La percezione e l’esperienza degli esseri elementari della natura.

O.O. 230 – L’uomo sintesi armonica – 04.11.1923


 

Sommario: La percezione e l’esperienza degli esseri elementari della natura. Le loro parole cosmiche, risonanti con sfumature diverse dall’insieme di esseri innumerevoli. È l’eco della parola cosmica che crea, forma e plasma. L’uomo è una sintesi armonica di quella parola cosmica.

 

Come si conoscono gli esseri del mondo sensibile soltanto osservando la loro vita e la loro attività, così è anche per gli altri esseri di cui ho parlato in queste conferenze e di cui ora parlo, cioè per gli esseri elementari della natura che si trovano, invisibili e soprasensibili, dietro il mondo fisico sensibile; essi partecipano a tutto il divenire del mondo come vi partecipano gli esseri fisico-sensibili, anzi in un senso superiore.

 

Si dovrebbe pensare che per queste entità il mondo abbia un aspetto diverso da quello che ha per gli esseri del mondo sensibile; abbiamo infatti visto che questi esseri non hanno un corpo fisico come lo hanno quelli del mondo sensibile. Tutto ciò che colgono e percepiscono nel mondo deve essere diverso da ciò che colpisce un occhio umano. Così è infatti. L’uomo sente per esempio la Terra come un corpo celeste sul quale cammina. Ha già un certo disagio quando questo corpo celeste diviene molle, come accade talvolta a causa dei più diversi processi atmosferici, e vi si affonda un poco. Vorrebbe sentire il terreno duro, come qualcosa in cui non affonda.

 

Questo modo di sentire, questo atteggiamento di fronte alla Terra, manca del tutto per esempio negli gnomi; essi affondano dappertutto, poiché tutto il corpo della Terra si presenta loro come una cavità attraversabile. Possono penetrare ovunque; le rocce e i metalli non sono qualcosa che impedisca loro di muoversi, non so bene se dire camminando o nuotando. Nei nostri linguaggi non esistono parole adatte ad esprimere il muoversi degli gnomi nel corpo della Terra. Hanno però una sensazione, un’esperienza interiore delle diverse sostanze della Terra; se passano lungo una vena di metallo essi sentono in modo diverso da quando passano per uno strato calcareo. Sentono tutto ciò in modo interiore, penetrando dappertutto.

Neppure hanno il pensiero dell’esistenza della Terra, ma quello dell’esistenza di uno spazio in cui sperimentano diverse sensazioni: di oro, di mercurio, di stagno, di silice e così di seguito. Tutto ciò è detto col linguaggio umano, non con quello degli gnomi. Il loro linguaggio è molto più efficace, e proprio perché percorrono in ogni senso e per tutta la loro vita ogni venatura e stratificazione, hanno la caratteristica intellettualità di cui ho parlato. Così acquisiscono il loro estesissimo sapere, poiché nel metallo e nella Terra si manifesta loro tutto ciò che esiste nel cosmo; percepiscono come in uno specchio tutto ciò che vi è nel cosmo. Per la Terra stessa non hanno una visione, ma soltanto per le sue diverse sostanze, per i diversi modi della loro esperienza interiore.

 

In compenso gli gnomi sono particolarmente sensibili alle impressioni provenienti dalla Luna. Essa è per loro oggetto di continuo e attento ascolto. In questo senso essi sono nevrastenici nati; dovrei dire meglio “divenuti”, essendo comunque difficile trovare le parole appropriate. In effetti quella che per noi è una malattia per gli gnomi è il loro elemento vitale. La nevrastenia non è una malattia per gli gnomi, ma la loro condizione normale; dà loro l’interiore ricettività per tutto ciò di cui ho parlato e anche per le modificazioni lunari. Essi le seguono con tale attenzione interiore (ho già parlato della loro attenzione), da mutare la loro stessa figura. Così si ha in effetti un’impressione del tutto diversa, osservando l’esistenza degli gnomi con la Luna piena piuttosto che con la Luna nuova o in altra fase intermedia.

