La libertà dell’uomo e l’epoca di Michele

O.O. 26 – Massime antroposofiche – Lettera del 22.02.1925 – massime n° 162-164


 

Nella facoltà umana della memoria vive l’immagine personale di una forza cosmica

che lavorò attorno all’entità umana nel modo descritto nelle nostre ultime considerazioni.

• Questa forza cosmica è peraltro attiva ancora nel presente.

• Sullo sfondo della vita umana essa agisce come forza di crescenza, come impulso vivificatore.

Ivi agisce per la sua massima parte.

Soltanto una parte minima di essa si separa e penetra come attività nell’anima cosciente.

Qui opera come forza della memoria.

 

Bisogna vedere nella giusta luce la forza della memoria.

• Quando l’uomo, nell’epoca attuale del divenire cosmico, percepisce con i sensi,

tale percepire è un momentaneo risplendere nella coscienza di immagini universali.

• Il risplendere avviene quando il senso è rivolto al mondo esterno; esso illumina la coscienza;

sparisce quando il senso non si rivolge più al mondo esterno.

 

Ciò che così si accende nell’anima umana non può avere durata, perché se l’uomo non lo eliminasse in tempo dalla sua coscienza, egli smarrirebbe se stesso nel contenuto della coscienza. Non sarebbe più se stesso. Soltanto per breve tempo, nelle cosiddette « immagini riflesse » che tanto interessavano Goethe, questa « illuminazione » può vivere nella coscienza per mezzo della percezione. Questo contenuto della coscienza non può neppure irrigidirsi ad « essere »; deve rimanere immagine. Può altrettanto poco diventare reale, quanto non può diventare reale l’immagine nello specchio.

 

• Nel darsi a cosa che si estrinsecasse nella coscienza come realtà,

l’uomo perderebbe altrettanto se stesso, quanto nel darsi a cosa che avesse durata di per sé.

Anche in questo caso egli non potrebbe più essere se stesso.

 

La percezione del mondo esteriore per mezzo dei sensi è così un interiore dipingere dell’anima umana.

Un dipingere senza materiali.

Un dipingere nel divenire e nello svanire dello spirito.

Come in natura l’arcobaleno sorge e svanisce senza lasciar traccia,

così la percezione sorge e svanisce senza che essa, per sua propria natura, lasci dietro di sé alcun ricordo.

 

Ma contemporaneo ad ogni percezione si svolge un altro processo fra l’anima umana e il mondo esteriore; un processo riposto in parti più recondite della vita animica, là dove operano le forze della crescita, gli impulsi della vita. In questa parte della vita animica, nel percepire si imprime non solo un’immagine passeggera, ma una riproduzione reale e duratura.

Questa l’uomo può sopportarla, poiché si ricollega con l’essere dell’uomo quale contenuto universale. Nel compiersi di questo fatto, egli non può smarrire se stesso, come non si smarrisce quando cresce e si alimenta, senza averne piena coscienza.

Quando dunque l’uomo trae dalla sua interiorità i propri ricordi, abbiamo una percezione interiore di quanto è rimasto nel secondo processo che si svolge nella percezione esteriore.

Anche qui l’anima dipinge, ma ora dipinge il passato che vive nella propria interiorità umana. Anche durante questo dipingere non deve formarsi nella coscienza alcuna realtà durevole, ma soltanto una immagine che sorge e svanisce.

 

• Così nell’anima umana si collegano il rappresentare percepiente e il ricordare.

• Ma le forze della memoria tendono incessantemente ad essere più di quanto possano

se l’uomo, come essere autocosciente, non deve perdere se stesso.

 

Nel divenire umano le forze della memoria sono infatti residui del passato,

e come tali appartengono al dominio di Lucifero.

• Questi tende a condensare nell’essere umano le impressioni del mondo esterno,

in modo che esse continuamente splendano come rappresentazioni nella coscienza.

• Tale tendenza di Lucifero sarebbe coronata da successo, se non le si contrapponesse la forza di Michele.

Essa non permette che ciò che viene dipinto nella luce interiore si irrigidisca a sostanzialità di essere,

ma lo mantiene nell’immagine che sorge e svanisce.

