La leggenda di Iside e il suo rinnovamento per il tempo presente

O.O. 202 – La ricerca della Nuova Iside – 24.12.1920


 

Nella festa di Natale è dato alla cristianità qualcosa che per un gran numero di persone conduce ai massimi problemi dell’evoluzione umana sulla Terra. Si può studiare il divenire storico nel punto che si vuole, si possono prendere diversi avvenimenti storici per la comprensione del divenire umano, per l’approfondimento del senso di tale divenire sulla Terra: non si riuscirà a trovare un elemento altrettanto importante per il mistero del divenire umano in una forma così popolare e comprensibile, quanto lo è il pensiero relativo al mistero del Golgota, il pensiero incluso nella festa natalizia.

 

Se guardiamo all’inizio del divenire umano sulla Terra e seguiamo i millenni fino al mistero del Golgota,

troviamo dappertutto che, anche quel che di più grande era avvenuto nella comunità dei popoli,

quel che era stato compiuto era una specie di preparazione,

una specie di gradino preparatorio per ciò che avvenne per l’umanità mediante il mistero del Golgota.

• Allo stesso modo, seguendo quel che è avvenuto da allora possiamo aumentare la nostra comprensione

solo se intendiamo come il Cristo, passato attraverso il mistero del Golgota,

sia divenuto attivo appunto per il divenire dell’umanità.

 

In un primo tempo molto potrà ancora apparire incomprensibile nel divenire umano, ma studiando senza piccinerie, senza preconcetti, tendenti più o meno a pensare che all’uomo debba giungere un aiuto, senza la sua collaborazione, da parte di dèi sconosciuti, e pensando inoltre che tale aiuto sia dovuto, se si prescinde da tali idee, si troverà che anche negli eventi dolorosi del divenire storico va riconosciuto quale significato e quale importanza riceva il divenire terrestre per il fatto che il Cristo è passato attraverso il mistero del Golgota.

• A noi conviene considerare il mistero del Golgota, e il mistero di Natale che ne fa parte, nella prospettiva che ci permette in certo modo di scoprire in esso il senso di tutta l’umanità terrestre.

Sappiamo quale stretta relazione noi dobbiamo vedere fra ciò che di morale-spirituale avviene nell’evoluzione della umanità e ciò che avviene in natura.

 

Per stabilire con una certa comprensione il ponte fra esistenza naturale e ordine morale del mondo

noi possiamo accostarci al nesso, che ci occupa da tanti anni,

fra il Cristo Gesù e l’essere il cui riflesso esteriore appare nel Sole.

 

Non sempre i seguaci e i rappresentanti dell’impulso cristiano furono tanto avversi a riconoscere il nesso fra il mistero del Sole e il mistero del Cristo, quanto lo sono spesso i rappresentanti del cristianesimo di oggi, giunti alla decadenza.

Dionisio l’Areopagita, del quale abbiamo tanto spesso parlato, chiama il Sole monumento di Dio, e in Agostino troviamo dappertutto accenni del genere. Persino nella scolastica troviamo ancora accenni al fatto che nelle stelle e nei loro movimenti si deve vedere l’immagine dell’esistenza divino-spirituale nel mondo.

In questo nesso più ampio noi dobbiamo però comprendere del mistero natalizio quello che dobbiamo avere a cuore appunto a causa dei grandi compiti del presente.

 

In proposito desidero ricordare qualcosa che nel corso degli anni ho sempre continuato ad esporre nei modi più diversi. Dicevo che noi guardiamo indietro al primo periodo di civiltà postatlantico, riempito delle azioni e delle esperienze dell’antico popolo indiano, che guardiamo al periodo paleo-persiano dell’umanità postatlantica, al periodo egizio-caldaico, a quello greco-latino, per giungere al nostro periodo di civiltà, al quinto dell’umanità postatlantica. Al nostro seguiranno poi il sesto e il settimo periodo.