 

Con la Luna piena gli gnomi sono a disagio: non gradiscono la luce lunare fisica e quindi spingono verso l’esterno tutto il loro senso dell’esistenza; si circondano come di una pelle spirituale e spingono alla periferia del corpo il loro senso dell’esistenza. Se si ha un certo senso immaginativo, appaiono nel chiarore della Luna piena vorrei dire come piccoli cavalieri corazzati e luminosi. Portano come una specie di corazza spirituale, costituita da ciò che nella loro pelle spinge verso l’esterno per contrastare la luce lunare che crea loro disagio. Quando però si avvicina la Luna nuova gli gnomi diventano quasi trasparenti, meravigliosi, e si vedono in loro luminosi e scintillanti giochi di colore; si vede come in loro si manifesti tutto un mondo. È come se si guardasse nel cervello umano, non però soltanto come l’anatomista che cerca il tessuto cellulare, ma come chi vi vede rilucere e risplendere i pensieri; gli gnomi appaiono dunque come omini trasparenti nei quali appare il gioco di pensieri. Proprio con la Luna nuova gli gnomi sono interessantissimi, poiché ognuno porta in sé un mondo intero. Si può dire che in quel mondo riposi in effetti il segreto lunare.

 

Se lo si svela, si arriva a risultati molto particolari, si arriva a dirsi che attualmente la Luna è in un continuo avvicinamento; certo non ci si deve immaginare la cosa in modo troppo grossolano, come se la Luna corresse verso la Terra; comunque ogni anno la Luna è più vicina alla Terra. Lo si riconosce dal gioco sempre più vivo delle forze lunari, visibile nel mondo degli gnomi durante la Luna nuova. Gli gnomi sono attentissimi a quell’avvicinarsi, perché vedono come loro compito più importante nel mondo ricavare risultati da ciò che la Luna fa per loro. Attendono con molta impazienza il momento in cui la Luna si riunirà alla Terra, e raccolgono tutte le loro forze per esservi preparati, perché allora potranno usare la sostanza lunare per disperdere a poco a poco nel cosmo la Terra in quanto sostanza. La sostanza deve essere dispersa.

 

Gli gnomi, i coboldi si sentono molto importanti ponendosi questo compito; raccolgono infatti le più diverse esperienze in tutta l’esistenza terrestre e si preparano a conservare il buono della struttura della Terra (quando la sostanza terrestre sarà dispersa nel cosmo e si sarà trasformata in Giove), in modo da incorporarlo in Giove come una specie di scheletro.

 

Osservando questo processo degli gnomi, si verrebbe stimolati a immaginare (e si riesce poi anche a farlo) come apparirebbe la Terra se le si togliesse tutta l’acqua. Si pensino per esempio i due emisferi, l’occidentale e l’orientale: nel primo tutto è orientato da nord a sud, e nel secondo tutto è orientato da est a ovest. Prescindendo dall’acqua, l’America, con i suoi monti e con ciò che è sotto il mare, formerebbe qualcosa che corre da nord a sud; osservando invece in Europa l’andamento delle Alpi, dei Carpazi e delle altre catene, abbiamo nell’emisfero orientale questa direzione (nel disegno, la linea orizzontale). Ne risulterebbe qualcosa che ha la struttura della croce.

 

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Da tutto ciò si ha l’impressione che si tratti proprio del mondo degli gnomi dell’antica Luna: gli antenati dei nostri gnomi terrestri, gli gnomi lunari, avrebbero raccolto le esperienze lunari ricavandone la struttura del rigido tessuto terrestre, e noi avremmo in tal modo la struttura solida della Terra dalle esperienze degli gnomi lunari.

 

Questi sono i risultati che si ottengono dal mondo degli gnomi. Così essi entrano in una relazione interessantissima con tutta l’evoluzione del cosmo: in un certo senso portano l’elemento solido precedente nell’elemento solido della fase successiva; sono i custodi della continuità della struttura solida nell’evoluzione, nell’evoluzione conservano la struttura solida da un corpo celeste a un altro. Studiare queste entità spirituali di un mondo soprasensibile col loro compito particolare è fra quanto di più interessante esista; soltanto così si ha infatti l’impressione di come tutti gli esseri esistenti nel mondo collaborino alla sua configurazione.

 

Passiamo ora di nuovo dagli gnomi alle ondine, agli esseri dell’acqua. Ci si offre in effetti un’immagine molto particolare. Queste entità non hanno una necessità di vita così spiccata come l’uomo, o come l’animale, che l’ha pure, anche se solo istintiva; si potrebbe quasi dire che le ondine, ed anche le silfidi, hanno piuttosto necessità della morte.

