La figura umana come sano punto di partenza dello sviluppo occulto, in quanto su di essa Lucifero e Arimane hanno avuto il minimo influsso

O.O. 137 – L’uomo alla luce di Occultismo, Teosofia e Filosofia – 10.06.1912


 

La conoscenza occulta – perdonatemi ciò che sto per dire, ma è necessario dirlo una buona volta – non è un gioco per bambini. Chi vi si accosta credendo di trovarvi delle teorie irrilevanti, o quanto meno delle teorie che, se anche non sono irrilevanti per la vita, tuttavia impegnano il solo intelletto, scoprirà per lo più di essere caduto in un grave errore. Apparentemente abbiamo esaminato qualcosa di esteriore: la figura umana. Ma vi ho già detto che è proprio dalla figura umana – così come l’abbiamo descritta quale uomo tripartito – che il discepolo dell’occultismo deve prendere le mosse. Nella maggior parte dei casi, egli deve partire dalle sensazioni e dai sentimenti, dalle impressioni dell’anima che gli vengono dall’osservazione della figura umana, perché così facendo può trovare il suo punto di partenza in quanto vi è di più indipendente dalla vita interiore.

 

Vedete, è possibile – e in certi casi è anche auspicabile – che non solo i teosofi, ma tutti gli occultisti prendano quale punto di partenza l’esperienza interiore dell’anima, anche se esiste sempre una specie di impedimento che ostacola la riuscita. Da altre conferenze sapete che alla costruzione dell’uomo interiore hanno cooperato esseri e forze spirituali, non solo per mezzo di ciò che già era stato dato all’uomo all’inizio dell’evoluzione terrestre, ma anche con le molte incarnazioni sulla Terra.

 

Alla costruzione di questo uomo interiore hanno collaborato sulla Terra da tempi primordiali

le forze luciferiche e quelle arimaniche e, tenendo conto di ciò, potrete anche dire

– cosa peraltro assolutamente vera – che, se si prende come punto di partenza l’uomo interiore,

vi è una certa insicurezza: non si è certi di liberarsi senza dubbio dalle forze luciferiche e arimaniche

e di non rimanere impigliati in ciò che da esse può penetrare nelle nostre visioni occulte.

Perché è molto, moltissimo, quello che può penetrare e amalgamarsi nell’anima, senza che ce ne accorgiamo,

per influsso delle forze luciferiche e arimaniche.

 

In realtà, di molte cose crediamo che siano contenuti straordinariamente buoni per l’anima,

mentre invece non lo sono affatto,

perché in realtà sono intrisi delle forze esercitate sull’uomo da Arimane e da Lucifero.

Per questo, in assoluto, il fondarsi sulla figura umana

resta il punto di partenza più sicuro per il discepolo dell’occultismo.

Essa è ciò su cui ha avuto meno presa l’influsso di ciò che chiamiamo forze luciferiche e arimaniche.

 

Anche se vi prego di notare la parola “meno”, perché la figura umana ha subito a sua volta tali influenze, ma appunto nel minimo grado. Nella vita interiore dell’anima si sperimenterebbe un effetto molto più vasto: per questa ragione la figura umana rimane di fatto il punto di partenza più sano per il discepolo dell’occultismo, se questi vuole attenersi all’antichissima massima occulta che l’uomo, per la sua forma, è un’immagine della divinità. Il discepolo fa bene a partire da questo punto, perché così facendo si riallaccia alla divinità. Egli si sceglie un punto di partenza in ciò che è immagine della divinità. E ciò è bene. È straordinariamente importante.

 

Ma da un altro punto di vista, in questo vi si incontra di nuovo una difficoltà.

Quando si parte dalle esperienze interiori dell’anima,

e si giunge per mezzo della propria evoluzione occulta

a guardare dalle esperienze animiche interiori dentro il mondo spirituale,

le impressioni del mondo spirituale durano relativamente a lungo.

 

In altre parole: se qualcuno giunge, mediante le sole esperienze interiori dell’anima, a varcare la soglia del mondo spirituale e a penetrarvi, sperimenta la visione spirituale e ha un tempo sufficiente per guardare le cose, perché esse durano relativamente a lungo. In ciò sta l’utilità e la comodità di prendere come punto di partenza le esperienze interiori dell’anima. Ma questa via presenta gli svantaggi appena caratterizzati: in essa si è esposti al pericolo di non valutare giustamente le influenze luciferiche e arimaniche come tali e di non riconoscerle quindi giustamente. Veramente si può dire, miei cari amici, che Lucifero e il diavolo sono molto meno evidenti alle persone, quando esse prendono le mosse dalla vita interiore dell’anima.

 

Il partire dalla figura umana presenta a sua volta un inconveniente: la visione che si consegue, le immaginazioni, durano invece un tempo straordinariamente breve, non rimangono a lungo. Ed è necessario sviluppare una certa presenza di spirito, se si vuole trattenerle.

