La formazione del nuovo corpo umano terreno a partire dalle forze del mondo degli astri

O.O. 140 – Ricerche occulte sulla vita fra morte e nuova nascita – 17.02.1913


 

Nelle sfere esterne, quelle al di fuori del Sole,

vengono raccolte quelle forze che l’uomo deve accogliere per poter di nuovo lavorare,

per poter collaborare alla costruzione di un nuovo corpo, quando procede verso una nuova nascita.

 

Quel che c’è nell’essere umano non è entrato in lui solamente sulla Terra. È la più grande delle miopie, se i materialisti credono che l’uomo sia una creatura della Terra. Se l’uomo si edifica in questo modo, si erge nel senso più ampio tramite le forze che riceve, in queste forze di costruzione sono presenti forze cosmiche che ha prima dovuto andarsi a prendere.

 

Quando, tra morte e nuova nascita, egli si espande fino alla sfera solare,

ha ancor sempre a che fare con le forze che continuano ad agire dalla vita precedente.

Le forze di cui ha bisogno per inserire nella vita terrena quello che può costruire il suo corpo a partire dalla periferia,

le deve prendere dalle forze che giungono a lui dalle sfere sovrasolari.

 

Tra morte e nuova nascita l’uomo deve veramente ampliarsi al cosmo, deve vivere con il cosmo,

perché sulla sola Terra non ci sono le forze che possono realmente far venir fuori l’essere umano.

Dal germe umano che si forma dalla cooperazione dei due sessi

non potrebbe mai svilupparsi un nuovo essere, se non accadesse quanto segue.

 

C’è dunque questo piccolo germe dell’uomo.

Ad esso si unisce qualcosa di immensamente grande e significativo,

qualcosa che in modo misterioso si è prima espanso in lontananze cosmiche infinite, e poi si è nuovamente contratto.

 

Dopo essersi ampliato fino alla sfera stellare, l’uomo comincia di nuovo a concentrarsi.

Passa attraverso le sfere di Saturno, di Giove, Marte, Sole, Venere, Mercurio e Luna – diventa sempre più piccolo.

Mentre diventa più piccolo, ha assunto in sé le forze spirituali del cosmo.

E va divenendo sempre più piccolo.

 

Ciò che alla fine viene allora compresso, pressato sotto forma di una piccola sfera spirituale, viene compattato partendo appunto da un’immensa rarefazione. Ciò si unisce ora al globo fisico che è la cellula germinale, ed entra a fecondarla dai regni spirituali. Vediamo così come l’essere umano faccia ingresso nell’esistenza attraverso la nascita.

Dopo aver attraversato l’ultima morte, l’uomo si è espanso fuori nelle lontananze cosmiche, è divenuto una sfera gigantesca. Spiritualmente è stato insieme alle entità e alle realtà spirituali. Poi di nuovo si comprime, diventa sempre più piccolo, finché viene il momento di congiungersi alla materia fisica per mezzo delle forze insite in lui. Ciò che configura un corpo umano, insieme alla cellula germinale dell’uomo, viene assorbito dal cosmo.

 

Dall’ovulo, anche fecondato, non potrebbe risultare nulla capace di vivere sulla Terra

– la cosa può venir indagata occultamente –

se ad esso non potesse congiungersi questa sfera spirituale ultra compressa.

• Dalla sola cellula germinale umana, infatti, che cosa potrebbe formarsi?

• Da essa potrebbe svilupparsi soltanto la disposizione dei sensi e del sistema nervoso, ma niente di vitale.

La Terra può dare le forze relative ai sensi, al sistema nervoso;

quello che viene articolato intorno ad essi deve venir preso dal cosmo.

 

Solo quando una scienza nuova afferrerà i processi della cellula germinale umana, secondo le indicazioni di questa conoscenza occulta, diverrà intelligibile quel che ora nessuno che pensi con chiarezza può comprendere in alcuna descrizione scientifico-naturale. Che leggiate le argute esposizioni di Haeckel al riguardo, oppure altre, troverete ovunque che le cose non sono comprensibili a partire da se stesse.

Quel che appunto non si sa è che si unisce un terzo elemento a ciò che proviene da padre e madre.

Il terzo viene dal cosmo.

 

In effetti solo una certa categoria di persone è a conoscenza di questo segreto, o meglio lo era, ma questo va sempre più terminando: i bambini, le loro balie e i loro educatori. Con essi si arriva o perlomeno si arrivava a parlare, quando ne raccontavano, del fatto che la cicogna o altri esseri portano qualcosa grazie a cui gli uomini possono venire al mondo. Questa è certamente solo un’espressione figurata per un processo spirituale, tuttavia è più assennata di quel che ora sostengono le persone più intelligenti.

Però, per l’epoca odierna, si ritiene spregiudicato spiegare in modo materialistico le condizioni umane. Questa raffigurazione in immagine dovrebbe agire ancora oggi sulle anime infantili, sulla loro immaginazione! Certo, gli uomini dicono: “Oggi i bambini non credono più alla cicogna perché chi racconta le fiabe non ci crede più neanche lui”. Ma quelli che divengono antroposofi credono all’immagine della cicogna. Presto troverete che in queste raffigurazioni per immagini viene dato qualcosa che va bene per i processi spirituali.

 

Abbiamo con ciò contemplato l’aspetto cosmico della vita tra morte e nuova nascita. Dopodomani tratteremo maggiormente l’aspetto umano della vita pratica. Vogliamo però ora rammentare ancora una cosa.

 

Una volta Kant – di certo per un presentimento – ha espresso questa frase piena di significato:

“Due cose colmano l’animo di ammirazione e reverenza sempre nuove:

il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me”.

 

All’occultista l’espressione può apparire significativa.

Infatti, che singolare rapporto c’è tra il cielo stellato e il meglio della nostra vita dell’anima?

Sono entrambe un’unica e medesima cosa.

 

Tra morte e nuova nascita noi usciamo a espanderci fin oltre il cielo stellato,

portiamo le sue forze nella vita e le sentiamo come le forze più importanti della nostra anima.

Non c’è da meravigliarsi, noi siamo realmente l’immagine esteriore di quello stesso cielo stellato!

 

Guardiamo in alto ad esso, dove eravamo tra morte e nuova nascita, e vediamo in noi ciò che abbiamo accolto. Non c’è da stupirsi che ci sentiamo affini a ciò che dunque vive in noi come linee direttive della nostra vita dell’anima, a quel che dal cielo stellato entra a risplendere in noi, e che in noi sentiamo agire quando facciamo appello alla nostra vita animica più profonda.

Se guardiamo la nostra esistenza complessiva, il cielo stellato è una cosa sola con noi e noi con lui.

 

Dobbiamo perciò dirci che una simile considerazione scientifico-spirituale non ci dà solo quello che possiamo chiamare sapere, conoscenza nel senso comune della vita; essa ci dà veramente forza morale e sostegno nel sentire che l’universo intero vive entro di noi.

Ci vediamo a poco a poco compenetrati da questo universo

quando percorriamo la vita tra morte e nuova nascita.

 

Sì, questa vita tra morte e nuova nascita è celata allo sguardo esteriore, ma è nascosto anche ciò che nelle profondità del nostro essere animico ci sprona, ci spinge – e tuttavia in noi esiste, agisce in noi e ci dà la nostra forza, il nostro essere migliore.

 

Noi portiamo il cielo in noi

perché, prima di entrare in questa esistenza fisica, lo attraversiamo.

Sentiamo allora l’obbligo di renderci degni di questo cielo che ha fatto così tanto per noi,

poiché a lui dobbiamo tutto il nostro essere interiore.