In un modo cosmico sono veramente come i moscerini che si precipitano nella fiamma. Hanno il sentimento di avere in effetti la vita soltanto quando muoiono. È interessantissimo che qui sulla Terra fisica tutto voglia vivere, che si apprezzi tutto ciò che ha in sé forza vitale, tutto ciò che germina e germoglia. Invece nell’altro mondo gli esseri dicono e sentono che la morte è in realtà il vero inizio della vita.

Prendiamo per esempio le ondine. Forse è noto che chi naviga molto sul mare trovi che il mare produce una strana impressione: per esempio del mar Baltico in luglio, agosto e settembre, e più verso occidente già in giugno, egli dice che comincia a fiorire. In un certo senso è come se germogliasse, se trasudasse, se espellesse tutto ciò che vi imputridisce; si manifesta l’imputridimento del mare, che gli conferisce un particolare odore di marcio.

 

Per le ondine ciò si presenta in modo diverso. Non sentono nulla di spiacevole; per loro anzi, quando miriadi di esseri acquatici imputridiscono, il mare diviene un rilucente e meraviglioso gioco di colori fosforescenti. Tutto luccica e riluce nei colori più svariati: per loro il mare riluce esteriormente e interiormente, in modo particolare di colori vicini all’azzurro, al viola e al verde. Per le ondine questi colori sono realtà, e si vede come esse li accolgano in sé nella loro varietà: attirano quei colori nella loro corporeità, assumono l’aspetto della varietà di colori, diventano esse stesse fosforescenti. Nasce in loro una specie di nostalgia di salire, di sollevarsi verso l’alto. Questa nostalgia le porta a sollevarsi verso l’alto e ad offrirsi con la loro nostalgia alle entità delle gerarchie superiori, agli Angeli, agli Arcangeli e così via, quale nutrimento terrestre; nell’offerta trovano la loro beatitudine, continuando poi a vivere nelle gerarchie superiori.

 

E’ strano come a ogni inizio di primavera, da profondità imperscrutabili, si sviluppino queste entità: partecipano alla vita della Terra lavorando al mondo vegetale come ho descritto. Poi però in un certo senso si immergono nell’acqua, accolgono nella loro corporeità ciò che in essa marcisce e fosforeggia, e lo portano con incredibile nostalgia verso l’alto.

In una colossale e grandiosa immagine cosmica, si vede come i colori di natura spirituale che sorgono dall’acqua terrestre e che sono portati dalle ondine porgano il loro nutrimento alle gerarchie superiori, come la Terra divenga sorgente di nutrimento per le gerarchie superiori; la nostalgia delle ondine consiste proprio nell’anelito a farsi consumare dalle gerarchie superiori. Così continuano a vivere, in un certo senso entrando nella loro eternità. Ogni anno si ha dunque come un loro fluire verso l’alto; la loro interiorità si forma dalla terra, poi esse irraggiano verso l’alto piene di nostalgia, offrendosi come nutrimento alle gerarchie superiori.

 

Passiamo ora alle silfidi. Nel corso dell’anno abbiamo uccelli che muoiono. Ho già descritto come gli uccelli muoiano con la loro sostanza spiritualizzata e come desiderino cederla ai mondi superiori affinché dalla terra possa salire in alto. Sono però necessari dei mediatori: sono le silfidi.

In effetti, attraverso il mondo degli uccelli morenti l’aria si riempie continuamente di astralità, sia pure di astralità inferiore. In essa le silfidi più che svolazzare direi quasi che si volatilizzino: accolgono ciò che proviene dal mondo degli uccelli che muoiono, lo portano piene di nostalgia verso le zone superiori e desiderano dissolversi nel respiro degli esseri delle gerarchie superiori. Si offrono come elemento di respiro per le gerarchie superiori.

Di nuovo uno spettacolo grandioso! Quando muore il mondo degli uccelli, la sostanza astrale che riluce interiormente passa nell’aria. Le silfidi scattano per l’aria come azzurre saette, con tonalità che sfumano prima nel verde e poi nel rosso, e accolgono l’astralità proveniente dal mondo degli uccelli, muovendosi rapidissime come lampi che guizzano verso l’alto. Se si segue il fenomeno al di là dello spazio, le silfidi divengono il prodotto del respiro delle entità delle gerarchie superiori.

