La progressiva trasformazione in calore del cadavere fisico: la morte come stimolo della coscienza di sé nel mondo spirituale.

O.O. 168 – Il legame fra i vivi e i morti – 16.02.1916


 

Sommario: Il legame dei vivi con i morti. La progressiva trasformazione in calore del cadavere fisico: la morte come stimolo della coscienza di sé nel mondo spirituale. Il tableau della vita; l’intessersi del corpo eterico nel mondo eterico esteriore.

 

È nostra aspirazione cercare, per quanto possibile, di penetrare con la conoscenza in quei mondi che restano chiusi alla conoscenza comune e dipendente dai sensi, che è legata al piano fisico. Nel corso degli anni ci siamo abituati a pensare che l’uomo, nel corso della vita in cui egli è chiuso all’interno del suo corpo fisico, vive in un mondo che costituisce solo una piccola parte di tutto il mondo reale.

 

…… i concetti, le rappresentazioni, le idee che noi ci facciamo sul mondo, e che ci formiamo in questo modo per il fatto di essere nel corpo fisico, devono essere modificate e rese malleabili affinché possano effettivamente cogliere quelli che sono i misteri dell’esistenza spirituale.

 

L’uomo attuale è molto ma molto adattato alla pura osservazione materiale del proprio ambiente, e per questa ragione egli si è formato anche le proprie rappresentazioni conformemente a questa visione puramente materiale. Perciò gli risulterà soprattutto difficile penetrare nei mondi spirituali tramite la sola rappresentazione. Molti credono che non sia possibile comprendere il mondo spirituale se non si è ancora in grado di guardarvi dentro. Essi però credono così solo perché hanno reso le proprie idee rigide e morte, essendosi abituati troppo a pensare unicamente al mondo fisico.

 

Fatta questa premessa, oggi voglio parlarvi di qualcosa che ha a che fare con la vita dei cosiddetti morti. Sappiamo che, se vogliamo prendere in considerazione la vita tra morte e nuova nascita, dobbiamo considerare e dobbiamo tenere conto del modo in cui l’uomo si compone delle quattro parti costitutive che noi conosciamo bene: corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale e io.

 

Se prendiamo innanzitutto in considerazione il dato più esteriore e ancora visibile dal piano fisico, quello della morte, vediamo che esso consiste nel fatto che l’uomo depone il proprio corpo fisico. Non è necessario tenere conto dei diversi modi nei quali ora questo corpo fisico si unisce all’esistenza terrestre, se tramite combustione o decomposizione (in fin dei conti entrambe le modalità si differenziano solo per la loro diversa durata); ma se consideriamo che il corpo fisico dell’essere complessivo dell’uomo decade nella morte e, come si dice, si unisce alla terra, se ci limitiamo a considerare questo fatto nel suo significato per il piano fisico, allora l’avremo considerato in modo assai incompleto.

 

Spesso esso viene considerato in modo assai imperfetto persino da orientamenti spirituali che riescono a vedere fino ad un certo grado negli ambiti spirituali. Essi si lasciano ancora fuorviare da ogni sorta di idee morali, le quali però da diversi punti di vista sono proprio inadatte a comprendere adeguatamente il modo in cui lo spirituale entra nel mondo fisico.

 

Tutti gli eventi fisici hanno anche i loro significati spirituali; non esiste un evento fisico che non abbia un significato spirituale. L’evento fisico consiste quindi nel fatto che il nostro corpo fisico ci abbandona, si disgrega nelle sue parti, nelle sue molecole, nei suoi atomi, e viene affidato alla terra.

 

Ora, un grande preconcetto dell’attuale visione materialistica del mondo (la quale da molto tempo ormai domina più o meno l’umanità) è che il corpo umano, così come lo portiamo dalla nascita fino alla morte – o, diciamo, dal concepimento fino alla morte -, si disgreghi in parti piccolissime, in atomi, e che questi atomi vengano poi incorporati alla terra, oppure a zone della terra e poi, sotto forma di atomi, passino in altri esseri.

