La nuova manifestazione di Michele

O.O. 152 – Verso il mistero del Golgota – 02.05.1913


 

Sommario: L’entità di Jehova. Michele, il “volto di Jehova”. Michele ed altri Arcangeli quali ispiratori dei periodi di civiltà che si susseguono. La connessione del Cristo col destino dell’umanità e la sua fusione con l’evoluzione della Terra. La nuova manifestazione di Michele.

 

Il più difficile a comprendersi fra tutti i misteri, perfino per coloro che sono già progrediti nelle conoscenze occulte, è il mistero del Golgota; e di tutte le verità a cui all’umanità è dato di accostarsi, quella che riguarda il mistero del Golgota può più di ogni altra essere fraintesa. Ciò dipende dal fatto che il mistero del Golgota, in tutta l’evoluzione della Terra, è un evento unico nel suo genere, e che nell’evoluzione dell’umanità sulla Terra costituisce un impulso di potenza tale, quale mai prima si era verificata e mai in modo simile si ripeterà. È vero che la ragione umana, per giungere alla comprensione delle cose, cerca sempre un termine di paragone, un confronto: tuttavia ciò che non ha termini di paragone non può essere paragonato a nulla, ed essendo cosa unica nel suo genere, difficilmente la si comprenderà.

 

Nel nostro movimento scientifico spirituale ci siamo sforzati di caratterizzare il mistero del Golgota sotto i più diversi aspetti. Però, per descrivere questo poderoso evento dell’evoluzione umana sulla Terra, si possono scegliere sempre nuovi punti di vista e mettere in evidenza nuove caratteristiche.

Oggi esamineremo un determinato punto di vista, un determinato aspetto, e dovremo convergere particolarmente la nostra attenzione su quanto in un certo senso può chiamarsi il rinnovamento del mistero del Golgota nel nostro tempo, nel nostro attuale ciclo dell’evoluzione umana.

 

• Chi vuol giungere ad una comprensione profonda del mistero del Golgota, non deve considerarlo come qualcosa di assolutamente scisso dall’evoluzione dell’umanità, come qualcosa che riguarda soltanto un periodo di tre, o di trentatré anni.

Dovrebbe invece tener conto del periodo in cui si è verificato, ossia del quarto periodo di civiltà postatlantica, della cosiddetta epoca di civiltà greco-latina; oltre a ciò, dovrebbe tener conto che esso è stato preparato nel corso di tutta la storia dell’antico popolo ebraico.

Per il mistero del Golgota non è decisivo soltanto ciò che è avvenuto nell’umanità nel quarto periodo di civiltà postatlantica, ma è essenziale anche ciò che è andato preparandosi durante tutto il corso della antica civiltà ebraica: intendo alludere al culto di Jehova.

 

• Ed è importantissimo comprendere

chi era l’entità che nei tempi antichi della civiltà ebraica

si manifestava sotto il nome di Jahve o Jehova.

 

L’uomo d’oggi è un essere che, per quanto concerne la sua razionalità e la sua capacità di comprensione, sviluppa soprattutto l’intelletto, ama comprendere ogni cosa da un punto di vista intellettuale.

Però, nel momento in cui si oltrepassa la soglia che separa il mondo sensibile dai mondi soprasensibili, cessa la possibilità di comprendere la realtà soltanto con mezzi razionali.

 

L’intelletto umano può rendere bensì sulla Terra ottimi servizi: ma nel momento in cui si entra nei mondi soprasensibili, esso non è più un mezzo sufficiente per conseguire la conoscenza, sebbene anche allora lo si possa considerare come uno strumento utile.

L’intelletto soprattutto ama fare delle distinzioni: per comprendere una cosa, gli occorre una definizione. Chi ha spesso seguito le mie conferenze, avrà certo osservato in esse la quasi totale mancanza di definizioni. Mediante definizioni non possiamo afferrare gli oggetti della realtà. Certo esistono definizioni più o meno buone, più o meno soddisfacenti; e per comprendere le cose della Terra sono necessarie le definizioni: ma se si vogliono comprendere le cose appartenenti alla realtà, soprattutto cose appartenenti alla realtà soprasensibile, allora non si possono più fare definizioni. In tal caso bisogna dare delle caratterizzazioni, perché occorre che i fatti e gli esseri siano considerati sotto tutti gli aspetti.

