La facoltà di pensare è stata acquistata a prezzo della unisessualità.

O.O. 11 – Dalla cronaca dell’akasha – (La separazione dei sessi)


 

Per quanto, nelle epoche remote che abbiamo descritto secondo la cronaca dell’akasha, la forma dell’uomo fosse assai diversa dall’attuale, retrocedendo ancora nella storia dell’umanità, giungiamo a condizioni ancora più diverse dalle nostre. Anche le forme dell’uomo e della donna sono andate sviluppandosi nel corso dei tempi da una forma originaria più antica, in cui l’essere umano non era né uomo né donna, ma tutt’e due le cose insieme.

 

Chi vuol formarsi un concetto di quelle remotissime epoche del passato, deve liberarsi interamente dalle rappresentazioni abituali desunte da ciò che l’uomo vede intorno a sé. Il tempo a cui ora rivolgiamo lo sguardo precede di poco la metà dell’epoca che nei primi capitoli abbiamo chiamata lemurica.

 

Allora il corpo umano consisteva ancora di sostanze molli e plastiche, e molli e plastiche erano anche le altre strutture terrestri.

In confronto al suo stato solido successivo, la terra si trovava ancora in uno stato più liquido, acquoso.

Incarnandosi allora in quella materia, l’anima umana poteva plasmarsi la materia

in grado assai maggiore di quanto non avvenisse più tardi.

L’incarnarsi dell’anima umana in un corpo maschile o in un corpo femminile

dipende dal fatto che l’evoluzione della natura terrestre esterna le impone ora l’uno ora l’altro.

 

Finché le materie non si erano ancora consolidate,

l’anima poteva assoggettarle alle proprie leggi.

 

Essa rendeva il corpo un’immagine plastica del proprio essere.

Ma, condensatasi la materia, l’anima dovette sottomettersi alle leggi che a quella materia imprimeva la natura terrestre.

Fin tanto che l’anima era ancora in grado di dominare la materia,

non formava il proprio corpo né maschile, né femminile;

ma gli conferiva qualità ch’erano tutt’e due le cose insieme, poiché l’anima

è al tempo stesso maschile e femminile, e ha in sé tutt’e due queste nature.

 

Il suo elemento maschile è affine a ciò che chiamiamo «volontà»;

quello femminile è affine invece a ciò che viene detto «rappresentazione».

 

La formazione esteriore della Terra fece sì che il corpo assumesse una forma unilaterale:

il corpo maschile prese una forma determinata dall’elemento della volontà,

il corpo femminile portò invece in sé piuttosto l’impronta della rappresentazione.

Così avvenne che l’anima bisessuale maschile-femminile

risiedesse in un corpo reso unisessuale: o maschio o femmina.

 

Il corpo aveva dunque preso, nel corso dell’evoluzione, una forma determinata dalle forze terrestri esteriori

in modo che, dopo di allora, all’anima non fu più possibile infondere in esso tutta la sua forza interna.

Di questa sua forza l’anima dovette conservare qualcosa nel suo interno, e potè trasfonderne nel corpo soltanto una parte.

 

Ecco quello che ci si mostra nel seguire la cronaca dell’akasha:

• in un’epoca remotissima ci appaiono forme umane molli, plastiche,

diversissime da quelle di poi; esse portano ancora in sé in uguale misura la natura dell’uomo e quella della donna.

Poi, nel corso dei tempi, le materie si condensano: il corpo umano si manifesta in due forme

• di cui l’una comincia a somigliare al corpo attuale dell’uomo,   • l’altra al corpo della donna.

 

Prima che avvenisse questa differenziazione, ogni individuo ne poteva generare un altro.

La fecondazione non era un processo esterno, ma avveniva nell’interno del corpo umano stesso.

Pel fatto che il corpo diventò o maschile o femminile, esso perdette la possibilità dell’autofecondazione;

per dar vita a un altro essere umano, gli divenne necessaria la cooperazione di un altro corpo.

La differenziazione dei sessi ha origine allorché la Terra arriva a un determinato grado della sua condensazione.

 

La densità della materia soggioga una parte della forza generatrice, e la parte di forza generatrice che resta ancora attiva

ha bisogno di completarsi al di fuori con la forza opposta di un altro essere umano.