 

Possiamo dunque dire che gli gnomi trasportano un mondo in un altro successivo conservandone la struttura. Usando un paragone, essi procedono in modo orizzontale nell’evoluzione. Le altre entità, le ondine e le silfidi, portano verso l’alto la beatitudine della propria morte, e amano venir respirate, proseguendo poi la loro vita nelle gerarchie superiori, ivi sentendo la loro eternità.

 

Passiamo ora agli esseri del fuoco. Pensiamo alla polvere sulle ali delle farfalle che sembra disperdersi nel nulla quando le farfalle muoiono. In realtà quella polvere non si disperde. La polvere che cade dalle ali delle farfalle è materia altamente spiritualizzata, passa nell’etere di calore che circonda la Terra e vi penetra come tante piccole comete; ogni piccolo granello di polvere forma come una minuscola cometa nell’etere di calore della Terra. Quando il mondo delle farfalle giunge alla sua fine nel corso dell’anno, tutto diventa interiormente scintillante e rilucente. Gli esseri del fuoco penetrano in quello scintillio e in quel rilucere, lo accolgono in sé. In loro continua a scintillare e a brillare, suscitando anche in loro la nostalgia. Essi portano nelle regioni superiori ciò che così hanno accolto.

Si vede dunque (e l’ho già descritto da un altro lato) come scintilli nel cosmo ciò che delle ali di farfalle viene portato verso l’esterno dagli esseri del fuoco. Non solo scintilla, ma fluisce nel cosmo, ed è ciò che in effetti si presenta allo sguardo degli spiriti delle gerarchie superiori. Gli spiriti delle gerarchie superiori guardano sulla Terra e vedono soprattutto la natura delle farfalle e degli insetti portata dagli esseri del fuoco, movendo dalla Terra; gli esseri del fuoco trovano il loro massimo piacere nel sentire di esser loro a trovarsi di fronte agli occhi spirituali delle gerarchie superiori, hanno un enorme piacere nel venir osservati, nel venir accolti dagli sguardi spirituali delle gerarchie superiori. Tendono alle gerarchie superiori e portano loro incontro la conoscenza della Terra.

 

Si vede dunque come gli esseri elementari siano i mediatori fra la Terra e il cosmo spirituale;

• abbiamo lo spettacolo delle ondine che salgono con i loro riflessi fosforescenti

e che spariscono come nutrimento nel mare di luce e di fiamme delle gerarchie superiori;

• abbiamo le saette verdi-rossastre delle silfidi

che vengono respirate dove l’elemento terreno trapassa in quello eterno;

• abbiamo la presenza permanente degli esseri del fuoco con la loro azione duratura.

 

Mentre sulla Terra il morire degli uccelli avviene soltanto in certe stagioni, gli esseri del fuoco fanno sì che fluisca per tutto l’anno nel cosmo ciò che di loro deve esser visto. Perciò la Terra ha intorno a sé come un mantello di fuoco; vista da fuori appare di fuoco. Tutto ciò è prodotto da esseri che vedono le cose terrene in modo del tutto diverso dagli uomini.

 

Noi sentiamo la Terra come una sostanza solida su cui si può camminare e stare in piedi.

• Per gli gnomi è una sfera cava che si può attraversare; una cavità sferica.

• Per le ondine l’acqua è qualcosa in cui esse percepiscono la fosforescenza, che accolgono e sperimentano.

• dell’aria, proveniente dal mondo degli uccelli che muoiono, fa apparire le silfidi come saette

più guizzanti di quanto siano già. Solitamente sono saette di un azzurro opaco.

• Inoltre il morire del mondo delle farfalle circonda costantemente la Terra come un involucro di fuoco.

 

Alla veggenza spirituale si presenta la Terra circondata da una meravigliosa immagine di fuoco e d’altro lato, guardando dalla Terra verso l’alto, si hanno le saette guizzanti e le ondine che si dileguano con la loro fosforescenza. Il tutto si presenta in modo da dover dire: qui sulla Terra vivono e tessono esseri elementari che tendono verso l’alto e spariscono nel suo manto di fuoco. In realtà però essi non spariscono, ma trovano la loro esistenza eterna trapassando nelle entità delle gerarchie superiori.