Ho anche detto che il quarto periodo dell’umanità postatlantica, il greco-latino, è in un certo senso il centro, e che esistono determinate connessioni fra il terzo e il quinto periodo, vale a dire fra il periodo egizio-caldaico e il nostro (lo si può anche leggere nel mio libretto La direzione spirituale dell’uomo e dell’umanità); ho detto pure che esiste una connessione fra il periodo paleopersiano e il sesto, e fra il paleoindiano e il settimo periodo dell’umanità postatlantica.

 

 

Determinate cose si ripetono in un certo modo in ognuno di questi periodi.

Una volta feci rilevare come il grande Keplero, il successore di Copernico, avesse intuito che con il suo sistema solare e planetario egli ripeteva in certo modo, però adatto al quinto periodo postatlantico, l’immagine del mondo che era vissuta nei misteri dei sacerdoti egizi. In proposito Keplero si esprime in modo molto chiaro, dicendo di aver preso in prestito i vasi degli antichi saggi egizi per trasportarli nei tempi moderni.

 

Oggi vogliamo però pensare a qualcosa che per così dire era al centro della concezione e delle azioni culturali dei misteri sacerdotali egizi, vogliamo ricordare i misteri di Iside; per avere poi presente il nesso spirituale dei misteri di Iside con ciò che vive anche nel cristianesimo, ci basta rivolgere lo sguardo della nostra anima alla nota immagine della Madonna Sistina di Raffaello: la Madonna tiene il bambino Gesù sul braccio, dietro di lei le nuvole, che in realtà rappresentano una moltitudine di bambini, di modo che si può avere l’immagine che ella abbia ricevuto il bambino Gesù traendolo dalle nuvole, in certo senso attraverso la condensazione della sostanza più sottile.

Però questo quadro, creato movendo completamente dallo spirito cristiano, non è altro che una specie di ripetizione di quel che veneravano i misteri egizi di Iside, dando forma a Iside con in braccio il bambino Horus.

Il motivo di questa immagine coincide del tutto con il quadro di Raffaello.

Naturalmente questo non deve tentarci verso quello cui furono tentati molti studiosi superficiali, dal secolo diciottesimo fino ai nostri giorni, e cioè a vedere più o meno nella storia del Cristo Gesù, con tutto quanto lo riguarda, solo una specie di metamorfosi, di riscrittura di antichi misteri pagani. Dal mio libro Il cristianesimo come fatto mistico si sa come vadano intese queste cose. Ma appunto nel senso in cui ciò è inteso in quel libro, si può di nuovo indicare una certa corrispondenza spirituale fra quel che appare nel cristianesimo e gli antichi misteri pagani.

 

Il mistero di Iside ha per contenuto principale

la morte di Osiride e la ricerca del morto Osiride fatta da Iside.

• Sappiamo che Osiride, il rappresentante dell’Essere solare, del Sole spirituale,

viene ucciso da Tifone che nell’espressione egizia non è altro che Arimane.

• Sappiamo che Osiride è ucciso da Arimane, gettato nel Nilo e trascinato dalla corrente;

che Iside, la sposa, si mette alla sua ricerca, lo ritrova in Asia e lo riporta in Egitto;

che poi Osiride viene fatto a pezzi dal nemico Arimane,

e che infine Iside sotterra i quattordici pezzi in posti diversi

in modo che da allora in avanti essi siano parte della Terra.

 

Da questa concezione si può dedurre come la saggezza egizia avesse pensato in un modo profondo

la connessione fra le potenze del cielo e quelle della Terra.

• Da un lato Osiride è il rappresentante delle potenze solari.

• Essendo passato attraverso la morte, in diversi posti e nello stesso tempo

egli è la forza che porta tutto a dare frutti sulla Terra.

 

L’antico saggio egizio pensa in modo spirituale come le potenze che brillano dal Sole comunichino con la Terra, come facciano parte della Terra e come poi, quali potenze solari sotterrate nella Terra, ritrasmettano all’uomo ciò che dalla Terra dà frutti.

