La Loggia spirituale dei 12 bodisatva e il Tredicesimo

O.O. 114 – Il Vangelo di Luca – 21.09.1909


 

In una leggenda antica ci viene pure narrato che il Buddha,

mentre si stava preparando al passaggio da bodisatva a Buddha,

entrò in rapporto col Visva Karman, più tardi chiamato Cristo.

 

La leggenda ci narra che, approssimandosi il suo ventinovesimo anno, egli fuggì in carrozza dal palazzo dove fino allora era stato custodito e curato. Vide prima un vecchio, poi un malato e poi un cadavere; ed imparò così a conoscere a poco a poco la miseria della vita. Vide poi un monaco che aveva abbandonato la vita in cui regnano appunto vecchiaia, malattia e morte. E qui la leggenda ci presenta una verità profonda; ci narra che il Buddha decise di non entrare subito nel mondo, ma di tornare ancora una volta indietro.

 

Ed allora – dice la leggenda – da altezze spirituali egli venne ornato della forza che il divino artista Visva Karman, apparsogli, irraggiava sulla Terra. Il bodisatva venne ornato della forza stessa del Visva Karman, più tardi chiamato Cristo. Per lui dunque il Cristo era ancora qualcosa di esteriore, non era ancora congiunto con lui. In quel tempo anche il bodisatva si stava avvicinando al suo trentesimo anno, ma non avrebbe ancora potuto effettuarsi l’incarnazione del Cristo in un corpo umano.

 

A tal fine il bodisatva dovette prima rendersi maturo; e si rese maturo, appunto, mediante la sua vita di Buddha. Quando poi apparve nel nirmanakaya , fu suo compito di render maturo il corpo del Gesù natanico (ch’egli stesso però non assunse) ad accogliere in sé il Visva Karman, ossia il Cristo.

Così le forze dell’evoluzione della Terra cooperarono tutte all’attuazione dell’evento sublime.

 

Ed ora dobbiamo farci un’altra domanda: in che rapporto sta il Cristo, sta il Visva Karman

con quella categoria di esseri di cui fece parte, per esempio, il bodisatva che diventò poi Buddha?

Con questa domanda sfioriamo uno dei più alti misteri dell’evoluzione.

Per gli uomini attuali è difficile anche solo intuire quali immensità si celino dietro a questo mistero.

 

Le entità dei bodisatva, di cui fa parte il bodisatva che diventò Buddha

e che ebbe la missione di dare all’umanità la dottrina della compassione e dell’amore,

sono in tutto dodici; esse sono connesse col cosmo a cui la nostra Terra appartiene.

Uno di questi dodici è il bodisatva che diventò Buddha cinque o sei secoli prima della nostra èra.

Ognuno dei bodisatva ha una determinata missione.

 

Come il Buddha ebbe la missione di donare alla Terra la dottrina della compassione e dell’amore,

così anche gli altri bodisatva hanno le loro missioni ch’essi devono compiere nelle diverse epoche dell’evoluzione.

Il Buddha è intimamente congiunto all’attuale missione della Terra,

appunto perché lo sviluppo del senso morale è il compito della nostra epoca;

è il compito che ha avuto inizio cinque o sei secoli prima di Cristo, con la comparsa del Buddha,

e che verrà poi rilevato dal successore del Buddha,

dal bodisatva che diventerà Buddha in avvenire, dal Maitreya Buddha.

 

Così procede l’evoluzione: i bodisatva discendono sulla Terra

per incorporare di tanto in tanto, nell’evoluzione terrestre, quello che è l’oggetto della loro missione.

Abbracciando con lo sguardo tutta l’evoluzione della Terra, si trovano appunto dodici bodisatva.

Essi appartengono a una possente comunità di spiriti

che di tanto in tanto invia uno di loro sulla Terra, con una speciale missione.

 

Dobbiamo riconoscere, nell’accolta dei dodici bodisatva,

un centro spirituale che dirige tutta l’evoluzione della nostra Terra.

Comprenderemo la loro natura, esaltando il concetto di maestro che già possediamo.

Essi sono appunto i maestri, i grandi ispiratori delle diverse qualità e facoltà che gli uomini devono appropriarsi.

Donde ricevono i bodisatva quello che di epoca in epoca essi hanno da annunziare?

 

Se si potesse penetrare con lo sguardo nel centro spirituale dei bodisatva, nella sfera dei dodici bodisatva,

si troverebbe che in mezzo a loro, nel nostro universo, sta un tredicesimo;

questo tredicesimo non possiamo chiamarlo un maestro, nel senso in cui chiamiamo maestri i dodici bodisatva,

ma dobbiamo chiamarlo l’essere da cui emana sostanzialmente la saggezza stessa.

 

Chi voglia spiegare la cosa in modo giusto, dovrà dire:

i dodici bodisatva, nella loro loggia spirituale, siedono intorno al loro centro;

sono immersi nella contemplazione dell’entità sublime che fa fluire in loro

quello ch’essi hanno poi il compito di portare nell’evoluzione della Terra.

Da questo tredicesimo fluisce tutto quello che gli altri dovranno poi insegnare.

 

Essi sono i maestri, gli ispiratori; il tredicesimo, nella sua stessa entità,

è l’oggetto dell’insegnamento degli altri dodici.

Di epoca in epoca essi parlano di lui, rivelandolo.

 

Questo tredicesimo è quello che gli antichi risci chiamavano Visva Karman,

e che Zaratustra chiamò Ahura Mazdao; è colui che noi chiamiamo il Cristo.

Egli è il condottiero e la guida dei bodisatva;

e il loro intero coro annunzia la dottrina del Visva Karman, la dottrina del Cristo.

 

• Colui che cinque o sei secoli avanti Cristo era passato dal grado di bodisatva a quello di Buddha,

era stato ornato delle forze del Visva Karman.

Il Gesù natanico invece, che accolse in sé il Cristo, non fu soltanto ornato, ma fu «unto»,

ossia fu compenetrato dal Visva Karman, fu pervaso dal Cristo.