Ma l’anima, tanto nell’uomo quanto nella donna,

conserva ancora in sé una parte della sua forza primitiva che essa non può più adoperarle nel mondo fisico esterno;

la rivolge quindi al di dentro; non potendo manifestarsi esternamente, quella forza resta a disposizione di organi interiori.

 

• Questo è un punto importantissimo nell’evoluzione dell’umanità.

Prima di allora, quello che noi chiamiamo spirito, la facoltà di pensare, non aveva ancora potuto trovar posto nell’uomo,

poiché questa facoltà non avrebbe trovato nessun organo per esplicare la propria attività.

L’anima aveva rivolto tutta la sua forza al di fuori per edificare il corpo;

ora invece quella forza dell’anima, che non trova impiego al di fuori, può congiungersi con la forza spirituale,

e per questa associazione si sviluppano nel corpo gli organi che più tardi renderanno l’uomo un essere pensante.

 

In tal modo una parte della forza usata prima dall’uomo per generare i suoi simili

può ora servirgli al perfezionamento di se stesso.

La forza mediante la quale l’umanità si forma un cervello pensante,

è la stessa forza per la quale, nel lontano passato, l’uomo fecondava se stesso.

La facoltà di pensare è stata acquistata a prezzo della unisessualità.

 

Col fecondarsi non più da se stessi, bensì reciprocamente,

gli esseri umani hanno potuto rivolgere all’interno una parte della loro forza produttiva, diventando esseri pensanti.

Così il corpo maschile e il corpo femminile rappresentano ciascuno, verso l’esterno, un’imperfetta configurazione dell’anima,

ma di conseguenza diventano internamente esseri più perfetti.

Lentissimamente, e a poco per volta, si compie questa trasformazione nell’uomo.

 

Accanto alle vecchie forme di umanità bisessuale appaiono a poco a poco le forme nuove unisessuali.

È di nuovo una specie di fecondazione quella che avviene così nell’uomo allorché diventa un essere spirituale.

Gli organi interiori, che possono venir costruiti dalla forza animica eccedente, vengono fecondati dallo spirito.

 

• L’anima in se stessa è duplice: maschile-femminile; e tale essa formava anticamente anche il proprio corpo.

Più tardi essa potè conformare il proprio corpo soltanto in modo che all’esterno esso cooperasse con un altro corpo;

con ciò l’anima acquistò per sé la facoltà di cooperare con lo spirito.

• Per quanto riguarda l’esterno, l’individuo umano viene d’ora innanzi fecondato da fuori;

• per l’interno invece viene fecondato da dentro, dallo spirito.

 

Ora possiamo dire che

• il corpo maschile ha un’anima femminile,  • e il corpo femminile un’anima maschile.

Questa unilateralità interiore dell’uomo viene ora pareggiata mediante la fecondazione con lo spirito.

L’unilateralità viene eliminata: l’anima maschile nel corpo femminile e l’anima femminile nel corpo maschile

ridiventano entrambe bisessuali mercé la fecondazione con lo spirito.

Così l’uomo e la donna sono diversi nella forma esteriore;

ma all’interno, in entrambi, l’unilateralità animica si ricompone in un armonico insieme.

 

All’interno l’anima e lo spirito si fondono in un’unità.

Sull’anima maschile nella donna lo spirito agisce femminilmente rendendola così maschile-femminile;

sull’anima femminile nell’uomo lo spirito agisce maschilmente, rendendola del pari maschile-femminile.

La bisessualità umana si è ritirata,

dal mondo esterno dove esisteva all’epoca prelemurica, nell’interiorità dell’uomo.

 

Vediamo così che l’interiorità superiore dell’essere umano non ha nulla a che fare col maschio o con la femmina.

L’uguaglianza interiore deriva nella donna da un’anima maschile, e analogamente nell’uomo da un’anima femminile.

L’unione con lo spirito produce alla fine l’uguaglianza;

ma il fatto che, prima che si stabilisca questa uguaglianza, esista una disparità, racchiude un mistero della natura umana

la cui conoscenza è di somma importanza per tutta la scienza occulta, poiché è la chiave di importanti enigmi della vita.

 

In tal modo l’uomo fisico si è evoluto dalla bisessualità alla unisessualità,

alla differenziazione in maschio e femmina, diventando così l’essere spirituale ch’è ora.