 

Alla base della concezione egizia vi è

• che Osiride viene ucciso,                      • che la sposa Iside si deve mettere alla sua ricerca,

• che lo deve riportare in Egitto,           • e che poi egli agisce in altra forma, vale a dire dalla Terra.

 

Una delle piramidi egizie esprime tutto questo in modo specialmente significativo, perché gli egizi non solo scrivevano con i loro particolari caratteri la loro soluzione dei grandi misteri dell’universo, ma la esprimevano anche nelle loro opere architettoniche.

Una delle piramidi è costruita con misure tali che per la posizione del Sole l’ombra della piramide stessa scompariva con l’equinozio di primavera, perché cadeva sulla base, e ridiventava visibile dopo l’equinozio d’autunno.

Gli egizi volevano esprimere in tal modo come ciò che altrimenti riverbera dal Sole viene seppellito nella Terra dalla primavera all’autunno per svilupparvi le forze della Terra, affinché possa dare frutti dalla Terra quel che è necessario per gli uomini.

 

Dobbiamo così rivolgerci a un’immagine degli antichi egizi secondo la quale essi da un lato guardavano al Sole e all’alta Entità solare che onoravano, e dall’altro anche indicavano come quell’Essere solare, si fosse perduto in Osiride, come fosse stato cercato e ritrovato da Iside, affinché esso potesse continuare ad agire in un modo diverso.

Nel nostro quinto periodo postatlantico dobbiamo così ripetere diverse cose che in altra forma erano comparse nell’ambito della saggezza egizia; sulla base della scienza dello spirito deve quindi diffondersi nell’umanità una comprensione per come si devono guardare di nuovo i misteri sacerdotali egizi in senso cristiano e in modo adatto al nostro tempo.

 

Per gli egizi Osiride costituiva una specie di rappresentante del Cristo che non era ancora venuto, ma essi immaginavano a loro modo in Osiride l’Essere solare; pensavano che l’Essere solare fosse in certo modo andato perduto e che dovesse di nuovo venir cercato.

Noi non possiamo immaginare che il nostro Essere solare, il Cristo passato attraverso il mistero del Golgota, possa andar perduto per la umanità dopo esser disceso dalle altezze spirituali, essersi legato con l’uomo Gesù di Nazaret per rimanere da allora con la Terra. Egli è qui, e il canto di Natale può quindi ogni anno annunziare: « È nato per noi il Salvatore ». In tal modo non si esprime il carattere transitorio dell’evento, ma il suo aspetto eterno, e cioè non solo che allora a Betlemme era nato Gesù, ma che in sostanza Egli nasce di continuo, vale a dire che rimane nell’essere della Terra. Quel che per noi è il Cristo non può quindi andar perduto.

 

In un altro modo deve però adempiersi nel nostro tempo la leggenda di Iside.

Per noi non può andar perduto ciò che in misura maggiore ci vien dato da Osiride mediante il Cristo,

ma può andar perduto, ed è andato perduto

ciò che per la comprensione cristiana è posto accanto a Osiride;

per noi è andata perduta Iside, la madre del Salvatore, la divina saggezza « Sofia » .

 

Se ci dovrà essere un rinnovamento della leggenda di Iside, esso non ci dirà che Osiride è stato ucciso da Tifone-Arimane, che è stato trascinato via dalle acque del Nilo per esser poi ritrovato da Iside e rimesso nella Terra dopo il suo smembramento.

Noi dobbiamo invece ritrovare in certo modo la leggenda di Iside, il contenuto del mistero di Iside, ma dobbiamo costruirlo con l’immaginazione adatta al nostro tempo.

Deve esistere di nuovo una comprensione per le eterne verità universali, e noi dobbiamo poetare con l’immaginazione, come potevano farlo gli egizi.

