La forza conoscitiva dell’amore

O.O. 234 – Antroposofia – Alcuni aspetti della vita soprasensibile – 02.02.1924


 

Sommario: Sfera eterica e sfera astrale. La forza conoscitiva dell’amore. Il dolore nell’iniziazione. La conoscenza dell’io della precedente incarnazione.

 

È stato da me esposto come si debba considerare l’uomo suddiviso in corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale, e come si possa giungere ad ottenere una più profonda cognizione di questa suddivisione dell’uomo mediante un determinato esercizio delle proprie forze di conoscenza, delle forze dell’anima e della volontà.

Questa suddivisione che osserviamo nell’uomo la troviamo anche fuori di lui nel mondo, solamente dobbiamo aver chiaro che vi è una notevole differenza tra quello che troviamo nel mondo, al di fuori dell’uomo, cioè nel mondo extraumano, e quello che è nel mondo interiore dell’uomo stesso.

 

Quando osserviamo in primo luogo il mondo fisico, e lo possiamo dunque osservare solo con riferimento all’esistenza terrena solida, veniamo a distinguere diverse sostanze: non è necessario che io mi addentri nei particolari, voi sapete bene che quando l’anatomista esamina il cadavere, cioè quello che è rimasto dell’uomo dopo il passaggio di questi per le porte della morte, egli non ha da pensare ad altro (o per lo meno non crede necessario di pensare ad altro, e sotto determinati riguardi ha ragione di credere così) che alle sostanze terrene che egli trova anche nell’esistenza extraumana. Egli considera quei sali, quegli acidi e quelle altre sostanze, composte o semplici, che sono disponibili nel campo di esistenza extraumano ed esamina poi il contenuto dell’organismo umano, né trova necessario ampliare le sue conoscenze fisiche e chimiche.

 

La differenza appare quando si considerano le cose più in grande e si fa attenzione a ciò che ho energicamente messo in rilievo, cioè al fatto che questo organismo umano, nella sua costituzione complessiva, non può essere conservato come una totalità separata dalla natura extraumana, ma soccombe alla distruzione. Possiamo perciò dire che,

• nell’elemento fisico terreno solido,

non troviamo dapprima molta differenza tra ciò che è fuori e ciò che è dentro l’uomo,

mentre dobbiamo riconoscere una più grande differenza in ciò che è eterico.

 

Vi ho già fatto osservare come propriamente l’eterico guardi verso di noi dal mondo extraterreno e come nell’eterico (si tratti di una piccola o di una grossa goccia) tutto si arrotondi, tutto si faccia sfera. Questa tendenza del campo di forze eteriche alla formazione sferica si estende anche al corpo eterico dell’uomo, tanto che noi abbiamo continuamente da lottare, beninteso nel subconscio, per superare, in rapporto al nostro corpo eterico, la forma sferica.

 

Il corpo eterico, così com’è, si identifica in larga misura per forma e disposizione col corpo fisico umano. Non ha però i contorni così rigidi, è mobile in se stesso, ma vi possiamo distinguere un capo, un torso e delle parti indistinte delle membra dove il corpo eterico si dilegua.

Tanto che quando muoviamo un braccio, il corpo eterico, che di solito si identifica con la forma del corpo fisico, sporge solo un poco al di sopra di esso, mentre verso il basso se ne svincola.

Ma questo corpo eterico trae dall’universo, dal cosmo la tendenza ad assumere la forma sferica.

Contro questa forma sferica deve lottare la parte superiore dell’essere umano, l’uomo astrale e l’uomo-io, che traggono plasticamente dalla forma sferica la forma che si identifica con la figura umana.

 

Sicché possiamo dire che l’uomo si inserisce come uomo eterico nel mondo eterico generale,

così da concretare in sé una propria forma fatta di etere;

mentre all’intorno tutto l’eterico tende, quanto a figura, a formare, dal fluido, lo sferico.

Nell’uomo il fluido diventa, se così posso esprimermi, antropomorfico, ma ciò avviene per forze interne.

Qui le forze interne lavorano in senso contrario alle forze cosmiche esterne.

 

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Nell’uomo astrale questo lavoro in senso contrario è ancora più forte: l’astrale giunge insufflato, come ho accennato ieri, dall’indeterminato. Questo astrale agisce nell’esistenza terrena extraumana in un senso tale (vedi disegno) da suscitare dalla Terra la forma pianta che mostra ancora chiaramente la sua derivazione dall’astrale, poiché sono proprio le forze astrali che fanno sorgere la pianta dalla Terra: la pianta per se stessa ha solo un corpo eterico, ma sono le forze astrali che la fanno venir su dalla Terra.