 

Si vede tutto ciò come un meraviglioso quadro cosmico, ed è l’espressione di ciò che avviene sulla Terra e che su di essa è solo nella fase iniziale. Noi uomini siamo sempre immersi in ciò che così si svolge, e se anche con la nostra coscienza ordinaria non siamo in grado di afferrare che cosa ci circonda, pure ogni notte siamo immersi nel tessere e tramare di queste entità, prendendovi parte con l’io e il corpo astrale.

 

In particolare gli gnomi molto si divertono nell’osservarci mentre dormiamo, nell’osservare non i nostri corpi fisici nei letti, ma gli io e i corpi astrali che ne sono usciti. Vedono che noi in realtà pensiamo nello spirito ma non lo sappiamo; né sappiamo che i nostri pensieri vivono nell’elemento spirituale. Per le ondine, le silfidi e gli esseri del fuoco è invece inspiegabile come l’uomo conosca così poco se stesso.

 

Sul piano fisico è spesso fastidioso sentirsi svolazzare intorno durante la notte zanzare o altri insetti, ma l’uomo spirituale, cioè il suo io e il suo corpo astrale, viene circondato e avvolto durante la notte dagli esseri elementari, ed è un continuo ammonimento a progredire con la propria coscienza, a sapere sempre di più del mondo.

 

Posso dunque cercare di dare un’idea di ciò che avviene quando ci ronzano attorno questi esseri: gnomi, ondine, silfidi ed esseri del fuoco, e di ciò che avviene quando si comincia a sentire che cosa li diverte di una persona e che cosa desiderano quando ci ammoniscono di progredire con la coscienza.

Gli gnomi per esempio ci dicono press’a poco:

• Tu sogni te stesso , ed eviti il risveglio.

 

Gli gnomi sanno che l’uomo ha il suo io in effetti come in sogno, che deve ancora svegliarsi veramente per giungere al suo vero io. Lo vedono con estrema chiarezza e nel sonno suggeriscono:

Tu sogni te stesso (essi intendono di giorno) ed eviti il risveglio.

 

Da parte delle ondine risuona inoltre quanto segue:

Tu pensi le opere degli angeli.

L’uomo non sa che i suoi pensieri sono in effetti presso gli angeli.

Tu pensi, le opere degli angeli e non lo sai.

 

Da parte delle silfidi giungono all’uomo che dorme queste parole:

Ti splende la potenza creatrice e non l’avverti.

Tu senti la sua forza (forza, potenza creativa) e non la vivi.

 

Queste sono press’a poco le parole delle silfidi, delle ondine e degli gnomi.

 

Le parole degli esseri del fuoco sono le seguenti:

La volontà divina ti dà forza e non l’accogli.

Tu vuoi col suo vigore (con la forza della volontà divina) e la respingi.

 

Tutto ciò è il monito a progredire con la propria coscienza. Queste entità, che non entrano nell’esistenza fisica, vogliono che l’uomo progredisca con la sua coscienza, affinché possa partecipare al loro mondo.

Se ci si è immersi in ciò che queste entità hanno da dire all’uomo, a poco a poco si comprende anche come esprimano il loro essere.

 

• Gli gnomi press’a poco così:

Io conservo la forza delle radici;  essa mi crea il corpo delle forme.

• Le ondine:

Io muovo la forza di crescita dell’acqua; essa mi plasma la sostanza vitale.

• Le silfidi:

Io bevo la forza vitale dell’aria; essa mi colma di potenza dell’essere.

• Per gli esseri del fuoco è difficilissimo trovare parole terrene per ciò che fanno, perché sono lontani dalla vita e dall’attività della Terra. Per questo uso la parola “assimilare”, non nel senso della digestione, ma di una “consumazione ardente”. Non posso altrimenti esprimere ciò che qui avviene:

Forza d’ascesa io assimilo dal fuoco; essa mi libera in spiritualità d’anima.