Dobbiamo però ritrovare la giusta leggenda di Iside.

 

L’egizio, vale a dire l’uomo che viveva prima del mistero del Golgota, era ancora compenetrato dalle potenze luciferiche.

Quando nell’interiorità umana si trovano potenze luciferiche, quando potenze luciferiche muovono, compenetrano, intessono l’interiorità dell’uomo, questo fatto ha come conseguenza che nell’aspetto esterno dell’uomo si manifesta l’elemento arimanico nella sua efficienza.

Di conseguenza e giustamente, poiché era compenetrato dall’elemento luciferico, l’egizio vede un’immagine del mondo nella quale è attivo Tifone-Arimane.

 

Ci deve esser chiaro che l’umanità attuale è compenetrata arimanicamente, è mossa e spinta nell’interiorità da Arimane, così come il mondo egizio era mosso e spinto da Lucifero.

Quando però Arimane agisce attraverso Lucifero, allora l’uomo vede la sua immagine del mondo in figura luciferica.

Come vede l’uomo allora la sua immagine del mondo?

L’immagine del mondo in figura luciferica è creata, esiste, nell’epoca moderna è diventata sempre più popolare, più diffusa, ha raggiunto ogni strato sociale che voglia venir illuminato.

 

Occorre vedere, se il mistero di Natale deve venir capito,

che Lucifero è la potenza che vuole trattenere l’immagine del mondo in uno stadio precedente,

è la potenza che vuol immettere nell’attuale immagine del mondo ciò che vi era in stadi precedenti.

Naturalmente esiste nel presente tutto quanto era morale in stadi precedenti.

Lucifero ha tutto l’interesse ad eliminare dall’immagine del mondo la moralità come tale,

che ha sempre la sua grande importanza come elemento del presente

perché agisce in germe per una successiva creazione del mondo,

e a far apparire nell’immagine esteriore solo quanto è necessario secondo natura.

 

All’uomo moderno divenuto povero si presenta così una saggezza del mondo,

che in pari tempo offre un’immagine del mondo,

in cui le stelle si muovono secondo necessità amorali e soltanto meccaniche,

in cui le stelle si muovono in modo che non ci è possibile collegare al loro moto

nulla del senso morale esistente nell’ordine universale.

È un’immagine del mondo puramente luciferica.

 

Come l’egizio guardava nel mondo e doveva vedere Arimane-Tifone che gli prendeva il suo Osiride, così noi dobbiamo vedere l’immagine del mondo divenuta luciferica, l’immagine del mondo matematica e meccanica della nostra astronomia attuale (e in genere di tutte le nostre scienze) e avere ben chiaro che qui domina l’elemento luciferico, proprio come l’elemento di Tifone-Arimane dominava l’immagine egizia del mondo.

 

• Proprio come l’egizio vedeva la sua immagine esteriore del mondo in senso arimanico-tifonico,

• così l’uomo moderno vede con tratti luciferici ciò che vede a causa del suo essere arimanico.

Lucifero è presente, agisce.

• Proprio come nel vento e nelle intemperie, nelle tempeste invernali

l’egizio immaginava che agisse Arimane-Tifone,

• così l’uomo moderno deve pensare, guardando il mondo,

che gli appaia Lucifero nel fulgore del Sole, nel brillare delle stelle e nel movimento dei pianeti e della Luna.

 

L’immagine del mondo di Copernico, di Galileo e di Keplero è una costruzione luciferica.

Appunto perché essa corrisponde alle nostre forze arimaniche di conoscenza,

il suo contenuto è luciferico; e prego di notare bene la distinzione.

 

Nel tempo in cui ebbe luogo il mistero del Golgota

ciò che rende l’uomo capace di guardare conoscendo nel mondo agiva in due modi

• come « Sofia » divina,    • come saggezza che compenetra il mondo.

La divina « Sofìa », la saggezza celeste agiva

• attraverso la rivelazione ai poveri pastori sul campo    • e attraverso la rivelazione ai magi dell’oriente.