 

Nell’uomo il corpo astrale è straordinariamente complicato e lo si percepisce, ve l’ho descritto ieri, come musicalità interiore, come vita turbinante, vita tramante, come attività interiore, come tutto quanto è, se così posso esprimermi, musica interiormente percepita; invece il restante astrale lo si trova che penetra scorrendo radialmente dall’esterno. Questa corrente radiale viene trasformata appunto nella forma astrale umana, e qui sorgono delle cose complicate.

 

Supponiamo, per esempio, che da qualche parte fluisca dell’astrale: l’essere umano lo incurva nelle più diverse forme per renderlo utilizzabile e incorporabile, cosicché l’uomo trae il proprio corpo astrale dalle forze astrali che scorrono in lui, costringendole, si potrebbe dire, mediante la propria entità interiore.

Ora, vedete, si può affermare che quando si rivolge al cosmo lo sguardo spiritualmente e animicamente acuito, si acquisti la comprensione dell’eterico e si acquisti pure l’impressione che l’eterico è quello che ci fa tendere ad allontanarci dalla Terra.

 

• Mentre la gravità terrestre ci unisce alla Terra, con l’eterico tendiamo a staccarcene.

 

Proprio in questa tensione centrifuga è attivo l’eterico. A questo proposito potete considerare che il cervello umano pesa circa 1500 grammi. Ora, una massa di 1500 grammi che premesse sui sottili vasi sanguigni posti sotto il cervello, li schiaccerebbe del tutto. Se il nostro cervello avesse realmente, entro l’uomo vivente, il peso di 1500 grammi, non potremmo avere quei vasi sanguigni che sono sotto il cervello. Ma entro l’uomo vivente il cervello pesa tutt’al più 20 grammi, e ciò avviene poiché il cervello nuota nel liquido cefalico, si alleggerisce quindi del peso del liquido spostato, divenendo assai più leggero; così il cervello agisce in senso centrifugo dall’uomo. In questa tendenza centrifuga opera l’eterico, così che si può dire che proprio nel cervello si rende evidente spiccatamente questo fatto.

 

Il nostro cervello nuota nel liquido cefalico, per ciò il suo peso si riduce da 1500 a circa 20 grammi. Il nostro cervello pesa quindi solo circa 20 grammi, e quindi, nella sua attività, partecipa in misura minima alla nostra corporeità fisica. Qui l’eterico trova un’incommensurabile possibilità di azione centrifuga in senso contrario alla gravità. Il peso preme verso il basso, ma esso è pressoché annullato e nel liquido cefalico si sviluppa preminentemente la somma delle forze eteriche che ci sottrae al terrestre. Se dovessimo portare il nostro corpo fisico, con tutte le sue forze di gravità, sarebbe come se dovessimo trascinarci dietro un sacco pieno. Ma ogni corpuscolo sanguigno nuota e perde parte del suo peso.

 

È un’antica nozione questa della perdita di peso nel fluido; sapete che nell’antichità essa venne attribuita ad Archimede: mentre faceva il bagno egli osservò che, sollevando una gamba dall’acqua, questa pesava assai di più di quanto non fosse quando era immersa, allora esclamò: «Ho trovato! Eureka! Ho trovato!». E cioè ogni corpo immerso in un fluido si alleggerisce del peso della massa di fluido spostata.

Se vi figurate perciò Archimede nel bagno con la sua gamba fisica, e poi la stessa gamba fatta di acqua, allora la gamba fisica immersa nell’acqua diviene di tanto più leggera di quanto pesa questa gamba fatta d’acqua, e appunto per questo diventa più leggera. Così il nostro cervello, dentro il liquido cefalico, è di tanto più leggero di quanto pesa un volume dello stesso liquido pari a quello del cervello fisico.

 

In fisica ciò si chiama spinta ascensionale: ebbene,

• in questa tendenza centrifuga causata dal liquido, opera l’eterico,

mentre l’astrale viene stimolato solo dalla respirazione mediante l’aeriforme che penetra nell’organismo umano.

• Siccome l’aeriforme si fa strada dentro l’uomo,

e in stato di polverizzazione straordinariamente sottile perviene al capo,

l’astrale opera in questa suddivisione e organizzazione dell’aria.

 

Così si può realmente percepire

• il fisico nella materia solida, direi terrosa,

• l’eterico nel liquido, specialmente nella sua azione entro l’uomo,

• e l’astrale già nell’aeriforme.