 

È facile cadere in questo pregiudizio tramite l’attuale visione materialistica. Ma già questo modo di rappresentarsi la realtà, dal punto di vista della scienza dello spirito, null’altro è che un’assurdità. Infatti gli atomi, nel senso in cui essi vengono intesi dai chimici, in realtà non esistono. Ciò che risulta dalle minuscole particelle del nostro corpo, indipendentemente dal modo in cui esso viene riunito alla terra, alla fin fine è calore. In fondo, in un certo modo e in un lasso di tempo che può essere più breve o più lungo, il nostro organismo fisico complessivo si trasforma in calore.

 

Per questa ragione nella scienza dello spirito, come è noto, parliamo anche del calore come del quarto stato di aggregazione, mentre la fisica non lo riconosce come quarto stato di aggregazione, ma solo come una caratteristica del corpo. Ed è realmente questo calore ciò che innanzitutto viene dato alla terra. Esso viene trasmesso alla terra. Dunque, a partire dal nostro corpo noi diamo calore alla terra.

 

Il calore presente nella terra è davvero intimamente connesso a quanto gli uomini lasciano dietro di sé. L’uomo non si trasforma in aria o in acqua o altro ancora; questi sono solo stati transitori che egli attraversa. Ciò che di lui diventa aria e acqua, diventa infine calore. Sì, anche se gli ultimi resti della materialità si trasformeranno in calore solo fra centinaia di anni, anche se il mio sistema osseo si trasformerà in calore solo fra migliaia di anni, alla fine si trasformerà comunque in calore. E anche per gli antichissimi scheletri di uomini che hanno calcato la terra in tempi remoti e che vedete quando andate nei musei, anche per loro prima o poi arriverà il momento in cui ciò che oggi è presente nello scheletro sarà solo calore all’interno del corpo della terra.

 

Che il nostro corpo fisico resti alla terra ha, per colui che ha oltrepassato la soglia della morte, una grande e fondamentale importanza. Egli va nel mondo spirituale, lasciando il proprio corpo alla terra. Per il cosiddetto morto questa è un’esperienza, un evento. Egli fa quest’esperienza: il tuo corpo va via da te.

Bisogna immaginare che ciò sia un’esperienza. Ma di che genere di esperienza si tratta? Ve ne potete fare un’idea se considerate le esperienze sul piano fisico. Un’esperienza è, diciamo, quando voi sperimentate una qualsiasi nuova sensazione che non avete mai avuto prima e imparate a comprenderla: in questo caso avete assegnato alla vostra anima qualcosa che prima non possedevate, un nuovo concetto, una nuova rappresentazione.

 

Ora, pensate ad una esperienza del genere, ma enormemente amplificata. È qualcosa di infinitamente grande ciò che l’uomo sperimenta, qualcosa che gli conferisce la possibilità – tra la morte e la nascita – di vedere, di pensare e di comprendere che egli depone il proprio corpo, che lo consegna al pianeta che adesso abbandona. Si tratta di una grande, impressionante esperienza, che non è paragonabile a nessuna esperienza dell’esistenza terrena. Il valore di un’esperienza consiste nel fatto che, come sua conseguenza, a noi resta nell’anima. Così possiamo domandare: cosa resta indietro come conseguenza di questa esperienza della dipartita del corpo fisico dal nostro essere umano complessivo?

 

Se nel passare la soglia della morte noi non facessimo quest’esperienza (che facciamo consapevolmente) della dipartita del nostro corpo fisico, non potremmo mai sviluppare una coscienza dell’io dopo la morte!

La coscienza dell’io dopo la morte viene stimolata dall’esperienza della dipartita del corpo fisico.

• Per il morto quest’esperienza ha una grande importanza: io vedo sparire lontano da me il mio corpo fisico.

• E pure l’altra: a partire da questo evento sento sorgere dentro di me la percezione che io sono un io.