 

Questa saggezza, che nella sua ultima veste esisteva presso gli gnostici

(dai quali presero poi i primi padri della Chiesa e i dottori della Chiesa per comprendere il mistero del Golgota),

non potè trapiantarsi nell’epoca moderna;

venne repressa, venne uccisa da Lucifero, come un tempo Osiride fu ucciso da Arimane-Tifone.

 

• Per noi non è andato perduto Osiride, vale a dire il Cristo;

per noi è andato perduto (Sofia) ciò che abbiamo al posto di Iside.

Lucifero ce l’ha uccisa, e non ha gettato nel Nilo e poi seppellito nella terra

quel che era stato ucciso, come aveva fatto Tifone con Osiride,

ma l’entità di Iside, la divina saggezza uccisa da Lucifero,

fu dispersa nello spazio universale, fu sprofondata nel vasto oceano universale.

 

Mentre noi guardiamo in quell’oceano e vediamo i rapporti stellari solo in base a linee matematiche,

rimane in esso seppellito ciò che spiritualmente compenetra quel mondo,

rimane uccisa la divina « Sofia » che è succeduta a Iside.

Noi dobbiamo costruire questa leggenda, poiché essa rappresenta la verità del nostro tempo.

Dobbiamo parlare di Iside, vale a dire della divina « Sofia », uccisa e perduta,

nello stesso senso in cui l’antico egizio parlava del perduto e ucciso Osiride.

Dobbiamo muovere con quello che non abbiamo capito, ma che è in noi,

con la forza del Cristo, con la nuova forza di Osiride,

e cercare il cadavere della Iside moderna, il cadavere della « Sofia » divina.

 

Noi dobbiamo avvicinarci alla scienza Iuciferica e cercare la tomba di Iside,

vale a dire, movendo da quanto ci dà la scienza, dobbiamo trovare ciò che interiormente ci spinge

all’immaginazione, all’ispirazione e all’intuizione.

Così ci procuriamo l’aiuto del Cristo che rimane altrimenti buio e oscuro in noi,

se non lo illuminiamo con la saggezza divina.

 

Armati con la forza del Cristo, del nuovo Osiride,

dobbiamo andare alla ricerca di Iside, della nuova Iside.

• Lucifero non smembrerà Iside, come Tifone-Arimane aveva smembrato Osiride.

Al contrario: nella sua vera figura Iside è diffusa nella bellezza di tutto il cosmo.

• Questa Iside ci riluce auricamente incontro con la sua aura dal cosmo nei suoi molti colori luminosi.

Dobbiamo comprenderla guardando nel cosmo e vedendo auricamente il cosmo nei suoi colori luminosi.

 

Come allora Arimane-Tifone arrivò per smembrare Osiride, così ora arriva Lucifero il quale scioglie i colori nella loro differenziazione, fa confluire le parti diffuse, le parti della Iside moderna, quelle parti che formano tutta la volta celeste, le riunisce e le affardella.

Come Tifone aveva smembrato Osiride, così Lucifero riunisce nella luce bianca unitaria i molti colori differenziati e aurici che risplendono verso di noi dall’universo; quella luce bianca luciferica contro la quale insorse Goethe nella sua teoria dei colori, sostenendo che in essa devono essere contenuti i colori che sono diffusi sulle misteriose e variate azioni di tutto l’universo.

Nella nostra ricerca noi dobbiamo riuscire a ritrovare Iside, dobbiamo acquisire la possibilità di porre nell’universo quello che approfondiamo, dopo aver ritrovato Iside. Dobbiamo poterci porre di fronte in modo vivente ciò che conquistiamo mediante la Iside ritrovata, in modo che diventi spiritualmente per noi l’universo intero, il cosmo. Dobbiamo afferrare dall’interiorità Saturno, Sole, Luna, Terra, Giove, Venere e Vulcano.