Non si creda però che anche prima d’allora non esistessero, in comunicazione con la Terra, esseri dotati di conoscenza.

 

• Nel seguire la cronaca dell’akasha ci si palesa, è vero, che nella prima parte della Lemuria l’uomo fisico di più tardi era, per la sua bisessualità, un essere diversissimo dall’essere umano odierno. Egli non era in grado di collegare col pensiero le percezioni dei sensi; non pensava. La sua vita era una vita d’impulso. La sua anima si manifestava esclusivamente in istinti, brame, desideri animali, ecc.; la sua coscienza era una coscienza di sogno; egli viveva in uno stato letargico.

 

Ma in mezzo a questa umanità esistevano anche altri esseri, naturalmente bisessuali essi pure, poiché a quello stato dell’evoluzione terrestre non poteva esistere un corpo umano differenziato: maschile o femminile. Le condizioni esterne adatte mancavano ancora.

 

Esistevano invece altri esseri i quali, nonostante la loro bisessualità, potevano acquistare conoscenza e saggezza,

perché in un passato ancor più remoto avevano subito un’evoluzione del tutto diversa.

La loro anima era divenuta capace, senz’attendere l’evoluzione interiore degli organi del corpo fisico umano,

di fecondarsi con lo spirito.

L’anima dell’uomo attuale può soltanto, con l’aiuto del cervello fisico, pensare ciò che riceve dall’esterno mediante i sensi;

così il cervello fisico ha portato con sé l’evoluzione dell’anima umana.

 

L’anima umana dovette aspettare che si fosse formato il cervello il quale potesse diventare intermediario con lo spirito;

senza questa deviazione, l’anima sarebbe rimasta priva dello spirito; sarebbe rimasta allo stato della coscienza di sogno.

Diverso era per gli esseri sovrumani di cui abbiamo parlato.

La loro anima aveva già sviluppato precedentemente organi animici che non avevano bisogno di nulla di fisico

per mettersi in comunicazione con lo spirito.

La loro conoscenza e la loro saggezza erano acquistate in modo soprasensibile.

Tale conoscenza vien detta intuitiva.

 

L’uomo attuale raggiunge solo a un grado più elevato della sua evoluzione

l’intuizione che lo rende atto a comunicare con lo spirito senza un tramite sensibile.

Egli deve fare questa deviazione attraverso alla materia fisica;

tale deviazione viene chiamata «la discesa dell’anima umana nella materia» o, volgarmente, «il peccato originale».

 

Gli esseri sovrumani, passati precedentemente attraverso un’evoluzione diversa,

non avevano bisogno di partecipare a questa discesa.

Poiché la loro anima aveva già raggiunto un grado superiore,

la loro coscienza non era vaga e nebulosa, ma interiormente chiara.

La conoscenza e la saggezza erano da loro accolte per mezzo di una chiaroveggenza che non aveva bisogno di sensi.

 

La saggezza secondo la quale il mondo è costruito irraggiava direttamente nella loro anima,

rendendoli così atti a essere le guide della giovane umanità ancora immersa nel letargo.

Essi erano i portatori di una antichissima saggezza

verso la comprensione della quale l’umanità comincia a tendere i suoi sforzi

attraverso la deviazione cui abbiamo accennato.

Si distinguevano dagli esseri che noi chiamiamo «umani»,

in quanto la saggezza li illuminava quale libero dono «dall’alto», come su noi scende la luce del sole.

 

• L’«uomo» era allora in tutt’altra condizione; doveva acquistarsi la saggezza col lavoro dei sensi e dell’organo del pensiero; la saggezza non gli veniva data liberamente in dono; egli doveva desiderarla. Soltanto quando nell’uomo viveva la brama della saggezza egli poteva conquistarsela mediante i sensi e l’organo del pensiero.

• Così doveva risvegliarsi nell’anima un nuovo impulso: il desiderio, la brama del sapere.

 

Questa brama non poteva esistere nell’anima umana ai suoi stadi precedenti; prima i suoi impulsi tendevano solo a configurare ciò che prendeva forma esteriormente, secondo la vita letargica interiore dell’anima stessa; non tendevano alla conoscenza di un mondo esterno, non tendevano al sapere.