 

Mi sono sforzato di dare cosi un’idea di come queste entità dei regni elementari si caratterizzano, e del monito che rivolgono all’uomo. Sono comunque abbastanza amichevoli da non bisbigliare soltanto cose negative, ma per così dire anche massime lapidarie, che vanno sentite come qualcosa di gigantesco. In cose di questo genere si deve acquisire il sentimento di come sia diverso esprimere una frase in parole umane, per belle che possano essere, oppure sentire risuonare cosmicamente una massima da tutta la poderosa schiera degli gnomi. Il modo particolare del suo sorgere determina la differenza. Ascoltando con attenzione gli gnomi, ci risuona incontro il loro coro, dopo aver portato il monito di cui ho parlato, e dice: Tendi al risveglio!

L’enorme impressione morale prende significato da tali parole formate da un’infinità di singole voci che fluiscono per il cosmo.

 

• Il coro delle ondine risuona così: Pensa nello spirito!

 

• Se passiamo al coro delle silfidi le cose non sono così semplici. Quando gli gnomi appaiono nel chiarore della Luna piena come scintillanti cavalieri corazzati, da loro risuona dalle profondità della terra: “Tendi al risveglio!”; quando le ondine si dileguano verso l’alto con la nostalgia di essere consumate, risuona verso la Terra: “Pensa nello spirito!”.

Quando nelle regioni superiori le silfidi amano venir respirate, scomparendo come saette azzurrognole, rossicce e verdastre nella luce cosmica, mentre guizzano e scompaiono nella luce cosmica, da loro risuona dunque dall’alto il monito: Vivi creando vita che respira!

 

• Come poi in una specie di collera infuocata, che non viene sentita come qualcosa che annienta, ma come qualcosa che l’uomo deve ricevere dal cosmo, come da una collera infuocata e nello stesso tempo piena di entusiasmo, si sente ora risuonare l’essenza degli esseri del fuoco portata nel manto igneo della Terra. Le parole risuonano non come un insieme di singole voci, ma come una voce, un possente tuono proveniente da tutte le sfere attorno alla Terra:

Accogli con amore la forza della volontà divina!

 

Naturalmente si può non badare a tutto questo, e allora non lo si percepisce. Dipende dalla libertà umana percepire o no tali cose. Percependole, l’uomo sa però che sono elementi costitutivi dell’esistenza cosmica, sa che avviene in effetti qualcosa quando gnomi, ondine, silfidi ed esseri del fuoco si manifestano nel modo descritto. Gli gnomi non esistono per noi soltanto nel senso prima descritto, ma anche per far risuonare le loro parole cosmiche dalla Terra, le ondine per farle fluire verso l’alto, le silfidi dall’alto, gli esseri del fuoco per farle risuonare come un coro, come un confluire di una possente manifestazione vocale.

 

Tradotto in parole, così tutto ciò potrebbe apparirci. Queste parole appartengono alla parola cosmica e, anche se nella coscienza ordinaria non le sentiamo, non sono senza significato per gli uomini. L’antichissima concezione sorta da una veggenza istintiva, secondo la quale il mondo è formato dalla parola, esprime una profonda verità.

 

La parola cosmica non è un insieme qualsiasi di sillabe,

bensì è ciò che risuona da innumerevoli esseri.

 

Innumerevoli entità hanno qualcosa da dire nella totalità dell’universo, e la parola cosmica risuona dal loro insieme. Non arriviamo a una visione completa se ci appelliamo soltanto alla generale ed astratta verità secondo la quale il mondo è nato dalla parola, ma soltanto se a poco a poco arriviamo a vedere in concreto come la parola cosmica si componga, nelle sue diverse sfumature, delle voci di singole entità, in modo che le diverse sfumature penetrino con il suono e le parole nella grande armonia cosmica e nella possente melodia cosmica, mentre la parola crea.

 

• Nel “Tendi al risveglio!” che il coro degli gnomi fa risuonare, è soltanto trasposta nel linguaggio degli gnomi la forza che agisce per far nascere il sistema osseo e in generale il sistema locomotore umano.

• Così, trasposta nel loro linguaggio col grido “Pensa nello spirito”, le ondine proclamano la parola cosmica che fluisce nell’uomo per formare gli organi del ricambio.

• Nel momento in cui le silfidi amano venir respirate lasciando fluire dall’alto il loro “Vivi creando vita che respira!” l’uomo è compenetrato, intessuto e permeato dalla forza che gli fornisce gli organi del sistema ritmico.

