La riapparizione del Cristo nella sfera eterica

O.O. 123 – Il Vangelo di Matteo – 10.09.1910


 

Nel vangelo di Matteo il Cristo Gesù ci viene dunque descritto chiaramente come il portatore della forza annunziato a suo tempo da Zaratustra, come il portatore della forza del Sole. Il vangelo di Matteo descrive fedelmente come quella forza solare, come lo spirito del Sole, Ahura Mazdao o Ormazd, di cui Zaratustra poteva solo dire che si trovava nel Sole, per tramite di Gesù di Nazaret visse sulla Terra, e con la Terra si congiunse in modo che quella sua unica vita in un corpo fisico, eterico e astrale divenne per l’evoluzione terrestre un impulso poderoso che a poco a poco penetrerà interamente nell’umanità.

 

In altre parole: il principio dell’io visse una volta sulla Terra in una persona; a poco a poco, attraverso le loro successive incarnazioni, gli uomini conseguiranno le forze dell’io diventando partecipi del Cristo, ovvero accogliendo in sé l’entità del Cristo, nel senso di Paolo.

Gli uomini percorreranno tutta l’evoluzione terrestre passando da un’incarnazione all’altra; e quelli che avranno voluto impregnare la loro anima della forza del Cristo Gesù che visse una volta sulla Terra, ascenderanno ad altezze sempre maggiori.

In quel tempo alcuni eletti poterono vedere con i loro occhi fisici il Cristo nel corpo di Gesù di Nazaret. Nel corso dell’evoluzione terrestre dovette verificarsi un’unica volta, per l’intera umanità, che il Cristo, che prima poteva essere contemplato solo come lo spirito del Sole, discendesse sulla Terra per congiungersi con le forze di essa.

 

L’uomo è l’essere destinato ad accogliere la pienezza della forza solare che doveva un’unica volta discendere ad abitare in un corpo fisico umano. Con ciò ebbe inizio il tempo in cui la forza solare si effonderà sull’umanità: essa fluirà sempre più negli uomini che passano da un’incarnazione all’altra, e che gradualmente si compenetreranno della forza del Cristo, per quanto lo consente il loro corpo fisico.

• Naturalmente, questo non potrà avverarsi in ogni corpo fisico. Anche per il Cristo stesso è stato infatti necessario quel corpo speciale, preparato nel modo complesso che abbiamo descritto, con la partecipazione dei due Gesù, e poi portato a un dato altissimo grado di perfezione dall’individualità di Zaratustra, appunto perché il Cristo vi potesse vivere una volta, in tutta la sua pienezza. Una sola volta!

 

Gli uomini che lo vorranno, potranno compenetrarsi della forza del Cristo,

• dapprima interiormente,  • poi a poco a poco anche esteriormente.

Così l’avvenire non solo potrà comprendere la natura del Cristo,ma potrà compenetrarsene.

 

Ho già avuto occasione, in questi ultimi tempi, di esporre il modo in cui si esplicherà la ulteriore partecipazione dell’umanità al Cristo. L’ho descritto anche nel mio mistero rosicruciano La porta dell’iniziazione, nella scena della veggente Teodora, concepita come una personalità che ha sviluppato in sé la facoltà di guardare al prossimo avvenire.

Andiamo incontro a un’epoca in cui effettivamente, in un futuro non molto lontano, dapprima poche, poi sempre più numerose persone saranno in grado di vedere ormai nel mondo eterico (non dunque nel mondo fisico!) la figura del Cristo: e questo non solo per mezzo di una disciplina spirituale, ma per effetto del normale grado dell’evoluzione generale dell’umanità.

 

In un avvenire più lontano, poi, la figura del Cristo sarà veduta in forma ancora diversa. In forma fisica il Cristo potè essere veduto una sola volta, perché gli uomini dovevano una volta sperimentarlo così, sul piano fisico. L’impulso del Cristo però non avrebbe assolto II suo compito, se non potesse anch’esso evolversi oltre.

Andiamo incontro a un tempo nel quale le forze superiori dell’uomo potranno percepire il Cristo. Già prima della fine del secolo ventesimo in un piccolo numero di uomini si sarà dischiusa la vista spirituale, sicché potranno avere la stessa esperienza che ebbe Paolo davanti a Damasco: egli potè averla già allora in quanto era «un prematuro» (I Corinzi 15,8).

 

Prima della fine del secolo ventesimo un certo numero di uomini ripeterà l’esperienza fatta da Paolo davanti a Damasco (Atti degli Apostoli 9,1-22); essi non avranno più bisogno dei Vangeli né di altri testi per riconoscere il Cristo. La loro esperienza interiore li illuminerà sul Cristo il quale apparirà «sulle nuvole», cioè nella sfera eterica (Daniele 7,13; Matteo 24,30; Apocalisse 1,7).

 

Si tratta dunque di una specie di ritorno del Cristo in veste eterica,

cioè nella forma in cui apparve a Paolo, come preannuncio di un’epoca futura.

 

Noi abbiamo il compito di mettere in grande evidenza che il Cristo Gesù, apparso una volta in un corpo fisico all’inizio della nostra era, prima della fine della nostra epoca dovrà apparire in veste eterica, come apparve a Paolo a Damasco. Quando poi gli uomini si saranno elevati a facoltà sempre più alte, essi conosceranno tutta la pienezza della natura del Cristo.

Non vi sarebbe progresso, se il Cristo dovesse ricomparire una seconda volta in un corpo fisico: sarebbe come dire che la sua prima comparsa è stata inutile, che non ha portato allo sviluppo di forze superiori nell’uomo. Ma l’effetto dell’evangelo del Cristo è proprio che nell’uomo si sono venute sviluppando forze nuove e più alte, grazie alle quali il Cristo può essere percepito operante dal mondo spirituale.