La Luna verso l’esterno è lo specchio degli impulsi fisici e spirituali del cosmo

O.O. 136 – Le entità spirituali nei corpi celesti e nei regni della natura – 02.09.1912


 

Il nostro vero io, reale, interiore, non lo portiamo con noi dal mondo spirituale nel mondo fisico sulla terra.

Lo lasciamo sempre nel mondo spirituale.

• Era nel mondo spirituale prima che noi scendessimo nell’esistenza terrena.

È ancora in quel mondo fra il momento in cui ci addormentiamo e il risveglio.

Rimane sempre nel mondo spirituale.

 

• Quando di giorno abbiamo la nostra attuale coscienza di uomini e ci definiamo un io,

la parola “io” indica qualcosa che non è presente in questo mondo fisico, in cui ve n’è solo l’immagine.

 

Non consideriamo noi stessi nel modo corretto dicendo: io sono quest’uomo robusto qui sulla terra e vi sto col mio vero essere; saremmo invece nel giusto dicendo: il nostro vero essere è nel mondo spirituale. Ciò che di noi è qui sulla terra è un’immagine, o meglio una copia del nostro vero essere. L’affermazione più corretta è che quello sulla terra non va considerato l’essere umano reale, ma la sua immagine.

 

Tale carattere di immagine può diventarci ancora più chiaro.

Pensiamo a noi stessi mentre dormiamo.

L’io e il corpo astrale sono lontani dal corpo fisico e da quello eterico.

Ma l’io agisce nel sangue e nei movimenti umani.

Questi movimenti si interrompono quando nel sonno l’io è lontano;

ma il sangue continua ad agire benché l’io non sia presente.

 

Basta osservare il corpo fisico per domandarsi che cosa ne avvenga mentre si dorme.

Il sangue allora deve pur essere sostenuto in un certo modo da qualcosa, come di giorno, durante la veglia lo è dall’io.

Lo stesso vale per il corpo astrale che vive sempre in tutto il processo di respirazione

ma che lo abbandona durante la notte; eppure tale processo continua!

 

Vi deve allora essere qualcosa che agisce come fa il corpo astrale nella vita diurna.

Nel sonno con il corpo astrale o con il nostro io abbandoniamo le forze della pulsazione del sangue.

Che cosa fanno durante la notte?

 

Quando giaciamo distesi nel letto e l’io ha lasciato le forze del sangue che pulsa,

in esse entrano entità della più vicina gerarchia superiore: allora Angeli, Arcangeli

e Archai vivono in quegli stessi organi in cui di giorno, durante la veglia, vive l’io.

• Negli organi della respirazione che noi abbiamo abbandonato

perché il corpo astrale ne è fuori, agiscono durante la notte

esseri della gerarchia successiva: Exusiai, Dynamis, Kyriotetes.

 

La situazione è dunque che quando, addormentandoci la sera, predisponiamo con l’io e il corpo astrale la nostra partenza dalla corporeità diurna, Angeli, Arcangeli ed entità spirituali superiori entrano in noi e mentre siamo lontani i nostri organi continuano a vivere dall’istante in cui ci addormentiamo a quello in cui ci svegliamo.

 

Per quel che riguarda il corpo eterico  

non siamo ancora in grado di fare, neppure nella veglia diurna, quel che vi deve essere fatto,

e lo devono compiere le entità della gerarchia più alta, Serafini, Cherubini e Troni,

che vi rimangono sempre anche quando siamo svegli.

 

E poi il nostro corpo fisico!

Se dovessimo occuparci da soli di quel che avviene nel nostro corpo nei suoi grandiosi, potenti processi,

non solo lo faremmo male, ma soprattutto non sapremmo da che parte cominciare

perché in tale campo siamo del tutto sprovveduti.

Quel che l’anatomia dice del corpo fisico non riuscirebbe a mettere in movimento un solo atomo.

 

A questo presiedono ben altre potenze.

Quelle stesse potenze che da tempi antichissimi vengono chiamate la somma Trinità:

le potenze del Padre, del Figlio e dello Spirito, la vera Trinità che dimora nel nostro corpo fisico.

• Possiamo dunque affermare che durante tutta la vita terrena il nostro corpo fisico non ci appartiene,

attraverso di noi non potrebbe avvenire la sua evoluzione.

 

Come dissero gli antichi, è il vero tempio della divinità, della divinità che si manifesta come trina.

• Il nostro corpo eterico è la sede della gerarchia di Serafini, Cherubini, Troni;

essi curano tutti gli organi che sono assegnati al corpo eterico.

• I nostri organi fisici ed eterici, che di notte vengono abbandonati dal corpo astrale,

devono essere curati dalla seconda gerarchia: Kyriotetes, Dynamis, Exusiai.

• E i nostri organi che vengono abbandonati dall’io

devono essere curati dalla terza gerarchia: Angeli, Arcangeli, Archai.

 

Vi è nell’uomo un operare ininterrotto che non proviene solo da lui stesso. Durante la veglia egli abita per così dire da ospite il proprio organismo, contemporaneamente tempio e dimora degli spiriti delle gerarchie superiori.

 

Considerando tutto questo possiamo concludere che si guarda in modo giusto la figura fisica umana

solo considerandola un’immagine, l’immagine dell’azione di tutte le gerarchie.

Esse sono al suo interno.