 

Le definizioni sono sempre unilaterali: ricordiamoci per esempio di quello studioso di logica dell’antica scuola filosofica greca, il quale un giorno si propose di definire che cosa è l’uomo; e dell’uomo fu data la seguente definizione: un uomo è un bipede implume. Ma il giorno seguente qualcuno portò a scuola un pollo spennato e disse: questo è un bipede implume, perciò è un uomo!

Ci si può ricordare di questo aneddoto, quando si richiedono definizioni di oggetti così poliedrici e complessi, per i quali le definizioni sono veramente insufficienti e dei quali si possono dare soltanto delle caratterizzazioni. Ma soprattutto per poter distinguere nei mondi soprasensibili le diverse entità, la gente normalmente aspira a ricevere delle definizioni. Chiede: che cos’è di preciso una determinata entità? Ora,

• quanto più a fondo si penetra nei mondi soprasensibili,

tanto più in quei mondi le entità si compenetrano fra loro;

e non essendo più separate l’una dall’altra, è difficile distinguerle.

 

Se si vuol prendere in considerazione il nome di Jahve o Jehova e si vuol metterlo in rapporto col nome di Cristo, innanzitutto non si può non tener conto dell’evoluzione. Come ho spesso indicato nei miei libri, perfino nel Nuovo Testamento è detto che, per quel tanto che gli era possibile prima del mistero del Golgota, il Cristo si manifestava attraverso Jehova.

 

E se si vuol fare un confronto fra Jehova e Cristo,

è bene usare l’immagine della luce solare e della luce lunare.

 

• Che cos’è la luce solare? E che cos’è la luce lunare?

Esse sono la medesima cosa, eppure sono anche due cose ben diverse.

La luce solare irraggia dal Sole, mentre nella luce lunare la luce del Sole viene riflessa dalla Luna.

Similmente sono una medesima cosa Cristo e Jehova.

 

Cristo è come la luce del Sole; mentre Jehova, per quel tanto che egli potè manifestarsi sulla Terra sotto quel nome prima che si fosse verificato il mistero del Golgota, Jehova è come la luce riflessa del Cristo.

Quando però è questione di un’entità così sublime come Jehova-Cristo, si deve ricercarne il significato vero nelle somme altezze dei mondi soprasensibili. In realtà, è cosa temeraria accostarsi ad una entità come Jehova-Cristo con concetti presi dalla vita quotidiana.

Ora, gli antichi Ebrei si sforzavano di trovare una via d’uscita da questa difficoltà. Sebbene la forza del pensiero umano sia debole, tuttavia essa cerca di farsi un’idea di quella somma entità.

 

Gli Ebrei non rivolgevano la loro attenzione direttamente su Jehova

(un nome questo che di per sé era considerato impronunciabile),

bensì sull’entità che nella nostra letteratura occidentale troviamo menzionata come Michele.

 

Questa affermazione può creare dei malintesi; ma non lo si può evitare. Qualcuno potrebbe forse dire che qui si risvegliano i pregiudizi dei cristiani, qualcun altro potrebbe non volersene occupare. Tale entità dunque appartiene alla gerarchia degli Arcangeli, ed esiste indipendentemente dal nome che le viene dato. Allo stesso ordine arcangelico appartengono molte altre entità.

 

Ma l’entità particolare nota esotericamente col nome di Michele, è superiore ai suoi compagni,

quanto il Sole è superiore ai pianeti Venere, Mercurio, Giove, Saturno e così via.

Michele è l’entità principale, è l’entità più significativa della gerarchia degli Arcangeli.

Gli antichi lo chiamavano “il volto di Dio”.

 

Come un uomo si manifesta attraverso i gesti, attraverso l’espressione del volto, così nella mitologia degli antichi Ebrei a Jehova si accedeva attraverso Michele. Jehova si rendeva riconoscibile in questo modo all’iniziato; e questi afferrava qualcosa che con la sua comprensione ordinaria non avrebbe mai potuto afferrare, ossia che il volto di Jehova era Michele. Di Jehova-Michele gli antichi Ebrei dicevano: Jehova è l’inaccessibile, è colui a cui non ci si può accostare, così come non ci si può accostare ai pensieri di un uomo, alle sofferenze e preoccupazioni manifestate dalla sua espressione esteriore.

