La conoscenza immaginativa nel mondo della terza Gerarchia

O.O. 206 – Il divenire dell’uomo, l’anima e lo spirito del mondo – 13.08.1921


 

Il grado di soggettività dello sperimentare nella vita immaginativa

è ancora più forte di quello della vita animica abituale di ogni giorno.

• Nelle immaginazioni la vita dell’anima è più ricca, ma è uno sperimentare nelle immagini.

• Uno sa: dietro questo sperimentare in immagini c’è la vera realtà;

ma prima di tutto si ha questo sperimentare in immagini.

 

Ora, però, nelle immagini vive qualcosa che, dal nostro punto di vista, non le fa apparire tanto libere.

Non abbiamo la possibilità di collegare e separare, né potremmo pervenire ad una realtà,

se fossimo in grado di legare e sciogliere queste immagini della conoscenza immaginativa

nello stesso modo in cui possiamo collegare e separare ciò che sperimentiamo come rappresentazioni comuni.

 

Le rappresentazioni comuni le viviamo così: qui c’è una rappresentazione, qui c’è la seconda, qui c’è la terza rappresentazione. Le viviamo e ci formiamo dei collegamenti. Abbiamo la rappresentazione: rosa; abbiamo la rappresentazione: bella; la rappresentazione: mi piace. Costruisco il collegamento: la rosa bella mi piace. Ciò che io qui formo come collegamento è un’attività del tutto interiore, che dipende da me, e in essa sono libero. Nel mondo immaginativo non si è liberi allo stesso modo.

 

Quando avete le immagini del mondo immaginativo, non è che ora sentiate un’attività interiore per mezzo della quale potete legare e sciogliere queste immagini. Pensateci solo un po’: nemmeno ciò è possibile, perché è vero che nel mondo fisico vi sentite liberi, potete collegare e separare, ma nel mondo fisico lo fate nel modo in cui il mondo fisico lo richiede, avete quindi un principio regolatore alla base dell’unire e del dividere.

Un tale principio regolatore dovete averlo anche nel mondo immaginativo. Non potete portare dentro questo mondo immaginativo ciò che il mondo fisico vi ha intimato. Questo lo fanno quelli che vivono nelle nuvole, i visionari, o anche forse, nel senso migliore, gli uomini ricchi di fantasia. Questi prendono cose qualsiasi del mondo sensibile-fisico, le accostano e le separano secondo un qualsivoglia criterio basato sul gusto. Ciò può essere molto bello, ma non può accadere nella conoscenza immaginativa. Poiché vi deve essere qualcosa che giustifichi questo annodare un pezzo all’altro, questo creare collegamenti.

 

Ora, se prendete questa rappresentazione, noterete: qui si perviene a qualcosa che vive nel mondo immaginativo, che opera nel mondo immaginativo, così come altrove opera il nostro proprio intelletto, quando unisce e separa le rappresentazioni del mondo abituale. Qui si esce fuori nell’oggettivo. Si perviene (a ciò che sta) dietro a quei mondi che ci vengono dati quali percezioni dei sensi; ma si entra dentro qualcosa che qui vi unisce e separa.

Ma cos’è dunque questa cosa? Potrei dire: che sperimenta se stessa in modo tale che le immaginazioni iniziano a manifestare vita propria.

 

Qui vorrei portare un paragone: se considerate un embrione umano ad uno stadio iniziale, esso avrà una testa sommamente sviluppata, a cui si trova aggregato soltanto un abbozzo degli altri organi; ma questi ricevono in seguito una loro forma: allo stesso modo ciò che vive nel mondo immaginativo ha una crescita interiore. Qui non è possibile accostare le rappresentazioni a proprio piacimento: si producono da sole. Vive dunque dentro di esse qualcosa che si genera da sé. E gradualmente si arriva a riconoscere questo qualcosa come il mondo della terza gerarchia: Angeli, Arcangeli, Archai.

È un evento del tutto reale dello sperimentare umano, col quale si acquista dimestichezza. Ora ve l’ho descritto quale fatto di conoscenza, ma non è un puro e semplice fatto di conoscenza: poiché ciò che agisce in esso è ciò che vive nell’Io e nel corpo astrale.