 

Dobbiamo trasferire nel cielo quello che Lucifero ha fatto di Iside,

come Iside aveva seppellito nella terra i pezzi di Osiride che Tifone-Arimane aveva smembrato.

Dobbiamo comprendere che ci è dato trovare un’astronomia interiore mediante la forza del Cristo,

un’astronomia che ci mostri di nuovo l’universo che sorge e che è attivo nella forza dello spirito.

 

Ravvisando così nell’universo la ritrovata forza di Iside, che ora è però la forza della divina « Sofia »,

attraverso tale ritrovata forza di Iside,

il Cristo, che è unito con l’esistenza terrena dal mistero del Golgota, porterà l’uomo anche alla giusta attività,

perché è giunto alla giusta conoscenza.

Non ci manca il Cristo, ci manca invece la conoscenza del Cristo, la Iside del Cristo, la « Sofia » del Cristo.

 

Questo dobbiamo scrivere nell’anima quale contenuto del mistero di Natale. Dobbiamo arrivare a dirci che nel secolo diciannovesimo la teologia stessa è arrivata al punto di vedere nel Cristo solo l’uomo di Nazaret; quella teologia è cioè del tutto luciferizzata, non penetra più nei sostrati spirituali dell’esistenza.

• La conoscenza della natura esterna è luciferizzata,

• la teologia è luciferizzata.

 

Parlando dell’aspetto interiore dell’uomo, si potrebbe naturalmente altrettanto bene dire arimanizzata, come abbiamo visto dalla mia esposizione. Per l’egizio si dovrebbe allora dire luciferizzato, o arimanizzato, secondo l’aspetto considerato.

 

L’uomo odierno deve comprendere in un modo nuovo anche il mistero del Natale.

Deve comprendere di dover cercare Iside, affinché il Cristo gli possa apparire.

Nell’epoca moderna la sventura per l’umanità civile non è già di aver perso in qualche modo il Cristo

(che sta anzi di fronte a noi in una gloria maggiore di quanto non fosse Osiride per l’egizio),

di dover andare alla sua ricerca con la forza di Iside.

• No, quella che abbiamo perduta è la conoscenza, la visione del Cristo Gesù.

Dobbiamo ritrovarla con la forza del Cristo Gesù che è in noi.

 

Così dobbiamo guardare al contenuto della festa di Natale. Oggi per molti essa non è altro che un’occasione di regali, qualcosa che si continua per abitudine a festeggiare di anno in anno.

Come molte altre cose nella nostra vita, anche la festa di Natale è diventata una frase fatta. La vita moderna è anzi giunta alla sua calamità, al suo caos, proprio perché queste cose sono diventate frasi fatte. Questa è la ragione profonda per cui la vita moderna è giunta al caos attuale.

 

Se nella nostra comunità potessimo sviluppare i giusti sentimenti per quanto nel presente è diventato frase fatta, se da tali giusti sentimenti potessimo trovare gli impulsi per i rinnovamenti che sono necessari, allora la comunità che chiamiamo antroposofica sarebbe degna della sua esistenza.

Nell’ambito della nostra comunità dovrebbe esservi comprensione per quanto sia nocivo per l’epoca moderna che solennità quali la festa di Natale continuino come frasi fatte. Deve esservi comprensione per il fatto che in avvenire queste cose non dovranno continuare allo stesso modo, che dovranno ricevere un contenuto nuovo, che

• le antiche abitudini dovranno essere abbandonate e sostituite da vedute nuove.

