La Sofia dell’Apocalisse  vestita di sole

O.O. 346 – L’eterno femminile (Ed. Archiati-Verlag) – 16.09.1924


 

Ci proponiamo oggi di considerare un’immagine dell’Apocalisse tutt’altro che facile da comprendere, ma che è intimamente congiunta con l’essere del Cristo. È possibile parlare del segreto racchiuso in questa immagine, unicamente in riferimento all’Apocalisse. Questo testo porta sulla fronte il suo carattere profondamente cristiano, e nulla di ciò che si ispira e sgorga in modo naturale dall’Apocalisse potrà mai scostarsi dal retto sentiero. Posso assicurarvi che ciò che oggi ho da dire su questo argomento sgorga in modo clamoroso dalle visioni dell’Apocalista.

 

 

Cari amici, noi ci troviamo, a partire dal 15° secolo, nel quinto periodo di cultura dell’era postatlantica, quella successiva al grande diluvio. All’interno di esso noi oggi possiamo considerarci esattamente all’inizio della rinnovata lotta che l’arcangelo Michele dovrà combattere nei prossimi tempi col Drago. Alle nostre spalle abbiamo lasciato il quarto periodo di cultura: quello greco-romano, che ha immediatamente preceduto il nostro.

Sappiamo che questo quarto periodo è iniziato attorno all’anno 747 prima di Cristo, ed è durato circa 2160 anni. Durante il suo corso avvenne ciò che siamo soliti chiamare “il Mistero del Golgota”. Questo evento accadde nel mezzo del periodo greco-romano, anche se non esattamente al centro, a causa dei vari spostamenti che pure fanno parte dell’evoluzione. Guardando alla nostra evoluzione spirituale, possiamo sommariamente dire: viviamo ora nel quinto periodo di cultura postatlantico. Questo nostro periodo di cultura fu preceduto dal quarto, dal terzo, dal secondo, dal primo; e così retrocedendo si giunge fino alla grande catastrofe del cosiddetto diluvio universale. Catastrofe nel senso che ha cambiato profondamente il volto della terra, dandole quella configurazione più o meno stabile che noi oggi conosciamo.

 

Guardiamo ora alla grande epoca evolutiva che ha preceduto il grande diluvio: quella che noi siamo soliti chiamare “atlantica” per via del continente allora emerso e abitato. Essa fu a sua volta preceduta dall’epoca che siamo soliti chiamare “lemurica”, la terza delle grandi epoche evolutive, che fu a sua volta preceduta da una seconda e da una prima.

Queste prime tre grandi ere della Terra, che precedettero quella atlantica, servirono a ricapitolare ciò che era avvenuto nelle tre incarnazioni planetarie della Terra, precedenti quella attuale propriamente terrestre. Siamo soliti chiamarle Terra saturnia (o semplicemente Saturno), Terra solare e Terra lunare (Sole e Luna). Questi tre stadi planetari della terra si sono ripetuti, a un altro livello, nelle prime tre grandi epoche terrestri, fino a quella lemurica compresa.

 

La grande epoca atlantica, che precedette il grande diluvio, fu così la prima a instaurare qualcosa di nuovo. Le prime tre furono appunto ripetizioni, anche se a un livello superiore. Ciò che di nuovo sopravvenne nel corso dell’epoca atlantica, si verificò in un tempo in cui la terra aveva una configurazione essenzialmente diversa da quella successiva. A metà di questa epoca non esisteva ancora una crosta terrestre solida come quella di oggi. Le ere geologiche di cui di solito si parla a proposito di questi processi, sono illusorie. I tempi in cui la terra si è solidificata a partire da uno stadio intermedio tra solido e liquido, non vanno oltre l’epoca atlantica.

Anche il genere umano a quell’epoca era del tutto diverso da quello odierno. Nella prima metà dell’epoca atlantica, l’uomo non aveva ancora la solida struttura ossea di oggi; nella loro sostanza gli uomini d’allora somigliavano, in quanto a costituzione fisica, più o meno a degli animali inferiori.

Ciò non vale per la loro forma che era molto nobile, ma per la sostanza fisica, somigliante a quella di animali tipo meduse, creature viventi in un elemento esterno che diventava sempre più cartilaginoso.

