale.

 

Se non si sceglie con pazienza questa via, si sarà facilmente tentati di raffigurarsi il mondo spirituale assai troppo simile a quello fisico, o sensibile. Anzi, senza questa via non si riuscirà neppure a formarsi una rappresentazione adeguata dello spirituale stesso e del suo rapporto con l’uomo.

 

Gli eventi e gli esseri spirituali si accostano all’uomo,

se egli ha preparato la sua anima a percepirli.

 

Il modo in cui essi si presentano è del tutto differente da quello dei fatti e degli esseri fisici. Si può però farsi un’idea di questo modo così diverso di presentarsi, prendendo in considerazione il processo del ricordo.

 

In un tempo più o meno lontano si è fatta una certa esperienza. A un certo momento, per una causa qualsiasi, essa emerge dai sostrati dell’anima. Sappiamo che ciò che è emerso a quel modo corrisponde a un’esperienza, e ad essa lo si riferisce. Nel momento del ricordo, però, di quell’esperienza non si ha altro di presente che l’immagine mnemonica. Ci si raffiguri ora che un’immagine emerga nell’anima, in modo simile all’immagine del ricordo, ma che si tratti di un’immagine che esprime non qualcosa di sperimentato in precedenza, ma qualcosa di estraneo all’anima. Con ciò ci si è formata un’idea di come il mondo spirituale cominci a presentarsi all’anima, quando questa vi si sia sufficientemente preparata.

Poiché le cose stanno così, chi non ha sufficiente familiarità con le condizioni del mondo spirituale, obietterà sempre che tutte le «pretese» esperienze spirituali non siano altro che immagini mnemoniche, più o meno confuse, che l’anima però non riconosce come tali e può quindi scambiare per manifestazioni di un mondo spirituale.

 

Non è certo il caso di negare che in questo campo sia difficile distinguere tra illusioni e realtà. Molte persone, che ritengono di avere percezioni di un mondo soprasensibile, sono senz’altro occupate esclusivamente dalle immagini dei propri ricordi, che però non riconoscono come tali. Per vederci proprio chiaro in questo campo, occorre essere edotti su molte cose che possono diventare fonte di illusioni. Può accadere per esempio che si sia scorta una cosa solo fuggevolmente, tanto fuggevolmente che l’impressione non ne sia neppure del tutto penetrata nella coscienza; e quella cosa può riemergere più tardi (forse anche del tutto alterata) come vivida immagine. Si sosterrà di non aver mai avuto a che fare con quella cosa, e di aver avuto una vera ispirazione.

 

Questo e molto altro ancora rende ben comprensibile che i dati forniti dalla veggenza soprasensibile appaiano estremamente problematici a chi non abbia familiarità con il carattere della scienza dello spirito.

Chi osservi con cura tutto ciò che sull’educazione della veggenza spirituale sta scritto nel mio libro L’iniziazione, si trova però nella possibilità di distinguere in questo campo l’illusione dalla verità.

 

A questo proposito si possono poi aggiungere le seguenti considerazioni.

Le esperienze spirituali si presentano certo, in un primo momento, come immagini:

e come tali emergono dai sostrati dell’anima che vi si sia preparata.

Si tratta poi di stabilire il giusto rapporto con quelle immagini.

 

• Esse hanno valore per la percezione soprasensibile solo se, per tutto il loro modo di presentarsi, non abbiano alcuna pretesa di essere considerate per se stesse: se vengono prese in questo modo, non hanno molto più valore dei comuni sogni.

• Esse devono presentarsi come lettere dell’alfabeto che si abbiano davanti agli occhi: non si presta attenzione alla forma di questi caratteri, ma vi si legge ciò che per loro mezzo si esprime. Come uno scritto non ci stimola a descrivere le forme dei caratteri, così le immagini che formano il contenuto della veggenza soprasensibile non stimolano a considerarle come tali; esse creano di per se stesse la necessità di prescindere del tutto dal loro carattere figurativo e di indirizzare l’anima al processo o all’entità soprasensibile che per loro tramite si esprime.

 

• È innegabile che una lettera può comunicarci qualcosa di completamente sconosciuto, anche se essa è composta dai ben noti caratteri dell’alfabeto; analogamente non si può affermare delle immagini della coscienza soprasensibile che esse racchiudano soltanto contenuti tratti dalla vita ordinaria. Ciò è certamente esatto, fino a un certo punto. Ma alla vera coscienza soprasensibile non importa ciò che così deriva dalla vita ordinaria, ma ciò che si esprime nelle immagini.

Certo, l’anima deve in un primo momento prepararsi a veder apparire tali immagini nel campo visivo spirituale; deve però anche sviluppare accuratamente il sentimento di non fermarsi alle immagini, ma di riferirle in modo corretto al mondo soprasensibile.

 

Si può veramente affermare che per la vera veggenza soprasensibile occorre

non solo la facoltà di scorgere in sé un mondo di immagini, ma anche un’altra;

la si potrebbe paragonare a ciò che nel mondo sensibile è la lettura.

 

Il mondo soprasensibile va concepito all’inizio come qualcosa che si trova del tutto al di fuori della coscienza ordinaria. Questa non possiede alcun mezzo per avvicinarsi al mondo soprasensibile.

 

Con le forze animiche rafforzate nella meditazione

si crea prima un contatto dell’anima col mondo soprasensibile,

per mezzo del quale emergono dai flutti della vita psichica le immagini che abbiamo caratterizzato.