 

Michele è la manifestazione esteriore di Jahve o Jehova,

così come la fronte e il volto di un uomo sono la manifestazione del suo io.

Possiamo dunque dire che Jehova si manifestava attraverso uno degli Arcangeli, attraverso Michele.

 

Ora, la conoscenza di Jahve non era limitata solo agli antichi Ebrei, ma era più ampiamente diffusa. Se si esaminano gli ultimi cinque secoli prima dell’era cristiana, si può constatare che durante tutto quel tempo ha avuto luogo, tramite Michele, una manifestazione di Jehova o Jahve.

Sebbene in forma diversa, possiamo scoprire questa manifestazione micheliana anche in Platone, in Socrate, in Aristotele, nella filosofia greca, perfino nelle antiche tragedie greche; possiamo rintracciarla già a partire da cinque secoli prima dell’evento del Golgota.

 

Inoltre, se con l’aiuto delle indagini spirituali ci sforziamo di gettar luce sulla realtà degli eventi in effetti avvenuti, possiamo perfino dire che è Cristo-Jehova l’entità che ha accompagnato l’umanità durante tutta la sua evoluzione. Durante il susseguirsi delle diverse civiltà, però, Cristo-Jehova si è manifestato attraverso entità diverse, sempre appartenenti allo stesso ordine gerarchico di Michele. Cristo-Jehova sceglie per così dire sempre un nuovo volto con cui manifestarsi all’umanità. E a seconda che l’uno o l’altro della gerarchia degli Arcangeli viene prescelto per servire da tramite fra Cristo-Jehova e l’umanità, ecco che si manifestano negli uomini diversissime idee e concezioni e impulsi di sentimento e di volontà. Ma in un certo senso tutto il periodo di tempo precedente e anche seguente al mistero del Golgota, noi possiamo menzionarlo come il tempo di Michele; e possiamo considerare Michele come messaggero di Jehova.

 

Durante i circa cinque secoli precedenti al mistero del Golgota, e ancora per alcuni decenni dopo, la corrente di civiltà che guidava allora le sorti dell’umanità recava l’impronta di Michele. Con la sua natura, con la sua forza, Michele infuse nell’umanità quanto doveva esserle dato allora. In seguito furono altre entità che, dai mondi spirituali, furono gli ispiratori dell’umanità: altre entità sempre dell’ordine gerarchico degli Arcangeli.

 

Come è già stato ricordato, Michele è il più grande, il più potente, il più importante di tutti gli Arcangeli; e ogni epoca retta da Michele è sempre una delle più significative per l’evoluzione dell’umanità. Le epoche di reggenza dei diversi Arcangeli si ripetono. Ed ha grandissima importanza il fatto che ognuna delle entità della gerarchia degli Arcangeli conferisce alla sua epoca il carattere fondamentale. In linea di principio gli Arcangeli sono le guide delle diverse nazioni: ma avendo tutte il compito di guidare determinate epoche ed avendone già guidate in passato, sono diventati in certo senso anche le guide dell’intera umanità.

 

Quanto a Michele, fino al nostro attuale ciclo di evoluzione è avvenuto in lui un mutamento, in quanto egli stesso ha compiuto una sua evoluzione. E questo è di somma importanza: infatti, secondo la conoscenza occulta, negli ultimi decenni siamo entrati di nuovo in un’epoca che riceve la sua ispirazione dalla medesima entità che ha ispirato l’epoca del mistero del Golgota. Dalla fine del secolo XIX in poi, noi possiamo di nuovo considerare Michele come la guida del nostro tempo.

 

Per poter comprendere tutto ciò, dovremo considerare il mistero del Golgota sotto un altro aspetto

e dovremo chiederci:

qual è il senso principale di quel mistero?

È che l’entità designata col nome di Cristo all’epoca del mistero del Golgota

ha attraversato la porta della morte!

Mai si è potuto parlare del mistero del Golgota senza considerarne come essenziale

il fatto che il Cristo è passato per la morte.

 

Osserviamo le leggi della natura. Molte cose attraverso il loro studio si possono comprendere; ed in futuro molte altre ancora con quello studio si potranno apprendere: ma saremmo proprio dei sognatori se non convenissimo che comprendere la vita in quanto tale è un ideale che solo nel corso del tempo si potrà realizzare, e mai soltanto mediante lo studio delle leggi naturali. È vero che taluni sognatori credono oggi che, mediante la conoscenza scientifica, si potrà col tempo conseguire una vera comprensione del principio della vita: ciò però non si verificherà mai. Molte nuove leggi in futuro saranno scoperte tramite i sensi, ma il principio della vita in quanto tale non potrà mai svelarcisi in quel modo: potrà essere svelato soltanto grazie ai mezzi della conoscenza occulta.