 

Possiamo senz’altro affermare che tutti gli esseri fisici della terra si sono mutati rispetto a quei tempi; essi non sono più in grado di compiere quelle trasformazioni radicali che erano ancora possibili fino alla metà dell’epoca atlantica.

Per quanto riguarda l’uomo, egli aveva allora la capacità, costituito com’era di materia plasmabile, di farsi in un batter d’occhio più piccolo o più grande, come pure di assumere una forma o un’altra, a seconda di quello che gli accadeva nell’anima. In essa ogni emozione si ripercuoteva direttamente nella corporeità fisica, e se uno sentiva il desiderio d’afferrare una cosa lontana, la sua volontà operava sui suoi organi di medusa in modo tale da farli allungare. Tutto il mondo fisico aveva allora un modo di operare diverso, e allo stesso modo tutti i processi fisici si svolgevano, di volta in volta, con un carattere maggiormente dipendente dalla realtà circostante. Tutte le trasformazioni del mondo fisico erano un’immagine di ciò che avveniva realmente nel mondo spirituale.

 

Oggi le cose sono cambiate. Oggi guardiamo al mondo esterno senza scorgere l’operare dello spirito in tutto quanto accade intorno a noi, e questa cecità vale anche per le stagioni. Le trasformazioni repentine, che erano possibili nell’antica epoca atlantica, non lasciavano all’uomo alcun dubbio che nel mondo operassero Esseri divini spirituali. Benché il continente atlantico avesse già assunto una forma in fondo stabile e costante, era tuttavia un qualcosa di straordinariamente dinamico e fluido, circondato com’era tutt’intorno da un elemento acqueo dalla consistenza simile a un tessuto. Non lo si può definire semiliquido, semmai viscoso, in grado comunque di sostenere corpi leggeri e molli come quelli d’allora, come le piante ad esempio, che non ancora fissate al suolo, erano mobili e galleggiavano scivolando in quell’elemento esterno ancora malleabile e fluido.

 

Tutto il mondo fisico era dunque diverso. Si può dire che terra e mare non fossero ancora così nettamente distinti l’una dall’altro come divennero in seguito; trapassavano gradualmente l’una nell’altro. Coloro che sapevano scorgere la vera natura dei processi allora in corso dicevano: nel mare che ci circonda, là dove i cambiamenti risaltano maggiori che non sul continente solido-liquido, ebbene laggiù gli dèi operano con maggior vigore. Per questo tutt’intorno al continente atlantico si potevano vedere all’opera Esseri divini. Nessuno dubitava che lì agissero le divinità. Si era in grado di cogliere dappertutto, in ciò che era fisico, sia la realtà dell’anima che dello spirito. In seno al fisico si poteva dunque ancora vedere ciò che è animico e spirituale.

 

Il quarto periodo di cultura della grande epoca post-atlantica – quello dei greci e dei romani – ha avuto come caratteristica la capacità di cogliere l’operare divino nell’elemento dell’aria.

Questo fenomeno era ben marcato al tempo dei greci e andò scemando a mano a mano che ci s’avvicina ai tempi nostri. Mentre nell’epoca atlantica si vedeva l’operare divino dentro l’elemento solido-liquido, nel periodo di cultura greco-romano lo si scorgeva nell’elemento liquido-aeriforme: nelle formazioni delle nuvole ad esempio, come nello svolgersi del crepuscolo e così via. La coscienza degli uomini della cultura greco-romana non era così chiara come la nostra, né tale da permetter loro di darci una qualche definizione di ciò che vivevano; la diversa qualità della loro esperienza è però innegabile. In quale altro modo si può spregiudicatamente spiegare lo sdipanarsi pittorico di nuvole sui quadri del primo rinascimento, ultima eco della cultura greco-romana? Non possiamo che ammettere questo: i pittori di quell’epoca avevano un presentimento del modo in cui ciò che è spirituale si manifesta nel mondo fisico. Ancora sentivano l’operare del divino-spirituale nell’essere aereo delle nubi, in seno a quell’elemento che accomuna l’aria e l’acqua.