La brama del sapere sorge soltanto col differenziarsi dei sessi.

 

Appunto perché tale brama non era da loro sentita, la saggezza si manifestava a quegli esseri sovrumani per la via della chiaroveggenza. Essi aspettavano che la saggezza risplendesse su loro e li compenetrasse, come noi aspettiamo la luce del sole che non possiamo creare durante la notte, ma che deve venire a noi spontaneamente al mattino.

 

La brama del sapere vien generata appunto perché l’anima va formandosi organi interiori (cervello, ecc.) mediante i quali s’impadronisce della sapienza, ed è una conseguenza del fatto che una parte della forza dell’anima non lavora più verso l’esterno ma verso l’interno.

 

Gli esseri sovrumani invece, che non hanno compiuto questa scissione delle loro forze, rivolgono tutta l’energia della loro anima al di fuori.

In loro resta quindi disponibile, per essere fecondata dallo spirito al di fuori, anche quella parte di forza che l’essere umano deve invece rivolgere verso l’interno per costruirvi gli organi della conoscenza.

 

• Ora, la forza per la quale l’uomo si rivolge al di fuori per cooperare con un altro essere, è l’amore.

Gli esseri sovrumani rivolgevano tutto il loro amore al di fuori

per accogliere nella loro anima la saggezza universale; l’essere umano non può rivolgerne invece all’esterno che una parte.

Così l’uomo diventa sensuale, e sensuale diventa anche il suo amore.

Egli sottrae al mondo esterno quella parte del suo essere che adopera alla formazione degli organi interiori;

e così si forma ciò che si chiama «egoismo».

 

Diventando nel corpo fisico o uomo o donna, l’essere umano non potè più far dono che di una parte del proprio essere,

e con l’altra si sottrasse al mondo circostante.

Egli diventò egoista, ed egoistici diventarono anche la sua azione verso l’esterno e i suoi sforzi per lo sviluppo interiore.

Egli amò perché desiderava; pensò perché anche desiderava, perché spinto dal desiderio del sapere.

 

Di fronte all’uomo ancora puerilmente egoista stavano le guide, gli esseri sovrumani,

nature scevre di egoismo, piene d’amore per tutto.

L’anima che in loro non abita un corpo maschile o femminile, è essa stessa maschile-femminile; ama senza desiderio.

Così amava pure l’anima innocente dell’uomo prima della differenziazione dei sessi;

ma essa era allora priva di conoscenza, appunto perché si trovava ancora a un grado inferiore, a una coscienza di sogno.

Così ama anche l’anima degli esseri sovrumani i quali però,

in virtù della loro evoluzione più avanzata, possiedono insieme la conoscenza.

 

L’«uomo» deve passare prima attraverso l’egoismo per poter poi giungere nuovamente a un grado più elevato,

in piena e chiara coscienza alla completa assenza di egoismo.

Il compito delle nature sovrumane, delle grandi guide,

era appunto d’imprimere nella giovane umanità la propria caratteristica: l’amore.

 

Ma ciò era loro possibile soltanto per la parte della forza animica che si rivolgeva al di fuori;

così ebbe origine l’amore sensuale.

Questo è dunque il fenomeno accompagnatore dell’azione dell’anima in un corpo o maschile o femminile.

L’amore sensuale divenne la forza dell’evoluzione fisica dell’umanità.

Quest’amore unisce l’uomo e la donna in quanto sono esseri fisici.

Su questo amore si fonda il progresso dell’umanità fisica.

Soltanto su questo amore avevano potere i suddetti esseri sovrumani.

 

Quella parte della forza dell’anima umana che si rivolgeva al di dentro

e, attraverso la sensualità, doveva portare la conoscenza, si sottraeva al potere di quegli esseri sovrumani.

Essi stessi non erano mai discesi fino a sviluppare organi interiori adeguati;

erano in grado di rivestire d’amore l’impulso verso l’esterno,

poiché questo amore, attivo verso l’esterno, era l’intima loro essenza.

Perciò tra loro e la giovane umanità si apriva un abisso.

 

Essi infondevano nell’uomo l’amore, da prima in forma sensuale,

ma senza potergli dare la conoscenza, in quanto la loro conoscenza

non aveva mai preso la via degli organi interiori che l’uomo stava ora sviluppando in sé.