 

• Il fenomeno della vita ci si presenta come qualcosa di inaccessibile alla scienza.

• E come è inaccessibile al sapere umano la vita,

così la morte è inaccessibile al sapere che si acquisisce nei mondi soprasensibili.

Nei mondi soprasensibili la morte non esiste.

 

Solo sulla Terra, solo nel mondo fisico (o nei mondi che nella loro evoluzione sono simili alla nostra Terra) si può morire; e tutte le entità che stanno gerarchicamente al di sopra dell’uomo non hanno conoscenza alcuna della morte e sperimentano solo diversi stati di coscienza.

La loro coscienza può, temporaneamente, tanto attutirsi, da assomigliare al nostro stato di sonno qui in Terra; da quel sonno però essa può ridestarsi.

 

Nel mondo spirituale non esiste morte, ma esistono solo mutamenti di coscienza: e la più grande paura da cui l’uomo possa essere colto, la paura della morte, non potrà provarla chi dopo la morte sia asceso ai mondi soprasensibili.

Nel momento in cui costui avrà attraversato le porte della morte, si troverà in una condizione di sensibilità intensificata, e la sua coscienza potrà essere più o meno chiara, ma sarebbe davvero estremamente strano se ci si volesse immaginare che nel mondo soprasensibile un uomo possa essere morto.

 

• Non esiste perciò alcuna morte per gli esseri appartenenti alle gerarchie superiori, con una sola eccezione:

la morte di Cristo.

• Affinché però una entità soprasensibile come il Cristo potesse attraversare la morte,

essa prima dovette discendere in Terra.

• E ciò che è enormemente importante nel mistero del Golgota

è il fatto che un’entità soprasensibile che mai con la sua volontà

avrebbe potuto sperimentare la morte nel suo regno,

abbia dovuto discendere in Terra per fare un’esperienza che è propria dell’uomo, vale a dire per sperimentare la morte.

Ed il vincolo interiore, il profondo vincolo interiore che congiunge col Cristo l’umanità terrena,

ha potuto annodarsi solo in quanto il Cristo

ha attraversato la morte per poter condividere questo destino con l’umanità.

 

Come già altre volte ho fatto rilevare, quella morte è del massimo significato specie per la nostra attuale epoca di evoluzione.

Abbiamo già descritto spesso che cosa sia realmente avvenuto col mistero del Golgota per l’evoluzione della nostra Terra: un essere unico nel suo genere che fino a quel momento era stato soltanto cosmico, si congiunse mediante la morte del Cristo con l’evoluzione della Terra. Con il mistero del Golgota, quell’essere entrò nell’evoluzione della Terra. Prima non c’era. Prima apparteneva solo al cosmo: ma grazie al mistero del Golgota scese dal cosmo e si incarnò sulla Terra. Da allora vive sulla Terra ed è legato ad essa in modo tale da poter vivere nelle anime umane e da sperimentare unito ad esse la vita sulla Terra. Perciò tutto il tempo che ha preceduto il mistero del Golgota è stato, nell’evoluzione della Terra, solo un tempo di preparazione.

È il mistero del Golgota che ha conferito alla Terra il suo senso.

 

Quando quel mistero ebbe luogo, il corpo terrestre di Gesù di Nazareth (come sappiamo dalle diverse testimonianze che ci sono pervenute) fu consegnato agli elementi della Terra; da allora il Cristo è congiunto con la sfera spirituale della Terra e vive lì.

Come abbiamo già detto, descrivere il mistero del Golgota è straordinariamente difficile, perché non abbiamo per esso nessun termine di paragone: ciononostante cercheremo di accostarci ad esso anche sotto un altro aspetto.

Come sappiamo, dopo il battesimo nel Giordano il Cristo visse sulla Terra per tre anni nel corpo di Gesù di Nazareth, come un essere umano fra uomini. Questa noi possiamo chiamarla la manifestazione terrestre del Cristo entro un corpo umano fisico. Ma come si è manifestato poi, dopo aver deposto il suo corpo fisico?