 

È tragico, per il materialismo, non potere saper nulla della materia, come essa operi realmente nei diversi campi dell’esistenza, ed è singolare che proprio il materialismo sia così ignorante sulla materia. Esso non sa nulla dell’azione della materia, perché di questa si può apprendere qualcosa solo quando si consideri la spiritualità attiva nella materia, spiritualità rappresentata dalle forze.

È così: non appena ci si dischiude alla conoscenza immaginativa mediante la meditazione (già ve ne ho parlato), subito si scopre l’eterico nel tramare delle acque della Terra.

Di fronte a una reale conoscenza, è infantile credere che in tutto ciò che in esse si trama (prendete il mare, i fiumi, la nebbia che sale, le gocce di pioggia che scendono, l’adunarsi delle nubi, prendete tutto questo messo insieme) sia contenuto solamente ciò che il chimico e il fisico sanno dell’acqua, è infantile rispetto a una reale conoscenza.

 

Poiché in tutto ciò che si manifesta esteriormente in quella gigantesca goccia formata da tutta l’acqua terrena, in ciò che continua ad alzarsi in forma di vapore a prender forma di nuvola, a ricadere in nebbia e pioggia, e in ciò che altrimenti succede nell’acqua terrena (l’acqua ha inoltre una prodigiosa azione nella formazione delle diverse strutture terrestri), in tutto ciò operano correnti eteriche, opera il tramare dell’etere che si rivela a chi abbia potenziato il pensiero così come ve l’ho descritto: in immagini.

Dovunque, nel retroscena di questo ondeggiare di acqua, vi è il tramare dell’immaginazione, dell’immaginazione cosmica e, quasi venendo da dietro, in questa immaginazione cosmica vi è dappertutto l’armonia astrale delle sfere.

 

Ora, nell’uomo, tutte queste circostanze si trovano diversamente che fuori di lui. Se si guarda nel mondo extraumano, con la vista acuita nel modo che vi ho illustrato, si trova dapprima il mondo costruito dal fisico, attaccato direttamente alla Terra, dall’eterico, che già riempie il cosmo, e dall’astrale, che vi scorre dentro come essenzialità. Perché veramente non esiste un’attività astrale astratta, ma esseri che penetrano quaggiù, esseri di natura spirituale-animica, così come l’uomo è pure spirituale-animico entro il suo corpo. Questo si vede.

Se si torna poi a guardare l’uomo, si trova in lui, in corrispondenza a ciò che è eterico di fuori, il suo corpo eterico. Ma questo corpo eterico non si manifesta in modo che voi possiate dire: “qui vi è l’uomo fisico e quest’altro è il corpo eterico”. Lo si può anche disegnare così, ma è sempre soltanto un attimo trattenuto, fissato.

Non si vede mai solo il corpo eterico attuale, ma se si considera il corpo eterico umano, si vede un movimento particolare che si può disegnare, contiguo a ciò che lo ha preceduto nel tempo. Si vede sempre per intero il corpo eterico fino alla nascita: l’elemento temporale è qui un’unità.

 

In presenza di un uomo ventenne non potete vedere solo il corpo eterico ventenne,

ma vedete tutto quello che in questo corpo eterico è successo fin dalla nascita ed anche un po’ prima.

Qui realmente il tempo diventa spazio, come quando voi guardate un viale, e gli alberi, nella visione prospettica, si fanno sempre più accostati uno all’altro; come dunque vedete tutto intero il viale secondo lo spazio, così, quando guardate il corpo eterico come è adesso, vedete a ritroso l’intera immagine, che è un’immagine temporale.

 

Il corpo eterico è un organismo temporale, mentre il corpo fisico è un organismo spaziale.

Il corpo fisico è limitato nella sua attualità.

Il corpo eterico è presente nella sua totalità, corrispondente a tutta la durata di tutta questa vita, dalla nascita ad ora.

Questa è un’unità.

 

Perciò potrete disegnare o dipingere il corpo eterico solo dipingendo delle figure mobili, e dovreste dipingere a gran velocità. La figura istantanea che si può disegnare o dipingere è solo una sezione che ha, rispetto all’intero corpo eterico, lo stesso rapporto che la sezione disegnata di un albero tagliato ha con l’albero stesso. Così che un disegno schematico del corpo eterico è solo una parte, poiché il corpo eterico totale ha un corso temporale.

