La missione del Cristo sulla terra – cancellare la falsa figura della morte

O.O. 112 – Il Vangelo di Giovanni in relazione agli altri 3 – 06.07.1909


 

Consideriamo in particolare un momento ben determinato della nostra evoluzione terrestre:

il momento in cui venne eretta la croce sul Golgota,

in cui il sangue fluì dalle ferite del Cristo Gesù.

Consideriamo questo momento della nostra evoluzione terrestre.

 

Fino a quel momento si era svolto nell’umanità ciò che era la conseguenza dell’entrata nell’interiorità umana delle forze riunite delle entità luciferiche e arimaniche. Per effetto di quell’intervento, l’uomo penetrò, nei riguardi del mondo esteriore, nella maya o nell’illusione: Arimane fece sì che il mondo esteriore non apparisse all’uomo nel suo vero aspetto, ma soltanto come un mondo fisico materiale, come se dietro alla materia non vi fosse lo spirito.

L’uomo si è dunque trovato per molto tempo (e per molti partecipanti all’evoluzione vi si trova ancora oggi), in uno stato determinato dall’errore, perché egli vede intorno a sé soltanto impressioni sensibili materiali, e le elabora con le sue rappresentazioni.

 

A causa di questo influsso di Arimane, o di Mefistofele,

l’uomo vede dunque il mondo esteriore in un’immagine sbagliata,

e si forma delle rappresentazioni illusorie e non vere sul mondo spirituale.

Ma tutto lo spirituale è in relazione con effetti fisici,

e abbiamo visto quali effetti fisici accompagnano l’immagine illusoria dell’osservazione esteriore.

 

Abbiamo visto che fu proprio per conseguenza dell’influsso luciferico e arimanico che il sangue umano diventò sempre meno atto a dare all’uomo la facoltà di vedere nel mondo esteriore ciò che è giusto; con il deterioramento del sangue, con la sua dissoluzione, quale avvenne durante il periodo dell’antica consanguineità, con quella disgregazione, con quel morire del sangue attraverso le mescolanze, era così legato un crescendo progressivo dell’illusione, perché l’uomo non poteva più interrogare l’antica saggezza che possedeva prima come eredità, e che gli diceva non essere vero che il mondo esteriore è soltanto materia perché, se ci si attiene agli antichi residui ereditari della saggezza, essi ci dicono che dietro al mondo fisico vi è un mondo spirituale.

 

Ma quei residui di eredità andarono perdendosi sempre più, e l’uomo si trovò sempre più indirizzato con tutta la sua vita animica e la sua conoscenza verso il mondo fisico. Questo trasformò per lui ogni impressione fisica in illusione, in errore.

Se non fosse intervenuto l’influsso del Cristo, l’uomo si sarebbe ridotto alla fine a dover perdere tutti gli antichi avanzi di saggezza, e ad essere a poco a poco indirizzato al solo mondo esteriore e alle impressioni dei sensi. Egli avrebbe dimenticato l’esistenza di un mondo spirituale. Ecco ciò che sarebbe avvenuto: l’uomo sarebbe diventato cieco per il mondo spirituale.

 

Dobbiamo ora considerare molto seriamente la verità che l’uomo sarebbe caduto sempre più in balìa dell’errore e della illusione sul mondo esteriore.

Non è tanto semplice comprendere seriamente tutta la portata di questa verità, della caduta dell’uomo nell’errore in merito alle impressioni esteriori del mondo dei sensi.

Cerchiamo di renderci conto che cosa significhi riconoscere come illusioni, come errori, tutte le impressioni esteriori dei sensi, quali ci appaiono nel mondo fisico-sensibile.

 

Dobbiamo imparare a dirci che i fatti e le impressioni del mondo dei sensi

e l’impressione che fanno su di noi, sono falsi;

dobbiamo imparare a vedere la loro vera forma dietro le impressioni esteriori.

 

Citerò un evento per il quale l’uomo difficilmente può arrivare ad applicare la verità; al punto da dirsi che la forma in cui tale evento appare nel mondo esteriore non è vera, è illusione, è maya. Si sa di quale evento parli: è la morte.

La morte ci appare nel mondo fisico esteriore e parla alla nostra conoscenza, ma a poco a poco tale conoscenza, sotto l’influenza dei fatti che abbiamo descritto, è diventata tale da poter comprendere soltanto avvenimenti fisici esteriori.