 

Ovviamente dobbiamo rappresentarci il Cristo come un essere di altezza sublime: tuttavia, essendo di altezza sublime, gli è stato possibile durante tre anni, dopo il battesimo nel Giordano, manifestarsi in un corpo di uomo. Come si manifesta però dopo di allora? Non certo più in un corpo fisico umano, perché questo fu consegnato alla Terra fisica ed ora ne costituisce una parte.

Bene, a coloro che grazie allo studio della scienza occulta hanno sviluppato in se stessi la possibilità di contemplare questi fatti, risulta che

• quell’essere di altezza sublime è ora riconoscibile in un essere appartenente alla gerarchia degli Angeli.

 

Come per tre anni, dopo il battesimo nel Giordano, il redentore del mondo si è manifestato in un corpo umano (nonostante la sua sublime altezza), così da allora in poi egli si manifesta in modo diretto come un essere angelico, cioè come un essere spirituale che sta un gradino più in alto dell’uomo. In questa forma i chiaroveggenti hanno sempre potuto trovarlo; in questa forma egli è sempre stato congiunto con l’evoluzione. E come quando era incarnato nel corpo di Gesù di Nazareth il Cristo era più che un uomo, così è più che un Angelo. Quella è soltanto la sua figura esteriore.

 

Dunque, al fatto è che il Cristo, essere sublime, discese dai mondi spirituali e dimorò per tre anni in un corpo di uomo,

si aggiunge un secondo fatto, e cioè che, durante questo tempo,

egli stesso è progredito di un grado nella sua evoluzione.

Quando un essere come il Cristo compie una tale azione, e assume forma umana o forma angelica,

progredisce ulteriormente esso stesso.

 

A questo abbiamo alluso quando abbiamo parlato del progresso nell’evoluzione di Cristo-Jehova:

abbiamo alluso al fatto che il Cristo d’ora in avanti ha conseguito la possibilità di manifestare se stesso

non come un essere umano, non mediante un suo rispecchiamento, una sua luce riflessa, non sotto il nome di Jehova,

bensì direttamente.

 

È la grande differenza degli insegnamenti e delle saggezze che dal mistero del Golgota

sono pervenuti nell’evoluzione della Terra:

grazie all’evento sulla Terra dello spirito di Michele e alla sua ispirazione,

l’umanità potè iniziare a comprendere tutto il significato dell’impulso del Cristo, del mistero del Golgota.

In quel tempo Michele era il messaggero di Jehova che rifletteva la luce di Cristo, non era ancora il messaggero di Cristo.

 

• Per alcuni secoli, da circa cinquecento anni prima del mistero del Golgota, Michele era stato l’ispiratore dell’umanità: ciò era noto agli antichi iniziati, e anche a Platone. Ma dopo che il mistero del Golgota fu compiuto e il Cristo si fu congiunto con l’evoluzione della Terra, l’influsso diretto di Michele cessò.

Come troverete esposto nel mio Il cristianesimo come fatto mistico, al tempo in cui furono scritti gli antichi documenti che ci sono pervenuti in forma dei Vangeli, Michele non poteva più ispirare direttamente l’umanità: altri Arcangeli, suoi compagni, la ispirarono e grande forza animica le infusero.

 

• Gli stessi scrittori dei Vangeli non avevano una chiara conoscenza occulta, poiché l’ispirazione di Michele terminò subito dopo il mistero del Golgota. Gli altri Arcangeli, i compagni di Michele, non erano in grado di ispirare l’umanità in modo da rendere comprensibile il mistero del Golgota. Ciò spiega le interpretazioni discordanti delle diverse dottrine cristiane. Molto, in tali dottrine, fu ispirato dai compagni di Michele, non da Michele. Esse stanno con le ispirazioni di Michele nello stesso rapporto in cui i pianeti stanno col Sole.

 

Solo ora, nel nostro tempo attuale, abbiamo di nuovo una ispirazione di Michele in forma diretta. Essa fu preparata da Michele stesso a partire dal secolo XVI. In quel tempo chi ispirava l’umanità era l’Arcangelo più prossimo a Michele, che la dirigeva nel senso di un perfezionamento della scienza naturale giunto poi al suo culmine nell’epoca moderna.