Per se stesse, quelle immagini sono come un quadro prodotto per intero dall’anima stessa:

e precisamente dalle forze che l’anima si è acquistata nel mondo dei sensi.

Quel tessuto d’immagini non contiene veramente niente altro di quanto si può paragonare al ricordo.

 

Ai fini della comprensione della coscienza chiaroveggente, quanto più ci si rende conto di questo, tanto meglio sarà. Non si cadrà allora preda di nessuna illusione sulla natura di quelle immagini; e si svilupperà un giusto senso del modo di riferirle al mondo soprasensibile.

Per mezzo delle immagini si imparerà a leggere nel mondo soprasensibile.

 

• Le impressioni del mondo sensibile producono un contatto molto più stretto con gli esseri e i processi di questo mondo, che non le immagini vedute soprasensibilmente nel mondo soprasensibile. Si potrebbe perfino affermare che in un primo tempo queste immagini siano come un velo che l’anima stende davanti al mondo soprasensibile, quando si sente da esso sfiorata. Importante è che ci si adatti gradualmente al modo di sperimentare le cose soprasensibili; nel corso di questa esperienza si manifesta a poco a poco l’interpretazione adeguata, la corretta lettura.

Nel caso di esperienze soprasensibili più importanti, risulterà dalla visione stessa che non si tratta di immagini mnemoniche ricavate dalla vita ordinaria. È vero che da parte di persone che si sono fatta una convinzione relativa a certe esperienze soprasensibili (o almeno credono di essersela conquistata) vengono affermate in questo campo molte assurdità.

 

Quanti riferiscono infatti le immagini apparse alla loro anima ad esperienze di vite terrene precedenti, nel caso che essi siano convinti della ripetizione della vita sulla Terra! Bisognerebbe sempre diffidare quando queste immagini sembrano riferirsi a vite terrene precedenti che, per certi riguardi, siano simili a quella attuale, o che si mostrino in modo che la vita attuale risulti razionalmente comprensibile con facilità, in base alle presunte vite precedenti.

 

Quando nella reale esperienza soprasensibile sorge l’impressione vera della o delle vite precedenti, queste rivelano per lo più caratteri che mai più si sarebbero voluti o potuti configurare, in base a qualsiasi elaborazione intellettuale della vita attuale, o a qualsiasi desiderio o aspirazione relativi a quest’ultima. Ad esempio, si riceverà l’impressione della propria pregressa vita terrena in un momento dell’attuale in cui è del tutto impossibile l’appropriarsi facoltà o altro che si siano posseduti in quella passata. Per tali esperienze spirituali più importanti, ben lungi dal presentarsi immagini che potrebbero essere reminiscenze della vita ordinaria, si tratta per lo più di immagini che nell’esperienza comune non ci sarebbero neppure potute venire in mente. Questo vale ancor più quando si tratti di impressioni reali, provenienti dai mondi soprasensibili più alti. Così ad esempio risulta spesso impossibile ricavare dall’esistenza ordinaria delle immagini che si possano riferire all’esistenza tra le vite terrene: cioè a quella intercorsa fra l’ultima morte (nella precedente vita terrena) e la nascita all’inizio di quella attuale.

 

A tale proposito si può apprendere che nella vita spirituale si sono sviluppate inclinazioni verso uomini e cose completamente opposte a quelle che si coltivano nella vita terrena. Si riconosce che spesso nella vita terrena si è spinti ad occuparsi amorevolmente di qualche cosa che nella precedente vita spirituale (fra la morte e la nascita) si era respinto o evitato. Tutto ciò che potrebbe nascere, dall’esperienza ordinaria, come ricordo di tale situazione, dovrebbe essere ben diverso dall’impressione che si riceve dalla percezione reale del mondo spirituale.

 

Chi non ha familiarità con la scienza dello spirito avrà pur sempre delle obiezioni da sollevare, anche se le cose stanno come si è detto. Potrà dire: va bene, ammettiamo che qualcosa ti sia caro; ma la natura umana è complicata, e ad ogni simpatia si mescola una segreta antipatia. Ecco che tale antipatia sorge in te in un certo momento nei riguardi di quella cosa. E tu la prendi per un’esperienza prenatale, mentre si potrebbe forse spiegare benissimo con qualche condizione psichica subcosciente. A una tale obiezione non si può replicare, in generale, niente altro che questo: in molti casi può essere certamente giusta. Non è infatti facile acquisire le cognizioni della coscienza soprasensibile, senza offrire la possibilità di obiezioni. Ma quanto è vero che un presunto chiaroveggente può sbagliarsi e riferire un fatto subcosciente a un’esperienza prenatale, altrettanto vero è che la disciplina scientifico-spirituale conduce a un’autoconoscenza capace di abbracciare anche la sfera subcosciente dell’anima e si libera dalle illusioni anche a questo proposito.

 

Qui però non si vuole affermare altro che sono vere

soltanto le conoscenze soprasensibili capaci di distinguere

• ciò che proviene dai mondi soprasensibili

• da ciò che è un prodotto esclusivo della propria rappresentazione.

 

D’altra parte, questa capacità di discernimento viene acquistata, col penetrare nei mondi superiori, in modo che si finisce per distinguere su questo piano la percezione dall’illusione con la stessa sicurezza con cui nel mondo fisico si distingue un ferro rovente che si tocca col dito, da un ferro rovente semplicemente immaginato.