La reincarnazione di iniziati nella nostra epoca

O.O. 236 – Nessi karmici Vol. II – 26.04.1924


 

In antico esistevano chiaroveggenti,

persone in grado di comunicare ad altri i segreti del mondo spirituale, ossia gli iniziati.

Da questo può naturalmente sorgere la domanda: dove vivono nell’epoca nostra quegli iniziati?

che ne è della loro reincarnazione?

 

Per rispondere a questa domanda è assolutamente necessario ricordare la grande differenza che può esserci fra una vita e quella successiva quanto al sapere, alle conoscenze e anche ad altre manifestazioni dell’anima, come diverse possano essere sotto tali aspetti le successive vite terrene. Infatti, quando nel tempo che l’uomo trascorre fra morte e rinascita si avvicina il momento in cui egli deve ridiscendere sulla Terra, congiungersi con l’organizzazione fisico-eterica, molte cose avvengono in lui. La direzione verso una data famiglia, verso un dato popolo è sì predisposta da tempo, ma la risoluzione di attuare quello straordinario mutamento dell’esistenza che consiste nel passare dal mondo spirituale-animico a quello fisico richiede qualcosa d’immenso.

 

Non è come qui sulla Terra dove l’uomo, se conduce una vita normale, diventa sempre più debole e, secondo le proprie esperienze terrene, coopera solo scarsamente alla decisione di assumere una diversa forma di vita passando per la porta della morte. Ciò assale per così dire l’essere umano, irrompe su di lui.

 

Sulla Terra la morte è qualcosa di irrompente. Molto diversa è la discesa dal mondo spirituale, un atto pienamente e chiaramente cosciente, una deliberazione che nasce da tutti i possibili sostrati dell’anima. Si deve considerare quale immane mutamento si verifica quando l’uomo deve scambiare le forme della vita spirituale-animica dell’esistenza preterrena con quelle della vita terrena. Egli vede, discendendo sulla Terra, come debba adattarsi non solo alle condizioni di cultura e di civiltà, bensì anche alle condizioni corporee che possono venirgli offerte in un dato momento.

 

Anche prescindendo dalle condizioni culturali e dal carattere della civiltà,

il nostro tempo non fornisce facilmente corpi

in cui la vita possa di nuovo essere vissuta al modo antico, come la vivevano gli iniziati.

E quando viene il momento in cui un’anima, anche quella di un antico iniziato,

deve valersi di un corpo umano, essa è costretta a prenderlo come è

e deve adattarsi alle forme di educazione e di vita oggi esistenti.

Quanto già visse in un’anima non va tuttavia perduto, ma si esprime in modo diverso.

La struttura essenziale di quell’anima rimane ma si manifesta in altro modo.

 

Nel terzo e nel quarto secolo d.C., attraverso la conoscenza delle verità iniziatiche, l’anima poteva ancora raggiungere un grande approfondimento perché, principalmente nelle regioni dell’Europa meridionale e dell’Asia anteriore, i corpi si adeguavano ancora alle anime, assolvevano interiormente le loro funzioni organiche così da potersi adeguare all’anima.

 

Anche chi nei primi secoli cristiani visse con un’anima molto saggia, dedita alla spiritualità e visse forse come iniziato,

oggi deve immergersi in un corpo che in conseguenza dell’evoluzione successiva è principalmente volto al mondo esterno,

vive nel mondo esterno.

La natura corporea agisce in modo che non può più esservi quel grande raccoglimento,

quella grande concentrazione interiore delle forze animiche che erano ancora possibili nel terzo e nel quarto secolo

dopo l’avvento del cristianesimo.

Perciò nel corso dell’evoluzione terrena potè verificarsi quanto riferisco quale risultato dalla percezione spirituale.

 

Pensiamo a una sede di misteri dell’Asia anteriore con tutte le qualità proprie a tali sedi nei primi secoli dopo l’avvento del cristianesimo. A quel tempo esistevano ancora ovunque antiche tradizioni, e i discepoli venivano profondamente iniziati nei misteri. In maggiore o minore misura dovunque si aveva ancora coscienza delle regole da seguire dall’anima per raggiungere certe conoscenze che conducevano profondamente nell’anima e che portavano anche fuori nell’universo. Proprio in quei misteri dell’Asia anteriore nei primi secoli d.C. si poneva un grande quesito.

Quei misteri avevano veduto fluire un’incommensurabile saggezza nelle loro sedi sacrificali. Basterà rileggere quanto, nella misura allora possibile in un’opera destinata al pubblico, è scritto nel mio libro II cristianesimo come fatto mistico per vedere come tutta quella saggezza mirasse infine alla comprensione del mistero del Golgota.

 

E il grande problema di quei misteri dell’Asia anteriore era:

come si svilupperà ulteriormente nelle anime umane l’immensa grandezza del contenuto,

del contenuto reale che fluì sulla Terra attraverso il mistero del Golgota?

e l’antica, antichissima saggezza che risale fino agli abitatori delle stelle,

che in sé racchiude la conoscenza degli esseri divino-spirituali di varia natura che reggono l’universo e la vita umana,

quell’antichissima saggezza come si congiungerà con quanto si concentrò, si riassunse nel mistero del Golgota

e con gli impulsi che devono ormai fluire nell’umanità da un’alta entità solare, dal Cristo?

 

Questa era l’assillante domanda di quei misteri dell’Asia anteriore.