 

La scienza naturale del nostro tempo non proviene dall’ispirazione di Michele, ma da quella di uno dei suoi compagni, Gabriele, la cui ispirazione tende a creare una scienza, una concezione, che offre solo una comprensione del mondo materiale e che è connessa con il cervello fisico.

 

Ora, negli ultimi decenni, Michele ha di nuovo assunto il ruolo di ispiratore diretto della scienza; e nei prossimi secoli offrirà al mondo qualcosa che spiritualmente sarà altrettanto importante (anzi ancor più importante, appunto perché più spirituale) della scienza materiale che, a partire dal secolo XVI, è andata sempre più sviluppandosi. E come in passato l’Arcangelo Gabriele donò al mondo la scienza, così in futuro Michele ci darà una conoscenza spirituale, al cui primo inizio oggi ci troviamo appena.

Come cinquecento anni prima del mistero del Golgota Michele fu inviato quale messaggero di Jehova, che è l’immagine riflessa del Cristo, per dare la sua impronta a quel tempo, come allora egli era ancora il messaggero di Jehova, così per il nostro tempo Michele è diventato il messaggero di Cristo stesso.

 

E come negli antichi tempi dell’ebraismo, che erano una preparazione diretta del mistero del Golgota, gli iniziati ebrei si rivolgevano a Michele che era la manifestazione esteriore di Jahve o Jehova, così noi oggi siamo in grado di rivolgerci a Michele che, da messaggero di Jehova, è diventato messaggero di Cristo; e da lui nei prossimi secoli riceveremo una rivelazione spirituale sempre maggiore, che ci renderà sempre più palese il mistero del Golgota. Il mistero del Golgota si compì or sono due millenni e potè dapprima essere comunicato al mondo solo tramite le diverse dottrine cristiane. Il suo senso più profondo potrà però svelarsi agli uomini solo nel secolo XX, quando, in luogo di una scienza si affermerà in virtù di Michele una conoscenza spirituale. Così i nostri cuori dovranno colmarsi di profondissimi sentimenti per il messaggio spirituale del nostro tempo. Potremo esperire come negli ultimi decenni si sia come aperta per noi una porta, una porta attraverso la quale ci sarà dato di giungere ad una comprensione.

 

Michele può illuminarci di una nuova luce spirituale, che dobbiamo considerare come una metamorfosi della luce da lui data all’umanità al tempo del mistero del Golgota. Noi uomini d’oggi possiamo porci in quella luce. Se siamo in grado di intuire la realtà di tutto questo, possiamo anche comprendere l’importanza dell’epoca nuova che ora ha inizio. Possiamo avvederci che una nuova rivelazione spirituale dev’essere largita agli uomini in Terra nei prossimi secoli. E poiché l’umanità col tempo è divenuta più libera di quanto fosse prima, noi saremo effettivamente in grado, con la nostra volontà, di progredire ulteriormente fino a poter ricevere la nuova rivelazione.

 

Accenneremo ora all’evento accaduto nei mondi spirituali che ha condotto alla mutata condizione nell’epoca nostra, in cui il mistero del Golgota si rinnova.

Teniamo presente il fatto che, col battesimo nel Giordano, il Cristo si è manifestato in una figura umana visibile per gli uomini sulla Terra. Colmiamoci inoltre del pensiero che, dopo di allora, per quanto riguarda la sua figura esteriore, il Cristo si è congiunto con la gerarchia degli Angeli ed è vissuto in Terra in forma invisibile.

 

Ricordiamoci di quanto è stato detto, ossia che nei mondi invisibili non esiste la morte. Il Cristo stesso ha potuto sperimentare la morte come gli altri uomini solo in quanto è disceso nel nostro mondo. Quando poi egli tornò ad essere un’entità puramente spirituale, conservò bensì sempre il ricordo della sua morte: ma

come entità appartenente al rango degli Angeli,

in cui ha continuato a manifestarsi esteriormente,

il Cristo ha potuto sperimentare solo una diminuzione della coscienza.

 

Col trionfo della scienza (divenuto necessario a partire dal secolo XVI per l’evoluzione dell’umanità), col progresso sempre maggiore della scienza, penetrò nell’evoluzione complessiva dell’umanità qualcosa che ha importanza anche per i mondi invisibili. Vale a dire che furono suscitati nell’umanità impulsi materialistici e agnostici di intensità assai maggiore di quanto mai non fosse avvenuto prima. Anche in precedenza, è vero, vi erano state tendenze materialistiche, ma non era mai esistita quella intensità del materialismo che poi divenne predominante a partire dal secolo XVI.