 

Pensate, l’uomo era a quei tempi tale da non considerare l’aspetto fisico della formazione delle nuvole, ma da vivere interiormente ciò che si rivela nelle nuvole! Questo sentimento è indicibilmente bello, ma l’animo moderno ha ormai difficoltà a capirlo. Ancora nei secoli 8° e 9°, quando le prime luci in cielo, il sorgere dell’alba, le nuvole rilucenti del chiarore mattutino si presentavano all’anima dell’uomo, egli sentiva ancora avvicinarsi a lui l’Aurora come un essere vivente, e allo stesso modo egli viveva il Crepuscolo della sera.

Possiamo perciò dire: al tempo dell’antica Atlantide si vedeva lo spirituale nell’elemento fisico; poi sopravvenne l’epoca postatlantica con i suoi sette periodi di cultura.

 

Il quarto, quello greco-romano, fu una ripetizione di ciò che era avvenuto a livello fisico al tempo dell’Atlantide, una ripetizione, però, a livello animico.

Nel bel mezzo della cultura greco-romana ebbero luogo degli sconvolgimenti all’interno dell’anima umana che rappresentano una vera ripetizione dei rivolgimenti fisici avvenuti nell’Atlantide. I veggenti della cultura greco-romana erano consci di questo fatto: che il ricevere le rivelazioni divine nell’elemento liquido-aereo era per la loro anima una ripetizione di passati stadi evolutivi della terra, quando cioè queste rivelazioni avevano un carattere fisico. Questa consapevolezza era ben presente, anche se la coscienza era allora in genere meno desta rispetto ad oggi.

 

Nel mio libro Teosofia potete leggere che l’esperienza dell’Io irrompe nell’anima quando questa acquisisce la facoltà affettivo-intellettiva. Ciò avvenne per l’umanità in generale nel periodo di cultura greco-romano che ha il suo centro nell’anno 333 dopo Cristo. Vi ho già accennato al fatto che il 4° secolo fu caratterizzato da immani lotte avvenute nell’interiorità umana. L’evento del Cristo le precedette di 333 anni per conferire all’umanità le forze necessarie ad affrontarle; 333 anni più tardi, attorno al 666, sorse il fenomeno arabo-musulmano che vede nel mondo solo fatalismo e determinismo – come vige negli animali – negando così la libertà, facoltà specificamente umana. Abbiamo visto con quale energia l’Apocalista faccia riferimento al numero 666, che chiama il numero della bestia.

In scuole come quella di Chartres era ancora viva questa tradizione. Là si era ancora in grado di ravvisare nell’esperienza interiore della cultura greco-romana una ripetizione – nell’elemento dell’anima – di eventi ed esperienze più robusti e immediati, che in epoca atlantica ebbero luogo dentro l’elemento fisico.

 

• Noi ci troviamo ora nel periodo di sviluppo di ciò che chiamiamo anima cosciente. L’esperienza animica immediata dentro l’elemento liquido-aereo è ormai venuta meno. Possiamo però dire che questo nostro quinto periodo di cultura è stato nondimeno inaugurato da una specie di catastrofe, destinata a preparare nell’umanità l’ulteriore sviluppo dell’anima cosciente. Siamo ancora del tutto immersi nella catastrofe del caos culturale dei primi passi che compie l’anima cosciente. E l’inizio della regìa dell’arcangelo Michele – di cui spesso abbiamo parlato – ha proprio lo scopo di introdurre, in questo caos, una visione del mondo in grado di mettere ordine e dare orientamento.

Questa visione consisterà nel fatto che emergeranno dalla memoria immagini spirituali, simili a miraggi, a formazioni di fatamorgana. Saranno immagini simili a quelle della memoria, e che emergeranno per un processo del tutto spirituale: non più fisico come all’epoca atlantica, non più animico come nel periodo greco-romano, ma puramente spirituale. Questo fenomeno farà seguito a ciò che chiamiamo “l’apparizione o il ritorno del Cristo”, non nel mondo fisico bensì in quello eterico-spirituale.