Se si segue questo corso temporale anche oltre la nascita e oltre la concezione, si giunge ad un punto in cui l’uomo è disceso dalla sua esistenza preterrena all’attuale esistenza terrena e, come ultimo atto eseguito prima di essere concepito da una coppia di genitori, ha attinto sostanzialità dall’etere universale indifferenziato e si è formato il proprio corpo eterico.

Così che, quando si parla di corpo eterico, non si può intendere che la visione completa dell’uomo proiettata indietro nel tempo fino ad oltre la nascita. Ciò che del corpo eterico si può considerare limitatamente ad un momento determinato, è solo un’astrazione; concreto è il decorso nel tempo.

 

Per il corpo astrale è ancor diverso: si giunge al corpo astrale dell’uomo nel modo che vi ho detto ieri. Ve lo posso disegnare solo schematicamente, ma anche nel disegno lo spazio deve per voi diventare tempo.

Supponiamo che il 2 febbraio 1924 voi osserviate il corpo astrale di un uomo. Ecco, l’uomo fa questa impressione: qui è il suo corpo fisico, qui è il suo corpo eterico e qui si può anche osservare il suo corpo astrale. L’impressione, come l’ho descritta nel mio libro Teosofia, è così. Ma se si giunge alla conoscenza ispirativa propriamente detta, come l’ho descritta ieri, che sorge di fronte alla coscienza vuota, allora si giunge alla seguente nozione. Ci si dice: il corpo astrale umano che si vede non è presente al 2 febbraio 1924, bensì, se l’uomo di cui si osserva il corpo astrale ha l’età di vent’anni, si ha da seguire il tempo a ritroso. Si giunge quindi, poniamo, al gennaio 1904, per ricevere l’impressione: “ora è propriamente presente in realtà questo corpo astrale, e ancora più indietro nell’indeterminato, ancora più in là, eccolo finalmente.

Non ha accompagnato la vita, è rimasto là. Qui vi è solo una specie di emanazione”. È come se guardaste lungo un viale di alberi fino in fondo, dove sono gli ultimi alberi che appaiono molto ravvicinati, e dietro vi fosse una sorgente di luce. Ecco potete, stando qua, avere ancora lo splendore della luce, ma la sorgente di luce è pur sempre là in fondo, non ha dovuto trasportarsi perché giunga fin qui la sua emanazione.

Analogamente, anche il corpo astrale è rimasto là e invia solo la sua emanazione entro la vita.

 

Il corpo astrale è propriamente rimasto nel mondo spirituale, non si è accompagnato a noi nel mondo fisico.

Quanto al corpo astrale, siamo rimasti a prima della nostra nascita o concepimento, entro al mondo spirituale.

E come se, avendo vent’anni nel 1924, vivessimo spiritualmente ancora nel 1904

e, per quanto riguarda il corpo astrale, avessimo soltanto allungato un’antenna sensibile.

 

Direte: questa sì che è una rappresentazione difficile! Ebbene, sappiate dunque che ci fu una volta un re di Spagna cui fu dimostrato come fosse complicata la costruzione dell’universo, e allora questo re di Spagna dichiarò che, se l’universo l’avesse costruito lui, lo avrebbe fatto più semplice. L’uomo può pure pensarla come vuole, ma non per questo il mondo è semplice, e neanche lo è l’uomo, anzi bisogna compiere un bello sforzo per comprendere che cosa sia l’uomo.

 

Dunque, quando guardate in direzione del corpo astrale, voi guardate direttamente nel mondo spirituale.

Un ambiente astrale attorno a sé, lo si ha solo nel mondo extra-umano.

Quando guardate gli uomini con riferimento al loro corpo astrale, penetrate con lo sguardo nel mondo spirituale;

allora vedete direttamente ciò che l’uomo stesso ha compiuto nel mondo spirituale prima di discendere sulla Terra.

 

Direte: ma il mio corpo astrale agisce in me. Sicuro che lo fa, è naturale che lo faccia; ma immaginatevi un essere che abbia in mano dei fili mediante i quali agisca meccanicamente, cosicché l’azione di questo essere che sta qui arrivi assai lontano nello spazio. Così avviene nel tempo per il vostro corpo astrale che è rimasto là, ma estende la sua azione lungo tutta la vita:

• se dunque osservate oggi un’azione del vostro corpo astrale,

questa ha la sua origine in un tempo remoto

nel quale voi eravate nel mondo spirituale, prima di scendere sulla Terra.

• Il tempo agisce di là, in altre parole il tempo è rimasto là per lo spirituale.