 

Vorrei ora descrivervi ciò che accade quando il discepolo dell’occultismo prende le mosse dalla figura umana e penetra nel mondo soprasensibile. Non so se qualcuno di voi abbia già fatto un’esperienza meravigliosa che, per quanto sia comune, va sperimentata se si vuole saperne qualcosa. Si tratta di questo: quando l’occhio si sofferma sopra un oggetto chiaro, l’impressione dell’oggetto dura nell’occhio più a lungo del tempo in cui lo si fissa. Goethe, nella sua Teoria dei colori, ribadisce di essersi ripetutamente interessato in modo particolare a queste immagini che restano nell’organismo, ovvero entro la forma umana.

 

Quando, per esempio, la sera andate a letto, spegnete la fiamma della lampada e chiudete gli occhi, vi resta ancora per un po’ l’immagine della fiamma, come un’eco. Per la maggior parte delle persone che hanno percepito un’eco del genere, con questa si è spenta l’impressione del mondo esteriore: esse hanno per così dire esaurito i movimenti e le vibrazioni suscitate dall’impressione esteriore. Ma allora, per lo più, anche l’impressione esteriore è scomparsa.

 

Il discepolo dell’occultismo deve anche in questo caso muovere dalla figura umana, cioè da quello che nella vita ordinaria sul piano fisico costituisce la figura umana. Finché nota solo le immagini che persistono sulla retina, la cosa non è importante.

 

Incomincia ad essere importante soltanto quando, dopo l’immagine dell’oggetto veduto, persiste ancora qualcosa. Perché ciò che rimane dopo l’immagine dell’oggetto non proviene più dall’occhio, ma è un processo, un’esperienza che deriva dal corpo eterico. Chi abbia fatto davvero questa esperienza non potrà banalmente obiettare che si tratti a sua volta di un’immagine postuma del corpo fisico. Si potrebbe dirlo soltanto finché non lo si è sperimentato da sé. Dopo, non lo si dice più, perché quel che permane è qualcosa di assolutamente diverso da ciò che sta in una qualsiasi relazione esteriore fisico-sensibile con l’impressione esteriore.

 

Nella maggior parte dei casi, per esempio, si tratta di ciò che persiste dopo un’impressione di luce o di colore e che non è un’illusione di luce o di colore. Se è una luce o un colore, allora è un’illusione. Invece è come un suono, di cui si sa precisamente che non è stato provocato dall’orecchio o per mezzo dell’orecchio. Potrebbe essere anche un’altra impressione, ma è comunque sempre un’impressione diversa da quelle esteriori. L’occultista deve abituarsi in genere ad andare oltre, a superare l’impressione esteriore. L’occultismo infatti esiste, per esempio, anche per quei ciechi che nella loro vita non hanno mai visto un oggetto del mondo esterno e che non hanno mai ricevuto una qualsiasi impressione esteriore di luce tramite gli occhi fìsici. La maggior parte delle figure fantasmiche che la gente vede sono invece soltanto immagini mnemoniche di impressioni fisiche trasformate dalla fantasia.

 

Lo sperimentare occulto

non è dipendente dal fatto di poter adoperare un organo di senso o no,

perché esso sorge indipendentemente dagli organi di senso.

 

Il discepolo dell’occultismo deve dunque formarsi un’immagine giusta dell’intera figura umana, e fissarla, in modo da averla vivente davanti a come un’immaginazione. Con quale senso e in che modo egli fissi questa figura umana, poco importa. L’importante è trattenerla: far sì che per mezzo della figura umana venga prodotta in lui con la massima vitalità un’immaginazione, un’immagine. Può essere che il discepolo dell’occultismo prenda come punto di partenza l’immagine esteriore della figura umana, ma può anche essere che egli prenda come punto di partenza il senso corporeo interiore, il sentirsi nella figura.

 

Se, di fronte alla figura umana, il discepolo dell’occultismo riesce ad evocare in sé qualcosa di simile all’immagine che si forma sulla retina – nello stesso modo in cui una persona, che abbia percepito la figura umana che si sperimenta nel mondo fisico, la lascia spegnersi così come si spegneva l’immagine sulla retina nel caso cui accennavo – e ad aspettare finché la percezione della figura umana sia scomparsa, allora egli ottiene quell’immagine della figura umana che ormai non è più una percezione della retina, ma viene sperimentata nel corpo eterico. Questa immagine viene dunque sperimentata nel corpo eterico: il discepolo dell’occultismo deve sperimentare se stesso nel corpo eterico.

 

E quando il discepolo dell’occultismo arriva a tanto da potersi sperimentare in questo modo nel corpo eterico, questa esperienza è tutto fuorché un gioco da bambini, poiché si scinde subito in due esperienze. Non resta unitaria. E le due esperienze che ne derivano vanno espresse con due parole: si sperimenta prima la morte e poi Lucifero.