La religione tornerà ad essere quello che era stata un tempo, alle sue origini: rivelazione del mondo divino-spirituale

O.O. 215 – Filosofia, Cosmologia e Religione – 07.09.1922


 

Si possono trasformare certe nostre abitudini, proponendosi con piena consapevolezza una cosa di questo genere: cerca di trasformare con un energico sforzo di volontà questa o quella abitudine che hai da molti anni, in modo che fra quattro o cinque o dieci anni tu l’abbia perduta, e tu sia diventato un uomo diverso, per quanto riguarda quell’abitudine.

Può trattarsi di piccole abitudini insignificanti, alle quali si presta di solito poca attenzione: lavorare su di esse è proprio la cosa più giusta, per la conoscenza soprasensibile di cui sto ora parlando. Per esempio, un tale ha una certa calligrafia.

Egli può proporsi con tutta l’energia di acquistare una scrittura diversa da quella che si era formata sin dall’infanzia.

 

Se si coltivano per anni simili esercizi della volontà, alla fine l’anima diventa abbastanza forte per vivere nel mondo spirituale esterno, al dì fuori dell’organismo fisico ed eterico. Può apprendere a vivere insieme alle entità spirituali, con le anime umane sia prima che esse entrino nell’esistenza fisica, sia dopo che sono passate per la morte, dimorando ora nel mondo spirituale prima di ritornare nell’esistenza fisica; o anche con quelle entità spirituali che esistono solamente nel mondo spirituale e che non rivestono mai, come gli uomini, un corpo fisico o un organismo eterico.

In questo modo si perviene a vivere con la propria natura animico-spirituale nel mondo in cui si sperimenta ciò che costituisce il contenuto della coscienza religiosa.

Si giunge pienamente coscienti in quel mondo di cui gli antichi maestri religiosi parlavano agli uomini come del mondo divino: solo che allora si trattava di un’esperienza quasi sognante, mentre oggi si può trattare di un’esperienza pienamente cosciente, quale si ha soltanto nella matematica o nelle scienze esatte dell’età moderna.

 

Così si giunge a sviluppare il terzo gradino della conoscenza soprasensibile, quello della vera intuizione.

Mediante tale vera intuizione si apprende a vivere nel mondo divino-spirituale, e si possono trasferire qui le esperienze vissute in quel mondo per farle diventare il contenuto della coscienza religiosa.

Anche con questa esperienza accade che si impari a conoscere qualcosa di essenziale nella natura umana: cioè come l’uomo possa vivere col suo vero io e con l’organismo astrale in un mondo puramente spirituale.

 

A questo punto si consegue la conoscenza di come l’uomo sia durante lo stato di veglia e durante il sonno.

Si riconosce che nella veglia l’io e l’organismo astrale si rivestono per così dire dei processi della respirazione e della circolazione, cioè dei processi ritmici; siccome però l’io crea una propria immagine riprodotta nell’organismo fisico, vi vengono coinvolti anche i processi del ricambio che vivono nella circolazione del sangue.

 

Ciò che nella coscienza ordinaria l’uomo chiama il suo io non è che un debole riflesso del suo io vero, il quale ha le sue radici nel mondo divino-spirituale cui ho adesso accennato.

Nella coscienza ordinaria questo io viene percepito in quanto il sistema circolatorio umano è compenetrato dai processi del ricambio: è in tali processi, pulsanti nella circolazione, che viene sentito ciò che la coscienza ordinaria percepisce come l’io.

Questo però non è che un pallido riflesso dell’io vero.

Durante lo stato di veglia, nel ricambio che circola nell’uomo ritmico, vive l’immagine di questo io; o meglio, vive l’io reale, ma la coscienza ordinaria ha in sé soltanto l’immagine condizionata dal ricambio.

Quando però l’organismo umano fisico ed eterico ha bisogno esso stesso delle forze ritmiche della respirazione e della circolazione, compenetrate dal ricambio, come avviene durante il sonno quando essi hanno bisogno delle forze dell’uomo ritmico, allora il vero io vive col corpo astrale nel mondo spirituale esterno.

Allora la respirazione e la circolazione, compenetrate dal ricambio, provvedono separatamente al corpo fisico e all’organismo eterico, mentre il vero io e l’organizzazione astrale sussistono nel mondo spirituale, a fianco dell’organismo fisico ed eterico.

 

Mediante la vera intuizione si percepiscono questi stati alterni; si vede come l’organismo fisico e l’eterico si servano della respirazione e della circolazione, con l’ossigeno che vi è contenuto, per rinnovare le proprie forze. Durante questi periodi, il vero io e l’organismo astrale dimorano nel mondo spirituale e vi trovano la loro sussistenza.

Quando poi le forze dell’organismo fisico e dell’eterico sono rigenerate a sufficienza dall’uomo ritmico, il corpo astrale e l’io ritornano, compenetrando il ricambio che pulsa nel processo respiratorio e circolatorio, e l’uomo è di nuovo desto.

 

Così si constata come il vero io e l’organismo astrale pulsino nel ricambio. Così s’impara a conoscere il mondo che le religioni antiche denominavano il mondo divino, nel quale il vero io dell’uomo ha la patria che gli è intrinsecamente propria. E poiché anche ciò che in tal modo si afferra con la vera intuizione si rispecchia nel corpo fisico, nel corpo eterico, appunto come in uno specchio, perciò è possibile esprimere in parole, in immagini, in concetti anche le esperienze fatte nel mondo puramente spirituale, del tutto indipendentemente dalla corporeità. Tutto questo può allora essere accolto da un sano intelletto umano, può essere sentito, accolto nell’animo umano e formare il contenuto della coscienza religiosa la quale in tal modo risulta fondata sulla conoscenza.

 

Non è necessario che ogni uomo si immerga mediante l’intuizione nel mondo divino-spirituale;

deve farlo però chi diventa un indagatore dello spirito.

 

Quando lo scienziato dello spirito esprime in parole, nel modo che si è detto, ciò che sperimenta nel mondo divino-spirituale, le sue comunicazioni assumono forme tali da suscitare nell’uomo comune questa esperienza cosciente: ecco delle parole che non si riferiscono a questo mondo, che però si esplicano vivamente nell’animo umano, con la forza della realtà che è in esse racchiusa. Questa è la forza in cui agisce sulla coscienza in modo religioso ciò che l’indagine spirituale trae dal mondo divino-spirituale, mediante la sua esperienza di grado intuitivo.

 

Se l’umanità vuol ritornare a una vita religiosa originaria, fondata sulla conoscenza, deve riconoscere la validità delle esperienze fatte dall’indagatore dello spirito nel mondo divino-spirituale mediante la vera intuizione e che egli è in grado di comunicare.

Allora la religione tornerà ad essere quello che era stata un tempo, alle sue origini: rivelazione del mondo divino-spirituale, rivelazione delle esperienze che si possono fare con le entità del mondo spirituale, che prima si manifestano alla conoscenza immaginativa e ispirativa, ma che si incontrano veramente solo con l’intuizione.