 

Colui che crede che il passato, per ciò che vive veramente nel tempo, non ci sia più, assomiglia a un uomo che viaggia in treno a cui uno dicesse: “era pur bello il paesaggio che abbiamo attraversato”, e lui, un po’ scioccamente, rispondesse: “sì, un bel paesaggio, ma ormai è scomparso, quindi non esiste più”.

Un tale uomo crederebbe cioè che, quando il suo treno ha sorpassato una località, questa, scomparendo, cessi di esistere. Altrettanto accorto è l’uomo che creda che quanto è trascorso nel tempo non esista più: è invece tuttora presente e agisce entro di lui. Il 3 gennaio 1904, nella sua consistenza spirituale, è ancora qui, altrettanto come è sempre esistente lo spazio che avete attraversato; esso è qui, tanto è vero che agisce nel presente.

Cosicché, quando voi descrivete il vostro corpo astrale come l’ho fatto io nel mio libro Teosofia, dovete farvi coscienti, per rendere perfetta la cognizione, che ciò che agisce è un’emanazione di quanto agì molto tempo addietro.

 

In quanto uomini, siamo come una cometa che allunghi la sua coda assai indietro nel passato.

Non altrimenti si può ottenere una vera cognizione dell’entità umana,

che attraverso l’acquisizione di nuovi concetti.

 

Gli uomini che credono di poter entrare nel mondo spirituale con gli stessi concetti valevoli per il mondo fisico, dovrebbero divenire spiritisti, non antroposofi. In quel caso si cerca di evocare qui, in forma solo un po’ più tenue del fisico, tutto lo spirituale, proprio nel solito spazio in cui si aggirano gli uomini fisici. Ma ciò non è nulla di spirituale, si tratta di sottili essudazioni; anche i fantasmi di Schrenck-Notzing sono sottili essudazioni del fisico conservanti ancora nella loro conformazione una risonanza dell’eterico. Sono solo fantasmi, non sono qualcosa di veramente spirituale.

Se considerate così le cose, potrete dire che nella natura extra-umana i mondi superiori sono presenti; con l’uomo, quando osserviamo i mondi nella loro successione, entriamo subito nel tempo, nel decorso temporale. Ma presso l’uomo si può penetrare ulteriormente nella conoscenza, e qui la conoscenza sfocia in un elemento che l’epoca attuale materialistica e conformista non vuole ammettere come un ulteriore possibile elemento di conoscenza.

 

• Vi ho indicato come primo gradino della conoscenza

quello che considera attraverso i sensi le cose fisiche, grossolane e grezze intorno a noi.

• Il secondo è quello del pensiero rafforzato, mediante il quale si accolgono le immagini mobili del mondo.

• La terza maniera è quella ispirata, mediante la quale si percepisce l’essenziale che si esprime in queste immagini,

e vi risuona come una musica delle sfere, ma in modo essenziale.

 

Osservando questa essenza delle sfere presso l’uomo non si trascende solo la materia, ma si trascende il presente e si è portati nella vita preterrena dell’uomo, nell’esistenza che egli ha condotto come essere animico-spirituale prima della sua discesa sulla Terra. Si consegue questa conoscenza ispirata nel provocare la coscienza vuota, dopo che, prima, si è raggiunto il pensiero rafforzato.

 

Il successivo grado nella conoscenza lo si raggiunge

quando si fa della forza dell’amore una forza di conoscenza.

 

Solamente, non può essere il solito amore del quale per lo più si parla nel nostro tempo materialistico, ma deve essere quell’amore che è in grado di sentirsi uno con un essere diverso da noi entro il mondo fisico; quindi poter veramente sentire ciò che succede nell’essere altrui, come sentiamo quello che avviene in noi, e poter uscire del tutto dal nostro sé per vivere di nuovo nell’essere altrui.

 

Nella vita umana solita questo amore non raggiunge un tale grado, quale è necessario affinché l’amore diventi forza di conoscenza; bisogna prima aver stabilito la coscienza vuota ed aver fatto con la coscienza vuota alcune esperienze. Allora si prova qualcosa che certamente non è cercato da molti uomini, quando tendono verso una conoscenza superiore; allora si sperimenta propriamente quello che si potrebbe denominare il dolore della conoscenza, la sofferenza conoscitiva.

Quando l’uomo ha una ferita in qualche parte, essa gli duole. Perché? Perché il suo essere spirituale, per il fatto che il suo fisico è leso, non può in quel punto compenetrare rettamente il corpo fisico.

 

• Ogni dolore deriva dal fatto che non si può in qualche modo compenetrare il corpo fisico,

e quando si soffre un dolore per qualcosa di esterno è anche perché non ci si può unire ad esso.