 

Nei pensieri degli uomini si schiuderanno interiormente immagini paragonabili a fatemorgane, con carattere di visione, che però al tempo dell’anima cosciente saranno del tutto conscie. Come nel deserto si vede la fatamorgana creata dal calore dell’aria – viene proprio prodotta dal calore nell’aria –, così il pensiero umano verrà condotto alla comprensione di ciò che è aereo-calorico, di ciò che vive nell’elemento dell’aria e del fuoco.

 

Possiamo allora dire:

ai tempi dell’Atlantide l’uomo percepiva il divino

nell’elemento solido-liquido, nella materia fisica cioè.

Ai tempi dei greci e dei romani egli percepiva lo spirituale

nelle meravigliose formazioni dell’elemento liquido-aeriforme.

• Ai tempi nostri, dove l’organo di percezione è l’anima cosciente,

emergerà sempre più a coscienza l’esperienza di ciò che è aeriforme-igneo,

di ciò che è in realtà il calore dell’aria.

 

Questo elemento farà sorgere davanti all’uomo, in poderose immagini spirituali,

ciò che i greci vissero animicamente e gli abitanti dell’Atlantide fisicamente.

Si avvicina così un tempo dell’evoluzione umana in cui sorgeranno visioni con la stessa nitidezza dei pensieri.

Saranno visioni riguardanti i tempi passati, l’origine dell’uomo e di tutto ciò che con essa è connesso.

 

La teoria darwiniana, basata su pure illazioni nel suo attribuire all’uomo un’origine dal basso, precede lo sviluppo reale di una interiore facoltà di visione. Questa consiste nel sorgere di meravigliose immaginazioni visive che sgorgheranno dal calore interiore dell’uomo congiunto al processo della respirazione. Queste immagini si presenteranno come pensieri carichi di contenuto, pensieri concreti, quasi tinteggiati col carattere della visione. L’uomo saprà chi egli è stato una volta, scorgendo dapprima in immagini speculari il suo passato greco-romano, per poi vedere dietro a queste immagini ciò che è avvenuto nell’Atlantide.

 

Cari amici, questa nuova facoltà di visione ci riguarda ben da vicino! Ci riguarda direttamente, perché essa si svilupperà nell’immediato futuro. Questa nuova veggenza attinente al nostro tempo ci consente di scrutare fino in fondo il cuore dell’Apocalista, e a questa capacità di visione egli vuol orientare il nostro sguardo per mezzo della figura della Donna vestita di Sole, col Drago sotto i piedi, in procinto di partorire un Bambino.

 

Ancora nel corso di questo 20° secolo molti uomini diventeranno in realtà veggenti grazie a ciò che questa figura esprime. Da questa immagine vengono irradiate molteplici forze in grado di suscitare realmente negli uomini la comprensione del suo significato più nascosto, e sempre tale immagine ha irradiato della sua luce la cultura greco-romana, in cui si è preparata animicamente la possibilità di far propria questa visione che si ripresenterà nel prossimo futuro. Quest’immagine ha assunto le forme più svariate: di Iside col bambino Horus; di Madre del Cristo col bambino Gesù. Queste realtà erano viventi in modo meraviglioso proprio nella cultura greco-romana, come nelle numerose metamorfosi che ci sono state tramandate e di cui si serbava ancora conoscenza.

 

Nell’immediato futuro gli uomini volgeranno lo sguardo al tipo di veggenza proprio della cultura greco-romana, quando l’immagine dell’Apocalisse fu vista sulle nubi, cioè nell’elemento dell’aria e dell’acqua. Guarderanno poi ancora più indietro e vedranno ciò che ai tempi dell’Atlantide viveva nei processi fisici. Quest’immagine – della Donna rivestita del Sole, che partorisce un Figlioletto e che tiene il Drago sotto i piedi – la si può usare come una specie di telescopio spirituale, come una lente oculare in grado di far vedere un tempo remoto nel quale ciò che era fisico e terrestre era strettamente connesso con le realtà sovraterrene e cosmiche. L’interazione tra la Terra e il mondo del Sole e dei pianeti era allora molto più intima e intensa.

È una cosa a noi nota che nella prima era terrestre, quella in cui si ripeté l’evoluzione saturnia, molte cose sulla terra mostravano le caratteristiche dell’antico Saturno, anche se in condizioni più densificate.