• Guardando la testa umana nella sua conformazione, in tutti i particolari,

ed anche come è plasmato il resto del corpo, sarei nell’errore dicendo che è questo o quell’essere;

dovrei invece dire che è immagine di un agire invisibile, sovrasensibile di tutte le gerarchie.

 

Solo quando si penetra in tal modo nelle cose,

si parla correttamente fin nel dettaglio di ciò che in genere viene sempre spiegato nell’astrattezza più assoluta.

Viene detto che il mondo fisico non è la realtà, è maya,  e che la realtà rimane dietro di esso.

Non è un inizio che porti molto lontano: è solo una verità generica, come quando si dice che nei prati spuntano i fiori.

 

Si può iniziare qualcosa solo sapendo quali fiori crescano nel prato; così si può intraprendere qualche cosa

solo con una conoscenza dei mondi superiori che giunga ad indicare nei particolari

quale sia l’azione di tali mondi in ciò che esteriormente appare come immagine,

maya, riflesso, manifestazione nella sfera fisico-sensibile.

 

Per la sua vita terrena diurna, ma anche per quella notturna, l’uomo considerato come un tutto non solo è in relazione con ciò che lo circonda in questa esistenza, ma anche con il mondo della spiritualità superiore.

Come una spiritualità che si potrebbe definire inferiore agisce sulla terra attraverso i regni della natura (minerale, vegetale, animale), così attraverso le stelle agisce sull’essere umano una spiritualità superiore.

 

L’uomo considerato come essere completo è sì in relazione qui sulla terra con le piante e gli animali, l’acqua e l’aria attraverso la sua esistenza terrena, ma allo stesso modo è nella sua interezza in relazione con il mondo delle stelle che a sua volta è solo immagine, manifestazione di quel che è presente in realtà, e cioè proprio gli esseri delle gerarchie superiori.

Levando lo sguardo alle stelle, in effetti guardiamo gli esseri spirituali delle gerarchie che irraggiano verso di noi una sorta di luce simbolica del loro essere, una traccia per la vita fisica di ciò che di spirituale ricolma l’universo intero.

 

Come sulla terra proviamo il desiderio di conoscere la montagna, il fiume, l’animale, la pianta, così dovremmo sentire il desiderio di conoscere il mondo delle stelle nella sua verità. Nella sua verità è un mondo spirituale.

A Penmaenmawr ho fatto qualche accenno alla spiritualità della Luna, come risplenda verso di noi dal cosmo proprio ora, in questa fase dell’evoluzione terrestre.

 

In realtà, guardando la Luna, non ne vediamo mai l’interezza

ma al massimo una pallida traccia come proseguimento della falce luminosa,

vediamo sempre solo luce del sole riflessa e mai la Luna stessa;

così sono solo le forze dell’universo rispecchiate dalla Luna che ci giungono sulla terra e non ciò che vive in essa.

 

Rimandare sulla terra la luce del Sole è solo una parte, e certo minima, di ciò che concerne la Luna.

In verità ci rimanda come uno specchio tutti gli impulsi fisici e, spirituali che dall’universo agiscono su di essa.

Come non si vede ciò che è dietro uno specchio, così non si vede mai quel che vi è nella Luna,

ma al suo interno vi è un intero popolo spirituale con alte potenze di guida.

 

Queste alte potenze e tutta la popolazione lunare erano un tempo sulla terra

e, in un’epoca che risale a più di 15.000 anni fa, la abbandonarono

seguendo la Luna che in precedenza aveva un aspetto fisico diverso.

La Luna non solo rinvia sulla terra la luce solare ma a tale luce frammischia il proprio essere.

 

Questo ci riguarda meno; quel che ci deve interessare è che la Luna oggi

è come una fortezza dell’universo, in cui abita una popolazione

che ha compiuto il destino umano già più di 15.000 anni fa

e che si è diretta verso la Luna insieme alle guide dell’umanità.

 

Vi erano allora sulla terra entità evolute che non avevano assunto un corpo umano fisico come quello dell’uomo odierno, ma vivevano piuttosto in un corpo eterico e che non di meno furono grandi maestri ed educatori per gli uomini di quel tempo.

 

Quei grandi maestri che diedero all’umanità la saggezza primigenia,

un’elevata, mirabile saggezza di cui i Veda e i Vedanta sono solo un’eco,

vivono oggi dentro la Luna e irraggiano sulla terra quel che vive nell’universo al di fuori della Luna.

Sulla terra è rimasto qualcosa di quelle forze lunari: sono le forze della riproduzione nell’uomo e negli animali.

Quando allora, durante l’antica epoca atlantica,

i grandi maestri dell’umanità seguirono la Luna che già prima si era staccata,

sulla terra rimase solo ciò che è estremamente fisico.

 

Osservando la Luna, la vediamo nella sua realtà solo se comprendiamo come le alte entità spirituali, un tempo legate alla terra, adempiano il proprio compito non irraggiando sul nostro pianeta quel che loro stesse portano in sé, ma bensì riflettendo verso di noi le forze fisiche e spirituali trasmesse dall’universo.

 

Chi oggi è alla ricerca di un sapere iniziatico

deve prima di ogni altra cosa aspirare a ricevere in tale sapere

quel che hanno da dirgli gli esseri lunari con le loro forze superiori.

In un certo senso è una struttura a se stante nell’universo, una colonia, un insediamento;

altri ve ne sono nel nostro sistema solare, altrettanto importanti.