• Quando si è conseguita la coscienza vuota, nella quale si riversa un tutt’altro mondo da quello cui si è abituati,

allora, per quei momenti in cui si ha la conoscenza ispirata,

manchiamo dell’intero uomo fisico, allora tutto è ferita e tutto duole.

 

Questo è ciò che si deve patire per prima cosa:

si deve sperimentare l’abbandono del corpo fisico come vero dolore,

come vera sofferenza, per raggiungere la conoscenza ispirata,

per ottenerla nella visione immediata, non solamente nella comprensione.

La comprensione può naturalmente procedere del tutto indolore,

e dovrebbe essere ottenuta dagli uomini senza che essi percorrano il cammino iniziatico.

 

Ma per giungere a sperimentare coscientemente ciò che l’uomo conserva in sé dall’esistenza prenatale,

ciò che dal mondo spirituale gli è ancora rimasto ed opera in lui, per arrivare a questo,

si deve sorpassare l’abisso della generale sofferenza, del dolore universale.

• Allora si può avere l’esperienza di rivivere in una persona affatto diversa,

allora soltanto si conosce quell’amore potenziato al massimo, di grado altissimo,

che non consiste nel poter astrattamente dimenticare se stessi,

bensì nel potersi trasferire del tutto negli altri, trascurando del tutto se stessi.

 

Quando sorge questo amore collegato con la conoscenza superiore ispirata,

allora solamente si consegue la possibilità di penetrare nello spirituale

con tutto il calore vitale, con tutta l’intimità d’anima e tutta l’intimità di cuore,

che sono naturalmente di sostanza animica.

Ciò è necessario, se si vuole progredire nella conoscenza,

e in questo senso l’amore deve diventare una forza di conoscenza,

poiché quando questo amore, che allora sorge come forza di conoscenza,

ha raggiunto una determinata elevatezza, una determinata intensità,

allora voi giungete, attraversando la vostra esistenza preterrena, nella precedente vita terrena.

 

Sgusciate attraverso tutto quanto avete fatto tra la vostra ultima morte e la presente vita terrena

e pervenite nella vita terrena precedente, in quelle che si chiamano le precedenti incarnazioni.

 

Vedete, quella volta vi siete pur aggirati per la Terra in un corpo fisico, ciò è ovvio. Ma di tutto quanto era in voi di corporalmente fisico non è rimasto nulla, è stato tutto riassorbito negli elementi terrestri. Quello che, a quei tempi, era il vostro essere interiore è diventato del tutto spirituale e come tale vive in voi.

 

• Invero il nostro io, mentre oltrepassa le porte della morte

e percorre il mondo spirituale fino ad una nuova vita terrena, diventa del tutto spirituale,

e chi pensa di poterlo afferrare con le forze solite della coscienza quotidiana, non riuscirà mai a raggiungerlo.

• Lo si può raggiungere solo se l’amore si è accresciuto al massimo nel modo citato.

 

Poiché quello che noi eravamo in una esistenza precedente

è ora fuori di noi, altrettanto come lo è presentemente un altro uomo.

Lo stesso grado di esteriorità riveste il nostro io.

 

Certo che diventerà poi nostra proprietà, lo sperimenteremo come noi stessi,

ma dobbiamo prima imparare ad amare in modo che questo amore non abbia più nulla di egoistico.

Sarebbe terribile se ci si innamorasse, nel senso solito della parola, della nostra incarnazione precedente.

 

L’amore deve venir elevato alla più alta accezione,

in modo che si possa considerare la precedente incarnazione proprio come qualcosa di estraneo.

• E allora, quando la forza di conoscenza, attraverso la coscienza vuota,

ascende a forza di conoscenza mediante l’amore sublimato,

allora si accede al quarto elemento costitutivo dell’entità umana, al vero io.

 

• L’uomo ha il suo corpo fisico, mediante il quale egli vive in ogni istante nell’attualità fisica della Terra.

• L’uomo ha il suo corpo eterico, mediante il quale

vive veramente con continuità fino a breve tratto prima della nascita,

quando egli si è radunato il corpo eterico dal mondo eterico indifferenziato.

• Egli ha poi il suo corpo astrale, mediante il quale

vive l’intera esistenza tra la sua morte precedente e l’attuale discesa in Terra.

• Infine egli ha il suo io, mediante il quale vive entro la precedente vita terrena.

 

Cosicché, quando parliamo in generale della suddivisione dell’uomo nelle sue parti costitutive,

dobbiamo parlare della sua espansione nel tempo.