 

Quando la seconda grande epoca portò a una ripetizione dell’antico Sole, questo si separò dalla terra. Durante l’evoluzione saturnia era ancora unito alla Terra e con lui tutti gli esseri che appartengono al Sole.

Nella terza epoca, quella lemurica, si separò dalla Terra anche la Luna, e così sorse la trinità che rappresenta la realtà terrestre a noi più vicina: la trinità di Terra, Sole e Luna.

Il modo in cui si formarono gli altri pianeti lo trovate descritto nel mio libro La scienza occulta. Dobbiamo considerare anche tutto ciò che là viene descritto in riferimento al ritorno delle anime umane sulla terra nel corso dell’epoca atlantica: questo ritorno viene là descritto come parte dell’evoluzione terrestre, da un punto di vista terrestre. Vogliamo ora aggiungere un altro punto di vista.

 

Dovete considerare, cari amici, che a partire dal Mistero del Golgota gli iniziati in grado di capire i segreti del mondo vedevano nel Cristo l’Essere spirituale del sole che, prima dell’evento del Golgota, era unito ad esso. Quando volevano mettersi in comunione con il Cristo, i sacerdoti dei misteri precristiani innalzavano lo sguardo verso il sole. A partire dal Mistero del Golgota, il Cristo è divenuto lo Spirito della terra. Egli va cercato nella vita della Terra, lo spirito solare Cristo va cercato nell’operare terreno. Coloro che volevano contemplarlo e vivere in comunione con lui prima del Mistero del Golgota, dovevano invece innalzarsi fino al Sole.

 

Questo Spirito solare viene considerato nel suo modo di discendere sulla Terra, come un essere maschile. Se pur eventi analoghi possono riferirsi anche ad epoche precedenti, è geniale la forma in cui l’Apocalista descrive lo Spirito del Sole. La sua è una grandiosa visione che allo sguardo spirituale fa apparire lo stadio medio dell’epoca atlantica, in una splendida teofania fisica. Da allora, quando i Saggi degli antichi misteri guardavano in alto, nel Sole vedevano il Cristo evolversi ulteriormente e maturare fino a essere in grado di compiere l’evento del Golgota. Vedevano avverarsi come una specie di parto in seno all’Essere del Sole, come una nascita cosmica.

 

• I sacerdoti, che a metà dell’evoluzione atlantica vedevano nel Sole il nascere del Cristo quale essere maschile, avevano precedentemente visto il Sole come un essere femminile. Questo è il grandioso rivolgimento che ebbe luogo nel centro dell’evoluzione atlantica.

Nella prima metà si vedeva dentro l’aura spirituale del Sole “la Donna rivestita del Sole”, il Sole come essere femminile. Ciò esprime fedelmente quanto allora accadeva nel mondo sovrasensibile: la Donna, vestita di Sole che poi genera un Bambino.

Questa evoluzione cosmica viene giustamente descritta dall’Apocalista come la nascita di un Bambino maschio. È lo stesso Essere che più tardi visse il Mistero del Golgota e che aveva assunto in precedenza altre forme ancora. Durante l’era atlantica avvenne in lui dunque una specie di “nascita”, che è in fondo una lunga e complessa metamorfosi. Si poteva osservare che l’Essere del Sole stava “partorendo” la propria natura maschile, la propria figliolanza.

 

E cosa significa questo per la Terra?

Nel mezzo dell’epoca atlantica ci si poneva in rapporto con l’Essere del Sole in modo naturalmente del tutto diverso da quello di oggi, in cui lo si guarda come fosse un ammasso di crateri e sostanze in combustione: un modo davvero grottesco di considerare il Sole da parte dei fisici odierni! A quei tempi invece si vedeva ciò che ho descritto: la Donna vestita di Sole, col Drago sotto i piedi, in procinto di partorire un Bambino. Coloro che erano in grado di vedere e di capire questa visione dicevano: per il cielo, questa è la nascita del Cristo; per noi, è la nascita del nostro Io. Ciò è vero, anche se questo Io fece ingresso nell’interiorità umana solo molto più tardi.