 

Così, entrando con la morte nei mondi spirituali,

gli uomini portarono con sé sempre più il risultato delle loro idee materialistiche terrene;

così che dopo il secolo XVI° i mondi soprasensibili furono pervasi

da un numero sempre crescente di semi di materialismo terreno.

I quali poi si svilupparono in un modo ben determinato.

 

Cristo si era incarnato entro l’antica razza ebraica e vi aveva sofferto la morte. Ma l’essere angelico che dopo di allora è la forma esteriore del Cristo, nel corso del secolo XIX dovette soffrire uno spegnimento della coscienza, e questo avvenne come conseguenza delle forze materialistiche oppositrici entrate nei mondi spirituali ad opera delle anime umane atteggiate materialisticamente che attraversarono la porta della morte.

 

Il subentrare nei mondi spirituali di uno spegnimento della coscienza, così come abbiamo descritto, si trasformerà in una risurrezione entro le anime degli uomini, fra nascita e morte, durante il corso del secolo XX. Perciò si può in certo modo prevedere che, a partire dal secolo XX, quel tanto di scienza che per l’umanità è andata perduta, risorgerà certamente di nuovo per la percezione chiaroveggente. Dapprima solo pochi, poi sempre più uomini saranno in grado nel secolo XX di percepire la presenza del Cristo eterico, vale a dire di percepire il Cristo nella figura di un Angelo. Nei mondi che confinano direttamente col nostro, nei mondi soprasensibili in cui si è potuto vedere il Cristo dal tempo del mistero del Golgota fino ai giorni nostri, ha avuto luogo in favore dell’umanità quella che possiamo chiamare una distruzione della coscienza.

 

Al tempo del mistero del Golgota, in un angolo poco noto della Palestina, è avvenuto un fatto che è stato effettivamente il più grande che mai si sia verificato in tutta l’umanità, sebbene gli uomini di allora ne abbiano tenuto ben poco conto. Ora, se un tal fatto si è verificato, come potremmo noi stupirci di apprendere l’altro fatto che si è verificato nel secolo XIX? Di apprendere che coloro che a partire dal secolo XVI hanno attraversato la porta della morte si sono contrapposti al Cristo?

 

“I semi del materialismo terrestre”  

che dal secolo XVI° in numero sempre maggiore vengono trasmessi nel mondo spirituale

dalle anime che attraversano la porta della morte, e che portano a sempre maggiore oscurità,

formano “la sfera nera del materialismo”.

 

La sfera nera, grazie al principio manicheo, Cristo la accolse nel suo essere per trasformarla. Essa portò all’entità angelica che è la manifestazione di Cristo dal mistero del Golgota in poi, la “morte per soffocamento spirituale”.

Questo sacrifìcio di Cristo nel XIX secolo lo si può paragonare al sacrifìcio sul piano fisico del Golgota e descriverlo come seconda crocifissione del Cristo sul piano eterico.

 

Questa sorta di soffocamento spirituale che causò lo spegnimento della coscienza dell’entità angelica

è una ripetizione del mistero del Golgota nei mondi che stanno direttamente dietro ai nostri mondi,

affinché possa aver luogo una rinascita della coscienza del Cristo entro le anime umane.

Questa rinascita diviene la visione chiaroveggente dell’umanità nel secolo XX.

 

• Così, dal secolo XX, la coscienza-Cristo può congiungersi con la coscienza terrena dell’umanità; e ciò è possibile in quanto l’estinzione della coscienza del Cristo durante il secolo XIX nell’ambito della sfera angelica, significa risurrezione della coscienza diretta del Cristo nell’ambito della sfera terrena.

• A partire dal secolo XX nelle anime umane la vita del Cristo

sarà sempre più sentita come un’esperienza personale diretta.

 

Al tempo del Golgota solo alcuni pochi uomini furono in grado di leggere i segni del tempo, di comprendere che questa entità somma era discesa dai mondi spirituali per vivere sulla Terra e attraversarvi la morte, affinché le sue sostanze potessero venire incorporate alla Terra.