Essi non sapevano parlare un linguaggio che potesse venir compreso da un essere pensante per mezzo di un cervello.

 

Ora i detti organi interiori dell’uomo, se divennero maturi per il contatto con lo spirito soltanto nel periodo della vita terrestre che coincide circa con la metà dell’epoca lemurica, si erano però già formati, benché come germe imperfetto, in un periodo d’evoluzione molto anteriore.

L’anima era già passata, in epoche ancor più remote, attraverso a incarnazioni fisiche; non già sulla Terra, ma su altri corpi celesti, era vissuta in una sostanza condensata. Solo in seguito potremo parlarne più precisamente.

 

Ora diremo soltanto che gli esseri terrestri avevano prima vissuto su un altro pianeta, e vi si erano evoluti secondo le condizioni di esso, fino al punto in cui si trovavano quando apparvero sulla Terra. Si spogliarono delle materie di quel pianeta precedente come di una veste e, al grado di evoluzione così raggiunto, diventarono puri germi animici dotati della facoltà di sensazione, di sentimento, ecc., atti insomma a condurre quella vita letargica che rimase loro propria ancora ai primi gradini della loro vita terrestre.

 

Ma gli esseri sovrumani di cui abbiamo parlato più sopra, le guide nel campo dell’amore, già sul pianeta precedente erano così perfetti da non aver più bisogno di discendere fino a sviluppare i rudimenti di quegli organi interiori.

Esistevano però altri esseri, non ancora così avanzati come quelle guide dell’amore, esseri che sul pianeta precedente erano ancora nel numero degli esseri umani, benché progredissero più rapidamente.

 

Così al principio della vita terrestre essi si trovavano, è vero, più progrediti degli uomini, ma tuttavia ancora al grado in cui la conoscenza deve essere acquistata per mezzo di organi interiori.

Questi esseri si trovavano in una condizione speciale: erano già troppo avanzati per assumere un corpo fisico differenziato, o maschile o femminile, ma non ancora abbastanza per poter agire mediante una piena chiaroveggenza al pari delle guide dell’amore. «Uomini» non potevano più essere, ma non erano ancora «esseri d’amore».

 

Di modo che fu loro possibile soltanto continuare la loro evoluzione quali mezzi super-uomini, ma con l’aiuto degli uomini; erano in grado di parlare con esseri dotati di cervello un linguaggio ad essi comprensibile.

Così venne ravvivata la forza dell’anima umana ch’era rivolta al di dentro e potè collegarsi con la conoscenza e con la saggezza; anzi così soltanto si sviluppò sulla Terra una vera saggezza umana.

 

I suddetti «mezzi super-uomini» si valsero della saggezza umana per acquistare ciò che ancora mancava al loro perfezionamento. Divennero i suscitatori della saggezza umana; perciò furono chiamati «portatori di luce» (Lucifero).

 

• La giovane umanità ebbe dunque due specie di guide: esseri d’amore ed esseri di saggezza.

La natura umana si trovò posta fra l’amore e la saggezza allorché su questa Terra prese la sua forma attuale.

Gli esseri d’amore le diedero l’impulso all’evoluzione fisica,

gli esseri di saggezza le diedero invece quello verso il perfezionamento dell’essere interiore.

 

• Per effetto dell’evoluzione fisica l’umanità progredisce di generazione in generazione, formando nuove stirpi e nuove razze;

• per effetto dello sviluppo interiore avviene il progresso dei singoli individui

i quali, perfezionandosi, diventano sapienti, saggi, artisti, tecnici, ecc.

 

L’umanità fisica progredisce di razza in razza;

ogni razza tramanda a quella susseguente, per mezzo dell’evoluzione fisica, le sue qualità percettibili ai sensi.

Regna qui la legge dell’ereditarietà: i figli portano in sé le caratteristiche fisiche dei padri.

Al di là di questo esiste un perfezionamento spirituale-animico

che può avvenire soltanto in virtù dell’evoluzione dell’anima stessa.

 

Veniamo così a trovarci di fronte alla legge dell’evoluzione dell’anima attraverso la vita terrestre,

un’evoluzione che si ricollega alla legge e al mistero della nascita e della morte.