 

Ora riflettete su questo: siamo bambini, poi cresciamo.

Per prima cosa, fino ai sette anni, riceviamo nell’interiorità il mondo dell’imitazione, poi, fino ai 14, 15 anni, il mondo che accettiamo perché fondato sull’autorità, e così via.

Se siamo capaci di osservare la vita, scopriremo quanto, naturalmente non tutto, ma quanto di ciò che in tal modo accogliamo, ossia le sensazioni che ci si accostano e che noi elaboriamo queste sensazioni in rappresentazioni, quanto di ciò che più tardi leggiamo sul volto di un uomo penetra in noi.

 

Confrontate il volto ebete di un uomo che non ha saputo accogliere nulla, che non ha saputo elaborare in vita di rappresentazione le sensazioni ricevute, col volto che parla con la fisionomia, che parla di chi da bambino è stato accostato nel modo giusto al mondo dei sensi e alla sua elaborazione attraverso il rappresentare. Si tratta infatti di qualcosa di origine spirituale che vive in noi. Da ciò veniamo proprio plasmati. È la cosa più sottile, potrei dire, che lavora in noi, e che in maniera del tutto sottile estende le sue forze fin dentro l’intero corpo fisico dell’uomo.

Chi sa osservare l’uomo, quegli potrà dire dal suo modo di muoversi in età più avanzata se ha avuto una fanciullezza allegra o una fanciullezza quale, a volte, si dà il caso di collegare con la classe docente del passato. Non si tratta affatto di una irrealtà, quella che dall’Io e dal corpo astrale penetra in tutto l’uomo.

 

Il ricercatore spirituale guarda ora dentro a ciò che effettivamente vive nell’Io e nel corpo astrale,

e lo scopre attraverso il proprio mondo immaginativo: vi scopre il mondo degli Angeli, Arcangeli, Archai.

• Ma questo mondo è penetrato dentro a ciò che si sviluppa nell’uomo

mentre viene formato dallo spirituale-animico.

• Ne è formato in maniera tale che già dal principio la sua formazione è del tutto individuale:

possiamo notarla nella maniera in cui ora ho esposto questa cosa.

 

Ma questa educazione è anche tale da appartenere a un gruppo di uomini, ad un popolo.

Distinguiamo infatti ciò che cresce nell’uomo

per il fatto di appartenere a un gruppo di uomini, ad un popolo,

e inoltre facciamo differenza fra un uomo moderno e un greco antico.

 

In breve, distinguiamo:

• lo sviluppo individuale dell’uomo, che dipende dalla gerarchia degli Angeli;

• lo sviluppo come popolo, lo sviluppo dei diversi gruppi di popoli, operato dalla gerarchia degli Arcangeli;

• e distinguiamo gli uomini a seconda delle diverse epoche, sulle quali agisce la gerarchia delle Archai.

 

Ciò che vi si scopre attraverso la scienza dello spirito sono delle vere e proprie realtà, che sono operanti,

• operanti negli Spiriti del Tempo (le Archai),

• operanti negli Spiriti dei Popoli,

• operanti in quegli spiriti che portano la vita del singolo

dalla coscienza fin dentro la vita della sua costituzione, del suo organismo.

 

Non è per il fatto che forse da giovani siamo stati educati ad una concezione del mondo gioiosa, per cui abbiamo acquisito una fisionomia simpatica, che possiamo dire di essere noi a crearci la fisionomia, press’a poco nel modo in cui l’orologiaio crea l’orologio: qui ci deve essere già qualcos’altro che coopera, qui coopera l’essere della gerarchia degli Angeli.

E meno che mai ci mettiamo da soli in un dato popolo e ci creiamo le varie fisionomie di popoli, così come l’orologiaio fabbrica l’orologio!

Vedete, qui tocchiamo delle realtà, che vengono mostrate solo come un fatto di conoscenza, ma che sono attive nell’interiorità dell’uomo.