 

La forza eccedente, che per opera di Lucifero urge dall’interiorità umana, nell’epoca di Michele verrà trasformata in forza immaginativa perché a poco a poco, nella generale coscienza umana intellettuale, penetrerà la forza dell’immaginazione. Con questo però l’uomo non caricherà di una realtà duratura la sua coscienza del momento; questa rimarrà attiva in immagini che sorgono e svaniscono. Ma con le sue immaginazioni l’uomo si eleva ad un mondo spirituale superiore, come con i suoi ricordi si immerge nella propria entità umana. Egli non trattiene le sue immaginazioni dentro di sé; esse sono iscritte nell’essere del cosmo; e da questo l’uomo può sempre di nuovo dipingersele nella vita rappresentativa di immagini.

 

Viene così accolto dal mondo dello spirito ciò che Michele preserva dall’irrigidirsi nell’interiorità umana.

• Quello che l’uomo sperimenta della forza dell’immaginazione cosciente

diviene al tempo stesso contenuto del mondo.

La possibilità che ciò avvenga è un risultato del mistero del Golgota.

La forza del Cristo imprime nel cosmo l’immaginazione umana.

La forza del Cristo che è collegata con la terra.

 

Fino a quando essa non era collegata con la terra, ma agiva sulla terra dal di fuori come forza solare,

tutte le forze di crescenza e tutti gli impulsi vitali scendevano nell’interiorità dell’uomo.

Per loro mezzo l’uomo veniva configurato e mantenuto dal cosmo.

Da che l’impulso-Cristo vive con la terra, l’uomo viene nuovamente restituito al cosmo nella sua entità autocosciente.

 

L’uomo, da essere cosmico, è divenuto essere terrestre;

egli ha la disposizione a ridiventare un essere cosmico,

dopo essere diventato « se stesso » quale entità terrestre.

• Nel fatto che l’uomo, nel suo rappresentare momentaneo,

non vive nell’essere, ma soltanto in un riflesso dell’essere, in un essere-immagine,

sta la possibilità dello svolgersi della libertà.

 

È costrizione tutto ciò che nella coscienza è essere.

Solo l’immagine non può costringere.

Se, per sua impressione, qualcosa ha da accadere, deve accadere del tutto indipendentemente dall’immagine.

 

L’uomo diventa libero

per il fatto di sollevarsi con la sua anima cosciente fuori dall’essere,

e di comparire nell’essere-immagine, privo di essere.

• Qui sorge un importante quesito: « L’uomo non perde forse l’essere,

se con una parte della propria entità lo abbandona e si precipita nel non-essere? ».

• Questo è un altro punto per il quale, nello studio del mondo, ci troviamo davanti ad uno dei grandi enigmi.

 

Ciò che nella coscienza viene sperimentato come rappresentazione proviene dal cosmo.

Di fronte al cosmo l’uomo si precipita nel non-essere.

Nel rappresentare egli si libera di tutte le forze del cosmo.

Dipinge il cosmo, al di fuori del quale egli si trova.

 

• Se la situazione fosse soltanto così, la libertà splenderebbe nell’essere umano per un attimo cosmico;

ma nello stesso attimo l’entità umana si dissolverebbe.

• Invece, mentre nel rappresentare l’uomo si libera dal cosmo,

egli è nondimeno vincolato nella sua vita animica non cosciente

alle sue vite terrene passate e alle sue vite fra morte e nuova nascita.

 

Quale uomo cosciente egli vive nell’essere-immagine,

e con la sua parte incosciente si tiene nella realtà spirituale.

• Mentre nell’io presente sperimenta la libertà, il suo io passato lo trattiene nell’essere.

 

• Riguardo all’essere, l’uomo nel suo rappresentare si abbandona completamente

a ciò che egli è divenuto attraverso il suo passato cosmico e terreno.

• Con ciò abbiamo indicato nell’evoluzione umana quell’abisso del nulla

che l’uomo deve saltare nel diventare un essere libero.

L’azione di Michele e l’impulso-Cristo rendono possibile tale salto.

 


 

162Nella rappresentazione

l’uomo non vive con la sua anima cosciente nell’essere, bensì nell’immagine, nel non-essere.

Con questo egli è liberato dal convivere col cosmo.

Le immagini non costringono. Solo l’essere costringe.

Se quindi l’uomo si regola secondo le immagini,

questo avviene del tutto indipendentemente dalle immagini, cioè in libertà dal mondo.

 

163Nell’attimo di una tale rappresentazione, l’uomo è collegato con l’essere del mondo

soltanto da ciò che egli è divenuto per effetto delle sue vite terrene precedenti,

e di quelle fra la morte e la nascita.

 

164L’uomo può fare il salto al di là del non essere rispetto al cosmo

solo mediante l’attività di Michele e l’impulso-Cristo.