Quindi anche la morte, quale è divenuta, ha caratteristiche tali da poter essere considerata dagli uomini soltanto dal punto di vista del mondo fisico esteriore. E appunto a proposito della morte l’umanità ha dovuto cadere nelle opinioni più sbagliate e fatali.

 

Dobbiamo quindi trarne la conseguenza che la forma in cui la morte ci appare è maya, illusione, inganno.

Davanti ai nostri occhi si svolgono nel mondo fisico gli avvenimenti più diversi.

 

Si presentano ai nostri occhi le stelle, sparse nello spazio cosmico, le montagne, le piante, gli animali, tutto il mondo dei nostri minerali; anche l’uomo, e tutti gli altri fatti che possiamo conoscere mediante l’osservazione dei sensi. E se ci domandiamo da dove provengano questi fatti, da dove provenga questo mondo fisico esteriore, che ci si manifesta quale mondo materiale, dobbiamo rispondere che esso proviene dallo spirito.

 

Lo spirito è alla base del nostro mondo fisico sensibile.

Se si risalisse alla forma originaria dello spirito, dalla quale procede tutto il fisico sensibile,

si dovrebbe chiamarla la base di ogni esistenza,

vale a dire ciò che nell’esoterismo cristiano, nella Divinità, viene chiamato Principio-Padre.

Il divino Principio-Padre è alla base di tutto il creato.

 

Che cosa dunque è stato occultato all’uomo, quando tutto si immerse per lui nella maya o illusione? Il divino Principio-Padre! Invece delle immagini illusorie dei sensi, egli avrebbe dovuto scorgere ovunque attorno a lui il divino Principio-Padre. Il principio divino-spirituale del Padre, a cui appartengono tutte le cose e l’uomo stesso: ecco che cosa egli doveva vedere ovunque. Il principio divino-spirituale del Padre, di cui fanno parte tutte le cose e l’uomo stesso, non si rivela dunque nel suo vero aspetto. Per il fatto che l’uomo ha subito la diminuzione delle sue facoltà di cui abbiamo parlato, il Principio-Padre si palesa attraverso la grande illusione, attraverso la maya.

 

Che cosa è intessuto nella grande illusione?

Fra tutti i fatti che vediamo, ci se ne presenta uno di importanza essenziale: la morte.

• L’uomo dovrebbe dirsi che gli oggetti esteriori, che si offrono ai nostri sensi,

sono in realtà il Principio-Padre, manifestano l’elemento divino-spirituale del Padre.

• E se in tutto il mondo esteriore dei sensi vi è per noi intessuta la morte,

essa è dunque per noi qualcosa che appartiene al principio divino-spirituale del Padre.

 

Dato che l’uomo si è evoluto come si è evoluto,

il principio Padre si è nascosto per lui in molti veli e infine nel velo della morte.

Che cosa si deve dunque cercare dietro la morte e dietro ogni cosa sensibile?

Il Padre, il Padre cosmico!

 

Come l’uomo deve imparare a dire di ogni singola cosa che in verità essa è il Padre, così deve imparare a dirsi che la morte è il Padre. E perché nel fisico-sensibile ci appare un’immagine falsa del Padre? Perché l’immagine del Padre ci appare talmente contraffatta, da sembrare alterata al punto da apparire sotto la forma menzognera della morte? Perché a tutta la nostra vita è frammischiato il principio di Lucifero-Arimane!

Se dunque l’uomo doveva venir guidato da una concezione sbagliata, menzognera e illusoria della morte, ad una concezione giusta di essa, che cosa doveva succedere?

 

Per mezzo dei fatti l’uomo doveva essere illuminato sulla morte. Doveva avvenire qualcosa per mezzo di cui l’uomo potesse imparare che quanto egli sapeva e sentiva intorno alla morte, non è vero; come pure non è vero tutto ciò che ha potuto fare sotto l’impulso della sua rappresentazione della morte. Doveva verificarsi un fatto che gli ponesse davanti agli occhi la vera figura della morte.

 

Doveva venir cancellata la falsa figura della morte,

e al suo posto doveva essere messa una figura vera della morte.

 

Questa fu la missione del Cristo sulla terra:

in luogo della figura menzognera della morte, porre con la sua azione la vera figura della morte.