 

A partire dalla metà dell’Atlantide l’evoluzione fu tale che gli esseri umani presero a diventare sempre più consapevoli del proprio Io. Benché non ne fossero consci nel modo in cui lo siamo noi oggi ma in modo più elementare, resta il fatto che cominciarono a prendere sempre più coscienza del proprio Io. Ciò avvenne grazie ai sacerdoti delle scuole misteriche che ripetevano: “Il Sole accende l’Io dentro l’essere umano”.

 

Grazie a questa nascita – che l’Apocalista ci mostra nella sua visione – attraverso l’ininterrotto influsso del Sole veniva accendendosi da fuori l’Io. Ciò durò fino al tempo dei greci e dei romani, dove l’Io aveva ormai fatto ingresso nell’interiorità umana. È questa la grande realtà di cui si aveva presentimento: che l’Io dell’uomo appartiene al Sole! Tale sentimento di appartenenza era a quei tempi uno dei più profondi, con forte influenza sulla natura umana.

È difficile per noi farci un’idea di quanto tempestose, tumultuose fossero le esperienze dell’anima umana in tempi passati, tanto fragili e rammolliti siamo diventati oggi! Di fronte al fatto che dal cosmo veniva donato l’Io all’uomo, l’uomo d’allora faceva l’esperienza di come l’intera sua natura di prima diventasse un’altra.

 

Precedentemente egli era limitato ai confini della sua anima, a ciò che siamo soliti chiamare “corpo astrale”. E quello che appunto viveva nel mondo astrale, operava allora nello spirito e nell’anima umani in modo tale che l’uomo si faceva questa rappresentazione: l’essere umano è quaggiù, lassù c’è il Sole; l’Io non c’è ancora, e dal Sole scendono puri influssi astrali.

Dal Sole l’uomo accoglie in sé il corpo astrale non ancora dominato dall’Io; un corpo astrale interiormente raffinato, sebbene pieno di emozionalità simile a quella degli animali. Ora invece egli era divenuto un tutt’altro tipo d’uomo, un Io completo, lui che prima sentiva gorgogliare in sé solo il corpo astrale. Tutto ciò era merito e opera del Sole.

 

Cerchiamo di farci di tutto ciò una rappresentazione ben precisa: vi disegnerò i passaggi in modo schematico.

L’immagine del sole ai tempi dell’era atlantica era compenetrata da un rilucere pieno di vita, che nella metà inferiore dell’essere solare si esprimeva in movimenti zampillanti.

In alto nasceva qualcosa per cui si aveva l’impressione di un volto stagliato verso l’alto.

Nella parte inferiore dell’Essere solare l’uomo avvertiva l’origine di ciò che spumeggiava nel proprio corpo astrale in forma di emozioni, oltre a tutto ciò che gli conferiva il suo essere animico e spirituale.

 

La seconda grande fase per la quale più tardi si vide passare il Sole, è la seguente: il volto in alto si delinea ulteriormente, si fa più nitido, assume tratti femminili, mentre resta indistinto ciò che è destinato a portare all’uomo il dominio di sé grazie all’Io. La parte inferiore si fa sempre più piccola finché resta qualcosa sotto che serpeggia e si contorce come un animale.

 

La terza fase è poi quella in cui si vede nel sole la Donna partorire il Bambino. Sotto i piedi della Donna si trova ora, trasformato in Drago, ciò che prima si agitava nella parte inferiore. L’immagine del Sole mostra ora la Donna che partorisce, pronta a signoreggiare il Drago, che è la realtà astrale delle epoche precedenti posta ora sotto i suoi piedi.

Fu allora che cominciò, sul Sole, la lotta di Michele col Drago. Ciò fece sì che tutto quello che si trovava lassù cominciò lentamente a discendere sulla Terra, per divenire elemento evolutivo terrestre. Questi processi venivano visti proprio nella loro manifestazione fisica. Ciò che prima era sul Sole, divenne il contenuto della Terra: un ingrediente che governava l’uomo nel suo inconscio, mentre nella sua coscienza faceva ingresso sempre di più la realtà dell’Io.