 

Si può dire paradossalmente:

se non potessimo sperimentare la nostra stessa morte dall’altra parte,

dopo la morte non avremmo una coscienza dell’io.

 

• Come l’anima umana, quando entra nell’esistenza tramite la nascita o anche già tramite il concepimento,

si abitua man mano ad avvalersi dell’apparato fisico e in tal modo acquisisce la coscienza dell’io nel corpo,

• così dall’altro lato dell’esistenza l’essere umano acquisisce la coscienza dell’io dopo la morte

per il fatto che sperimenta il decadere del corpo fisico dall’uomo complessivo.

 

Pensate ora al significato reale di tutto ciò.

• Se noi consideriamo la morte dal lato fisico dell’esistenza, essa ci appare come la fine di quest’esistenza,

come ciò che per la visione fisica non ha più nulla dietro di sé.

• Considerandola dall’altro lato, la morte è la cosa più meravigliosa che possa mai stare davanti all’anima umana.

Infatti, ciò significa che l’uomo può sempre avere la percezione della vittoria dell’esistenza spirituale sulla corporeità.

 

E mentre qui nella vita fisica non possiamo avere sempre davanti a noi la rappresentazione della nostra nascita – nessun uomo ha la rappresentazione della propria nascita, nessun uomo può sapere qualcosa della propria nascita a partire dalla propria esperienza fisica -, dunque,

• quanto poco noi possiamo guardare indietro alla nostra nascita qui nella vita fisica,

• tanto più è sicuro che, se dopo la morte diventiamo completamente coscienti,

avremo sempre l’evento della nostra morte direttamente davanti a noi.

 

Questo evento della morte non ha però niente di angosciante, ma è l’avvenimento più grande, più meraviglioso, più bello che noi possiamo avere davanti alla nostra anima. Esso infatti ci mostra sempre tutta la grandiosità del fatto che dalla morte proviene la coscienza, la coscienza di sé nel mondo spirituale, ovvero che la morte è l’impulso a questa coscienza di sé nel mondo spirituale.

 

• In secondo luogo dobbiamo prendere in considerazione la seconda parte costitutiva della nostra esistenza umana,

il corpo eterico.

Dalle spiegazioni elementari attraverso cui siamo passati tutti nel corso del nostro gruppo di studio, sappiamo che conserviamo ancora questo corpo eterico per un periodo relativamente breve dopo la morte, dopodiché anch’esso viene deposto. Sappiamo anche che ha una certa importanza il fatto che questo corpo eterico, così come lo possedevamo, resti unito a noi ancora per alcuni giorni.

Fintantoché portiamo con noi questo corpo eterico dopo aver deposto il corpo fisico, siamo ancora in grado di pensare tutto quanto abbiamo potuto pensare nel corso della nostra esistenza fisica. Perciò possiamo avere una visione d’insieme di tutti i pensieri che portiamo dentro di noi, come se fossero dispiegati in un ampio quadro. In questo quadro della vita (che vi è stato spesso descritto) riconosciamo i pensieri che abbiamo sperimentato nel corso della vita.

 

Nei giorni in cui portiamo ancora in noi il corpo eterico, abbiamo tutta la nostra vita dispiegata davanti a noi come un panorama e l’abbiamo davanti a noi nella contemporaneità, cioè vediamo tutto contemporaneamente. Infatti, ciò che qui nel mondo fisico definiamo memoria, si origina sì nel corpo eterico, ma è legato al corpo fisico. Noi abbiamo deposto questo corpo fisico. Ora osserviamo i pensieri. Ma non li facciamo risalire dalle profondità, che sono in un certo senso collegate con il corpo fisico; li osserviamo, e abbiamo una visione d’insieme come in un panorama della vita che abbiamo fatto.

 

Poi deponiamo questo corpo eterico.

• Ma questo corpo eterico che deponiamo resta per noi visibile durante tutta la nostra ulteriore vita dopo la morte.

• È fuori, ma resta visibile per noi.