Portiamo oggi subcoscientemente in noi  la  c o s c i e n z a  dell’io della nostra vita precedente.

 

Come la portiamo in noi? Se voleste studiarlo, dovreste fare attenzione (e questa è anche la via per giungere all’io) a come l’uomo qui nel mondo fisico non è solo corpo solido, non solo uomo liquido e uomo aeriforme: poiché l’uomo è pure un organismo di calore.

In forma rudimentale, o per lo meno parziale, lo sa ognuno quando si misura la febbre e ottiene diverse notazioni febbrili, a seconda delle diverse parti del corpo nelle quali misura la febbre. Ma ciò avviene in tutto l’organismo umano: nella testa avete una temperatura differente da quella dell’alluce, un’altra dentro al fegato e ancora un’altra nell’interno del polmone. Perché non siete solamente quello che trovate disegnato a netti contorni nell’atlante anatomico, siete un organismo liquido in continuo movimento, siete un organismo aeriforme che continuamente vi attraversa come se vi attraversasse un potente elemento sinfonico musicale.

 

Oltre a questo, siete un organismo di calore fluttuante fra caldo e freddo, ed entro a questo organismo di calore voi stessi vivete. E questo voi lo avvertite: in fondo non è che abbiate una forte coscienza di vivere, per esempio, in una tibia o in un altro osso, né di vivere nel vostro fegato o nei succhi dei vostri vasi, ma di vivere nel vostro calore, di questo avete una forte coscienza anche se non arrivate a differenziarlo e non potete distinguere la vostra mano di calore, la vostra gamba di calore, il vostro fegato di calore e così via; ma ciò vi è presente, e se una volta questo fatto è disturbato, se non vi è la differenziazione calorica adatta all’uomo, voi lo avvertite come malattia, come dolore.

 

• Quando si guarda l’eterico, quando con la coscienza sviluppata si è pervenuti al figurato, all’immaginazione,

si ottengono delle immagini fluttuanti.

• Se si percepisce l’astrale, si ha la musica delle sfere: questa si avvicina a noi da fuori, o anche sorge da noi,

perché il nostro singolo corpo astrale ci ricollega a ritroso con la nostra esistenza preterrena.

• Se procediamo ancora a quella conoscenza che si eleva all’amore più intenso,

dove appunto la forza di amore diventa forza di conoscenza,

dove alfine scorgiamo il nostro proprio essere

scorrere da una vita terrena precedente dentro la nostra presente vita terrena,

allora avvertiamo questa vita terrena precedente

nel normale differenziarsi del nostro organismo di calore, entro il quale viviamo.

• Questa è la vera intuizione, entro questa noi viviamo.

 

Quando un qualsiasi impulso sorge in noi e ci spinge a fare questo o quello,

esso non agisce solo come nel corpo astrale, originandosi dal mondo spirituale,

ma ancora più indietro da una vita terrena precedente.

La vita terrena precedente agisce nel calore del nostro organismo

e genera questo o quell’impulso.

 

Come noi scorgiamo nell’uomo terreno solido il corpo fisico,

in quello liquido il corpo eterico, in quello aeriforme il corpo astrale,

così scorgiamo nell’elemento calorico dell’uomo l’io propriamente detto.

L’io dell’incarnazione attuale non è mai compiuto, ma continua a formarsi.

 

Il vero io, quello che agisce nelle profondità subconscie, è quello della vita terrena precedente.

Un uomo che ci si fa incontro appare alla conoscenza chiaroveggente

così che diremo: “eccolo qui, anzitutto io incarnazione”. (?)

 

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Infatti, quanto più si sviluppa questa coscienza, tanto più appare (in prospettiva si delinea così nel disegno)

• qui il capo umano della presente incarnazione,

• un po’ sopra il capo umano della precedente incarnazione,

• più sopra il capo umano dell’incarnazione ancora precedente.

 

Nelle civiltà che per coscienza istintiva hanno avuto sentore di queste cose, potete trovare delle raffigurazioni nelle quali, dietro un volto chiaramente delineato, da riferirsi all’attuale incarnazione, se ne trova un altro dipinto meno distintamente e un terzo ancora più indistinto.

Ci sono delle immagini egizie siffatte; colui che può scorgere come dietro l’uomo presente sorga l’uomo della precedente incarnazione e quello della incarnazione ancora anteriore, comprende quelle immagini.