 

Questo divenire cosmico dell’epoca atlantica trovò la sua controimmagine mitologica nella cultura greco-romana. L’immagine antecedente di Iside col bambino Horus, trasformatasi in seguito nell’immagine della Vergine col bambino Gesù, potrà nell’immediato futuro rigenerarsi per l’umanità in una visione retrospettiva. In questa immagine l’uomo vedrà la Donna rivestita del Sole, che ha sotto i piedi quel Drago che fu precipitato sulla terra da Michele e che non si trova più in cielo. Quest’immagine, che sarà suscettibile di ulteriori trasformazioni, apparirà nel tempo in cui il Drago dopo essere stato per lungo tempo incatenato darà sfogo al suo furore.

 

È proprio così: ciò che attende l’umanità attuale è una visione approfondita dei primordi della Terra e delle origini dell’uomo, accompagnata dalla contemplazione eterica dell’essere del Cristo. In questa nostra epoca di Michele si avvera ciò di cui parla l’Apocalista: Michele ha scaraventato la bestia-drago sulla Terra, ed essa è ora all’opera nell’uomo. Ma Michele prende di nuovo a cuore le sorti di ciò che, nella natura umana, è stato generato quando il Drago fu gettato in basso.

 

Facciamoci un’immagine, la più chiara possibile, cari amici, del modo in cui ciò avviene. Gli uomini potranno di nuovo guardare indietro all’epoca atlantica. L’Apocalista ci precede in questa visione: vede l’immagine della Donna vestita di Sole che partorisce il Bambino e ha il Drago sotto i piedi.

Questa immagine si fa sempre più debole, sempre più sfocata col procedere dell’evoluzione atlantica. Al termine di quell’epoca succede che emergano dal mare le nuove terre ferme, i continenti con dentro le forze provenienti dal basso che hanno causato negli uomini dell’epoca postatlantica vari traviamenti. È la bestia apocalittica dalle sette teste ad emergere dal mare: la Terra offre la base per le sette formazioni culturali, trascinando l’uomo in basso con ciò che della Terra e dalla Terra traspira nelle sue emozioni.

 

 

Anche all’Apocalista si presenta la catastrofe atlantica nella forma di questa bestia a sette teste che sbuca dal mare. Questa immagine apparirà di nuovo alla visione del futuro, quando s’avvererà ciò che l’Apocalista predice per la nuova epoca di Michele. Si tratta di eventi del tutto reali; l’autore dell’Apocalisse parla di realtà che ci riguardano da vicino per quanto concerne la vita spirituale dell’umanità. E proprio ciò che è espresso in questa immagine, è strettamente connesso con l’Essere del Cristo.

Andiamo incontro a tempi in cui si saprà di nuovo realmente vedere in che modo lo spirito è all’opera sulla Terra. Anche i processi spirituali della transustanziazione cristiana si ripresenteranno di nuovo all’occhio dell’anima umana. Proprio nella transustanziazione apparirà il riverbero terreno di ciò che è stato compiuto nelle regioni celesti.

Tutto ciò che è avvenuto a partire dalla metà dell’epoca atlantica non è che un frammento, una particola della grande trasformazione che si compie grazie all’Essere del Cristo.

Si comprenderà che proprio il tipo di metamorfosi che si compie nella transustanziazione, diventa possibile quando si riesce a vedere in tutto ciò che è fisico e chimico niente più che un episodio passeggero, ravvisando nella transustanziazione ben altro che non solo un fenomeno apparentemente materiale.

 

Vogliamo ravvivare in noi stessi il ricordo di ciò che nell’era atlantica è in realtà apparso nel cielo e poi disceso dal cielo, il ricordo di ciò che apparve sulle nubi al tempo dei greci e dei romani, il ricordo del Cristo che poi scese a camminare sulla Terra rendendosi comprensibile agli uomini.

Vogliamo mantenere viva la consapevolezza del Cristo che percorre spiritualmente la terra ai giorni nostri e che viene compreso dagli uomini in visioni intrise di pensieri. Il Cristo è presente nella transustanziazione e diverrà sempre più presente per gli esseri umani. Le realtà che vi ho descritto oggi, indicano le vie lungo le quali il Cristo si farà a poco a poco sempre più presente negli eventi dell’evoluzione terrestre.