• Infine, ciò che dal manto igneo cosmico risuona come voce di tuono alla maniera degli spiriti del fuoco, se lo si ascolta è quasi un riflesso, un’immagine. Dal manto igneo cosmico risuona la forza di quelle parole: “Accogli con amore la forza della volontà divina!” Ogni sistema neuro-sensorio, ogni capo umano ne è una piccola immagine, una copia in miniatura. Quel motto agisce nelle più elevate sostanze cosmiche, e quando l’uomo attraversa la sua evoluzione fra la morte e una nuova nascita, trasforma quel che egli porta seco attraverso la soglia della morte in ciò che diverrà in seguito il sistema dei nervi e dei sensi.

 

• Sistema locomotore  –  Coro degli gnomi: Tendi al risveglio!

• Organizzazione del ricambio  –  Ondine: Pensa nello spirito!

• Sistema ritmico  –  Silfidi: Vivi creando vita che respira!

• Sistema dei nervi e dei sensi  –  Esseri del fuoco: Accogli con amore la forza della volontà divina!

 

Si vede dunque come ciò che giace al di là della soglia sia parte alla nostra natura, come ci introduca nelle forze creative divine e in quanto vive ed agisce nel resto del mondo. Ricordandoci di tutto ciò cui aspiravano con nostalgia uomini di un’altra epoca e che sta nelle parole di Goethe:

«Scorga operare ogni linfa, ogni seme,

e possa al fine smetterla

di solo cavillar con le parole», 

vorremmo proprio dire che nel processo evolutivo dell’umanità questo deve realizzarsi.

 

• Veramente dobbiamo penetrare nelle forze germinative che nel modo più diverso costruiscono l’uomo,

altrimenti con tutto il nostro sapere altro non facciamo che cavillare in parole.

 

Possiamo così dire che il sistema locomotore, il sistema del ricambio, il sistema ritmico e il sistema neuro-sensoriale formano un’unità che confluisce in ciò che dal basso risuona verso l’alto: “Tendi al risveglio!”, “Pensa nello spirito!”, e che dall’alto si mescola con le altre parole: “Vivi creando vita che respira!”, “Accogli con amore la forza della volontà divina!”

 

Quest’ultimo motto è quanto è creativo nella quiete del capo. Il “Pensa nello spirito!” dal basso verso l’alto e il “Vivi creando vita che respira!” dall’alto verso il basso sono ciò che in azione reciproca vive e tesse in modo da crearsi un’immagine di come il respiro umano trapassi ritmicamente nel sangue. Ciò che fissa in noi gli organi dei sensi fluisce dall’alto, ed è: “Accogli con amore la forza della volontà divina!” Nel “Tendi al risveglio!” risuona invece quanto agisce nel nostro camminare, nel nostro stare in piedi, nel nostro muovere braccia e mani, quanto ci porta in genere a mostrare la nostra natura volitiva.

 

Si vede così come l’uomo sia la sintesi armonica di quella parola cosmica che possiamo interpretare, nel modo da me esposto, nel suo gradino più basso. Tale parola sale poi fino alle gerarchie superiori, le quali devono dispiegare ancora dell’altro come parola cosmica, affinché il cosmo sorga e si formi. Ciò che gli esseri elementari hanno per così dire chiamato nel mondo è l’ultima eco della parola cosmica creatrice, formativa e plasmatrice che è alla base di tutto l’agire e di tutto l’essere.

 

Gnomi:  Tu sogni te stesso  ed eviti il risveglio.

                    Io conservo la forza delle radici; essa mi crea il corpo di forme.

 

OndineTu pensi le opere degli angeli e non lo sai.

                     Io muovo la forza di crescita dell’acqua; essa mi plasma la sostanza vitale.

 

SilfidiTi splende la potenza creatrice e non l’avverti.

                   Tu senti la sua forza e non la vivi.

                  Io bevo la forza vitale dell’aria; essa mi colma di potenza dell’essere.

 

Esseri del fuocoLa volontà divina ti dà forza, e non l’accogli.

                                       Tu vuoi col suo vigore e la respingi.

                                      Forza d’ascesa io assimilo dal fuoco; essa mi libera in spiritualità d’anima.

 

Coro degli gnomiTendi al risveglio!

Ondine: Pensa nello spirito!

Silfidi: Vivi creando vita che respira!

Esseri del fuocoAccogli con amore la forza della volontà divina!