 

E si può parlare in maniera reale dell’io come quarto elemento dell’umana natura,

solo quando si estenda l’esistenza temporale a comprendere a ritroso la precedente incarnazione.

 

Tutto ciò agisce nell’uomo di calore. L’ispirazione può giungere ad ognuno da fuori o da dentro. Nel calore stiamo dentro noi stessi. Qui sta l’intuizione, la vera intuizione. Si sperimenta il calore come un qualcosa per sé stante, diversamente da qualunque altra cosa.

Orbene, sulla base di queste considerazioni voi riuscite a liberarvi di qualcosa che pone un grosso enigma all’uomo d’oggi, quando senza prevenzione si pone all’opera con la sua anima.

Ho già parlato di questo enigma: ho detto che ci sentiamo moralmente obbligati di fronte a determinati impulsi che ci sono dati in modo puramente spirituale, e vogliamo eseguirli, ma non possiamo dapprima intendere in che modo ciò verso cui ci sentiamo legati moralmente trapassi nelle ossa, nei muscoli.

Quando però si sa di portare in sé l’io della precedente incarnazione, che è diventato totalmente spirituale, e si sa che tale io agisce nel calore, allora qui, nell’uomo di calore, troviamo il punto di trapasso.

 

Gli impulsi morali agiscono mediante l’io dell’incarnazione precedente:

qui ottenete finalmente il trapasso dal morale al fisico.

Se invece considerate solamente la natura attuale e l’uomo come una parte della natura,

allora non ottenete più questo trapasso.

 

Perché, quando considerate la natura attuale, potete dire quanto segue: • “va bene, fuori c’è la natura, l’uomo ne trae le sostanze con cui costruire il proprio organismo (così, con semplicità infantile, ci si prospetta questo), perciò egli è un frammento della natura composto dalle sostanze naturali”. E va bene; ma ad un tratto ci si accorge che ci sono degli impulsi morali, ai quali gli è necessario conformarsi.

Se egli deve fare soltanto un passo nella direzione di tali impulsi morali, vorrei sapere come questo frammento di natura possa cominciare a farlo: un sasso non lo può, il calcio neanche, e neppure il cloro, né l’ossigeno, né l’azoto, tutti questi non lo possono. L’uomo, che di essi è composto, deve poterlo a un tratto: egli prova un impulso morale e deve conformarglisi, benché tutto quello di cui è composto non abbia questa possibilità!

Ma entro tutta questa composizione sorge qualcosa, soprattutto per via indiretta attraverso il sonno, qualcosa che attraversa la morte, che diviene sempre più spirituale e penetra nel corpo una seconda volta. Ora è già dentro in questo corpo, perché proviene dall’incarnazione precedente. È divenuto spirituale e agisce entro l’incarnazione.

 

Ciò che oggi è composto con le sostanze della Terra, agirà nella prossima incarnazione nell’uomo di calore. Così scorre l’elemento morale da una vita terrena dell’uomo nell’altra.

 

Qui si comprende il trapasso dalla natura fisica a quella spirituale, e viceversa da quella spirituale a quella fisica. Con una sola vita terrena non lo si può, se non si vuol essere spiritualmente in mala fede oppure imbrogliare se stessi su tutto.

• Vedete, quelli che si possono considerare gli elementi della Terra, il terrestre solido, il liquido, il gassoso o aeriforme, il calorico, sono dappertutto pervasi da quelli che si possono denominare il fisico (che coincide immediatamente con essi), l’eterico, l’astrale e l’egoico.

Così si ottiene la suddivisione dell’uomo nelle sue parti costitutive in connessione con la vita nel cosmo, con l’universo.

 

Ci si può inoltre fare una rappresentazione di come l’uomo sia una porzione di tempo e non solamente di spazio: egli è una porzione di spazio solo secondo la sua corporeità fisica. Per l’osservazione spirituale, invero, il passato continua a far parte del presente, e il presente è, al tempo stesso, una vera eternità.

Questo che vi espongo è stato una volta contenuto di forme di coscienza istintive degli uomini: se ci rendiamo veramente capaci di interpretare antichi documenti, scopriamo come negli antichi documenti vivesse già una coscienza di questa quadripartizione dell’uomo in rapporto con l’universo.

 

Poi, per lunghi secoli, questa conoscenza andò perduta per l’uomo, altrimenti nessuno avrebbe potuto formare il proprio intelletto come lo ha oggi.

Ma adesso siamo di nuovo giunti a quel punto, nell’evoluzione dell’umanità, in cui dobbiamo nuovamente avanzare, fuori dal fisico, verso la vera spiritualità.