Il devachan è un periodo di libera espansione in ogni direzione

O.O. 99 – La saggezza dei rosacroce – 29.05.1907


 

Vita in comune degli uomini fra morte e nuova nascita.

 

Dobbiamo renderci conto che gli uomini non conducono una vita in comune soltanto sulla Terra fisica,

ma anche nei mondi superiori.

 

Come il lavoro degli uomini nelle regioni spirituali fa sentire la sua influenza nel mondo fisico,

allo stesso modo tutti i rapporti fra uomo e uomo, le diverse reciproche relazioni,

i nessi intessuti nel mondo fisico, continuano sino nelle regioni spirituali.

 

Lo chiariremo meglio con un esempio concreto: il nesso fra madre e figlio.

Ci si può chiedere se i loro legami continuino; la risposta è positiva,

perché il loro nesso prosegue molto più interiore e più forte che non qualsiasi altro intessuto sulla Terra.

 

In un primo tempo l’amore materno è una specie di istinto naturale, ha un carattere animalesco,

ma quando il bambino cresce, il nesso assume aspetti morali, etici, spirituali.

• Quando la madre e il figlio arrivano ad avere una comunanza di pensieri e di sentimenti,

l’istinto naturale passa sempre più in seconda linea;

si affievolisce cioè dopo aver formato quella bella unione,

quell’incontro elevato fra l’amore della madre e l’amore del figlio.

• La reciproca comprensione e l’intimo amore sviluppatisi continuano anche fino nel mondo spirituale,

pure nel caso che uno dei due muoia prima dell’altro,

lasciando in apparenza il superstite separato per qualche tempo dal defunto.

 

• Dopo l’interruzione il vincolo qui stabilitosi ritorna anzi vivo ed intimo; i due esseri vivono uniti, dopo aver eliminato tutti gli istinti animali e naturali. I sentimenti e i pensieri dell’anima, intercorsi fra i due esseri sulla Terra, ora non sono più impediti dalle difficoltà esistenti nel mondo fisico. In un certo senso il devachan assume quindi un particolare aspetto, una certa struttura, dai nessi che si intrecciano nel mondo fisico.

Facciamo un altro esempio: amicizie o legami derivanti da affinità animiche; anch’essi continuano nel devachan e fanno sviluppare delle relazioni sociali per la prossima vita. In questo modo, stabilendo qui dei rapporti animici, lavoriamo alla configurazione del devachan. Tutti abbiamo lavorato, tessendo legami d’amore fra gli uomini, per ottenere dei risultati non solo sulla Terra, ma per formare anche dei nessi nel devachan.

 

Quanto avviene sulla Terra mediante l’amore, l’amicizia e l’intima comprensione

è un contributo alla costruzione del tempio nelle regioni spirituali;

così si elevano anche i sentimenti di chi ha la certezza

che i legami stretti già qui, da anima ad anima, sono la base di un eterno divenire.

 

Immaginiamo che in un altro pianeta fisico vi siano degli esseri, reciprocamente insofferenti, che stringono fra di loro solo rari legami d’amore. Essi avrebbero un devachan molto misero, perché un devachan articolato e ricco di contenuto può esistere soltanto per un pianeta sul quale si stabiliscano legami d’amore fra gli uomini.

 

Chi è già nel devachan e non può essere normalmente percepito da chi è incarnato,

a seconda della sua evoluzione ha coscienza più o meno chiara

dei legami che lo uniscono agli esseri rimasti sulla Terra.

Si possono persino aumentare tali legami.

• Mandiamo quindi pensieri d’amore ai nostri morti, non amore egoistico,

e rafforzeremo in tal modo i vincoli d’unione con loro.

• È un errore pensare che lo stato di coscienza degli uomini nel devachan sia crepuscolare e oscuro.

 

Bisogna far notare che il grado di coscienza raggiunto da un uomo non va più perduto,

anche se in certi momenti possa attutirsi;

attraverso gli organi spirituali, nel devachan si ha una chiara coscienza per gli avvenimenti terrestri,

e l’occultismo ci dice che gli uomini viventi nel mondo spirituale

sperimentano gli avvenimenti che si svolgono sulla Terra.

 

Considerata quindi nella sua realtà, la vita nel devachan perde ogni lato insoddisfacente

e può essere sentita come molto beatificante,

a condizione di non considerarla da un punto di vista terrestre ed egoistico;

senza contare che la liberazione dal corpo fisico e dagli altri corpi che qui ci rinchiudono,

di per sé sola, dà un senso di grande beatitudine.

 

La semplice eliminazione di tali barriere, il non più sentirsi legati a quelle catene procura un senso di beatitudine.

 

Il devachan è quindi un periodo di libera espansione in ogni direzione,

in un modo così ricco e senza ostacoli, come qui non abbiamo mai sperimentato.