 

Se non riusciamo a trovare il necessario coraggio interiore, noi mentiamo conservando l’antica frase fatta della festa natalizia annuale e celebrandola senza che l’anima sia presa da sentimenti adeguati. È forse l’umanità sollevata ai suoi massimi problemi se continuiamo nell’antica abitudine di scambiare regali in questa festa annuale del Cristo? o se al massimo ascoltiamo e seguiamo le parole, divenute anch’esse frasi fatte, degli attuali rappresentanti delle singole comunità religiose? Dovremmo davvero vietarci di rimanere a una simile vacuità della solennità natalizia. Dovremmo poter prendere la decisione di dare un contenuto, che faccia passare per le nostre anime sentimenti davvero sublimi e unici, a una festa che deve sollevare l’umanità a comprenderne il significato.

 

Chiediamoci se i sentimenti che oggi vivono nelle anime e nei cuori attorno all’albero di Natale, in occasione dei regali che la gente si scambia per antica tradizione o dei biglietti di auguri che portano frasi convenzionali, domandiamoci se in tutto ciò vivono sentimenti che sollevino l’umanità alla comprensione del significato per il proprio divenire terrestre.

La disgrazia del nostro tempo è proprio che non si possa trovare il coraggio di sollevarsi a un nuovo contenuto, al di sopra del carattere di frase fatta del nostro tempo. Dobbiamo invece ricordarci che ciò deve avvenire, che deve arrivare un nuovo contenuto il quale possa compenetrarci di nuovo con sentimenti unici che ci scuotano profondamente, come furono scossi quelli che furono veri cristiani nei primi secoli e che sentirono il mistero del Golgota, la venuta del Cristo sulla Terra, come la massima esperienza che potesse venir vissuta dall’umanità sulla Terra; noi dobbiamo di nuovo immettere nelle nostre anime qualcosa di questo modo di sentire.

 

La nostra anima potrà giungere a sentimenti unici,

se sentirà l’impegno di sperimentare la nuova leggenda di Iside nell’ambito dell’umanità moderna,

la leggenda dell’uccisione di Iside da parte di Lucifero, del suo trasferirsi nello spazio celeste,

divenuto a sua volta un’astrazione matematica e cioè la tomba di Iside, della ricerca della nuova Iside,

del suo ritrovamento attraverso lo stimolo delle interiori forze conoscitive spirituali

che al posto del cielo morto pongono ciò che, movendo dalla vita interiore,

ci fa di nuovo apparire le stelle e i pianeti

come monumenti delle potenze spirituali che si muovono nello spazio.

 

Oggi guardiamo giustamente alla mangiatoia natalizia sperimentando in modo unico ciò che si muove nello spazio e guardando poi all’Essere che è venuto nel mondo attraverso quel bambino. Sappiamo di portarlo in noi, ma dobbiamo portargli incontro la nostra comprensione. Di conseguenza, come l’egizio si rivolgeva da Osiride a Iside, noi dobbiamo imparare nuovamente a guardare alla nuova Iside, alla santa « Sofia ».

 

• Nel corso del secolo ventesimo il Cristo , ricomparirà nella sua figura spirituale

non perché avviene qualcosa solo da fuori,

ma perché gli uomini troveranno la forza che è rappresentata dalla santa « Sofia ».

• Nel corso dell’epoca moderna si è fatta strada la tendenza

di perdere proprio questa forza di Iside, proprio questa forza di Maria.

Essa è stata uccisa da tutto quanto si è formato nella coscienza moderna dell’umanità;

le confessioni moderne hanno appunto distrutto, almeno in parte, la concezione che si riferisce a Maria.

 

In un certo senso il mistero dell’umanità moderna è che in sostanza Maria-Iside è stata uccisa,

che essa deve venir cercata, così come Osiride venne cercato in Asia,

deve venir cercata nei grandi spazi celesti con la potenza che il Cristo può liberare in noi,

se ci abbandoniamo in modo giusto a Lui.

 

Immaginiamo e approfondiamo in modo giusto questa moderna leggenda di lside che di necessità si dovrà sperimentare, compenetriamone la nostra anima, e sperimenteremo allora nel suo giusto significato quello che molti rappresentanti dell’umanità credono che avvenga in questa notte santa per , arrivare al giorno di Cristo.