Similmente noi possiamo osservare come, in determinati mondi direttamente confinanti col nostro, abbia avuto luogo una specie di morte spirituale, abbia avuto luogo un annullamento della coscienza, una ripetizione del mistero del Golgota, affinché, nelle anime degli uomini sulla Terra, la coscienza del Cristo, prima nascosta, potesse rivivere.

Dopo il mistero del Golgota molti hanno annunziato il nome del Cristo; e a partire da questo nostro secolo ad un numero sempre crescente di uomini sarà dato di trasmettere la conoscenza dell’entità del Cristo nel senso della scienza dello spirito. Essi saranno in grado di insegnarla e di annunziarla per esperienza propria.

 

Due volte il Cristo è stato crocifisso:

• una volta fisicamente nel nostro mondo fìsico all’inizio della nostra era;

• e una seconda volta spiritualmente nel secolo XIX, come lo abbiamo descritto.

Potremmo dire che la prima volta l’umanità sperimentò la risurrezione del suo corpo,

e che a partire dal secolo XX° sperimenterà la risurrezione della sua coscienza.

 

Quello a cui ho potuto accennare solo con poche parole, penetrerà a poco a poco nelle anime umane; ed il tramite, il messaggero ne sarà Michele, che oggi è l’inviato del Cristo.

Così come in passato egli guidò le anime umane a comprendere il volgersi della vita del Cristo dal cielo alla Terra, oggi egli prepara l’umanità a sperimentare il volgersi della coscienza-Cristo dallo stato incosciente allo stato cosciente. E proprio come al tempo della vita terrena del Cristo la massima parte dei suoi contemporanei fu incapace di comprendere il poderoso evento che si era verificato nell’evoluzione della Terra, così nel nostro tempo il mondo aspira ad accrescere la potenza del materialismo e continuerà a lungo a considerare fantasia, sogno, magari anche follia, ciò di cui oggi abbiamo parlato.

 

Analogamente il mondo considererà anche la verità su Michele, ossia che, nel tempo attuale, egli inizia a trasmettere una nuova conoscenza del Cristo. Malgrado ciò, molti riconosceranno quale aurora cominci già oggi a spuntare, quale Sole illuminerà nei prossimi secoli le anime umane: perché Michele può essere sempre paragonato ad un Sole. E anche se molti non vorranno riconoscere questa nuova rivelazione di Michele, tuttavia essa si diffonderà nell’umanità.

Questo è quanto andava detto sul rapporto fra il mistero del Golgota, così come avvenne all’inizio della nostra era, e ciò che di esso può essere compreso oggi.

 

Facciamo nostro questo sentimento:

riconosciamo che possiamo diventare veri scienziati dello spirito solo mantenendo aperto il nostro intendimento nei confronti di queste manifestazioni.

Dobbiamo anche sentire quanto sarebbe egoistico maturare questo sentimento solo per autocompiacerci.

Il nostro serio dovere è quello di farci volenterosi mediatori di queste manifestazioni.

 

E sebbene, nel complesso dell’umanità, la nostra sia soltanto una piccola Società che si sforza di comprendere questa nuova verità circa il mistero del Golgota, questa nuova manifestazione di Michele, noi creiamo tuttavia una forza che non dipende dal nostro credere in queste manifestazioni, ma dalle manifestazioni stesse, dalla loro verità.

 

In tutta calma riconosceremo allora che solo alcuni sono pronti per spiegare al mondo

– nella misura in cui questo voglia udirlo –

il fatto che da oggi abbiamo una nuova manifestazione del Cristo.

 

• Vogliamo essere pronti a riconoscerla, vogliamo appartenere a quella piccola cerchia che vuole lavorare affinché questa manifestazione diventi sempre più vasta e durevole, vogliamo fondarci sull’interiore sua forza affinché essa possa espandersi tanto da raggiungere il resto dell’umanità. A queste conoscenze, infatti, prenderanno parte tutti. Questo è ciò che noi chiamiamo saggezza e che tanti preferiscono chiamare follia.

 

Da questi sentimenti, da questa conoscenza spirituale che, per molti versi, deve apparire follia al mondo, cerchiamo oggi di attingere forza per noi stessi. Dotiamoci del coraggio necessario per riconoscere che quel che deve apparire follia a chi si abbandona unicamente ai sensi, per noi può essere saggezza, luce e una più chiara comprensione dei mondi soprasensibili, spirituali, ai quali vogliamo tendere con tutta la forza della nostra anima e della nostra convinzione.