• Si unisce all’intero universo, ma ciò che di esso succede resta visibile per noi, noi lo vediamo.

 

Fa parte dei misteri della morte il fatto che i pensieri che abbiamo avuto in noi quando eravamo vivi, li vediamo come in un panorama fintantoché abbiamo il corpo eterico, e che li vediamo unirsi al mondo al di fuori di noi, in un certo senso intessersi nel mondo, e vediamo che essi appartengono al nostro mondo ma non al nostro io dopo la morte.

L’esperienza che facciamo è veramente come se ciò che durante la vita tesse e vive in noi come corpo eterico si inserisse semplicemente nel mondo eterico esterno.

 

Poi, come sapete, arriva il momento in cui di ciò che portiamo su di noi qui sul piano fisico

ci restano solo l’io e il corpo astrale, e naturalmente la visione di ciò che eravamo.

• Allora, tramite la coscienza intensificata che la morte ha posto in noi, percepiamo noi stessi

in un modo completamente diverso rispetto a quanto facciamo qui nel corpo fisico.

 

Ma non dobbiamo mai lasciarci prendere dall’idea che l’anima sia incosciente di questa vita tra morte e nuova nascita. A questa vita è collegata una coscienza più forte, più intensa della coscienza che abbiamo qui nel corpo fisico, solo che tale coscienza è conformata in modo completamente diverso.

Ed è comprensibile che ci si avvicini al modo in cui ci si deve rappresentare il morto solamente prendendo in considerazione tutto ciò che la scienza dello spirito può offrire per modificare le rappresentazioni che qui sul piano fisico sono adeguate agli oggetti e agli avvenimenti puramente fisici.

 

Viviamo dunque nel nostro io e nel nostro corpo astrale.

Abbiamo deposto il nostro corpo eterico; esso è legato all’esistenza oggettiva.

 

Miei cari amici, questa è certamente un’esperienza che sconvolge chi entra nel mondo spirituale per visitare, per accompagnare i morti con i quali è possibile entrare in contatto, per seguire non solo la vita individuale del defunto tra morte e nuova nascita, ma anche per vedere ciò a cui guarda il morto, ciò che di lui in quanto corpo eterico si è intessuto nel mondo e che per lui ora è un mondo esteriore, un mondo oggettivo, quindi per osservare ciò che il morto ha appena donato al mondo eterico.

E succede che si può già percepire il morto in un duplice modo.

• Si può percepire ciò che egli ha affidato di sé al mondo eterico,

• e si può percepire di lui ciò in cui risiede la sua coscienza dopo la morte.

 

È pure sconvolgente la prima presa di contatto con ciò che il morto ha lasciato al mondo eterico; ed è sconvolgente anche nel caso in cui non sia possibile entrare in contatto con quell’essere che continua a vivere tra la morte e una nuova nascita e che porta la coscienza e la coscienza di sé del morto, ma piuttosto con ciò che egli ha lasciato indietro. Perfino allora un’esperienza di questo tipo porta con sé tutto ciò che tocca profondamente l’anima e che caratterizza appunto il contatto con il mondo spirituale.

Di questo fatto sconvolgente fa parte soprattutto la reale e vivente esperienza del fatto che questo spirituale cui si è appena accennato, questo spirituale eterico che viene lasciato indietro dal morto, è continuamente attorno a noi. Così come è vero che noi viviamo nell’aria che ci circonda da ogni parte, altrettanto vero è che siamo circondati dal mondo nel quale resta ciò che il morto lascia dietro di sé come suo proprio mondo eterico. Nel mondo nel quale noi stiamo anche con i nostri corpi fisici, c’è anche questo spirituale del quale sto parlando ora.

 

• Come è vero che attorno a noi c’è l’aria,

• così è vero che attorno a noi c’è quel che i morti si lasciano dietro.

Dai mondi spirituali ci separano solo stati di coscienza: non condizioni di spazio ci separano, ma stati di coscienza.